«Fratelli in Italia», per la cittadinanza ai 18enni può bastare una lettera

Italia-razzismo
In Italia la cittadinanza è regolata dalla legge 91 del ’92. Una legge che è stata scritta, oltretutto, per fornire una risposta concreta ai nostri connazionali che tornavano in Italia, dopo aver vissuto in paesi come Argentina e Brasile, dove le condizioni economiche sociali politiche cominciavano a rivelarsi critiche.

La legge 91/92 rispetto a quella precedente rimane saldamente ancorata al principio della trasmissibilità per discendenza (ius sanguinis), e prevede solo in maniera marginale l’acquisizione dello status di cittadino secondo il principio dello ius soli (nascita in un determinato territorio). Ovvero la possibilità, per i neo diciottenni stranieri nati e cresciuti in Italia, di presentare domanda di cittadinanza entro il 19° anno. Un anno di tempo per sentirsi figli italiani di una generazione di persone immigrate e non più giuridicamente stranieri. Ma come fare per non perdere l’appuntamento? Oltre al promemoria sul calendario fissato per il giorno prima del compleanno, Andrea Sarubbi ed Emiliano Boschetto, sostenuti da diverse associazioni e organizzazioni (tra cui Sant’Egidio, A Buon Diritto e Centro Astalli) hanno promosso «Fratelli in Italia». Si tratta di un appello rivolto ai consigli comunali affinché inviino automaticamente una lettera ai neodiciottenni di origine straniera, invitandoli a non perdere l’occasione di presentare la domanda di cittadinanza. Certo, non può essere la sola iniziativa su questo fronte, ma finché non saranno approvate nuove proposte di legge in materia di cittadinanza fondate esclusivamente sullo ius soli, è bene applicare al meglio la normativa esistente.
l'Unità, 19-04-2011

Share/Save/Bookmark