Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

24 giugno 2014

Bagarre sui giovani immigrati La polizia: "li schedi il Comune" 
la Repubblica Milano, 24-06-14
SOLI ma pieni di speranze. L`anno scorso il Comune ha accolto 571 ragazzi stranieri arrivati a Milano senza genitori; nei primi mesi di quest`anno altri 200 e le previsioni dicono che saranno mille prima di Natale perché gli sbarchi quest`anno sono enormemente aumentati. Ieri mattina a Palazzo Marino - durante la presentazione di "Ognuno di noi", progetto per l`inserimento lavorativo del Celav del Comune - l`assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, ha spiegato che lo Stato, nella fattispecie la Questura, ha rinunciato a identificare i «minori non accompagnati», come li chiamano in gergo burocratico. I ragazzi vengono inviati direttamente al Pronto intervento del Comune in via Dogana, senza documenti o altro addosso. «Non compete a noi e non abbiamo strumenti per fare le operazioni di identificazione e per stabilire l`età e la provenienza dei ragazzi che arrivano in città- dice Majorino -. Io capisco le difficoltà delle autorità di polizia e i problemi di personale, ma non abbiamo nessuna intenzione di accollarci 
compiti che non ci spettano. Speriamo che il disguido si risolva e che si torni rapidamente alla collaborazione che c`è sempre stata in questi anni e che la situazione che si è creata con questo annuncio della Questura torni subito alla normalità». L`allarme dell`assessore 
è comprensibile, visto che la questione dell`identificazione dei minori stranieri è cruciale quando si tratta di stabilire quanto a lungo dovranno essere a carico del Comune nelle comunità alloggio. La legge stabilisce fino ai 18 anni, ma bisogna valutare qual è l`età esatta dei giovani prima che vengono dati in affido all`amministrazione. 
Nell`ultimo anno sono stati accolti 502 maschi e 69 femmine tra i 14 e i 17 anni provenienti da Egitto, Albania, Kosovo ed Eritrea, 
giunti in Italia via mare e arrivati a Milano completamente soli. Il Comune ha speso per l`accoglienza 4,5 milioni di euro e ha finora ricevuto dallo Stato solo 1,5 milioni di euro. Per i restanti 3 milioni, aspetta e spera. 
(z. d.) 
 
 
 
Immigrati:Renzi,incivile voltare sguardo
Non basta avere moneta comune, bisogna accettare valori comuni
(ANSA) - ROMA, 24 GIU - "Un'Europa che spiega al pescatore calabrese che non può pescare il tonno con una determinata tecnica ma poi quando ci sono i cadaveri si volta dall'altra parte, non è degna di chiamarsi Europa di civiltà". Così il premier Matteo Renzi alla Camera, raccogliendo l'applauso dell'Aula. "Non basta avere una moneta, un presidente in comune, una fonte di finanziamento in comune: o accettiamo destino e valori in comune o perdiamo il ruolo dell'Europa davanti a se stesso".
 
 
 
IMMIGRAZIONE/ Malato grave e povero, la Rsa vuole 52mila euro
Online News, 24-06-14
Mohamed Mellah, cittadino marocchino di 52 anni, da tutti conosciuto come ‘Simonè, venuto in Italia tanti anni fa per trovare un lavoro, e ora affetto da una grave tetraparesi spastica dovuta ad intossicazione da monossido di carbonio, è stato citato in tribunale insieme al fratello che lo assiste da anni, Said, dal Consorzio San Raffaele che gestisce la Residenza sanitaria assistenziale di Alessano (Lecce) dove l’uomo è stato ricoverato per cinque anni, pretendendo dall’ammalato 52.705 euro. La somma rappresenta la quota di retta mensile relativa alle spese non sanitarie (circa 30 euro al giorno) che gravava sul degente. Per le attività sanitarie la quota di retta è invece a carico della Asl. In caso di indigenza dell’ammalato la quota graverebbe – secondo quanto sottolinea il legale del San Raffaele, avv. Francesca Pulimeno – sui congiunti e sul Comune di residenza. Mohamed è inchiodato in un letto, imprigionato nel suo corpo completamente immobile e impossibilitato a parlare, da quando di anni ne aveva 42 per una stufa che, mentre dormiva, ha funzionato male quando era a Presicce, nel Salento, e da anni lavorava con regolare permesso di soggiorno come saldatore meccanico. La sua vicenda è stata seguita, sin dall’incidente, dai mass-media, da volontari, a tratti dalle istituzioni, ma soprattutto da cittadini del Salento che per lui, povero e solo, hanno dato vita più volte a vere e proprie gare di solidarietà: collette semplicemente per poter comprare un televisore che gli potesse tenere compagnia o raccolte di denaro per consentire al fratello, Said, di venire in Italia ad assisterlo e poi, dopo numerosi anni, anche alla moglie di quest’ultimo e al figlio della coppia. Una raccolta di denaro è stata fatta anche per consentire alla mamma di ‘Simonè di venire in Puglia e poterlo abbracciare anche se per pochi giorni soltanto. Simone, dopo aver vissuto per anni dopo l’incidente in alcuni ospedali della zona, nei reparti di lungodegenza, è stato ricoverato al San Raffaele il 28 giugno del 2007: dall’ospedale di Gagliano del Capo fu direttamente trasferito alla struttura socio-sanitaria San Raffaele per interessamento dell’ex assessore regionale alla Sanità Elena Gentile, la quale il 22 luglio del 2006 si recò all’ospedale di Gagliano incontrando personalmente Simone e Said, e rassicurandoli sul fatto che la Regione Puglia si sarebbe fatta carico di tutte le spese attraverso una delibera. Ora la struttura socio-sanitaria, non avendo però in tutti questi anni ricevuto nulla dalla Regione, ha inviato loro gli atti giudiziari perchè si presentino in tribunale. Sono stati citati dal San Raffaele anche i Comuni dove nel tempo Mohamed-Simone ha avuto la residenza, Presicce e Corsano. Da quando è stato dimesso dalla Rsa (il 31 marzo del 2012) Simone vive a Corsano, accudito ogni secondo della sua vita dal fratello e dalla cognata. La famiglia vive e affronta tutte le spese con circa 700 euro di pensione, somma percepita dall’uomo per la sua invalidità. «Siamo stati costretti ad agire: c’era un impegno preciso – afferma Alberto Bertolini, direttore generale del Consorzio ‘San Raffaele – dell’ex assessore regionale della Puglia, Elena Gentile, che non è stato mantenuto ma è chiaro che il nostro vuole essere un segnale. Non vogliamo assolutamente e in nessun modo, sia chiaro, costringere il paziente o i suoi famigliari a far fronte alla situazione con il poco denaro che hanno a disposizione, sappiamo bene in quale situazione si trovano». «L’assessore Gentile – spiega il dg – ci aveva assicurato che aveva pensato lei, con un atto della Regione, a coprire quanto dovuto: ci siamo rivolti alla Asl che ci ha risposto picche, abbiamo chiesto alla Gentile di onorare l’impegno ma non c’è stata risposta. Siamo disposti a trovare quanto prima, così come più volte sollecitato, una soluzione con la Regione Puglia» . L’udienza si terrà nel tribunale di Lecce il prossimo 1 dicembre. 
 
 
 
Roma: morti due migranti, vittime dell’abbandono
Cronache di ordinario razzismo, 23-06-14
Due persone sono morte a Roma. Entrambi migranti, vivevano in stabili occupati: uno in via Collatina 385, in zona Tor Sapienza, l’altro nell’edificio conosciuto come Selam Palace, a Tor Vergata, in via Arrigo Cavaglieri.
T.B., cittadino etiope di 27 anni, è deceduto nell’occupazione di via Collatina, dove vivono oltre 500 migranti, per la maggior parte richiedenti asilo e rifugiati. Dai primi risultati sembra che l’uomo sia morto dopo alcuni giorni di febbre alta, cosa che ha fatto subito sospettare un caso di tubercolosi, che potrà essere smentito o confermato solo dall’autopsia.
Dell’altra persona, invece, non si conosce neppure il nome: solo da un giorno si trovava presso il Selam Palace. Secondo fonti non ufficiali potrebbe essere arrivata a Roma con i pullman organizzati dalla prefettura di Taranto, che hanno letteralmente scaricato i migranti presso alcune stazioni italiane, tra cui quella di Anagnina a Roma (ne abbiamo parlato qui).
Sui timori paventati da alcuni media in merito a un’eventuale emergenza sanitaria, Carlo Pellegrino, medico impegnato nel poliambulatorio AmbuLanti e in sostegno all’associazione Cittadini del Mondo che opera all’interno del Selam Palace, è molto chiaro: “Il problema è che queste persone arrivano e non ricevono alcuna assistenza. Sul corpo è stata disposta l’autopsia, ma ipotizzo si tratti di un decesso causato dalla disidratazione e dalla fatica”. Gli fa eco Donatella D’Angelo, medico dell’associazione Cittadini del Mondo, secondo cui “le persone arrivano in Italia stremate e non ricevono assistenza. La febbre è una conseguenza della disidratazione”.
A proposito dell’ “allarme tubercolosi”, Pellegrino sottolinea: “E’ pericoloso e inutile scatenare paure legate a eventuali epidemie: la tubercolosi è una malattia il cui contagio non è immediato. Per prevenirla, basterebbe trattare le strutture e i presidi con la varechina. L’importante insomma, in questi casi, è intervenire per tempo, e questo manca totalmente. Inoltre, in ambienti di estrema promiscuità, malsani, con condizioni igieniche precarie, le situazioni si complicano”.
Insomma un’ennesima smentita della presunta emergenza (qui altre info).
Il problema, semmai, è un altro, ossia l’assenza di un sistema di accoglienza capace di garantire i diritti umani fondamentali, compreso il diritto alla salute. Sono migliaia le persone giunte negli ultimi mesi e abbandonate a loro stesse, costrette a vivere in situazioni di estrema precarietà e lasciate prive di assistenza medica. Quante vittime ci dovranno essere ancora perchè si smetta di parlare di “emergenza migranti”, si inizi a individuare le reali responsabilità e si provveda a garantire il diritto all’accoglienza?
 
 
 
"Vi aspettavate di venire in Italia per fuggire dalle guerre? Avete trovato la Bossi-Fini"
E' duro il nuovo singolo della Med Free Orkestra: band multietnica romana che denuncia le storture dei nostri giorni e sceglie come luogo delle riprese di un videoclip la via Casilina, la ferrovia Roma-Giardinetti nel tratto che attraversa il quartiere, tra i più multietnici della capitale, di Tor Pignattara: luoghi simbolo di una città che cambia e si misura con la convivenza tra vecchi e nuovi romani
la Repubblica, 23-06-14
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - "Siete voluti venire in Italia per scappare dalle guerre, dalle torture, dalle condizioni disumane, dalle superstizioni che vi costringono a mutilare i vostri figli. Vi aspettavate corridoi umanitari e avete trovato l'esercito della Bossi-Fini. Siete venuti per ritrovare quello da cui scappavate". Va giù duro il nuovo singolo della Med Free Orkestra: band multietnica romana.
Il Paese delle orchestre multietniche. L'Italia è il Paese delle orchestre multietniche, prima in Europa con ben quindici band all'attivo: dalla Orchextra Terrestre di Trieste alla Ritmo Live di Messina. E il primato dei primati spetta a Roma, forte di cinque gruppi. Come nasce la Med Free Orkestra? "Alcune band scaturiscono da un'idea volutamente interculturale - spiega  Francesco Fiore, leader dell'orchestra - altre hanno raggiunto lo stesso obiettivo in modo spontaneo e involontario. È la nostra storia: nel marzo 2010 abbiamo deciso di mettere in piedi un'orchestra di musica mediterranea. Ci mancavano degli strumenti e il caso volle che i candidati migliori fossero di origine straniera. Un processo naturale, indice di una riuscita integrazione".
La feroce ironia del videoclip. Il videoclip BackGround (tratto dall'omonimo album della Med Free Orkestra, pubblicato lo scorso 5 giugno per l'etichetta CNI - Compagnia Nuove Indye) intende denunciare "le contraddizioni e le storture dei nostri giorni". Per farlo, sceglie come luogo delle riprese la via Casilina, la ferrovia Roma-Giardinetti nel tratto che attraversa il quartiere, tra i più multietnici della capitale, di Tor Pignattara: luoghi simbolo di una città che cambia e si misura con la convivenza tra vecchi e nuovi romani. "La distonia tra il testo della canzone, il ritmo incalzante della musica e le immagini è uno spaccato dei tempi odierni - spiega Fiore - BackGround è una canzone di protesta contro le brutture della nostra società, viste e raccontate anche con un po' di feroce ironia. Un manifesto per l'inclusione sociale e contro ogni forma di razzismo e discriminazione".
Testimonial famosi. Molti i personaggi noti intervenuti nel video per sostenerne il messaggio: Erri De Luca, Claudio Santamaria, Paolo Briguglia, Amir Issaa, Anita Kravos, Riccardo Bertini (voce dei Mammoth), Vincenzo Ostuni (poeta), Andrea Satta (voce dei Tetes de Bois).
 
 
 
Quando il licenziato è un immigrato
l'Unità, 23-06-14
Sono quelli che più soffrono le conseguenze della crisi. Sono un esercito di donne e uomini che vivono tra noi e che rappresentano, tanto per adeguarsi agli imperativi dell’economia, il 12 per cento del nostro Prodotto interno lordo. Ovvero ci aiutano a sopravvivere. È stato dedicato a costoro un volume che è, a dire il vero, un «dossier»: «Immigrazione e sindacato, Lavoro, cittadinanza e rappresentanza» (Ediesse). Il tutto curato da Francesca Carrera ed Emanuele Galossi (con introduzione di Vera Lamonica).
I protagonisti sono una parte di quel miliardo di persone che hanno abbandonato i rispettivi Paesi di origine per cercare lavoro altrove. Sono i componenti di un esodo di massa continuo, come testimoniano le agghiaccianti sequenze dei barconi inabissati nei nostri mari. Un esercito, come sottolinea Fulvio Fammoni nella prefazione, che ha scelto la via della migrazione per migliorare le proprie condizioni di vita.
I numerosi saggi raccolti testimoniano gli effetti della crisi. Gli immigrati in Italia son quelli che più hanno perso lavoro con un tasso di disoccupazione cresciuto (dal 2008 al 2012) del 6,1 per i lavoratori comunitari e del 5,1 per i non comunitari. Mentre per gli italiani la crescita è stata del 3,6. Anche i salari hanno subito un colpo. È di 344 euro (il 26,2%) il taglio (denunciato nel primo semestre del 2012) della retribuzione media di un lavoratore immigrato rispetto a quella di un dipendente italiano. Inoltre la possibilità di poter accedere a forza lavoro a basso costo ha incentivato la concorrenza sleale tra le imprese, nonché l’evasione fiscale e contributiva. Così «le imprese virtuose hanno pagato più duramente la crisi e il sistema produttivo rischia di perdere il tessuto imprenditoriale più sano e innovativo». Un danno per il Paese, insomma.
Uno sguardo particolare viene in un’inchiesta, contenuta nel libro, gestita dall’associazione Bruno Trentin e curata da Emanuele Galossi. I 1065 questionari raccolti parlano di una dequalificazione di gran parte di questi lavoratori in gran parte laureati e con una forte presenza di donne. Alla domanda sulla priorità che l’imprenditore assegna loro pongono al primo posto la disponibilità alla flessibilità, al secondo l’essere pagati poco, al terzo la fatica e solo alla fine l’apprezzamento per «il merito». Come si vede le tante dissertazioni sul merito evaporano come neve al sole. Eppure queste donne e questi uomini rivendicano (il 65%) «esigenze formative». Solo il 13% può per questo contare sull’azienda. Molti poi (il 46%) ora rischia di cadere tra gli irregolari. E a proposito dei danni subiti dalla crisi mettono al primo posto le retribuzioni, poi la diminuzione delle giornate di lavoro. Mentre le condizioni di lavoro si fanno più rischiose (19,1%), gli orari più lunghi (22,2%), i diritti si vanno perdendo (12,8%), i consumi si riducono (62,3%), aumenta la ricerca di un prestito (14%). E così proseguendo, diventa difficile inviare le rimesse ai familiari nei paesi d’origine, vengono meno i ricongiungimenti… Tanto che alla fine il 45,6% degli intervistati pensa di dover affrontare una nuova migrazione.
C’è in questo mare di «sofferenti» quello ancor più grave dei nuovi schiavi ovvero del «lavoro gravemente sfruttato». Come spiega Francesco Carchedi in un’apposita classifica di queste forme di lavoro subito dietro la Romania (42,49) viene l’Italia (con il 22%9), poi l’Olanda (l’8,7%) e il Belgio (6,7%). Scrive Carchedi: «Le basse paghe, le truffe di cui gli immigrati sono vittime, il non pagamento di straordinari o di retribuzioni arretrate, le minacce e le violenze che subiscono in caso di richiesta del dovuto, formano, nell’insieme, ciò che s’intende per lavoro paraschiavistico».
C’è chi si oppone, organizza interventi ed è il sindacato. Un altro saggio parla di risultati nella contrattazione aziendale e propone la costruzione di uno «spazio d’immigrazione» nelle sedi sindacali. Altre esperienze si notano nel campo della contrattazione sociale ma occorre fare molto di più. Sono necessari, sottolinea Piero Soldini, «atti concreti e di discontinuità con il passato». Un incitamento che riguarda anche il sindacato Europeo. Come scrive Fausto Durante, «i decisori europei continuano a oscillare tra proclami inconcludenti e azioni altrettanto prive di efficacia». Tra le proposte al sindacato europeo quella di «un network di punti di contatto tra tutti i sindacati affiliati». Un dossier utile, a conclusione, fatto di denunce e suggerimenti. Può servire a chi non vuol limitarsi a partecipare a tavole rotonde.
 
 
 
Immigrazione: Spagna, salvati in 29 a largo Isole Canarie
Erano su barcone disperso da mercoledì scorso
(ANSAmed) - MADRID, 23 GIU - Sono stati tratti in salvo i 29 immigrati che erano a bordo di un barcone disperso da mercoledì scorso nelle acque delle isole Canarie. Lo hanno reso noto le autorità spagnole impegnate in questi giorni nelle ricerche assieme alle squadre di soccorso marocchine.
E' stato accertato che sul barcone vi erano 29 immigrati - 22 uomini, 5 donne e due bambini - e non 37 com'era stato segnalato in un primo momento dall'ONG 'Caminando fronteras' che aveva lanciato l'allarme.
In barcone è stato intercettato durante la notte dalle squadre di soccorso navali e aeree 28 miglia sa nord-est di Dajla (Villacisneros, nel Sahara Occidentale). Gli immigrati, seppure molto provati, erano in condizioni di salute discrete. (ANSAmed).
 
 
 
Usa, migliaia di bambini in fuga dal Messico. Stipati in centro detenzione. Obama sotto accusa
Oltre 47.000 minori senza genitori sono entrati illegalmente in Texas da ottobre. Un centro di detenzione a Nogales, aperto solo ora ai giornalisti, ne ospita quasi mille in condizioni precarie. Le associazioni per i diritti contro l'Amministrazione: "Non ha fatto abbastanza". I repubblicani puntano il dito contro il programma Daca voluto dal presidente
la Repubblica.it, 24-06-14
DIANA OREFICE
Centinaia di bambini, coperti da lenzuoli di alluminio, dormono per terra ormai da giorni in un centro di detenzione a Nogales, in Arizona. Divisi per età e sesso da sbarre di ferro alte quasi 5 metri, sormontate da filo spinato, aspettano di essere processati per immigrazione clandestina. Hanno tra gli 1 e i 17 anni, vengono dal Messico, dal Guatemala, da San Salvador, dalle Honduras. Viaggiano settimane per poi ritrovarsi da soli alla frontiera tra il Messico e il Texas, dove vengono prelevati dalla polizia e spediti in un centro di detenzione. Da ottobre sono oltre 47.000 i bambini non accompagnati che hanno attraversato il confine. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato che si tratta di una "urgente crisi umanitaria". Le associazioni di diritti umani accusano Washington di non aver fatto abbastanza. I repubblicani, intanto, chiedono al presidente maggiori controlli.
I migranti minorenni in entrata negli Usa dovrebbero essere processati entro 72 ore, per poi essere trasferiti in un centro per rifugiati. Ma la massiccia ondata di arrivi era inaspettata e la situazione è diventata ingestibile. Il centro di Nogales, dove da circa un mese vengono trasferiti i piccoli migranti, ne ospita attualmente quasi 1000. Solo la settimana scorsa alcuni reporter sono stati accompagnati in un tour, organizzato dalle autorità locali per smentire gli allarmi riguardo all'igiene e alla sicurezza degli ospiti del centro. Proibite riprese e registrazioni: solo un fotografo dell'Associated Press ha avuto il permesso di scattare.
Pochi sorrisi, tra i piccoli migranti. Gli unici che si riescono a intravedere sono sul volto dei bambini che giocano durante l'ora d'aria: ad ogni gruppo spettano 60 minuti da passare fuori, che spesso utilizzano per giocare a calcio o pallacanestro. Dentro, seduti per terra o sulle panchine, si possono guardare le partite dei mondiali, ma pochi stanno davanti alla tv. La maggior parte dei bambini sono soli, seduti per terra, senza fare nulla. Mangiano a turni, tre volte al giorno, in una grande mensa da 200 posti. Proprio il momento del pasto sembra aver scatenato la prima ed unica azione di gruppo, finora: dopo qualche giorno di "sciopero della fame" i piccoli migranti sono riusciti a ottenere burritos preparati con tortillas di farina di mais, al posto di quelli con tortillas di farina di grano, diffusi solo nel nord del Messico.
Le autorità americane si erano preparate ad un incremento di arrivi, ma le aspettative erano più basse. Fino al 2010 i bambini non accompagnati che attraversavano il confine andavano dai 6000 agli 8000. Nel 2011 sono stati oltre 13000, nel 2012 sono quasi raddoppiati, arrivando a 25000. Per la fine del 2014 sono attesi tra i 60000 e i 90000 minori. L'amministrazione ha chiesto 2.3 miliardi di dollari per far fronte all'emergenza: 140 milioni in più di quanti ne aveva richiesti Barack Obama al Congresso in occasione del budget annuale.
L'ondata di arrivi, secondo i repubblicani, è dovuta al Deferred Action for Childhood Arrivals (Daca), il programma voluto nel 2012 da Obama per impedire il rimpatrio forzato degli immigrati irregolari che hanno frequentato le scuole americane o prestato servizio militare nel Paese. Il programma è riservato ai minori di 15 anni che sono entrati negli Usa entro il 15 giugno 2007, ma l'annuncio avrebbe creato confusione e false speranze. "Sono turbata e indignata - ha dichiarato il governatore dell'Arizona, Jan Brewer - per il fatto che l'amministrazione Obama stia applicando questa politica pericolosa e inumana". I cittadini e le associazioni, intanto, hanno raccolto negli ultimi giorni centinaia di materassi, bagni e docce portatili. 
 
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