Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

25 novembre 2011

Il ministro Riccardi: "Un dovere la cittadinanza ai figli di immigrati"
La prima uscita del titolare dell'Integrazione sulla tomba del rifugiato ucciso nel 1989
GUIDO RUOTOLO
inviato a v. literno (napoli)
La Stampa, 25-11-2011
Lo dice alla fine dell'assemblea, Andrea Riccardi, il neo ministro dell’Integrazione e della cooperazione internazionale: «Non ho la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi. Come uomo, come amico mi dispiace non poter fare il possibile e l’impossibile. Ma è dovere di un ministro ascoltare. Ascoltare gli immigrati e gli italiani e costruire insieme un percorso di integrazione». È realista, Riccardi. Non promette la luna, si richiama ripetutamente al presidente della Repubblica Napolitano, parla di cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, «come atto dovuto e di grande responsabilità per il futuro del Paese».
In mattinata, a Napoli, intervenendo all’Università, aveva detto: «I giovani figli di stranieri sono cresciuti immersi nella cultura italiana, la nostra tradizione è ius culturae, non solo ius sanguinis o ius soli». E nel cimitero di Villa Literno, dove ha appena deposto una corona di fiori sulla tomba di Jerry Masslo, il ministro ribadisce il concetto della necessità di una accelerazione del «processo di integrazione»: «L’Italia deve essere grata ai suoi cittadini e a questi nuovi amici. Dobbiamo lottare per una integrazione profonda nella diversità». Facce «normali» in terra di camorra e di disperazione. Il clima continua a non essere pacificato. «In tempo di crisi che viene a fare un ministro? Rende omaggio a un nero morto vent’anni fa, spendendo chissà quanti soldi....». Certo, oggi ci sono esperienze di associazionismo sul territorio, di momenti di integrazione che ai tempi di Masslo erano un sogno. Ma il giudizio dell’imprenditore edile che ingaggia quattro, cinque «neri» al giorno, non è isolato. Anche tra chi ha accolto il ministro Riccardi, ci si interroga sulle finalità di questa visita. In politica contano anche i gesti. E il fatto che il ministro Riccardi abbia deciso di venire nella tana del lupo, di affrontarlo di petto, di ascoltare le sue rivendicazioni è il segno di un mutamento di clima rispetto alle rivendicazioni ringhiose della Lega in tema di immigrazione. Colpivano gli applausi dei «neri» che affollavano la sala del Centro Fernandes di Castelvolturno, la struttura dell’Arcidiocesi di Capua che ospita 150 immigrati, al discorso del ministro. Riccardi era stato prima al cimitero di Villa Literno, per rendere omaggio alla tomba di Jerry Masslo, una icona dell’immigrazione in Italia, un sudafricano scappato dall’apartheid e ucciso a Villa Literno nell’agosto del 1989. Emozionante il racconto di Mary, una immigrata del Ghana a Castel Volturno dal 1984. «I miei figli parlano italiano, mangiano italiano, vestono italiano. La mia prima figlia si è appena laureata. Quando è nata la seconda, con un handicap, e mi sono ammalata, mi è scaduto il permesso di soggiorno. Sono andata in questura e mi hanno chiesto il contratto del datore di lavoro, che non avevo. Poi, nel ‘96 è arrivata la sanatoria. Mia figlia maggiorenne per avere la cittadinanza deve dimostrare di essere residente qui da almeno dieci anni. I miei figli non sono mai stati in Africa».
Il ministro della Cooperazione ripete che «l’integrazione è una necessità»: «Non so se è una priorità per il governo Monti, di certo so che il Parlamento non può eludere il problema». A ricordarlo è stato anche il vescovo di Capua Schettino, che ha parlato delle nuove povertà: «Oggi il lavoro scarseggia... si cominciano a vedere immigrati che chiedono l’elemosina fuori dalle chiese e prendono piede le malattie mentali, respiratorie e gastriche». Forse è anche per questo che il ministro Riccardi parla di far presto, che il processo di integrazione non può aspettare.



L'integrazione parte dai piccoli»
Riccardi: sia italiano chi è nato qui
Avvenire, 25-11-2011
GIOVANNI GRASSO
Non taglia nastri né partecipa a patinati incontri di vip il neo ministro alla Cooperazione internazionale e all'integrazione Andrea Riccardi per la sua prima uscita pubblica: ma sceglie di andare a depositare un fiore sulla tomba di Jerry Essan Masslo, nel piccolo cimitero di Villa Literno e di visitare il Centro di accoglienza per immigrati "Fernandes", a Castelvolturno. Un centro dell'arcidiocesi di Capua: fino a una decina di anni fa era un fatiscente ricovero per i clandestini. Ora è un centro d'avanguardia. Masslo era un giovanissimo sudafricano, che era fuggito dall'apartheid del suo Paese. Riccardi l'aveva conosciuto personalmente e lo ricorda commosso. II giovane trovo la morte in terra italiana. Fu ucciso qui, nel 1989, da un gruppo di uomini mascherati, in circostanze ancora mai chiarite. Vittima riconosciuta dall'intolleranza e della violenza. Al cimitero tra un nutrito gruppo di italiani e stranieri in silenzio un immigrato si avvicina e regala una camicia azzurra al neo-ministro. «L'ho fatta io stanotte, è una camicia tutta italiana, con cotone italiano, fatta da me». E per le misure, aggiunge: «Ho studiato le sue foto su internet». L'incontro con gli immigrati al Centro "Fernandes" è semplice e colloquiale. «Sono venuto qui», spiega il ministro, «soprattutto per ascoltare e per capire». L'arcivescovo Bruno Schettino spiega: «La crisi dei lavoro in questa zona riguarda tutti, italiani e stranieri. Questi ultimi hanno problemi in più, per gli alloggi. E molti per paura non vanno a farsi curare le malattie. Ma il dialogo è l'unico strumento possibile». Riccardi ascolta la storia di Mary, ghanese rimasta vedova con tre figli, nati in Italia. Spiega: «Per la legge non sono italiani. Ma non sono neanche africani. Non sono mai stati in Africa». Ognuno ha vicissitudini, problemi, difficoltà, veri e propri drammi. II ministro prende nota, interloquisce. Poi spiega: «Non ho la bacchetta magica per risolvere tutti i vostri problemi, ma il mio ministero si occupa di integrazione. E io intendo lavorare per favorirla, la volontà di questo governo è quella di portare avanti un processo d'integrazione serio e maturo». Ma, dice ancora Riccardi, «non sarò il ministro degli immigrati. Perché l'integrazione riguarda tutti e intendo ascoltare gli stranieri come gli italiani». Aggiungendo: «Dobbiamo lavorare insieme. Italiani e stranieri. Per costruire processi realistici di integrazione. L'ltalia ha bisogno degli immigrati e gli immigrati hanno bisogno di una solidarietà civica». Piovono domande sulla cittadinanza ai bambini nati in Italia e sull'appello del capo dello Stato. Riccardi - che ieri ha incontrato anche il cardinale Sepe - è d'accordo con Napolitano, lo ringrazia per le sue parole illuminanti. E spiega: «Siamo un Paese democratico e ci sono diverse posizioni tra le forze politiche. II governo Monti è di responsabilità nazionale e chi ne fa parte è perché sente responsabilità verso la nazione. Spero che le forze di maggioranza che appoggiano il governo trovino un'intesa per un percorso, per l'inizio di un cammino». Che «può cominciare proprio dai bambini». Perché concedere la cittadinanza a chi nasce qui «è un atto dovuto e di grande responsabilità per il futuro dei Paese». Ma Riccardi si dovrà occupare anche di Cooperazione internazionale, che è l'altra faccia della medaglia del problema immigrazione. L'ltalia negli ultimi anni ha fatto poco o nulla in questo campo. La speranza del ministro è che «in questo strategico settore l'ltalia riprenda il suo impegno, aiutando Paesi e popolazioni in grande difficoltà».



Riccardi a Caserta
L'omaggio del ministro al migrante assassinato
Corriere della Sera, 25-11-2011
È dedicata agli immigrati la prima uscita del ministro per la cooperazione internazionale e la cooperazione Andrea Riccardi, che ha visitato Villa Literno e Castel Volturno, centri del Casertano a forte presenza di immigrazione, soprattutto clandestina. Nei cimitero di Villa Literno, Riccardi ha reso omaggio all'immigrato Jerry Essan Masslo, sudafricano ucciso a Villa Literno nell'agosto 1989 in circostanze mai chiarite, forse riconducibili alla sua attività contro il caporalato. «La storia di Jerry Masslo — ha detto Riccardi — ha fatto prendere coscienza della sofferenza degli immigrati. Da li sono nati fatti positivi come la legge Martelli, l'apertura ai profughi dell'Est e poi del mondo entero".



Cittadinanza, la soluzione c’è
Europa, 25-11-2011
Anna Serafini

La cittadinanza dei bambini nati in Italia da genitori stranieri è un tema molto sensibile che tocca i sentimenti del paese. Così come, più in generale, i temi legati all’immigrazione e all’integrazione. La politica ha il dovere di capire che i processi di integrazione dei minori non sempre sono più facili di quelli dei loro genitori. Spesso, anzi, sono proprio i minori, soprattutto i figli degli immigrati nati nei paesi di immigrazione, ad essere in qualche modo sospesi nel limbo.
Nati e vissuti in un paese straniero, non sentono come loro la cultura e l’identità nazionale del paese d’origine; ma nello stesso tempo stentano a riconoscersi nel paese che li ospita. Due diversi codici identitari e culturali li portano a vivere qualche volta alla costante ricerca di un equilibrio non facile da raggiungere.
Altre volte si impone la assimilazione forzata e il rifiuto traumatico della tradizione d’origine. Spesso si torna alla integrale identificazione nel bagaglio culturale del paese di origine, o del gruppo di appartenenza, in conseguenza della mancata integrazione nella società ospitante. Eppure la sfida che lanciano riguarda la forza del nostro paese, il suo futuro.
Il paradigma culturale allora è quello da assumere per integrare, senza conflitti e tensioni, i bambini stranieri. Ha detto bene il presidente Napolitano, parlando ai nuovi cittadini italiani, senza naturalmente indicare modalità e contenuti del percorso legislativo: «I nati in Italia ancora giuridicamente stranieri superano il mezzo milione e complessivamente i minori residenti in Italia sono quasi un milione... Senza questi ragazzi il nostro paese sarebbe decisamente più vecchio e avrebbe minori capacità di sviluppo».
Allo stato attuale, appare evidente la necessità di intervenire nella materia attraverso una riforma delle norme sulla cittadinanza, con modifiche riconducibili ad un unico comune denominatore, costituito dalla necessità di attuare effettive politiche di integrazione.
In parlamento sono depositate diverse proposte. Al senato tra le altre, c’è quella a prima firma Marino e quella a prima firma mia, più affine ai modelli europei che tengono conto di diverse esigenze. La modifica della legge attuale che propongo è incisiva, ma contemporaneamente fissa dei criteri che regolano lo ius soli. Nel disegno di legge n. 2116 da me presentato al senato, si è inteso da un lato valorizzare, ai fini dell’acquisizione della cittadinanza, la nascita dello straniero nel territorio della repubblica e, dall’altro, introdurre delle regole di percorso in sintonia con il contesto giuridico europeo.
A tale riguardo, secondo la direttiva europea 2003/109/CE, si è provveduto a contemperare il principio dello ius soli con il requisito connesso alla regolare presenza di almeno uno dei genitori nel territorio della repubblica per un periodo di cinque anni antecedenti alla nascita; che appare idoneo a comprovare un adeguato grado di radicamento e di integrazione nel territorio.
Successivamente si introduce un’ulteriore ipotesi di acquisto della cittadinanza iure soli per i nati in Italia da genitori stranieri di cui almeno uno, residente legalmente all’atto della nascita del figlio nel nostro paese, sia nato in Italia. La disposizione è finalizzata a favorire l’integrazione degli immigrati di terza generazione come previsto dalle legislazioni di altri paesi europei.
Inoltre, si aggiunge una precisa alternativa sia allo ius sanguinis sia allo ius soli: è il cosiddetto ius domicilii, che si affianca allo ius soli per chi non è nato in Italia ma si trova a vivere nel nostro paese gli anni decisivi della formazione della sua personalità.
I criteri a fondamento di questo diritto sono sia la durata della vita in Italia per un congruo periodo, sempre determinato in cinque anni, che costituisce un indice di stabilità significativo nella vita del minore, sia la partecipazione alla scuola, alla formazione professionale o lo svolgimento di una attività lavorativa.
La proposta di legge contiene infine altre norme a tutela dei minori stranieri non accompagnati. Su questo tema è comunque necessario perseguire un ampio consenso ed evitare di dividere il paese. I modi i tempi i contenuti di un provvedimento di modifica devono rispettare le ansie e le preoccupazioni dei cittadini italiani, le loro diverse sensibilità.
Luogo deputato alla mediazione e alla sintesi è il parlamento: solo attraverso il dialogo è possibile trovare una soluzione, come è stato fatto per il garante dell’infanzia. L’inclusione effettiva si ottiene con l’apporto di ogni tradizione politica e culturale, con l’educazione alla cittadinanza.



Riccardi, mano tesa alla Lega «L'integrazione interessa tutti»
Il Messaggero, 25-11-2011  
PIETRO TRECCAGNOLI
VILLA LITERNO - II minuto di silenzio sulla tomba di Jerry Essan Masslo, nel cimitero di Villa Literno, è riempito dagli scatti continui degli otturatori dei fotografi. Ma l'emozione è forte e si sente. Il ministro della Cooperazione e dell'Inte- grazione, Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio. accanto al sindaco e alle autorità locali, rende omaggio con un cuscino di fiori arancione alla prima vittima del razzismo in Italia, quel sudafricano trentenne ucciso in una torrida sera d'agosto del 1989. Piu di vent'anni fa. Era un'altra Italia. Ma qui si continua a morire per il colore della pelle, perl'emarginazione, per la fatica e per la camorra come nella strage di tre anni fa a Castelvolturno: sotto i colpi del killer del clan di Giuseppe Setola ci rimasero sei stranieri.
E proprio a Castelvolturno il ministro chiude la sua giornata campana, la sua prima uscita pubblica. Ha visitato il Centro Fernandes, sulla Domiziana, che nacque dopo la morte di Masslo e che ora è tra i principali punti di riferimento per la vasta popolazione africana della província di Caserta, tra le piü nere dei Sud. Ad accoglierlo è una sala gremita.E le storie che raccontano sono ferite che sanguinano. «La nostra società deve essere grata a questi nuovi amici che lavorano per noi per la crescita del nostro Paese», commenta il ministro. «Jerry Masslo», aggiunge, «aveva frequentato la Comunità di Sant'Egidio e lo conoscevamo bene. Fuggiva da uno dei regimi razzisti più atroci, quello dell'apartheid sudafricano. A consolazione della sua morte possiamo dire che non è stata del tutto inutile perché ha suscitato una grande riflessione che ha portato alla prima legge sull'immigrazione». E prima di andar via accarezza la fredda pietra che protegge Masslo e fa mettere un fiore sulle tombe anonime.
Roba che fino a qualche settimana fa era inimmaginabile per un ministro, con un governo sotto schiaffo della
Lega. E proprio con la Lega, Riccardi smorza i toni: «Penso che in Italia possiamo costruire una cultura condivisa, perché l'integrazione è un interesse nazionale. Anche il Nord, nelle sue corde più profonde, lo sa».
La prima tappa della giornata di Riccardi era stata a Napoli, all'inaugurazione dell'anno accademico della Pontificia facoltà teologica. Qui il ministro ha voluto sottolineare il suo accordo con le parole dei presidente Napolitano che si è detto favorevole alla cittadinanza ai bambini stranieri nati in Italia. L'incontro era stato programmato da tempo, prima che arrivasse la nomina a ministro, su invito del cardinale Crescenzio Sepe, grande amico della Comunità di Sant'Egidio e che ha introdotto la prolusione di Riccardi sullo spirito degli incontro di Assisi. Fare il ministro per Riccardi, ha chiosato Sepe, non sarà nulla di nuovo: «Fará quello che ha sempre fatto, solo che lo fará da ministro».



Né buoni né cattivi. Tutte le parti in commedia nel gran caos sulla cittadinanza
Il Foglio, 25-11-2011
Marianna Rizzini   
Roma. Un tempo fu la tata di Massimo D'Alema a ributtare nel dibattito la questione cittadinanza ("la moglie di Lula vota, la tata dei miei figli no", disse l'ex premier nel 2005). Oggi ci pensa direttamente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ("negare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri è un'autentica follia", ha detto). Ed è stata subito contrapposizione epidermica tra fan dello ius soli e fan dello ius sanguinis, discussione senza sfumature, "buo- ni contro cattivi", con gli avanguardisti dell'apertura totale (l'avvocato Lorenzo Trucco, giurista dell'Asgi, sul manifesto del 23 novembre definisce "quasi nazista" l'attuale legge sulla cittadinanza) contro gli oltranzisti del "no" (l'ex ministro leghista Roberto Calderoli considera lo ius soli "un cavallo di Troia per dare il voto agli immigrati"). La Padania è andata addirittura a ripescare un brano di Platone che "risponde a Napolitano": "Quando il Cittadino accetta che chiunque gli capiti in casa possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l'ha costruita e c'è nato (...), e'è da meravigliarsi che l'arbitrio si estenda a tutto?". E se il neo ministro per la Cooperazione (e fondatore di Sant'Egidio) Andrea Riccardi plaude a Napolitano, in Parlamento tornano in prima linea le proposte che vorrebbero "correggere" la legge in vigore (del '92): cittadinanza non automatiea per il minore nato in Italia da genitori non Cittadini e regolarmente residenti, permesso di soggiorno temporaneo che garantisce il diritto all'istruzione e alia salute e cittadinanza su richiesta al compimento dei 18 anni, con un anno di tempo per provvedere e dimostrazione di residenza "continuativa" sul territorio italiano fino a quell'età.
La scrittrice italiana di origine somala Igiaba Scego, sull'Unità, ha scritto che tutta questa storia le fa venire in mente il film di Totó e Fernandel "La Legge è legge", in cui "Fernandel, nato in una cucina italiana di una casa francese, proprio nella linea dove passa il confine, si ritrova all'improvviso senza patria".
Andrea Sarubbi, deputato Pd, riporta l'attenzione sulla proposta di legge cofirmata con il finiano Fabio Granata, "tentativo di mediazione", dice, convinto che "questo argomento necessiti di una riflessione meno schematica, pena il rovesciamento nella legislatura successiva". E dunque "cittadinanza alia nascita se i genitori sono residenti da almeno 5 anni o residenti al momento della nascita, e al termine dei ciclo scolastico in tutti gli altri casi". Nel Pdl, Souad Sbai e Mara Carfagna puntano sulla cittadinanza al termine di un ciclo scolastico, ma nel partito prevalgono i difensori dello status quo.
Qualcuno guarda alFAmerica dello ius soli (e però FAmerica era in origine un paese "vuoto" oltreché immenso) o alla Francia post coloniale dove lo ius soli resta, pur diluito nei tanti distinguo, come retaggio storico dal 1515 (ma ieri il presi-dente Nicolas Sarkozy ha detto "no" al voto agli immigrati per le amministrative). La Gran Bretagna, negli anni, è sempre meno "accogliente": non si diventa Cittadini automaticamente per nascita (con differenze tra Cittadini Ue e non), e qual-cuno periodicamente rilancia l'idea di cittadinanza a punti. LaGermania, dal 2000, prevede che i figli di stranieri nati in territorio tedesco ottengano subito la cittadinanza nel caso in cui almeno uno dei due genitori risieda da almeno 8 anni in
Germania e sia in possesso di un permesso di soggiorno illimitato.
"Lo ius sanguinis è un tentativo di limitazione indebita di un diritto fondamentale", dice il costituzionalista Fulco Lan- chester: "La legge dei '92 appesantisce una tradizione típica di un ordinamento da paese di emigrazione", dice. "Risultato; abbiamo milioni di argentini e brasiliani che hanno la cittadinanza senza più un vero collegamento con l'Italia". II co-stituzionalista Tommaso Frosini si chiede invece "da cosa sia determinata questa esigenza di accelerazione. Oggi a nessuno è impedito di acquistare la cittadinanza. A me il sistema attuale sembra valido, né si può negare che l'Italia abbia un problema di capienza". Maria Pia Baccari, docente di Diritto romano, ricorda l'idea di cittadinanza romana: "Inclusiva, elastica nel senso delia capacità di espansione, aperta verso 1'altro. Una cittadinanza che prescinde dal sangue, dall'etnia, dalla razza, dalla religione, dal 'territorio': nel 212 fu concessa a tutti quelli che si trovavano in orbe romano". Lo statistico Roberto Volpi sposta Fatta Ione sulla seconda parte dei discorst i Napolitano ("senza questi ragazzi il nostro paese sarebbe decisamente più vecchio"). Per Volpi "in Italia, paese più vecchio dei mondo, questo è vero, più contiamo sull'immigrato che fa tanti figli e meno stimoliamo noi stessi. E' un mantra che nasconde un ritrarsi culturale e riproduttivo". Non tutti, poi, nel mondo cattolico, la pensano come Andrea Riccardi: il vescovo di San Marino, Don Luigi Negri, dice che "la cittadinanza italiana implica l'immedesimazione in alcuni valori. E' un problema culturale, educativo. Non un fatto meccanico".



«Immigrati, il Quirinale ha ragione la legge di cittadinanza è da rifare»
Intervista
Riccardi, prima uscita in Campania: l'integrazione è interesse nazionale e al Nord lo sanno benissimo
Il Mattino, 25-11-2011
Pietro Treccagnoli
La prima visita ufficiale da ministro della Cooperazione e dell'Integrazione, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, la fa in Campania. Una scelta altamente simbolica. II ministro è stato prima all'inaugurazione dell'anno accademico della facoltà teologica di Napoli e poi a Castelvolturno e Villa Literno, per rendere omaggio alla tomba di Jerry, Masslo, la prima vittima dei razzismo italiano.
Ministro Riccardi, è una scelta che la impegna verso questa parte dei Paese.
«Napoli è uno dei cuori pulsanti del Paese, anche se ferito. Credo nel suo rinascimento e da fondatore della Comunità di Sant'Egidio sono molto legato alla città. Per quanto riguarda l'omaggio a Masslo mi è sembrato giusto ricordare la prima vittima di un raid razzista in Italia, oscuro episodio di caporalato avvenuto nel 1989».
Che cosa pensa delle dichiarazioni dei presidente Napolitano sulla cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri?
«Non mi stupisce, perche il Capo dello Stato ci ha sempre insegnato ad amare l'Unità d'ltalia e la sua identità. Questa ultima dichiarazione è una conseguenza lógica di tutti i suoi precedent! interventi. Del resto siete mai entrati in un'aula scolastica? Ci sono ragazzini africani e cinesi che parlano italiano e napoletano meglio di noi e di voi».
Però l'integrazione sociale resta molto difficile e genera contrasti.
«Dobbiamo capire che non esiste solo uno jus sanguinis e nemmeno lo jus soli. C è lo jus culturae, quello di persone che sono impregnate di cultura italiana e non possono che essere nostri concittadini. Dobbiamo diventare ragionevoli e raffreddare la questione, non farne un dibattito tra parti politiche. La cittadinanza ai bambini stranieri è un atto dovuto e di grande responsabilità per il futuro dei Paese».
La Lega intanto alza il tiro e contro queste iniziative sono pronti ad alzare barricate.
«Non generalizzerei. Penso che possiamo costruire una cultura condivisa perché l'integrazione è un interesse nazionale. Anche il Nord, nelle sue corde più profonde, lo sa».
Proprio ieri in província di Napoli ci sono stati atti di intolleranza contro i rom. Come intende muoversi nei processi di integrazione dei nomadi, l'etnia che paga il prezzo più duro dei pregiudizi?
«Abbassiamo i toni, tutti. E scopriremo che non ci sono nemici».
Avete già discusso nel governo dei problemi dell'integrazione? «Il governo portera avanti un processo di integrazione serio e maturo. Non sono qui per dare soluzioni, ma a rappresentare questa chiara volontà chiara dell'esecutivo. Di certo un ministro non ha la bacchetta magica. L'integrazione è un processo che devono portare avanti sia gli italiani che gli stranieri. Si fa insieme». Avete anche affrontato il nodo delle nomine dei sottosegretari? «È un compito che spetta al premier. Ci sono responsabilità differenti nel governo. Ho grande fíducia in Monti e nella sua capacita di decidere e scegliere le persone giuste».
Il prefetto Mario Morcone, che è stato candidato a sindaco di Napoli, sara il suo capo gabinetto?
«È una proposta che dovrà essere approvata dal premier. Per ora sta svolgendo una consulenza per la ristrutturazione del ministero».



Prima favorire i residenti
la Padania, 25-11-2011
FEDERICO CANER
Se è vero che viviamo in un mondo globalizzato e che tale situazione ormai è inevitabile, credo sia legittimo e con- divisibile il pensiero di chi cerca di salvaguardare quello che rimane della nostra identità e delle nostre tradizioni, degli usi e dei costumi che ci appartengono. Rispetto il Presidente Napolitano ma le sue ultime dichiarazioni mi sembrano francamente strumentali: in un período economicamente instabile e socialmente disintegrate come quello attuale era davvero necessario porre la questione della cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia? Vorrei ricordare un dato: secondo un'indagine Swg sul vissuto veneto del luglio scorso, oltre il 60% dei Cittadini veneti, pur dimostrandosi discretamente aperto nei confronti dell'immigrazione e favorevole alla cittadinanza rapida per gli immigrati regolari che pagano le tas- se, è convinto che sia giusto favorire i residenti. italiani nelle graduatorie pubbliche (case
popolari, servizi sociali, etc.). Si tratta di una misurazione statistica che è indicativa della volontà popolare di attuare una corsia prioritário: vogliamo non tenerne conto? Se poi sommiamo a questo i numeri dei sondaggio lanciato qualche giorno fa da Antennatre, che ha rivelato un buon 81% di telespettatori in disaccordo con Napolitano, non si comprendono davvero le filippiche che ci vengono rivolte solo perché difendiamo lo ius sanguinis contro lo ius solis sbandierato da sedicenti sostenitori della civiltà. Tanto più che i rivoluzionari seguaci delle tesi di Napolitano dovrebbero considerare l'ipotesi che imporre la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nati in Italia, potrebbe essere anche giudicato, come ha giustamente affermato il prof. Maurizio Mistri, un comportamento prevaricatorio da parte dello Stato. D'altronde citta-dinanza e integrazione non sono la stessa cosa. La cittadinanza, a parer mio, rappresenta l'atto finale di un processo di integrazione e non un mezzo per raggiungerla. La scelta di diventare Cittadino italiano deve essere fatta in maniera seria e consapevole, nel rispetto di quei giovani ragazzi figli di stranieri e nati in questo Paese che non si sentono italiani ma, ai contrario, decidono liberamente di non rinunciare ale loro origini.
 


Non voglio la cittadinanza italiana: diventerei tedesco
Libero, 25-11-2011  
NICHOLAS FARRELL
Sono un inglese, cioè un immigrato, e vivo per motivi misteriosi in Italia nella rossa Romagna da piü di dieci anni e dico questo: non voglio assolutamente diventare italiano soprattutto (ma non solo) perché non voglio diventare un tedesco.
II vostro presidente Napolitano ha detto l'altro giorno che il Parlamento debba dare la cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Vi chiedo: ma c'è un immigrato straniero presente sul territorio che vorrebbe la cittadinanza italiana per se stesso o per i suoi figli? Si, ok, qualche squilibrato o clandestino magari. Poi? Purtroppo, i miei cinque figli (la più grande, Caterina, ha 8 anni; il piü piccolo, Giovanni Maria, meno di un mese) sono italiani non perché io sono un comuto a tempo indeterminate ma perché sono nati in Italia da una madre italiana (romagnola doc). Per fortuna, però, possono diventare inglesi pure loro come "Daddy" quando vogliono. E cosi, potremmo cantare tutti insieme l'inno nazionale britannico «God Save The Queen». Che bello! O, se ci capitano davanti un paio di tedeschi, il canto dei tifo si inglesi adatto: «Two World wars and one World cup» («Due Guerre mondiali e una Coppa del mondo»). Per essere precisi, abito in Italia dal 13 luglio 1998, che fu un venerdi, e per quanto mi risulta sono in regola. Più o meno. Dico "più o me - no" perché in Italia non si sa mai.
Di conseguenza potrei, volendo, diventare un italiano malgrado certi derivati tossici romagnoli dei piü grande partito comunista fuori dal blocco soviético per cui sono probabilmente l'unico straniero nel Paese intero da deportare im- mediatamente. Bastano 10 anni di presenza regolare sul territorio e voilà il gioco sarebbe fatto, giusto? Ma non voglio diventare un italiano anche se l'Italia mi piace molto. Primo, perché italiano non lo sono. Ad esempio, quando l'Inghilter- ra gioca contro l'Italia a calcio tifo per gli inglesi. Ed ecco il punto. Si può sciogliere le 27 nazioni dell'Ue per creare gli Stati Uniti d'Europa come vuole l'euro-casta ma solo imponendolo contro la volontà dei popoli di tali nazioni. Secondo, magari non sarebbe male per certi versi convertirmi da inglese in italiano ma facendo cosi corro un rischio grosso di diventare un tedesco allo stesso tempo, ovvero uno schiavo dei tedeschi.
La crisi esistenziale dell'Eurozona dovrebbe convincere gli italiani finalmente di un dato di fatto molto preoccupante, cioè: l'Italia, grazie all'Euro, si trova legata alla Germania come nella Seconda guerra mondiale. E ora, come allora, è il suo alleato ma non cambierà nulla. Anzi.
Tutto dipende dalla Germania anche questa volta e quando ci sono i tedeschi al volante sono sempre guai. Potrebbero salvare (per ora) l'Eurozona tramite la Banca centrale europea in cambio per l'unione fiscale (cioè politica) e abitudini teutoniche. O potrebbero portarlo alla deriva (e cosi anche l'Euro) lasciando le cose andare avanti come adesso. Gli inglesi non hanno voluto la moneta unica, figuriamoci l'unione fiscale e uno Stati uniti d'Europa, solo un libero mercato comune, e basta, perché hanno tanti difetti ma una non è possibile unire in una nazione con una moneta e un Parlamento 27 nazioni che non parlano neanche la stessa lingua. Gli inglesi hanno ragione. Come stiamo vedendo in questi giorni spaventosi. L'Europa non è l'America. Non c'erano in giro per il continente solo tribù indiani prima del Trattato del Carbone e Acciaio del 1957. Ma come mai, mi chiedo sempre, gli italiani a differenza degli inglesi non si sono resi conto di tutto ciò prima dell'Euro? In Italia c'è il sole e il mare, la Storia e il Sangiovese, e si mangiabene. E che donne!
Si, ci sono tanti giudici che fanno paura comportandosi da giornalisti tabloid inglesi spiando e sputtanando tutti quanti tramite i loro complici mediatici. E c'è la sinistra! Che Dio ci salvi. Ma aime - no sono italiani quelli 11. Peggio di tutto ciò, c'è questopazzo e pericoloso desiderio daparte degli italiani di diventare cittadini-schiavi di uno Stati uniti d'Europa, cioè del Quarto Reich. Ed io non ci sto. Rimarrò qui finché posso ma attrezzato dal mio passaporto inglese. Viva la Lira! Viva la libertà! Viva l'Italia!



Siamo già in tanti, l'immigrazione va fermata per salvare il nostro territorio
la Padania, 25-11-2011  
Marcello Ricci
"Resto allibito per quanto dichiarato da moltí, a proposito del diritto di cittadinanza,...e con tutto il doveroso rispetto per il presidente Napolitano, mi permetto, in nome della Costituzione che egli preserva, di dichiarare il mio totale dissenso riguardo alla sua posizione>. E' quanto ha scritto ieri su questo quotidiano Luca Zaia. Questo sotto il profilo costituzionale, ma ci sono ragiorni ancor più importati per dare un stop definitivo all'immigrazione, robe ben note al governatore del Veneto; essenzialmente sono il dissesto idrogeologico e il dissesto sociale e culturale. Ci si lamenta per le catastrofi naturali e si piangono i morti. Pianto di coccodrillo. Le catastrofi etichettate come "naturali" in realtà sono prevalentemente riconducibili ai dissesti idrogeologici indotti o comunque favoriti dalla deforestazione (intesa anche come riduzione o abbandono delle attività agricole), all'espansione della cementificazione per infrastrutture, esigenze abitative e aree industriali.  La cementificazione si collega con l'incremento di insediamenti umani che debbono soddisfare le loro naturali e vitali esigenze. Su ogni mezzo di trasporto c'è un vincolante e inderogabile limite alla presenza di passeggeri e cosi per tutto e perche per il territorio no? L'antropologa Ida Magli ha segnalato «l'insofferenza della maggior parte della popolazione nei confronti dell'immigrazione» Sempre la Magli:



Lettere al Direttore  
La cittadinanza italiana all'esame di quinta primaria
la Stampa, 25-11-2011
Mario Calabresi
Caro Direttore, non penso che il fenomeno immigrazione si possa risolvere in tutti i suoi i aspetti con grida di sostegno o opposizione che nascono da motivazioni ideologiche o molto più prosaicamente di interesse elettorale. La realtà è che in pochi decenni l'Europa è stata occupata da milioni di immigrati, in maggioranza entrati clandestinamente. I governi europei non hanno saputo darsi una politica comune di regolamentazione dei flussi immigratori e oggi tutti attraversiamo la piú grande crisi economica del dopo guerra. Non so se ci sia un nesso di causa ed effetto tra le due realtà. So per certo che non è importando miseria che i popoli possono arricchirsi.
Continuare a dire che gli immigrati sono una ricchezza del paese è contraddittorio. Se fosse vero oggi l'Europa dovrebbe godere di un benessere quale mai conosciuto prima. In realtà sono solo bocche in più da sfamare dando loro un lavoro e una casa. Cose che noi italiani in particolare non abbiamo in soprappiü, e a quanto pare neppure gli altri paesi. Rimane da considerare l'aspetto umanitario del problema da molti richiamato; aspetto assolutamente nobile e encomiabile. Non può tuttavia prescindere dalle possibilita di accoglienza di ogni singolo paese. Abbiamo visto la Francia chiudere le proprie
frontiere ai clandestini sbarcati in Italia e diretti da loro. Ecco perché ritengo inopportuno mandare segnali di generosità nel voler sanare e a volte privilegiare tutto ciò che c'è di illegale o meno nella immigrazione. Questi segnali inevitabilmente richiamano da noi, sempre piü, altri derelitti da tutto il mondo. Accoglienza che non possiamo più permetterci, manca il pane pure per molti di noi italiani costretti all'accattonaggio o all'assistenza di enti caritatevo- li. Le file alle mense della Caritas si stanno allungando ogni giorno di più.
LUIGI NALE   MODENA
Al centro del dibattito in questi giorni non c'è nessuna idea di sanatoria o di regolarizzazione di clandestini, ma si parla del diritto di cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri. Oggi chi nasce qui da noi può chiedere di diventare italiano al compimento dei 18 anni, ma io condivido la tesi di chi - come il presidente della Repubblica - pensa che questo iter di integrazione andrebbe accelerato.
Un bambino che frequenta la scuola materna, poi le elementari e le medie in Italia, che è cresciuto con la nostra televisione e le nostre tradizioni, che ha la sua squadra del cuore, i nostri gusti culinari, ha fatto gli stessi giochi e magari ha anche un influsso dialettale nella parlata, nei fatti è già italiano. E' sbagliato farlo sentire straniero finché non è adulto, sarebbe molto piú utile per tutti integrado prima, dargli forte il senso dell'appartenenza. lo penso che l'ideale sarebbe conquistare la cittadinanza con l'esame di quinta elementare, al termine dei primo ciclo scolastico.
www.lastampa.it/lettere



A Pesaro la cittadinanza onoraria a tutti i bambini figli di genitori stranieri.
Iniziativa della Provincia di Pesaro Urbino che conta di sensibilizzare tutti i Comuni del territorio.
Immigrazione Oggi, 25-11-2011
Non è quella ufficiale ma, dopo le parole del presidente Napolitano, anche i gesti simbolici assumono un valore particolare. Per questo la Provincia di Pesaro Urbino ha deciso di concedere la cittadinanza onoraria ai bambini nati nel Pesarese da immigrati stranieri.
“Chi nasce in Italia è italiano” ha dichiarato il presidente della Provincia Matteo Ricci, ed è arrivato il momento che lo ius soli prenda il posto ius sanguinis. “Ovviamente la nostra iniziativa ha un valore simbolico, ma anche una forte caratura sociale e culturale”.
Ricci scriverà a tutti i sindaci del territorio, e conta di organizzare una cerimonia con i piccoli neo pesaresi entro l’anno: “un regalo di Natale ai bambini nati qui”. In dono riceveranno l’attestato di cittadinanza onoraria, una copia della Costituzione italiana ma anche “la maglia della Nazionale di calcio o un simbolo del genere. Per noi – sottolinea Ricci – tutti i nuovi nati sono centravanti d’attacco: sono migliaia, e ci aiuteranno a riportare il Paese fuori dal guado”.



Appello dei giornalisti al neo Ministro dell’interno: “revocare il divieto di accesso nei Cie”.
La circolare del precedente ministro Maroni, del 1 aprile scorso, ha suscitato molte polemiche. Anche un ordine del giorno del Senato impegna il Governo alla rimozione.
Immigrazione Oggi, 25-11-2011
“Chiediamo di revocare il divieto di accesso dei giornalisti ai Cie, fissato dalla circolare firmata il 1 aprile 2011 da Roberto Maroni”. È quanto scrivono il segretario generale della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, e il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino in una lettera inviata al ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, in merito al divieto di accesso ai giornalisti nei Centri di identificazione ed espulsione degli immigrati.
“In conseguenza di quell’atto, oggi e 'sino a nuova disposizione' possono entrare nei Cie, oltre ai parlamentari, – ricordano Siddi e Iacopino – solo gli operatori di alcuni organismi umanitari internazionali già individuati; a chi invece intenda esercitare il diritto-dovere di cronaca risulta impossibile verificare di persona cosa accada in quei luoghi (come è successo ai giornalisti che, ancora pochi giorni fa, si sono sentiti rispondere con un diniego da alcune Prefetture alla loro richiesta di ingresso). Comprendiamo i problemi talvolta derivanti dalla materiale gestione quotidiana dell’accoglienza, ma non è giusto considerare l’informazione un intralcio al funzionamento delle strutture (così infatti la circolare Maroni motiva il divieto)”. Il Sindacato e l’Ordine dei giornalisti sono invece convinti, insieme ai tanti colleghi che hanno sottoscritto un appello alla revoca della circolare, che “la fiducia nelle istituzioni abbia nella trasparenza un indispensabile alimento. L’impossibilità per la libera informazione di accedere a luoghi di concentramento non volontario delle persone non solo limita il diritto dei cittadini a sapere, ma finisce per legittimare un clima di sospetto sull’attività dei Centri”.
L’iniziativa del mondo dell’informazione è sostenuta da un ordine del giorno approvato dal Senato che impegna il Governo a rimuovere il divieto.
“Siamo certi – concludono Siddi e Iacopino – che sia possibile giungere ad un’intesa atta a regolamentare il dovere dell’informazione anche nei Cie: in maniera tale da non precludere il normale funzionamento delle procedure che in essi vengono svolte e da garantire l’imprescindibile diritto alla privacy per gli immigrati, per gli operatori degli enti gestori, per le forze di polizia”.



Consiglio d’Europa: mille migranti morti quest’anno nel Mediterraneo. Una riunione straordinaria della Commissione per l’emigrazione per analizzare la situazione.
Il Consiglio intende studiare e proporre nuove regole da applicare nel diritto marittimo e internazionale per il salvataggio in mare.
Immigrazione Oggi, 25-11-2011
Mille migranti morti dall’inizio dell’anno nelle acque del Mediterraneo che rischiano di finire dimenticati se non ci si interroga sulle responsabilità, su come le tragedie potessero essere evitate e su come intervenire per il futuro.
Saranno questi i temi al centro della riunione straordinaria della Commissione per l’emigrazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che si riunirà il prossimo 29 novembre a Parigi.
La discussione partirà dalla relazione della socialista olandese Tineke Strik, che nel mesi scorsi ha svolto un’accurata inchiesta in Italia, interrogando testimoni e superstiti dei vari naufragi e raccogliendo elementi che saranno analizzati dai parlamentari di Strasburgo. Scopo dell’audizione è di valutare il modo in cui tanti emigranti abbiano potuto perdere la vita mentre viaggiavano verso una libertà agognata. La Commissione di Strasburgo intende studiare e proporre nuove regole da applicare nel diritto marittimo e internazionale per quel che riguarda i salvataggi in mare. Altro scopo dell’audizione è di fare in modo che i familiari delle vittime abbiano delle spiegazioni adeguate sulla fine dei loro cari. La Commissione valuterà anche il coordinamento tra le autorità nazionali, l’Onu e l’Agenzia Ue per il controllo alle frontiere Frontex.

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Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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