Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Straniere in Italia, quanti luoghi comuni sfatati...

 

Osservatorio Italia-razzismo 18 ottobre 2012
La Provincia di Roma è uno dei territori in Italia in cui si concentrano maggiormente le donne straniere. Di esse conosciamo la provenienza “ma non dove vanno quando hanno finito i loro, spesso pesantissimi, turni di lavoro”. È con queste parole che l’assessore alle Politiche Culturali della Provincia di Roma, Cecilia D’Elia, introduce e motiva la ricerca “Così vicine, così lontane” sui bisogni e i consumi culturali di 85 donne straniere residenti e impiegate nelle zone di Anzio, Bracciano, Fiumicino, Ladispoli, Lanuvio, Mazzano Romano, Tivoli e Zagarolo, che sarà presentata oggi alle ore 17,30, a Palazzo Valentini.
 Una sezione dello studio è dedicata alla biblioteche nel senso che è anche in questi luoghi di strategica importanza per la promozione di politiche interculturali, che il progetto si è svolto. Le ricercatrici (anch’esse donne di origine straniera) hanno cominciato la loro analisi dalla raccolta delle informazioni anagrafiche e familiari delle intervistate fino alla ricostruzione del progetto migratorio e, alla scelta dell’Italia, come meta finale. Da qui hanno cercato di capire quale fosse l’organizzazione del tempo di non lavoro e se, e con che frequenza, ci fossero degli interessi culturali. I dati emersi sono davvero stupefacenti nel senso che smontano i luoghi comuni più diffusi, come ad esempio quello che vuole le donne immigrate prive di aspettative sul loro futuro e con una scarsa cultura. Pare infatti che il 76,5% delle intervistate ami leggere soprattutto autori italiani e che frequenti le librerie (68,2%), anche se più del 50% ammette di aver ridotto il tempo dedicato alla lettura a causa dei ritmi di lavoro pressanti (il 60% delle intervistate svolge un lavoro domestico). Questo aspetto trova conferma nel fatto che appena il 15,3% delle persone si rivolge alla biblioteca per il prestito dei libri proprio a causa dello scarso tempo a disposizione. E per smontare altri pregiudizi, il 38,8% ha una conoscenza della lingua italiana considerata buona, il 35% parla un’altra lingua straniera oltre all’italiano e il 20% addirittura due o più lingue. Le necessità lavorative però impediscono al 75% delle donne di dedicarsi alla formazione personale, inclusa quella linguistica. Questo dato è associabile a quello che riguarda l’insoddisfazione del lavoro svolto, spesso di carattere domestico e non qualificato, ovvero il 21%, e a quello che esprime invece la soddisfazione, il 37%. È da tener presente però che quest’ultimo dato è legato all’instaurarsi delle relazioni affettive con le persone assistite e che pare ridurre la frustrazione legata allo svolgimento di un mestiere così totalizzante e non sempre associabile a una professione sanitaria (operatrice socio-sanitaria o infermiera). Inoltre la maggior parte delle donne arrivate sole denuncia una mancata corrispondenza tra le aspettative da emigrate e la situazione reale da immigrate. Ecco, questi sono solo alcuni degli aspetti del fenomeno descritti nella ricerca in cui si mette in evidenza ciò che spesso è trascurato: i loro desideri invece che i nostri bisogni.       
 
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