Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

02 aprile 2014

"Nei campi 12 ore senza paga i l00mila prigionieri dei caporali
Repubblica, 02-04-2014  
VALERIA TEODONIO
LATINA
Il sole è appena tramontato e Kumar può tornare a casa. Da 12 ore è chinato sui campi per seminare.Ha le mani sporche di terra e la pelle già cotta dal sole. Per ogni ora passata piegato in due ha guadagnato meno di tre euro. Abita cinque chilometri più in là, vicino al Circeo, in 30 metri quadrati fatiscenti. Che divide con altri ragazzi indiani di etnia sikh come lui. Quanti, non lo dice.
È partito dieci anni fa, Kumar. Appena diciottenne ha lasciato il Punjab, regione nel nord-ovest dell'India. Ha salutato i genitori e la giovanissima moglie. Per arrivare in Italia ha dato seimila euro ai trafficanti di uomini. Seimila euro per di- ventare schiavo. Sfruttato dalle aziende che lo pagano una manchata di euro al giorno, sfruttato da chi gli affitta una casa squallida a un prezzo esagerato. E la storia di Kumar non è la peggiore che possiamo raccontare. Ci sono altri braccianti indiani nel Lazio che non guadagnano neanche quei pochi euro a giornata. Lavorano gratis per mesi, a volte anni: devono risarcire un debito inventato da chi li usa. Quando il permesso stagionale scade, i loro "padroni" (cosi li chiamano) pretendono altri soldi. La scusa è che servono per pagare il permesso di soggiorno, che in realtà è gratuito. Chi non ha quei soldi è costretto a la- vorare senza stipendio. Schiavo in piena regola. Lo sfruttamento riguarda Latina e altre decine di località italiane. Sono 22 le province in cui si registrano condizioni di paraschiavismo. In tutto 12 regioni, da nord a sud. A dirlo è il rapporto della Fiai Cgil sulle agromafie curato dall'osservatorio Placido Rizzotto. «Nel nostro Paese si può azzardare una stima di lOOmila braccianti gravemente sfruttati, in 5mila vivono in condizioni di schiavismo vero e proprio — spiega Francesco Carchedi, docente di Sociologia alla Sapienza di Roma— Sono assoggettati, ricattati, vivono in condizioni igieniche indecenti, spesso vengono ghettizzati. Molti vengono anche picchiati dai caporali, che prendono una percentuale sul lavoro degli immigrati.
Gli addetti all'agricoltura in Italia sono un milione e 200mila. Un quarto sono stranieri, dicono i dati di Coldiretti. L'Istat parla del 43 per cento di lavoro sommerso. Dunque i lavoratori a rischio sfruttamento nel nostro Paese sono almeno 400mila. Di certo a migliaia restano sui campi anche 12, 14 ore al giorno. Anche per due euro e mezzo l'ora.Tre o quattro, quando va bene. Dovrebbero prenderne 8,60. «È una partita molto ricca— aggiunge Carchedi— un raccolto delle angurie fatto con gli indiani sfruttati, ad esempio, dura 20 giorni e costa 25 euro a giornata per ogni bracciante. Se si trattasse di italiani, costerebbe almeno 70 euro e durerebbe un mese e mezzo». Il giro d'affari legato al business delle agromafie, secondo le stime della Direzione nazionale antimafia, è di 12,5 miliardi di euro all'anno. L'evasione contributiva legata al caporalato vale 600 milioni di euro.
I braccianti indiani non arrivano come clandestini. Alle organizzazioni che trafficano esseri umani danno fino a 8mila euro. In cambio hanno un biglietto aereo e un permesso di tre mesi per lavorare come stagionali. Per pagare questi viaggi le loro famiglie si indebitano. Poi vengono ingaggiati da caporali, a Latina come nelle altre zone: all'alba li caricano sui furgoni e li portano sui campi. Dai lavoratori pretendono anche personali tasse giornaliere: 5 euro per il trasporto, 3,50 per il panino, 1,5 euro per ogni bottiglia d'acqua. Ma il caporale è solo l'ultimo anello di questa catena dello sfruttamento. Sopra di lui -quasi sempre un italiano- c'è un faccendiere, un avvocato o un commercialista. Che gestisce il giro degli affitti e dei permessi di soggiorno. Al di sopra c'è il capo dell'organizzazione, un uomo della malavita locale che si occupa del traffico di uomini. Campania, Puglia e Sicilia le regioni più colpite dal fenomeno: a Rignano Garganico (Foggia), esiste un enorme ghetto, un villaggio di baracche. Ci abitano 1.500 persone, quasi tutti africani, impiegati nell'industria del pomodoro.
Le campagne dei Piemonte, invece, sono popolate soprattutto da braccianti dell'est Europa. A Saluzzo ( Cuneo ), e a Canelli (Asti), raccolgono le uve pregiate per produire spumanti. Ma anche i tartufi. I braccianti vengono reclutati in Romania, Bulgaria e Macedonia, lo stipendio non supera i 300-400 euro al mese. Nel Lazio molti dormono nelle serre dove lavorano. Oppure nei templi dove pregano. Altri affittano appartamenti a prezzi esagerati dove vivono anche in l0.Kumar paga 500 euro per 30 metri quadrati: soffitti neri per l'umidità, materassi ammuffiti, mosche. Sopra il letto Kumar ha appeso la foto del suo matrimonio. Con l'abito tipico e il turbante rosso. «Il mio padrone di casa —racconta Kumar — mi ha portato una bolletta della luce da 575 euro. Poi ha detto: se non la paghi ti spare». Eppure, Kumar resta convinto che il suo datore di lavoro sia una brava persona. «Perché mi paga», spiega. E abbassa lo sguardo, gli occhi scuri e stanchi. «Ma sai che dovrebbe darti il triplo?», gli chiediamo. «Non ho alternativa», risponde con la voce che trema. Fermare questo sfruttamento non è semplice. La Flai, insieme agli altri sindacati di categoria di Cisl e Uil, ha presentato una proposta di legge per rendere trasparente il mercato del lavoro in agricoltura. In tutto, le persone arrestate o denunciate negli ultimi due anni per caporalato (reato introdotto solo nel 2011) sono 360. Ma resta difficile da provare, e non è scontato che si arrivi a una condanna.
Il sole è tramontato. Kumar sta tornando a casa. In sella alla bicicletta, forse, pensa a sua moglie. Ma in Italia non può, non vuole farla venire. Perché? Gli chiediamo. Ci risponde a labbra strette: "Cosa le farei mangiare?"



Camper Caritas contro il caporalato
?Avvenire, 02-04-2014
Paolo Lambruschi
Un presidio della Caritas contro le Rosarno d’Italia. Dalla fine di aprile un camper girerà nelle campagne per dare assistenza e denunciare lo sfruttamento dei braccianti immigrati, pagati dal racket 25 euro lordi al giorno. Fanno 15 euro al netto della percentuale dei caporali per orari massacranti decisi dal sole, dall’alba al tramonto. Il "progetto Presidio" è stato lanciato ieri, durante la seconda giornata del 37° convegno delle Caritas diocesane a Quartu Sant’Elena, e coinvolgerà dieci diocesi per fronteggiare un’autentica emergenza, nonostante la legge anti caporalato del 2011.
I camper contrassegnati dal marchio Caritas gireranno con volontari e operatori per i campi prima e dopo l’orario lavorativo, offrendo assistenza medica e servizi di orientamento legale. "Presidio" è stato pensato dalla Caritas nazionale e sostenuto dalla Cei per il prossimo biennio con uno stanziamento di 50 mila euro per ciascuna realtà diocesana. Vale a dire un milione di euro. L’obiettivo, oltre all’aiuto immediato ad un bacino di almeno 10 mila lavoratori in nero, è far prendere consapevolezza ai migranti  – spesso in regola con il permesso di soggiorno o titolari di una forma di protezione umanitaria – dello sfruttamento cui vengono sottoposti e dei loro diritti.
«Abbiamo avvisato i sindacati – spiega Oliviero Forti, responsabile della Caritas nazionale per l’immigrazione – per operare insieme sui territori in caso di azioni legali e denunce. Poiché sappiamo che gli stagionali si spostano da una diocesi all’altra seguendo il tam tam dei connazionali e il ciclo delle raccolte, li doteremo di una sorta di tessera da presentare alle Caritas che consenta di riconoscerli e crei un ponte solidale tra le diocesi».
Somiglia al passaporto del regno di Dio che qualche anno fa rilasciavano i comboniani agli irregolari quando certi politici li chiamavano clandestini.
Il racket delle campagne italiane è nelle mani delle mafie. Gli imprenditori agricoli dovrebbero fornire ai migranti anche un alloggio. Invece, a pochi chilometri dalle città, denunciano molti rapporti delle Caritas, vivono in condizioni inumane in baraccopoli o in tuguri privi di acqua, luce, elettricità. E fuori dalla legalità per tutta la durata della stagione. I camper gireranno dai primi di maggio nelle campagne dove lo sfruttamento è più intenso. Si tratta di realtà note alle cronache nazionali come Cassibile, nel siracusano, dove i braccianti si accampano nelle grotte come bestie. O la piana di Rosarno, diocesi di Palmi, dove quattro anni dopo la rivolta, almeno 1.500 vivono nella baraccopoli. «In inverno con gli agrumi come in estate – prosegue don Vincenzo Alampi, direttore della Caritas diocesana – sono costretti a vivere in tuguri o in tendopoli che si espandono con baracche di plastica ed eternit per non avere spese. Guadagnano 15 euro al giorno se va bene, quindi un euro all’ora, che spediscono a casa tenendosi solo il necessario per mangiare. Dov’è la dignità?».
Il giro dei braccianti in nero si sposta in estate dalla Calabria ai distretti pugliesi e lucani del pomodoro – l’oro rosso – in Capitanata e ad Acerenza, fino ai campi di angurie di Nardò, dove per primi i braccianti africani scioperarono quattro anni fa. Lo spiega il vicedirettore della Caritas foggiana, don Francesco Catalano: «I migranti africani ed est europei si ammazzano di lavoro dall’alba al tramonto. Per ospitarli sorgono in mezzo al nulla baracche che fanno da bar, negozi, case di tolleranza». Un’eclissi di legalità e diritti umani che i camper della Caritas vogliono illuminare.
Le Caritas diocesane offriranno anche servizi di accoglienza. Come nella piana del Sele, nel Salernitano. «Accanto alle serre – aggiunge don Vincenzo Federico, direttore della Caritas di Teggiano Policastro – vivono accampati i braccianti  maghrebini che ci lavorano tutto l’anno. Sono irregolari che, perdendo il lavoro, hanno perso la casa e il permesso, quindi vulnerabili  Oltre al camper, stiamo ristrutturando a Paestum un immobile del sostentamento del clero con la diocesi di Vallo della Lucania per farne un centro di accoglienza».
Finalmente dopo tre anni anche Saluzzo, frutteto piemontese d’Italia, potrà accogliere dignitosamente una parte dei 600 braccianti che arrivano in estate.
«Gestiremo al foro boario una tendopoli comunale da 200 posti dotata di allacciamenti con la "Papa Giovanni" – chiarisce il direttore Caritas don Beppe Dalmasso –. Forniremo servizi e assistenza medica e gireremo nei campi per sensibilizzare».



Mare Nostrum. Soccorse 730 persone nel canale di Sicilia
Erano a bordo di due barconi che non riuscivano a stare a galla. Oggi verranno sbarcati a Porto Empedocle
stranieriinitalia.it, 02-04-2014
Roma – 2 aprile 2014 – Barconi carichi di migranti continuano ad affrontare il Mediterraneo per arrivare in Italia. E l’operazione Mare Nostrum della Marina Militare continua a salvare vite umane.
Ieri pomeriggio e stanotte nel canale di Sicilia la nave anfibia San Giorgio ed il pattugliatore Vega sono stati impegnati nel soccorso di due barconi in arrivo dalle coste nord-africane. A bordo c’erano complessivamente 730 persone; tra di loro 124 donne e 29 minori.
I barconi erano stati individuati dagli elicotteri di bordo di nave San Giorgio e della fregata Maestrale durante le operazioni di pattugliamento. A causa del gran numero di migranti non riuscivano a stare a galla e a bordo non c’erano salvagenti.
Dopo essere stati caricati sul pattugliatore Vega, i 730 sono stati trasferiti sulla nave San Giorgio. Questa, come stabilito dal Ministero degli Interni, li farà sbarcare in giornata a Porto Empedocle.



Reato clandestinità, ostruzionismo Lega
l'Unità, 02-04-2014
In mattinata è previsto alla Camera il voto finale, slittato da ieri a oggi, sulle misure alternative al carcere che contiene, tra l'altro, anche l'abolizione del reato di immigrazione clandestina.
Il presidente di turno Luigi Di Maio ha allontanato dall'aula il deputato leghista Massimiliano Fedriga che, con il collega Gianluca Buonanno, stava protestando nei pressi dei banchi del governo.
Protesta che nasce dall'assenza in aula del ministro dell'Interno Angelino Alfano e di cui da due giorni il Carroccio chiede la presenza. La Lega sta conducendo una forte battaglia contro il ddl di deleghe al governo in materia di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio, che contiene anche l'abolizione del reato di immigrazione clandestina. Nel chiamare i questori per allontanare il deputato Fedriga, la presidenza ha sospeso i lavori dell'aula per 5 minuti.



Razzismo a Varzi: ragazzo di colore insultato e aggredito
CIRDI, 02-04-2014
La pelle scura rivela le origini dominicane, ma il 25enne T.M è cittadino italiano. Non secondo gli aguzzini che lo hanno picchiato e insultato, però, gridandogli «non esistono negri italiani». Ora i carabinieri di Varzi li hanno individuati e denunciati, per aver messo a segno un’aggressione a sfondo razzista. I tre responsabili sono il 30enne A.L, il 27enne M.L e il 24enne C.L, tutti vogheresi e con precedenti per risse e lesioni. Erano circa le 18.30, si era appena conclusa la sfilata dei carri allegorici per le vie del paese. In un bar, il 25enne di origine straniera è stato improvvisamente preso di mira dal gruppetto che lo ha apostrofato urlandogli «negro di m…». Poi, i ragazzi hanno intonato cori razzisti e canti di epoca fascista.
Molti dei presenti hanno preso le difese del ragazzo tormentato, il quale è stato spintonato dai tre e ha reagito per difendersi. È nata così una rissa che ha coinvolto anche diversi varzesi accorsi per aiutare il 25enne, altrimenti solo contro tre uomini. La disputa è continuata anche fuori dal locale, i passanti hanno notato quanto stava accadendo e hanno chiamato i carabinieri. All’arrivo dei militari, però, i tre istigatori si sono dati rapidamente alla fuga. La vittima ha preferito non sporgere denuncia ma i teppisti sono comunque stati scoperti. Hanno negato ogni addebito, ma sono stati riconosciuti da più persone. Ora sono in corso le indagini per capire se appartengano a qualche gruppo estremista.
Fonte: Il giorno



Servizio civile per le seconde generazioni Come è andata a finire?
Corriere.it, 02-04-2014
Reas Syed
Dopo la storica vittoria nelle aule dei tribunali, le associazioni che hanno promosso il giudizio anti-discriminatorio contro la esclusione dei cittadini di origine straniera dal Servizio Civile Nazionale, APN e ASGI tornano a proporre un momento di riflessione sulle sentenze dei giudici e sul rapporto fra cittadinanza e adempimento dei doveri sociali di cui all’art. 2 della nostra Costituzione. Perché fino alla fine del 2013 nessun ragazzo di origine straniera ha potuto partecipare al servizio civile nazionale? Come è avvenuta invece l’apertura nell’ultimo bando anche ai cittadini non italiani? Quanti sono i ragazzi (formalmente) non italiani che hanno presentato la domanda come volontari? E ora quanti sono i ragazzi selezionati dai vari enti accreditati per prestare il servizio civile nazionale?
Ecco solo alcune delle domande alle quali saranno chiamati a rispondere sia gli esponenti delle associazioni ricorrenti che hanno vinto questa battaglia giudiziaria, sia i vertici della Consulta Nazionale per il Servizio Civile e uno degli enti più accreditati a livello nazionale, ovvero la Caritas. Come noto infatti proprio con l’ultimo bando a seguito delle sentenze del Tribunale e della Corte d’Appello di Milano il servizio civile è stato aperto anche ai cittadini non italiani regolarmente soggiornanti in Italia; ma forse non tutte le questioni poste alla base del giudizio hanno trovato una soluzione definitiva.
Anche per questo l’augurio di tutti è che presto sia la politica a intervenire per ridisegnare un nuovo quadro per il servizio civile rendendolo davvero un’opportunità per i numerosi giovani che vogliono parteciparvi. Il diritto/dovere di contribuire alla crescita e alla difesa della collettività nazionale necessita davvero di diventare effettivo per sempre e per tutti i giovani, compresi coloro che non sono legati dal vincolo giuridico della cittadinanza. Il momento di riflessione proposto prenderà spunto dalle pronunce dei giudici che hanno in qualche modo sopperito alla mancanza di una visione inclusiva e al passo coi tempi di questa preziosa opportunità per i giovani del Belpaese, e perché no, magari presto per tutti i giovani dell’Unione Europea. Che anche questo momento di riflessione ci faccia capire che discriminare non conviene.
Il seminario avrà luogo venerdì p.v., 4 aprile 2014, ore 14.30 a Milano presso il salone Mons. Bicchierai, Caritas Ambrosiana, via San Bernardino n. 4

 

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