Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

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                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

03 marzo 2011

Settecento clandestini in 24 ore a Lampedusa torna l'allarme
la Repubblica, 3-03-20'11
LAMPEDUSA - Più di 700 clandestini in 24 ore. Il Canale di Sicilia non è più in tempesta e Lampedusa torna ad essere presa d'assalto dai migranti in fuga dal Nordafrica. Ancora tutti tunisini rimasti in attesa per giorni sulle spiagge bloccati dal maltempo. Tra gli immigrati arrivati ieri non ci sono egiziani e libici, segno che la grande folia che preme al confine libico-tunisino non è ancora nelle condizioni di tentare la traversata.
Dieci barche sono state intercettate dagli aerei e dalle motovedette che perlustrano il Canale di Sicilia. Gli ultimi tre barconi, a bordo dei quali da un aereo sono state contati piùdi duecento persone, sono arrivati nella notte. All'alba il primo maxi sbarco: ben 347 migranti, stipati su un peschereccio, qualche donna e alcuni minorenni, da 48 ore in mare. A bordo anche due giornalisti di una tv tedesca stremati dalla fatica. I migranti sono stati subito portati nel centra di identificazione che nei giorni precedenti era stato semisvuotato e dunque ora in grado di dare ospitalità ai nuovi arrivi. In ventidue sono riusciti a sbarcare poco più in là a Linosa, poi altre tre barche con 44,25 e 27 clandestini sono arrivate a Lampedusa fino agli ultimi awistamenti nel pomeriggio di ieri. Il centro di identificazione di Lampedusa che nei giorni scorsi era stato semisvuotato torna dunque a scoppiare e già oggi gli ospiti dovrebbero superare la capienza di 850. Una ripresa massiccia degli sbarchi che potrebbe continuare anche nei prossimi giorni visto che le condizioni del mare non sono previste proibitive.



"Aiuto per controllo porti Tunisia"
Libia, Maroni: "Immigrati c'è piano B"
tgcom, 3-03-2011
L'Italia è "disponibile a fornire mezzi e personale di polizia per un maggiore controllo dei porti" della Tunisia da cui partono gli immigrati diretti in Europa. Lo ha detto Maroni sottolineando che si tratterebbe di un intervento d'intesa con le autorità di Tunisi per prevenire l'esodo in massa verso l'Europa''. In ogni caso, ha detto il ministro, è pronto "un piano B: i prefetti fanno una ricognizione sul territorio per gestire la prima accoglienza"
''Abbiamo predisposto anche un 'piano B' se dovesse prendere avvio il flusso migratorio. Siamo pronti a gestire la prima accoglienza''. Con queste parole il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha confermato che il governo preparandosi all'eventualita' che possano arrivare migliaia di clandestini.
''Abbiamo chiesto ai prefetti di fare una ricognizione sul territorio'' per trovare delle strutture e oggi daremo il via alla realizzazione del ''villaggio della solidarieta' a Mineo''.



Sbarca a Lampedusa la generazione 2.0
il Riformista, 03-03-2011
DIEGO D'IPPPOLITO
? Lampedusa. Arrivano in porto esultando e qualcuno grida: «Forza Italia». Giustamente non si rendono conto che è un coro-slogan che ancora oggi crea un po' di imbarazzo e qualche sorriso.
Però in Italia ci sono arrivati veramente, anche se qualcuno questo lembo di terra chiamato Lampedusa, sembra esserselo dimenticato.
I tunisini stanno di nuovo sbarcando sull'isola, dopo alcuni giorni di stop dovuti alle condizioni dei mare, troppo pericoloso per poter navigare, una trappola mortale per i pescherecci d'antiquariato, che una volta tirati fuori dall'acqua sono ammassati in un deposito a cielo aperto, uno sull'altro. Non si possono smaltire, deve passare il tempo necessario e qualcuno potrebbe reclamarli. A dire la verità, tutti insieme assomigliano al monumento simbolo di una Lampedusa che per 1 'ennesima volta si trova a essere il passaggio per una nuova vita.
Nella notte tra martedi e mercoledi sono arrivati circa 400 tunisini, e altri barconi ancora ieri. Dei libici, però, non c'è traccia, il conflit- to è forse ancora troppo nel vivo anche per le reti criminali che dovrebbero gestire il traffico di clandestini verso l'talia. Dalle coste tunisine invece, anche se a fatica, si riesce a partire. «Le coste sono pattugliate dai militari - racconta un ragazzo tunisino dopo aver chiuso una chiamata al cellulare - Ho appena sentito mio fratello, è difficile partire, alcune barche sono rispedite indietro». Anche questo fa parte della nuova ondata di migranti che giungono sulle coste di Lampedusa con cellulari, soldi in tasca e vestiti fírmati: è l'im- migrazione 2.0.
Sono una generazione che va dai 20 ai 30 anni, che in Tunisia fino a ieri ha lavorato soprattutto nel settore turístico, ha messo dei soldi da parte ed è partita piena di speranze. L'italia, per la maggior parte di loro, è soltanto un passaggio, la Strada più breve per la Francia: «È li che vogliamo andare, abbiamo degli amici, dei parenti».
Sono cordiali, sorridenti, girano per le strade di Lampedusa, consumano nei bar, passeggiano. È questa la novità rispetto all'ultimo grande flusso migratorio del 2008: oggi i cancelli del centro di prima accoglienza di Lampedusa, sono aperti tutto il giorno e i ragazzi possono uscire liberamente. «È una scelta presa dal ministero per creare un clima piü disteso - spiega Federico Miragliotta, il giovane direttore dei centro - Cosi i ragazzi non si sentono in gabbia e si riducono le possibilità di tensione». Sono ancora vive le remi- nescenze del passato, quando la sensazione di essere dentro un prigione, ha portato disordini e danneggiamenti. Sembra una scelta azzeccata perché a oggi non si sono verifícati disordini né dentro, né fuori dai cancelli. Eppure è proprio questa scelta ad aver acceso le polemiche all'interno di Lampedusa, un'isola che vivendo di solo turismo, oggi ha paura, teme che la stagione estiva sara un flop. «La gente ha già disdetto per il período estivo - raccontano alcuni operatori turistici - ha paura dell'invasione dei turchi». Qui spesso li chiamano cosi e se gli chiedi il perché, te lo spiegano, ma rimane diffcile capirlo.
I lampedusani temono soltanto per la loro economia e, nonostante i toni del dibattito spesso aspri, non si può dire che siano razzisti. «Abbiamo sempre accolto a braccia aperte i migranti - spiegano i ragazzi dell'associazione "Alternativa giovani" che annovera circa un centinaio di iscritti - Li abbiamo ospitati anche nella nostra sede, quando a febbraio durante i primi sbarchi ancora non si decidevano ad aprire il centro di accoglienza». Cosi è stato, i lampedusani hanno aperto le loro case, ma oggi chiedono risposte concrete.
Ognuno le chiede a modo suo, il sindaco Bernardo De Rubeis del Mpa, ha deciso di sposare la linea della provocazione, lo ha fatto con l'ordinanza del 25 febbraio, con la quale sanciva il divieto di bivacco, di espletare bisogni fisiologici per Strada, di chiedere l'elemosina e quant'altro possa turbare il quieto vivere. «Secondo la legge 125 - spiega De Rubeis - i cancelli devono rimanere chiusi e gli immigrati devono rimanere dentro il centro». A parere dei sindaco la presenza dei tunisini per strada rovina l'immagine dell'isola e a chi lo accusa di razzismo risponde cosi: «Sull'immigrazione, sono un esempio per tutto il mondo». Intanto la procura agrigentina, proprio per quell'ordinanza, ha aperto un'indagine per istigazione all'odio razziale e abuso di autorità. «La Procura di Agrigento potrebbe investire il suo tempo per indagini più serie - commenta De Rubeis - Ci sono tante di quelle piaghe che affliggono la Sicilia: la mafia, i colletti bianchi e via discorrendo». E subito dopo chiosa elogiando il ministro Maroni che sta sconfíggendo la mafia in Sicilia. Intanto si parla già di una richiesta al ministro Guardasigilli Angelino Alfano, affinché invii i suoi ispettori alla Procura di Agrigento.
Mentre nel paese si consumano momenti di isteria collettiva, di paura, ansia per il futuro, poco più su, percorrendo una strada che arriva al centro di accoglienza, c'è un altro piccolo mondo dove i tunisini arrivano e partono tutti i giorni. Quando li vedono decollare degli aerei, tutti si chiedono: «Quanti sono partiti? Dove vanno?». La destinazione è sempre italiana, forse l'ennesima tappa intermedia per chi da qui vorrebbe andare altrove.



 Lampedusa, Notte cruciale per la tenuta del sistema di accoglienza
Ripartono gli sbarchi: ieri dieci in 24 ore
il sole, 03-03-2011  
Mariano Maugeri
LAMPEDUSA-I libeccio sospinge i migranti verso Lampedusa, il  maestrale se li riporta verso nord a bordo degli aerei che fanno la spola senza sosta tra l'isola delle Pelagie e i centri di identificazione sparsi per il Sud Italia.
La spugna Lampedusa sembrava aver ritrovato il ritmo sperimentato lungo tutto il 2008: si gonfia di tunisini di notte e poi si strizza di giorno. Nelle ultime 24 ore quasi cinquecento migranti erano arrivati e altri 330 avevano lascia- to 1'isola. Ieri pomeriggio Lampedusa era deserta.
I cinquecento appena sbarcati se ne stavano rintanati nel centro di soccorso e prima accoglienza in attesa di prendere il volo, mentre i lampedusani sembravano riprovare la sensazione di essere ritornati i padroni incontrastati delia loro isola. L'insularità ha un legame indissolubile con la solitudine, soprattutto a queste latitudini. Ma è stata un'illusione solo di qualche ora, la quiete (relativa) prima di una tempesta di sbarchi. Ormai ci si aggrappa a ogni mezzo galleggiante pur di allontanarsi dall'inferno maghrebino.
Il peschereccio che Paltra notte ne ha scaricati 347 dondola davanti la banchina riservata alia Guardia di Finanza: è un'imbarcazione perfeitamente funzionante, con le reti per la pesca d'altura ben ripiegate a poppa e il gancio della gru perfettamente oliato. Taysir è il suo nome. Gli uomini delle Fiamme Gialle che lo tengono in custodia sono sicu- ri che sia stato rubato. Al tramonto sono arrivati altri 12 tunisini su una barchetta di una decina di metri. Erano partiti l'altro ieri sera da un porto vicino Sousse, Sud Est delia Tunisia. Avevano la faccia pallida, gli occhi gonfie chiedevano ai due mediei che li rifocillavano acqua e pillole contro il mal di testa. Nei pomeriggio 22 migranti sono approdati sulPisolotto di Linosa, altro scoglio incantevole delle Pelagie. Camminavano disorientati per il paese come turisti fuori stagione.
L'avvistamento continua, altri cinquecento potrebbero arrivare a- notte fonda. Sono tre le imbarcazioni agganciate dai radar delia Guardia Costiera, due delle quali trasportano centinaio di migranti. La somma fa salire a dieci le im-barcazioni individuate nell'arco di un solo giorno, una re- crudescenza che rischia di mandare in tilt la macchina ben rodata del Viminale. La spugna Lampedusa si può strizzare con tre, quattro voli al giorno, difficile ipotizzare un ponte aereo che regga a sbarchi continui e massicci di mille migranti nelle ventiquattro ore. Una notte cruciale, dunque. Che potrebbe tracciare lo spartiacque tra la prima e la seconda fase delia migrazione biblica dal Nord Africa.
Se però è vero che chi dà riceve, oggi gli isolani potrebbero raccogliere i frutti delia loro generosità: il governatore siciliano Raffaele Lombardo ha invitato il sindaco di Lampedusa a partecipare alia riunione di stasera delia Giunta regionale. Al Pesame ci sarà uno stanziamento di 400mila euro per compensare il caro gasolio che ha spinto i pescatori delle Pelagie a una specie di serrata che ormai si protrae da venti giorni. Miracoli di una ospitalità forzosa.
Il sindaco Bernardino de Rubeis, dopo le polemiche neppure velate dei primi giorni dell'emergenza, ora loda l'efficienza del Viminale e del ministro Maroni. Gli unici a storcere il naso sono gli albergatori, terrorizzati dalla con- centrazione umana di potenziali migranti ai conflni tra Libia e Tunisia. Il sindaco lo dice senza perifrasi: «Se Ghed- dafl resiste ancora due mesi, con l'inevitabile fuga di migliaia di libici, la stagione estiva di Lampedusa sarà definitivamente compromessa».



IMMIGRAZIONE:IL RITORNO DELLA POLITICA
DALLA PROPAGANDA ALLA REALTA
l'Unità, 3-03-2011
Marco Pacciotti COORDINATORE FORUM IMMIGRAZIONE PD
Si è svolta, sabato a Roma, la terza riunione del Forum Immigrazione nazionale del Pd nato lo scorso maggio. Confesso che mi aspettavo una discussione incentrata sulla "emergenza immigrazione" come conseguenza di un imminente "esodo biblico" generato da quanto sta awenendo nel Sud del Mediterrâneo. Timori infondati. Gli interventi hanno riportato la giusta ammirazione per chi sta conquistando la propria liberté e la comprensibile preoccupazione per il dopo. Con forza si è sottolineato come l'Europa abbia la chance e il dovere di esercitare un ruolo centrale nella transizione ora e nella ricostruzione poi. Queila stessa Europa che fino a ieri ha preferito la stabilité alla liberté, dando il sostegno a quei regimi corrotti e violenti a scapito dei movimenti di opposizione. Il tutto condito dalla supponente certezza che in quei paesi mai sarebbero nate democrazie di tipo occidentale, sottovalutando per anni i segnali di insofferenza che pure arrivavano.
In tanti hanno sottolineato come le parole che profetizzavano biblici eventi siano smentite dai fatti: c'è semmai da chiedersi come mai i poco più di 5.000 tunisini e circa 50 egiziani finora arrivati abbiano mandato in tilt l'intero sistema di accoglienza. Colpevolmente impreparato nonostante fosse chiaro quello che stesse awenendo a 70 chilometri da Lampedusa. Impreparazione a cui si è sommata inadeguatezza sulla scena internazionale. Anziché predisporre in sede europea le necessarie contromisure per gestire eventuali altri Aussi più rilevanti, si è assistito a un maldestro scaricabarile e a un allarmistico crescendo di numeri. Stime poi ridimensionate a forse 50.000 possibili transfughi, owero meno dei 60.000 lavoratori stagionali ammessi col recente decreto flussi e molti meno delle centinaia di migliaia di profughi kosovari di qualche anno fa. Gestire anziché allarmare quindi, prevedere invece di stupirsi. Questo dovrebbe essere il modus operandi con cui affrontare una possibile emergenza. Si è ribadita la nécessité di presentare le cose nella corretta prospettiva per evitare una percezione distorta dei fatti. Una realtà gié seria, senza bisogno di inutili enfatizzazioni mediatiche ad uso propagandistico. In primis, evitando di parlare di emergenza immigrazione, poiché non esiste. Esiste invece una va¬sta comunité di nuovi italiani, donne, uomini e minorenni che nel nostro Paese vive ormai da tempo.
Lavorando, andando a scuola, svolgendo vite regolari e tranquille. Nuovi cittadini che chiedono légalità e certezze. È questa l'Italia della convivenza, l'idea di Paese che a 150 anni dalla sua nascita vorremmo raccontare nella Conferenza nazionale sull'immigrazione che si terrà il 25 e 26 marzo a Roma.


 
Emergenza, non allarme
Europa, 3-03-2011
MASSIMO LIVI BACCI
La tempesta che sconvolge il Nord Africa sta provocando un'emergenza umanitaria. Che non è l'emergenza che Italia, e l' Europa hanno in testa. È vero che a Lampedusa e sulle coste italiane sono approdati - nei primi due mesi dell'anno - circa 6000 persone, quasi tutti tunisini, ed è anche vero che la situazione potrebbe aggravarsi domani, o nella prossima settimana, o nei prossimi mesi. Ma stiamo ai fatti: oggi la vera emergenza è quella che si sta creando nei pressi dei confini tra Libia ed Egitto, a est, e tra Libia e Tunisia a ovest.
È qui che, secondo le stime deU'Unhcr, oltre 140mila profughi si sono già accampati in attesa di una sistemazione, e il flusso continua ininterrotto. Si tratta di lavoratori egiziani e tunisini che fuggono la guerra, ma anche di cinesi, pakistani, filippini; ci sono profughi originari di paesi subsahariani minacciati perché ritenuti mercenari di Gheddafi; ci sono Cittadini libici. Molti non hanno documenti e tutti hanno bisogno di dormire, lavarsi, mangiare - fin quando la situazione non si normalizzerà. L'Unhcr ha mobilitato importanti aiuti immediati: cibo, medicine, tende; la Francia ha
fatto altrettanto; 1'Italia - che avrebbe dovuto muoversi per prima - sta organizzando una spedizione umanitaria.
Messo alia prova, il sistema ha ben rea- gito dopo le iniziali incertezze: gran parte degli sbarcati a Lampedusa sono stati dirottati in altri centri di accoglienza in regime di relativa libertà di movimento. Pochi hanno presentato domanda di asilo, quasi tutti sono giovani, relativamente istruiti, che cercano sistemazione in un paese europeo, possibilmente in Francia o in Bélgio, dove risiede la maggioranza delia diaspora tuni- sina. A questi immigrati fuggiti dalla tumultuosa scena tunisina, va concesso tempo e protezione in attesa che la situazione in Tunisia si normalizzi, ma poi potranno essere rimpatriati. La direttiva europea sui rimpatri - se accolta dall'Italia - permetterebbe di indurli ad un rimpatrio volontario, magari con qualche incoraggiamento monetário, che poi si risolverebbe in un risparmio netto, visto il costo dell'ospitalità nei centri. Altri potrebbero rientrare nel¬la quota dei 4000 posti "riservati" ai tunisini nei decreto flussi relativo al 2011. Insomma questa prima emergenza è gestibile senza eccessivi traumi e nei quadro degli accordi Italia-Tunisia.
Ma l'Italia è un paese schizofrenico, e si è sentito il bisogno di allarmare l'opinione pubblica - già quotidianamente bombarda- ta da messaggi ansiogeni sui pericoli dell'immigrazione - prospettando foschi scenari di esodi di massa dalla Libia di centinaia di migliaia, anzi milioni, di profughi. Passi che questo venga detto dai tabloid, ma se lo ripetono fonti ufficiali o di governo, allora si scherza col fuoco, si attizzano le paure, si dà esca a comportamenti irresponsabili.
È ovvio che bisogna prepararsi ad ogni evenienza, mettendo a punto strutture e procedure, mobilitando risorse umane e finanziarie. Per ora (2 marzo) nessuno (o quasi) è arrivato dalla Libia; ma le traversate potrebbero iniziare, dipendendo (a) dalla durata e violenza degli scontri; (b) dai rap- porti tra gli irregolari africani (si dice più di un milione) presenti in Libia e chi sarà detentore del potere; (c) dalla capacità del paese di riprendere una normale attività economica che dipende, come è noto, dali'apporte delia manodopera immigrata; (d) dalla logistica del trasporto. Il governo ha detto, per ora a mezza bocca, che in vista di possibili nuove ondate di profughi, non ci saranno respingimenti in mare. Vorremmo che lo annunciasse forte e chiaro, anche perché a differenza dei tunisini, si tratterà in massima parte di richiedenti asilo.
Infine, una considerazione generale circa la debolezza europea in tema di migrazioni. Non c'è una legge europea dell'asilo e le regole attuali vanno profondamente riviste. Di condivisione degli oneri deli'asilo si parla solo timidamente nei documenti ma se effettivamente si attuasse gli oneri per 1'Italia sarebbero doppi di quelli oggi sopportati.
L'agenzia Frontex è sottofmanziata: le vanno affidati maggiori compiti operativi e di coordinamento e va sottoposta ad un controllo politico che oggi è carente. Gli accordi di cooperazione e riammissione vanno negoziati e sottoscritti dalla Ue che deve esercitare tutto il suo peso politico. L'Italia ha tutto l'interesse ad uscire dalle lamentazioni vittimistiche circa l'inerzia dell'Europa, proponendo politiche comuni incisive non solo in difesa (controllo delle frontiere) ma anche in attacco (cooperazione) senza lanciare inutili appelli ad un "nuovo piano Marshall", come fa il ministro Frattini che peraltro non ha un soldo a disposizione. Già: la nostra politica estera si è accorta con ritardo che dietro i vetusti autocrati dai capelli tinti c'erano popoli in cerca di vita migliore.



Nuovi sbarchi a Lampedusa Aiuti italiani in Tunisia
Riprendono sbarchi e antiche paure
Terra, 3-03-2011
Sulle nostre coste potrebbe esserci un impatto senza precedenti», ha pronosticato il ministro dell'Interno Roberto >> Maroni alla notizia delia ripresa degli sbarchi dei profughi dal Nord Africa. Cinque imbarcazioni sono state rintracciate in mare e quasi 500 persone condotte al porto di Lampedusa tra la notte e la giornata di ieri. Gli arrivi sono ripresi, dunque, dopo una settimana di stop dovuto alie cattive condizioni del mare. Con la situazione «drammatica» che si aggrava al confine, ieri il governo italiano ha deliberate) un intervento umanitario in Tunisia che partirá «entro 48 ore». L'Alto commissariato Onu per i rifugiati ha descritto la folia che «per chilometri e chilometri» si accalca alia frontiera con la Tunisia. Il tappo è di nuovo saltato.
? Se sarà necessario, ha avvertito ieri Maroni di fronte alle Commissioni riunite Affari costituzioniali ed Esteri, «per affrontare 1'emergenza ci comporteremo come la Germania dopo la caduta dei Muro di Berlino». Poco male, perche secon- do le stime dei governo potrebbero arrivare, contemporaneamente, 200mila persone. Numeri consistenti anche per il tempo che sarà impiegato per i rimpatri volontari. Dato che laccordo bilaterale con la Tunisia prevede il rientro di solo quattro connazionali al giorno, Maroni ha spiegato che «con questo ritmo ci vorrebbero tre anni per rimpatriarli tutti». Da qui l'idea di una rinegoziazione dei vecchi accordi. Ma si tenta di partire anche dall'Egitto rivoluzionario, come ha riportato l'agenzia masrawy che ieri ha riferito di un gruppo di uomini arrestati sulla spiaggia poco prima di salpare. Quarantamila ghinè il prezzo dei viaggio. La situazione a Lampedusa, intanto, è tornata a preoccupare gli operatori, nonostante il Centro sia stato decongestionato in questi giorni, con il ponte aereo che ha trasferito 500 persone dall'isola verso i Cie e i Cara d'Italia. Il sistema di accoglienza rischia di non reggere il colpo: le rivolte nei Centri, la fuga di molti non identificati, l'eccessiva burocrazia che ha portato quasi la totalità degli irregolari ad essere iscritti nel registro degli indagati delia Procura di Agrigento per il «reato di immigrazione clandestina». Per l'Associazione giuristi per l'immigrazione (Asgi) «si tratta di un paradosso, utile solo a produrre carta». Gianfranco Schiavone dellAsgi spiega cosi il meccanismo tortuoso che obbliga ad aprire un procedimento e a sospenderlo subito dopo, quando viene awiata la pratica dasilo. «È un problema attuativo», chiarisce Schiavone, «anche se alcune Procure sostengono che per le persone che fanno domanda d'asilo non si configura l'iniziale reato, propilo perche non c'è violazione norma sull'ingresso». Interpretazioni a parte, "l'esodo" finirà per ingolfare anche i tribunali penali.



La carica dei 200mila immigrati Maroni: è allarme terrorismo
il Giornale, 3-03-2011  
Emanuela Fontana
Roma Lepiccolebarche sono diventate scafi imponenti. Le decine di profughi ora sono centinaia. Nei cuore della notte tra martedi e mercoledi 347 nordafricani sono sbarcati a Lampedusa. È il segnale. Il grande esodo sta partendo. Le organizzazioni criminali si riorganizzano dopo la rivolta libica. E dalla Tunisia una massa di ragazzi sta tentando di raggiungere 1'Europa: «È come se fosse caduto un muro, un tabu, che impediva ai giovani di scappare». Le parole dei ministro dell'Interno R¬berto Maroni, in audizione davanti alie commissioni congiunte Affari co stituzio nali ed Esteri di Camera e Senato, sono arrivate quasi insieme alie ultime notizie. Le cifre dell'esodo non sono allarmi a vuoto, come qualcuno le aveva definite. La realtà sembra anticiparle: «Ci sono tra le 1 OOmila e le 200mila persone in fuga dalla guerra. La chiusura dei confine tra Libia e Tunisia accentua questo rischio. Ci stiamo preparando a subire un impatto senza precedenti sulle nostre coste».
L'ltalia potrebbe adottare modelli già impiegati per le grandi migrazioni del passato: «Nella peggiore delle ipotesi potremmo ospitare i profughi per una prima assistenza» mettendo in piedi una organizzazione «simile a quella delia Germania con la caduta dei Muro di Berlino», ha azzardato Maroni. Oggi al Viminalesono convocati i rapresentanti di Comuni, Province e Regioni si metterà su carta l'elenco delle strutture disponibili da nord a sud. È la mappa dell'emergenza: «Ammassare 120mila persone comporta rischi. Noi non li sottovalutiamo», ha precisato il minisitro. In questo momento serve unità: «Accantoniamo la sfida permanente e le accuse reciproche». L'ltalia deve essere «all'altezza dei suo ruolo nel Mediterrâneo». Il trattato di amicizia Italia Libia? «Ben venga un'iniziativa parlamentares per revocarlo. Su un eventuale blocco delle partecipazioni azionarie di Tripoli, il governo non può intervenire: «La prima a parlare dovrà essere la Consob».
La missione umanitaria italiana si concentrerà proprio sul confine Tunisia-Libia, dove si trovano in questo momento «120mila profughi». Cinque milioni sono stanziati per un intervento che anche Umberto Bossiieri ha definito «giusto».
Un altro fronte aperto è però quello dei terrorismo: «C'è il rischio d'infiltrazioni di Al Qaeda». La «preoccupazione» è una deriva simile a quella «deli'Afghanistan o delia Somalia». Serve quindi «un nuovo piano Marshall come l'ha chiamato Frattini». Da parte dell'Europa non devono arrivare solo sanzioni, «altrimenti viene vista come un nemico». E l'Europa deve intensificare l'impegno sull'immigrazione. L'appoggio dell'agenzia Frontex ora «si concretizza», ha sotto- lineato con ironia Maroni, «nell'invio di tre funzionari a Lampedusa che non parlano italiano e fanno scenari». Risposta infastidita dal portavoce delia commissaria agli Affari Interni Cecilia Malmstrom: «Non è il momento delle polemiche, ma di affrontare l'emergenza».
Ieri i sindaci del Catanese hanno detto si alia trasformazione del Residence degli aranci di Mineo in «Villaggio delia solidarietà» per i richiedenti asilo.



A colloquío con la senatrice leghista Angela Maraventano? vice-sindaco di Lampedusa
Gli sbarchi spiazzano i leghisti
ItaliaOggi, 3-03-2011
FRANCO ADRIANO
Dalle proteste clamorose alla cautela guardando a Maroni
Confessa súbito: «Sono frastornata perché questa è una situazione sicuramente diversa da] passato». Angela Maraventano non si nasconde dietro ad un dito con Italia Oggi che le chiede come mai nel trambusto di sbarchi e imbarchi da e per Lampedusa, in seguito alia grave crisí politica del Maghreb e alia vigília di un possibile esodo che troverà naturale approdo nella sua isola, proprio lei abbia scelto il silenzio. Eppure, potrebbe avere molto da dire la senatrice eletta in Emilia Komagna con il Carroccio e tuttora vice-sindaco di Lampedusa e Linosa. Forse che la famosa pasionaria leghista del Sud, che contro le politiche dell'immigrazione del governo di Romano Prodi faceva lo sciopero della fame e arrivò ad in- catenarsi di fronte palazzo Chigi, non vuole disturbare il ministro dell'Interno, il leghista Roberto Maroni? «Non è questo, lo ripeto, sono frastornata perchè sto cercando di capire che cosa sta succedendo. Le respon- sabilità che ho adesso sono di livello generale: non sono piu soltanto il vice-sindaco
di Lampedusa. Tuttavia, mi chiedo come mai», continua la senatrice, «se gli immigrati in questione vogliono lottare per la democrazia nel loro paese vogliano scappare tutti via»? La Maraventano riconosce che la situazione è straordinaria
essendoci una rivoluzione in corso e che va messo in atto il dovere dell'accoglienza, «ma bisogna anche rendersi conto che Lampedusa è un'isola di venti chilometri e noi abitanti abbiamo già subito tanto». Ma perché un solo striminzito intervento a palazzo Madama e non una parola sulla riapertura dei centro di accoglienza sull'isola che proprio lei fece chiudere con le sue battaglie appoggiate da Umberto Bossi? «Intanto, confido nelle iniziative dei governo ed in particolare dei Viminale, ma non abbasso la guardia», afferma, «oggi stesso sarò a casa e voglio capire chi sono gli immigrati che stanno arrivando in Italia». II presidente della commissione europea José Ma¬nille Barroso ieri ha detto che ci sono circa 140mila rifugiati: «sono egiziani ma anche eritrei, etiopici, di altri paesi africani e dei Vietnam». Ha aggiunto che dal punto di vista logistico la situazione è complicata perché «molti profughi non hanno nem- meno i documenti». «E proprio questo aspetto che desta in me la maggiore preoccupazione», spiega la Maraventano, «finora
non è successo nulla, anche perché le forze dell'ordine stanno svolgendo un lavoro encomiabi- le, ma dalle notizie che abbiamo tra gli immigrati possono esserci i tanti evasi dalle carceri. No, per ora sto zitta, aspetto le iniziative dei governo e poi dirò la mia». Una cosa, però, la senatrice dei Carroccio vuole diria subito: «È vergognoso che Germanie Bélgio dicano che 1'Italia si deve far carico dell'emergenza perché loro hanno già tanti immigrati». E ai suoi concitta- dini assicura: «Io la mia gente non 1'abbandonerò mai, tanto più che abbiamo la stagione estiva alie porte e la gran parte di quelli che stanno predicando 1'accoglienza sceglieranno di non venire al mare da noi. Insomma, dovremo chiedere degli aiuti. Se mi sono ribellata negli anni passati quando era giusto ribellarsi (come per esempio contro i trafficanti di uomini) sono pronta a tornare a farlo». «Attualmente a Lampedusa, oltre ai 347 sbarcati la scorsa notte, ci sono circa 500 persone», ha detto ieri il ministro Maroni in parlamento. Ma dopo poche ore era già annunciato l'arrivo di altri tre barconi con un carico di centinaia di immigrati.



Napolitano: «Immigrazione e asilo, Unione europea acceleri»
la Padania, 3-02-2011  
ROMA - «Siamo convinti di poter trovare piena intesa in sede Ue sulle politiche nei confronti della Libia». Anche Giorgio Napolitano "aiuta" Roberto Maroni nel pressing su Bruxelles affinché l'Italia non sia lasciata sola ad affron- tare l'emergenza profughi dal Nord Africa. Ieri, infatti, il Capo dello Stato ha pubblicamente auspicato «che l'Unione europea acceleri sul cammino di una politica comune in tema di immigrazione e di asilo». Il presidente della Repubbli- ca, peraltro, ha anche chiesto «una comune e forte determinazione della Ue nel rilanciare una politica euro-mediterranea che non si limiti ad accogliere le persone che fuggono dalle sponde africane ma che dia prospettive di sviluppo a tutta l'area, anche per evitare non i flussi migratori normali e persino necessari all'Europa ma per evitare crisi migratorie precipitose e catastrofiche che sarebbero molto diffiucilmente sostenibili».
Intanto il grido di allarme lanciato da Maroni nell'audizione alle commission riunite di Camera e Senato viene ripreso e rilanciato da tutto il cen- trodestra. «A farsi carico della potenziale fuga in massa dal Nord Afiica -
ribadisce Maurizio Gasparri - non può essere solo Italia». «Il crollo di regimi dittatoriali autoritari - ragiona l'ex colon- nello di An - rappresenta un valore positivo afflnchè si affermino libertà e democrazia. Ma se ci sono fughe in massa è la comunità internazionale che deve affrontare questa emergenza, anche per il rischio che insieme ai clandestini giungano fondamentalisti o terroristi come ha detto Maroni».
Rilancia le parole dei titolare dei Viminale anche Andrea Ronchi, Uno a pochi mesi fa ministro delle politiche comunitarie del governo Berlusconi. «Il monito lanciato dal ministro Maroni - osserva l'esponente di Fli - deve essere condiviso a livello europeo. L'Italia non può farsi carico da sola dei potenziale esodo dal Nord Africa. È una miope follia, come già io ebbi modo di rappresentare ai ministri dell'Europa, pensare di scaricare un problema continentale sui soli Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L'Europa è chiamata a coordinarsi per fornire un'assistenza massiccia alle popolazioni in fuga dal regime di Gheddafi e deve accelerare il cammino verso una politica comune dell'immigra- zione e dell'asilo». «Se l'Europa - conclude Ronchi - non sarà attenta e lungimirante oggi nell affrontare e prevenire il rischio di un fondamentalismo terrorista ai propri confini si troverà a pagare il prezzo del suo egoismo nei decenni a venire».



IL SINDACO
"Ma quale razzismo? Applichiamo la legge"
La Stampa, 3-03-2011
LAURA ANELLO
LAMPEDUSA -Tutti dentro. Basta passeggiate per strada. Adesso gli immigrati approdati a Lampedusa e in attesa di essere trasferiti altrove sono ehiusi nel Centro di identificazione dell'isola, con il diritto al letto, ai pasti caldi, a sette sigarette al giorno. Ma dai cancelli non si esce piü. «Nei giorni deU'emergenza, quando ci siamo trovati ad acco- gliere oltre seimila persone in pochi giorni con un pugno di carabinieri, abbiamo acconsentito al libero transito nell'isola per problemi di ordine pubblico - dice il sindaco Bernardino De Rubeis - Adesso però il Centro ha deciso di far rispettare le leggi del pacchetto sicurezza. Leggi che dicono che un immigrato irregolare, a meno che non chieda asilo politico, va tenuto alPinterno di un Centro di identificazione edespulsione».
Una svolta che matura proprio quando la Procura di Agrigento gioca una doppia carta: mette sotto inchie- sta il sindaco per istigazione alPodio razziale e abuso d'autorità a causa dell'ordinanza anti-bivacco e anti-accattonaggio, e d'altro canto iscrive nel registro degli indagati per immigrazione clandestina, «come atto dovuto», i disperati approdati al moio di Punta Pavaloro. «Di tutto mi si può accusare tranne che di razzismo - si difende il sindaco - Di ordinanze come quella ne esistono a centinaia in tutte le città, e nessuna Procura ha mai pensato di aprire un'in- chiesta. Lo si fa qui in un momento di emergenza epoca le, quando si bada a rispetta re i diritti umani ma anche a garantire igiene, sanità, or dine pubblico, sicurezza».
L'indagine arriva pochi giorni dopo il prosciogliniento di De Rubeis da analoga accusa per un'intervista in cui avrebbe detto ehe «i neri puzzano ancne quando si lavano». Lui replica cosi: «Non potrei mai averlo detto, qui non usiamo la parola neri, Ii chiamiamo turchi». Quel che è sicuro è la doppia stretta sui tunisini che approdano qui, gran parte dei quali convinti di raggiungere al piü presto Francia e Germania e per questo ignari che la domanda d'asilo è l'unico modo per trovare un canale alternativo all'espulsione. Niente piü libero transito sull'isola, e riattivazione delle procedure di identificazione all'interno dei Centro di Lampedusa. «Anche se qui - aggiunge il sindaco - stanno come in un albergo a cinque stelle, altro che detenuti».



Immigrazione in Lombardia cresce, ma meno che in passato
Calano irregolari, aumentano immigrati con lavoro o imprese
(ANSA) - MILANO, 3 MAR - L'immigrazione in Lombardia continua a crescere ma, per i dati che si riferiscono al 2010, in modo piu' rallentato rispetto al passato.
Tra il luglio 2009 e quello del 2010 la variazione e' stata di 92mila unita', rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, quindi una diminuzione dell'83%. E' quanto emerge dal rapporto dell'Osservatorio regionale per l'integrazione e la multietnicita' (Orim), presentato al Pirellone. Nella fotografia e' evidenziato anche il calo degli immigrati irregolari, mentre aumentano quelli con un lavoro o imprese proprie. (ANSA).



Immigrazione: Cie Gradisca, divieto fumo per evitare incendi
Struttura isontina e' al collasso
(ANSA) - TRIESTE, 2 MAR - Gli ospiti del Cie di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) non potranno piu' fumare una sigaretta: il divieto e' scattato per evitare nuove rivolte degli immigrati in attesa di identificazione, che, a piu' riprese negli ultimi giorni - almeno quattro episodi dall'inizio dell'anno - hanno dato alle fiamme stanze e strutture del centro.

Lo si e' appreso oggi dall'assessore alla Sicurezza del Friuli Venezia Giulia Federica Seganti. (ANSA).

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