Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

«Porti sicuri» in un dossier l’inferno dei migranti

Italia-razzismo
Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha presentato lo scorso 14 novembre «Porti insicuri», un rapporto sulle riammissioni dei migranti dai porti italiani alla Grecia e sulle violazioni dei loro diritti fondamentali. Ogni anno alcune migliaia di persone – il più delle volte in fuga da guerre e persecuzioni – partono dai porti greci e cercano di raggiungere l’Italia e il resto d’Europa nascosti nelle navi che attraversano l’Adriatico.

La gran parte di loro viene intercettata allo sbarco nei porti di Venezia, Ancona, Bari e Brindisi, e rimandata dalle autorità italiane in Grecia sulla base di un accordo di riammissione. Ciò significa che il governo greco si è impegnato a riammettere le persone – anche se sono cittadini di stati terzi (non greci, dunque) – che hanno tentato di entrare in Italia prive delle condizioni legali, ma che in precedenza avevano soggiornato o erano anche solo transitate sul suo territorio.
Nel 2013, secondo le testimonianze raccolte da MEDU, la maggior parte delle persone giunte in Italia dalla Grecia, ha viaggiato nascosta sotto i camion o all’interno dei tir imbarcati sulle navi; altri, invece, hanno affrontato il viaggio sui traghetti con documenti contraffatti forniti dai trafficanti dietro il pagamento di ingenti somme di denaro.
Negli ultimi anni pare che il fenomeno si sia ridimensionato ma ciò non toglie che quel viaggio metta a rischio la vita dei migranti e in discussione la tutela dei diritti fondamentali della persona, in particolare dei minori non accompagnati e dei richiedenti asilo.
Ed è proprio questo il tema dell’indagine svolta da MEDU in Grecia e in Italia tra aprile e settembre 2013. L’obiettivo – centrato in pieno – era quello di conoscere e far emergere le modalità, spesso violente, con cui avvengono le riammissioni dai porti italiani alla Grecia. Un team di MEDU ha raccolto le testimonianze dirette di 66 migranti – per lo più provenienti dall’Afghanistan e dalla Siria – che hanno dichiarato di essere stati riammessi dalla Grecia. Poiché alcuni stranieri hanno riferito di essere stati respinti più volte, sono state documentate in totale 102 riammissioni delle quali 45 si sarebbero verificate nel 2013. In otto casi su dieci i migranti riammessi hanno dichiarato di aver cercato inutilmente di comunicare alle autorità italiane la propria volontà di richiedere protezione internazionale o comunque di voler rimanere in Italia per il timore di quanto sarebbe potuto loro accadere in caso di ritorno. I casi di riammissione di minori non accompagnati raccolti sono stati 26, dei quali 16 si sarebbero verificati nei primi nove mesi del 2013. Solo in quattro casi sono state effettuate le procedure per l’accertamento dell’età prima che venisse eseguita la riammissione.
Sebbene l’Italia abbia il diritto di controllare l’accesso al proprio territorio, le politiche di contrasto dell’immigrazione irregolare devono in ogni caso rispettare i diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e ovviamente di soggetti particolarmente vulnerabili come i minori stranieri non accompagnati.
l'Unità, 21-11-2013

 

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