Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

22 gennaio 2014

Immigrazione clandestina il reato verra cancellato
Chi entra irregolarmente in Italia non verra sottoposto a procedimento penale
Il provvedimento scatterà solo per chi è recidivo dopo l'espulsione
l'Unità, 22-01-2014
MASSIMO SOLANI
Non è l'abrogazione tout court che in molti avevano invocato a lungo ma è comunque un primo cambio di rotta rispetto alle norme da «faccia feroce» volute negli scorsi anni dai governi di centrodestra. Il Senato, infatti, ha dato ieri il primo via libera al disegno di legge sulla messa in prova (195 voti a favore, 15 contrari e 36 astenuti) recependo anche l'emendamento presentato dal governo per l'abrogazione del reato di immigrazione clandestina. A legge approvata, quindi, chi entrerà in maniera irregolare in Italia per la prima volta non commetterà più alcun reato penale (resta invece l'illecito amministrativo a cui deve far seguito l'espulsione), che sarà invece limitato ai casi di recidiva come il fatto di rientrare in Italia una volta allontanati o la violazione di procedimenti amministrativi come l'obbligo di presentarsi in Questura. Una «sintesi», quella del testo approvato, che tiene conto delle diverse posizioni che interne alla maggioranza. «Da un lato il reato viene abrogato - ha spiegato il relatore dei testo, il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri - dall'altro viene trasformato in illecito amministrativo». Ciò significa «che chi per la prima volta» entra clandestinamente nel nostro paese «non verrà sottoposto a procedimento penale, ma verrà espulso». Ma, se rientrasse, a quel punto «commetterebbe reato». «Nessun passo indietro», ha assicurato Ferri in Aula, il governo ha semplicemente «voluto specificare espressamente quanto già contenuto nella norma».
Un passo in avanti che, comunque, soddisfa il ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge. «Il Senato abroga il reato di clandestinità che viene sostanzialmente trasformato in illecito amministrativo: chi per la prima volta entra clandestinamente nel nostro Paese non verrà più sottoposto a procedimento penale - il suo corrimento - L'ampia maggioranza espressa al Senato è indice di civiltà e rispetto delle diversità. Un ulteriore passo in avanti che ci avvicina all'Europa». Esulta anche Khalid Chaouki, il deputato Pd che a cavallo di Natale si era barricato nel centro di prima accoglienza di Lampedusa. «Finalmente abbiamo vin-to la prima battaglia - dichiara - È caduta la prima bandierina ideologica piantata dalla Lega Nord negli anni bui della gestione cattivista dell'immigrazione. Con questo atto importante si abbatte uno dei pilastri dell'ideologia securitaria che ha per troppo tempo criminalizzato gli immigrati e reso un cattivo servizio all'immagine dell'Italia in Europa e nel mondo. Lavoriamo ora per una nuova legge sull'immigrazione che tenga insieme il principio di legalità e di rispetto del diritto internazionale con quello dei diritti umani».
LA LEGA A TESTA BASSA
Durissime, come prevedibile del resto, le reazioni della Lega. «L'approvazione del disegno di legge delega sulle pene alternative, ovvero il cosi detto svuota-carceri o l'ennesimo indulto mascherato, ivi compresa la cancellazione del reato di immigrazione clandestina, è un vero e proprio crimine contre l'umanità», l'attacco di Roberto Calderoli. Promette battaglia, invece, il segretario del Carroccio Matteo Salvini. ««Reato di immigrazione clandestina, cancellato. Solo la Lega ha votato contro - ha scritto via Twitter - Nei Palazzo hanno vinto loro, per ora. Prepariamoci a portare la battaglia nelle piazze. E li, fra la gente perbene, vinceremo noi». Stizzito anche il commento di Ignazio La Russa, presidente di Fratelli d'Italia: «Hanno risolto il problema dell'immigrazione abolendo il reato di ingresso clandestino - ha ironizzato - Attendiamo ora con maggiore fiducia gli aspetti benefici di questo illuminante provvedimento: niente più barconi nel Mediterraneo, niente più vittime degli scafisti che trafficano esseri umani, niente più ghetti e soprattutto più sicurezza nelle nostre città».
Voto contrrario all'emendamento del governo, però, è arrivato anche dal Senatore dei Pd Luigi Manconi che, con il proprio no, ha voluto evidenziare «un'esigenza precisa». «Quella - ha spiegato - di segnare una forte discontinuità rispetto alle politiche del centrodestra che hanno reso l'immigrazione terreno privilegiato di applicazione del diritto penale e della limitazione della libertà, in forme anche contrarie a costituzione come per i Cie. In particolare, non condivido la scelta di ribadire - in un provvedimento che riduce l'area del penale - la rilevanza penale a fattispecie caratterizzate da scarsa offensività e di mera inosservanza, quäle l'inottemperanza all'ordine di espulsione».



Reato di clandestinità, il Senato vota l’abolizione
Lega in rivolta: “Sarà l’inferno”. Cambia il sistema delle pene: sì alla messa in prova per idetenuti
la Repubblica, 22-01-2014
ROMA — Votazione senza storia, e nel contempo storica, al Senato: 182 sì, 16 no, 7 astenuti. Così sparisce il reato di immigrazione clandestina. L’aveva voluto Berlusconi, alleato della Lega nel 2008, e con Maroni ministro dell’Interno. Lo spazza via, dopo un travaglio durato giorni e giorni, la maggioranza del governo Letta. «Indice di civiltà e di rispetto della diversità» commenta subito il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, ma si astiene il dem Luigi Manconi, in segno di «discontinuità» rispetto alle politiche seguite fino a oggi in cui domina comunque l’impostazione della destra. L’associazione Antigone, in prima linea nella difesa dei diritti dei detenuti, sollecita «ad avere più coraggio». Ma nel Pd parla di «una prima battaglia vinta» Khalid Chouki, il deputato che a Natale si è rinchiuso volontariamente nel Cie di Lampedusa. Il Pd considera questo voto una vittoria. La rivendica il capogruppo al Senato Luigi Zanda e ne parla come «di un’ottima notizia di civiltà per il nostro Paese». Il relatore Felice Casson plaude al fatto che «si sia posto rimedio allo sconcio giuridico e politico di un reato che sortiva solo il risultato di intasare gli uffici della polizia e delle procure». Soloper una coincidenza, proprio ieri, il ministro degli Esteri Emma Bonino mette in guardia dal rischio che tra «milioni di rifugiati trovino facile nascondiglio tutta una serie di altri signori, le cellule dormienti (del terrorismo,ndr)che sono un a questione europea ».
Prima di vedere le irate reazioni della destra, bisogna capire bene che cosa succede per chi entra da clandestino in Italia. Si può citare quanto ha detto in aula Cosimo Ferri, il sottosegretario alla Giustizia, toga di Magistratura indipendente prestata alla politica per i berlusconiani, rimasta in via Arenula nella sua veste di tecnico. «Si è voluto precisare, in maniera chiara ed univoca, che viene abrogato il reato di immigrazione clandestina che viene trasformato in un illecito amministrativo». Che succede in concreto? Sempre Ferri: «Chi entra per la prima volta irregolarmente in Italia non verrà sottoposto a un processo penalee non verrà punito come colpevole di un reato, ma sarà espulso e se dovesse rientrare allora sì commetterebbe un reato».
Ovviamente la destra è furibonda. “Si è imboccata la strada dell’inferno” commentano dalla Lega. L’ex ministro del Carroccio Roberto Calderoli grida allo scandalo, dice che «è un vero e proprio crimine contro l’umanità », l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno parla di «espulsioni divenute impossibili », il forzista Maurizio Gasparri di una cancellazione «che incoraggia i trafficanti». La destra non solo ha votato contro l’abolizione del reato, ma si è astenuta sul provvedimento che delega il governo a riscrivere il sistema delle pene in Italia prevedendo l’obbligo dei domiciliari per reati fino a tre anni, e la scelta del giudice per quelli tra 3 e 5 anni. Vota a favore solo il presidente della commissione Giustizia, il forzista Nitto Palma, perché nel ddl ci sarebbero «quattro o cinque misure» proposte dal suo gruppo. Un ddl complesso che introduce anche l’istituto della “messa in prova”, niente processo in cambio di lavori di pubblica utilità, come già avviene per i minori. Dice Casson: «Un provvedimento storico, attesoda decenni».



Il golpe del governo sull'immigrazione: clandestini legalizzati
Blitz del governo nel ddl svuota carceri: entrare in Italia abusivamente non è più reato. Il sì al Senato da Pd e Ncd. Indebolita la Bossi-Fini, insorgono Lega e Fi
il Giornale, 22-01-2014
Francesca Angeli
Roma - Il Senato abolisce il reato di immigrazione clandestina. Ora il provvedimento, contenuto nel ddl delega sulle misure alternative al carcere, passa alla Camera accompagnato dalle feroci polemiche della Lega e la bocciatura di Forza Italia.
Una maggioranza ibrida (Pd e Nuovo Centrodestra) e poco coraggiosa licenzia un provvedimento confuso preferendo inserire una norma «manifesto», l'abolizione del reato di ingresso clandestino, in una legge delega senza affrontare nel suo complesso la materia immigrazione e l'eventuale riforma della Bossi-Fini. La legge approvata nel 2002 di fatto non viene toccata (il reato di clandestinità venne introdotto nel 2009 con il pacchetto sicurezza) e si ritorna così all'illecito amministrativo per il quale è prevista l'espulsione. Il penale scatta in caso di recidiva se non si rispetta il provvedimento di espulsione.
Ma il passo compiuto ieri dal Senato è inverso rispetto a quello fatto nel 2002 dalla Bossi-Fini che rappresentava un irrigidimento delle norme precedenti mentre ora le maglie si allargano. Palazzo Madama trasmette un messaggio di indebolimento delle frontiere proprio nel giorno in cui il ministro degli Esteri, Emma Bonino, lancia un monito sulla questione sicurezza e sul rischio di accogliere inconsapevolmente terroristi di fronte al movimento di milioni di persone che fuggono dalla guerra e dalla fame e con la Libia completamente fuori controllo. «In milioni di rifugiati, tra donne e bambini, trovano facile nascondiglio tutta una serie di altri signori. - avverte la Bonino - Si tratta di un problema europeo perché l'Italia è un Paese di transito e dove vanno a finire le cellule dormienti è una questione europea».
Non stupisce che Maurizio Sacconi, Nuovo Centrodestra, si affanni a spiegare che con il provvedimento di ieri si «ripristina integralmente la Bossi Fini che considerava illecito amministrativo il primo ingresso» e che chi entra illegalmente nel nostro paese sarà comunque colpito dal provvedimento di espulsione. Sacconi cerca di evitare brutte figure al leader di Ncd, l'attuale vicepremier e ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che ha più volte ribadito «la Bossi-Fini non si tocca». Ma l'intervento di Sacconi viene corretto a sinistra da Luigi Zanda del Pd. «L'immigrazione clandestina non è più reato - dice Zanda -. È tornata ad essere illecito amministrativo: questo è il senso della norma approvata e voluta dal Pd». Ed infatti la maggioranza non ha approvato un emendamento chiarificatore del senatore Fi Giacomo Caliendo, che esplicitava il ricorso all'espulsione in caso di ingresso clandestino. Diverse «interpretazioni» frutto della confusione che regna nella maggioranza secondo il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. «Cancellando il reato d'immigrazione clandestina si incoraggiano i trafficanti che sul Mediterraneo sono colpevoli di orribili stragi - attacca Gasparri -. Il Ncd che guida il ministero dell'Interno contraddice le dichiarazioni fatte più volte. Con la sinistra ci si può confrontare sulle regole ma non ci si può consegnare su scelte decisive come il contrasto all'immigrazione clandestina».
E la portata della decisione presa ieri dal Senato è ben riassunta nella dichiarazione del ministro per l'Integrazione, Cécile Kyenge. «Chi per la prima volta entra clandestinamente nel nostro paese non verrà più sottoposto a procedimento penale - annuncia la Kyenge - la maggioranza espressa al Senato è indice di civiltà». Sul fronte opposto il segretario della Lega, Matteo Salvini. «L'abolizione del reato di clandestinità è un attentato alla sicurezza dei cittadini italiani».



“Tra chi sbarca ci sono i terroristi”: la Bonino lo scopre solo quando la frittata è fatta
Secolo d'Italia, 22-01-2014
Girolamo Fragalà
La coincidenza è paradossale. Il governo ha teso il trappolone sul reato di clandestinità  per tenere buoni gli esponenti della sinistra, scalpitanti dopo l’intesa Renzi-Berlusconi. Nello stesso giorno casualmente Emma Bonino ha scoperto quel che tutti sanno da anni. E l’ha detto con il tono di chi rivela un grande segreto: «In milioni di rifugiati, tra donne e bambini trovano facile nascondiglio tutta una serie di altri signori. Si tratta di un problema europeo perché l’Italia è un Paese di transito e dove vanno a finire le cellule dormienti è una questione europea». In sostanza, i rischi legati agli sbarchi sono parecchi, tra criminalità e terrorismo, e non sono certo frutto della fantasia “intollerante” e “razzista” che – secondo il Partito democratico e i vendoliani – serpeggia nel nostro Paese. Un altro paradosso è che la Bonino ha dato questa notizia proprio parlando di “sicurezza” in materia di immigrazione: «Non è più solo una questione tradizionale di peso tra quanti rifugiati prende ogni paese, a sud del Mediterraneo ci sono milioni di persone in movimento: un milione in Libano, 500mila in Giordania, 300mila in Turchia», ha proseguito il ministro. Spiegando anche che milioni persone trovano nella Libia «un’autostrada senza controllo». Per questo gli sbarchi e la tragedia di Lampedusa sono solo la punta dell’ iceberg di uno sconvolgimento di masse che si muovono e non si può pensare di risolvere delegando a un paese piuttosto che un altro. Per questo è «centrale il tema della sicurezza». La peggiore risposta però è arrivata proprio dal governo Letta – di cui lei fa parte – e dalla sinistra: annacquare al massimo il reato di clandestinità, sostituirlo o cancellarlo. Un’azione che porta un’unica conseguenza: spalancare a chiunque le porte del nostro Paese, già di per sé aperte e poco controllate. E permettere a tutti di “agire” indisturbati in Italia, in particolar modo a quelle che la Bonino definisce «cellule dormienti», ossia terroristi. Un errore gravissimo. C’è da capire il motivo che ha indotto la Bonino a non lanciare l’allarme qualche giorno fa, ponendo la questione al governo. Forse si sarebbe potuto evitare il primo “regalo” del Senato a una sinistra che continua a canticchiare “siamo tutti clandestini”, in nome di un falso buonismo.



L'immigrazione clandestina resta reato solo se è recidiva
il sole, 22-01-2014
Marco Ludovico
    Passa la mediazione in Parlamento sul reato di clandestinità. Viene meno il profilo penale previsto in caso di ingresso illegale, ora configurato come illecito amministrativo, fatta eccezione per i casi di recidiva. Resta infatti la fattispecie di reato per gli altri casi, come la violazione dell'obbligo di rimpatrio. È un compromesso risolto dal sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, con un testo presentato ieri a palazzo Madama che ha trovato l'accordo di maggioranza. Superando divisioni, lacerazioni e imbarazzi all'interno della compagine che sostiene il governo. La norma è inserita nel disegno di legge sulla messa alla prova, che passa a palazzo Madama con 195 voti a favore, 15 contrari e 36 astenuti e ora deve andare alla Camera dei deputati.
    La Lega, che la scorsa settimana aveva occupato alcuni uffici della presidenza del Senato per protestare contro il mancato...
rinvio de testo, sbandiera in aula megastriscioni con scritte come «clandestinità è reato». Ma il resto del centro-destra preferisce astenersi, con l'eccezione del presidente della commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma, che invece dice si al ddl.
Nuovo centrodestra non poteva sposare la posizione del Pd, che era analoga a quella del M5S e di Sel per una depenalizzazione generale dei vari reati in tema di immigrazione. Il sottosegretario Ferri ha trovato la sintesi dopo una breve riunione dei capigruppo di maggioranza e contatti informali con i vertici dei maggiori partiti.
Il Movimento 5 stelle dà il suo ok al provvedimento perché dice che di più «non si poteva ottenere». Ncd sostiene di aver vinto perché di fatto diventa illecito amministrativo solo l'ingresso illegale in Italia dello straniero. E canta Vittoria anche il Partito democratico che rivendica, attraverso il capogruppo Luigi Zanda, il merito di aver cancellato la norma. Se fosse passato il testo licenziato dalla commissione a ottobre, senza la modifica del governo, la depenalizzazione sarebbe stata più estesa. Con il rischio, però, di una spaccatura dentro la maggioranza difficilmente sanabile. Sottolinea Matteo Renzi a Porta a Porta: «Dobbiamo fare una scommessa educativa per i nostri figli. Perché alimentare l'odio e il pregiudizio nel dire: "Tu non sei uno di noi?" Se un ragazzo è nato, vissuto e ha fatto le stesse esperienze, è uno di noi». Attacca invece Daniela Santanchè (Forza Italia): «Questo governo continua a creare incertezza e confusione e vuole fare diventare l'Italia il ventre molle dell'Europa per raccogliere tutte le miserie del mondo. Mi stupisco che al governo ci siano ministri eletti nel centrodestra - il riferimento evidente è al tito- lare dell'Interno, Angelino Alfano - che si sono fatti assoggettare alle politiche sull'immigrazione della sinistra». Rincara la dose Maurizio Gasparri (Fi): «Cancellando il reato di immigrazione clandestina si dà un messaggio sbagliato perché si incoraggiano i trafficanti che sul Mediterraneo sono i colpevoli di orribili stragi. Il Ncd, che pure guida il ministero dell'Interno, contraddice le dichiarazioni che aveva fatto più volte. Di tutt'altro segno la nota di Cécile Kyenge. «Il Senato abroga il reato di clandestinità, che viene sostanzialmente trasformato in illecito amministrativo: chi per la prima volta entra clandestinamente nel nostro Paese non verrà piü sottoposto a procedimento penale - sottolinea il ministro dell'Integrazione - l'ampia maggioranza espressa al Senato è Índice di civiltà e rispetto delle diversità. Un ulteriore passo in avanti che ci avvicina all'Europa». Ironizza Ignazio La Russa (Fratelli d'Italia): «Hanno risolto il problema dell'immigrazione abolendo il reato di ingresso clan-destino. Attendiamo ora con maggiore fiducia gli aspetti benefici di questo illuminante provvedimento - osserva la Russa - niente piü barconi nel Mediterraneo, niente piü vittime degli scafisti che trafficano esseri umani, niente più ghetti e soprattutto più sicurezza nelle nostre città».



Chaouki (Pd): "Abrogazione reato di clandestinità, prima battaglia vinta"
"Con questo atto importante si abbatte uno dei pilastri dell'ideologia securitaria che ha per troppo tempo criminalizzato gli immigrati"
stranieriinitalia.it, 22-01-2014
Roma, 22 gennaio 2014 - ''Finalmente abbiamo vinto la prima battaglia con il voto che sancisce l'abrogazione dell'odioso reato di immigrazione clandestina al Senato. E' caduta la prima bandierina ideologica piantata dalla Lega Nord negli anni bui della gestione cattivista dell'immigrazione''.
Cosi' il deputato Pd Khalid Chaouki dopo il voto del Senato di ieri.
Secondo Chaouki ''con questo atto importante si abbatte uno dei pilastri dell'ideologia securitaria che ha per troppo tempo criminalizzato gli immigrati e reso un cattivo servizio all'immagine dell'Italia in Europa e nel mondo. Lavoriamo ora - conclude il parlamentare - per una nuova legge sull'immigrazione che tenga insieme il principio di legalita' e di rispetto del diritto internazionale con quello dei diritti umani''.



L’odissea dei «dublinati»
Storie. Al Centro A.m.i.c.i. arrivano i richiedenti asilo più vulnerabili, tra quelli che vengono rispediti in Italia perché qui sono stati identificati per la prima volta. Ecco le loro voci
il manifesto, 22-01-2014
Barbara Maffeo

«Farsi prendere le impronte digitali, in Italia, per loro significa finire la vita». Mi guarda dritto negli occhi Biniam e rimane in silenzio. Una pausa lunga, che toglie il fiato. Il suo sguardo contiene la voce di migliaia di persone, di storie, di vite. Vite che in questi anni di lavoro come mediatore culturale ha vissuto come se fossero la sua. Biniam è eritreo. Quando è arrivato lui, dieci anni fa, in Italia i centri di accoglienza non esistevano ancora. Lo incontro in via Giorgio Morandi, al civico 153 di un complesso di palazzine popolari, tra la fine di via Prenestina e la Palmiro Togliatti. «In questo momento abbiamo 84 persone tra iraniani, libici, siriani, eritrei, curdi e pakistani. Oltre all’ospitalità, garantiamo assistenza medica, legale, sociale e psicologica».
Il Centro A.m.i.c.i. dove Biniam lavora è un centro d’accoglienza molto particolare. Qui arrivano i «dublinati», o «Dublino di ritorno»: quei migranti che si sono spostati in un paese diverso da quello in cui sono entrati in Europa e che per l’applicazione del regolamento di Dublino, una volta individuati, vengono rispediti nel paese dove gli sono state prese le impronte digitali per la prima volta. Biniam dice che qui «a Giorgio Morandi» accolgono però solo i «dublinati» più «vulnerabili», che sono i minori, le per­sone con patologie per cui è necessaria una cura medica, le famiglie con un solo genitore, le donne che viaggiano sole e i nuclei famigliari in cui uno dei membri è malato.
Pensare un po’ prima al futuro
«Il progetto A.m.i.c.i.», cogestito da Università Cattolica e Croce Rossa e finanziato dai Fondi europei per i rifugiati, «è nato per andare incontro a questa particolare categoria di richiedenti asilo». Il professor Emanuele Caroppo dell’Università Cattolica, direttore del progetto, mi spiega le ragioni che l’hanno spinto, insieme alla collega dottoressa Patrizia Brogna, a percorrere questa strada: «Ospitare al massimo 88 persone ci permette di personalizzare e velocizzare ogni intervento. Già il giorno dopo il loro arrivo i migranti ricevono la tessera sanitaria e in meno di una settimana i bambini entrano a scuola. In tre mesi riescono ad ottenere la risposta della Commissione in merito alla richiesta di asilo. Negli altri centri ci vogliono in media nove mesi! Per queste persone significa poter cominciare a pensare al futuro, un po’ prima».
L’incontro con la Commissione è il momento più delicato. Il migrante deve affrontare gli spettri della sua storia. E non è facile. Come per Said. È alto, magrissimo, il volto segnato. Lo incontro nel corridoio. Rimane per tutto il tempo in allerta, come pronto a scappare. Mi mostra una foto, l’unica che gli hanno permesso di tenere. Allunga le mani verso di me: «Le vedi queste? Non sono le mie». Se le porta al volto. «Questo non sono io». Said quando si guarda allo specchio non si riconosce e anche io faccio fatica a trovare qualcosa di lui in quella foto. In Pakistan Said lavorava per Save the Children, insegnava informatica ai bambini. Con il fratello avevano un negozio di computer. Ma internet per i talebani è una minaccia. Said trova la testa mozzata del fratello davanti alla serranda. E il negozio è ganimat, requisito in nome di Dio per il popolo.
«Per 41 giorni sono stato picchiato e torturato con le scosse elettriche». La storia di Said è complicatissima, non c’è di mezzo solo l’efferatezza dei talebani, ma anche quella dell’esercito pakistano che ti usa e poi cerca di eliminarti. «Mi dica perché non vuole tornare nel suo paese d’origine», recita il verbale. «Se torno rischio di essere ucciso dai talebani, ma questo è un pro­blema che hanno tutti. Io ho paura delle torture dell’esercito. Quelli non ti lasciano né vivere né morire!”
La seduta con la Commissione è lunghissima. Sfiancante. Come il viaggio di Said. Dal Pakistan all’Iran. 6 notti. Alla Turchia. 3 notti. Alla Grecia. 17 giorni. Alla Macedonia, alla Serbia, all’Austria. Qui la sua richiesta di asilo non viene accettata. «Fini­sco in Italia», anche se non sa spiegare il perché. Prima a Milano, poi a Crotone, infine a Roma.
Un caso di patomimia
«Era di competenza di Crotone, ma lì non sono riusciti a capire come trattarlo e hanno chie­sto il nostro intervento». Il profes­sor Caroppo spiega che improvvisamente Said comincia a sanguinare, perde sangue ovunque, da occhi, bocca, naso, orecchie. Ma Said non soffre di nessun disturbo di coagulazione. La sua è una patomimia: in pratica “mette in scena” i traumi che ha vissuto e che non riesce a esprimere a parole. Per farlo usa il trucco dei fachiri pakistani: si ferisce il timpano, aspira il sangue in gola, si tappa il naso e decomprimendo lo spinge fuori da ogni orifizio. «Scoperto il meccanismo, abbiamo cominciato ad ignorare queste manifestazioni, finché ha smesso». A quel punto Said comincia a tirar fuori i ricordi, ma sic­come sono troppo dolorosi lo fa identificandosi con il suo aggressore. «Io ho messo bomba! Io ho ucciso!». Poi, durante una seduta, mentre cerca di raccontare di quando la sua ragazza è saltata in aria, scoppia a piangere. «In quel momento Said mi dice: “Dottore, è la prima volta che non piango più sangue ma piango lacrime vere”. Ecco lì ho capito che potevamo cominciare il vero lavoro di recupero».
Incontro la dottoressa Brogna al complesso dei villini di via Grotte di Torre Rigata, poco fuori la via Tiburtina. È questa la sede che, dalla fine di febbraio, sostituirà il Centro A.m.i.c.i. e accoglierà tutti i dublinati, non solo quelli vulnerabili. «Abbiamo chiamato questo nuovo progetto “Arco e Arca” proprio perché il nostro ruolo è di traghettatori. Aiutiamo i nostri ospiti a recu­perare il senso di fiducia che hanno perso negli altri, per spingerli di nuovo a muoversi nel mondo». Saroghi però non si vuole proprio spostare. «Patrisia, why i must leave my room?». Nel suo inglese stiracchiato quest’uomo minuto chiede perché deve lasciare la sua casa. Tra una settimana verrà mandato a Latina. Si è liberato un posto allo Sprar (che si occupa di seconda accoglienza). Lì avrà un lavoro e l’aiuto di qualcuno che nel frattempo si occuperà della figlia. Mentre ascolta, Saroghi ha gli occhi di terrore. Fa resistenza, vuol lasciare quella certezza appena afferrata.
Maliheh invece è determinata a lasciare l’Italia. Con il marito e la figlia sono scappati dall’Iran per questioni religiose. In Svezia sono rimasti 6 mesi. Avevano un appartamento tutto per loro. «Non come qui». Anche il cibo era buono. «Non come qui». Però la gente in Italia è bella e generosa. Non come in Svezia. Ma è lì che è vuole tornare, anche perché «in Italia per lavorare devi sapere la lingua» ed è stanca di aspettare.
Polizia italiana «malissima»
Giuliette, invece, al complesso dei villini ha la sensazione di vivere in una casa «vera». Suo marito, Bashar, era il direttore dell’ufficio legale di una grande multinazionale americana. «A Damasco avevamo 3 auto e un casa di 240 metri quadri. Adesso non abbiamo più nulla». «Anche qui, quando siamo arrivati non c’era niente. Il frigorifero e il divano li ho dovuti comprare dai rom per 20 euro». In Svezia, a due ore dall’atterraggio, avevano già un appartamento e una carta di credito con 600 euro. All’aeroporto di Fiumicino sono rimasti 3 giorni, dormendo sulle poltroncine, senza poter prendere i pannolini dalla valigia per la bambina. Con un panino e una bottiglia di acqua. «Credevo che la polizia in Siria fosse malissima. Quando ho visto quella italiana, la polizia siriana angeli!».
Biniam dice che quasi tutti sanno del trattato di Dublino. Grazie al passaparola. Però partono lo stesso perché «sperano di essere tra i fortunati». Su 100, 70 non vengono fermati. «Il Rego­amento ha l’obiettivo di evitare gli spostamenti dei richiedenti asilo dal paese di prima accoglienza, loro invece hanno l’obiettivo di raggiungere il paese in cui pensano di sentirsi maggiormente tutelati». Se non ci riescono subito, ci riprovano. E Biniam non riesce a biasimarli.
Lui qui ha un lavoro, una casa. Ma la sua vita rimane “sospesa”. «Il mio permesso va rinnovato ogni 2 anni. Se voglio trasferirmi dai miei fratelli in Inghilterra non lo posso fare. Loro dopo 5 anni hanno la cittadinanza, io che sono stato il primo a uscire dall’Eritrea non ce l’ho».
Prima di salutarci, Biniam mi confessa: «Faccio il mediatore, dovrei riuscire a convincere le persone a rimanere in Italia, ma come posso, se in fondo, qui, sono io il primo a non sentirmi accolto».
* Questo articolo è uno dei lavori finali del corso «Il reportage sociale» tenuto da Giuliano Battiston e Massimo Loche alla Scuola del Sociale della Provincia di Roma



Online la piattaforma di formazione gratuita multilingue della fondazione Ania per la Sicurezza Stradale, un percorso in dodici lezioni attraverso altrettante città del Belpaese. I più bravi potranno scendere davvero in pista
straniriinitalia.it, 21-01-2014
Elvio Pasca
Roma – 21 gennaio 2014 – Dodici tappe lungo lo stivale, da Milano a Palermo, per conoscere l’Italia e, soprattutto, per imparare a guidare in sicurezza sulle sue strade. Con un premio per i più bravi: la possibilità di passare dalle teoria alla pratica scendendo in pista.
La Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale ha presentato oggi Drive in Italy, un progetto di formazione online gratuita dedicato agli immigrati al volante, realizzato con il patrocinio del ministro dell’Integrazione Cècile Kyenge. Parla sei lingue: italiano, inglese, romeno, albanese, arabo e cinese.
“Obiettivi dell’iniziativa –spiega Ania – sono la diffusione della conoscenza delle regole della strada,la promozione dei comportamenti responsabili al volante e la formazione pratica di guidatori capaci di affrontare in sicurezza i pericoli che si possono presentare alla guida”.
Il dato di partenza non è confortante: proporzionalmente, gli immigrati fanno più incidenti degli italiani. Se tra questi ultimi si registrano sette incidenti ogni cento assicurati, tra i romeni che vivono nel nostro Paese, per citare la comunità più numerosa, si arriva a quattordici incidenti. Li seguono, in questa particolare classifica della "sinistrosità", cinesi, albanesi e marocchini.
Per iniziare il corso basta sedersi davanti al computer, collegarsi al sito http://driveinitaly.smaniadisicurezza.it e registrarsi. Le credenziali serviranno a riprenderlo ogni volta dal punto in cui ci si era fermati. Come insegnante c’è un manichino da crash test, che attraverso dei brevi filmati spiega le basi della sicurezza al volante e le principali regole della strada. Le lezioni sono interattive e alla fine c’è un piccolo test da superare.
Il corso si snoda in dodici lezioni, ed è un viaggio in altrettante città italiane. Ognuna di queste viene presentata in una sorta di mini guida turistica: storia, luoghi da visitare, specialità culinarie ecc.. Se poi si risponde correttamente al test di fine lezione, si vince anche un souvenir virtuale legato al posto visitato.
Per gli immigrati che si cimenteranno con Drive in Italy, che è aperto a chiunque abbia la patente, ci sono in palio anche mille corsi di guida sicura sui circuiti del Sele, a Battipaglia (SA), di Vallelunga, a Campagnano di Roma e MWC Marco Simoncelli, a Misano Adriativo (RN). Li vinceranno quanti hanno terminato il corso online totalizzando i punteggi migliori nei test di ogni lezione e in quello finale.
“Buona parte degli immigrati ha preso la patente nel paese d’Origine, dove regole, traffico e pericolosità di strade sono profondamente diversi. C’è quindi un gap di informazione e formazione da affrontare e Drive in Italy va in questa direzione” ha detto il presidente dell’Ania Aldo Minucci. “L’Italia è cambiata, ormai è un Paese multietnico, con cinque milioni di nuovi cittadini che contribuiscono alla sua crescita. È un fenomeno al quale il mondo assicurativo deve dare maggiore attenzione, intercettando i loro diversi bisogni di protezione”.
“Dieci morti al giorno sulle strade sono un bollettino di guerra” ha commentato la ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge, sottolineando l’importanza della "cultura della prevenzione". “Buona l’idea – ha aggiunto –di far conoscere con questo progetto anche la bellezza dell’Italia, perché gli immigrati non sono qui solo per lavorare, ma perché hanno scelto un posto dove vivere. Aumenterà la consapevolezza delle regole della strada, ma anche l’affetto per l’Italia”.



Moschea in centro, è polemica la Lega chiede il referendum Palazzo Marino: no ai veti
Abdu, Zona 1: "E una questione di principio
la Repubblica Milano, 22-01-2014
QUESTIONI legate alla mobilità, al verde, al turismo, allo sport, ai mercati. Fino alla moschea: anche questa è una delle «priorità» che il consiglio di Zona 1 ha indicato per il «piano dei servizi del Pgt». Un passaggio chiaro per affermare «la necessita di garantire in centro storico la presenza di luoghi di culto dedicati a ogni confessione religiosa ed emerge a oggi, in questo senso, l'assenza di uno spazio espressamente dedicato alla religione musulmana». Una richiesta — senza indicazioni di even- tuali spazi — votata dalla maggioranza di centrosinistra in commissione Urbanistica e sbarcata ieri sera (il via libera era atte- so in tarda serata) nel parlamentino del centro. Che ha scatenato le proteste delila Lega. Il capogruppo in Comune, Alessandro Morelli, ha presentato una mozione a Palazzo Marino: «Perche prima di prendere qualsiasi decisione dovranno essere i Cittadini a esprimersi con un referendum: vedremo se per i residenti la moschea sara una priorità».
È il presidente della commissione Urbanística del centro, Mattia Abdu del Pd, a ribadire: «Volevamo affermare una questione di principio importante». Ma dove potrebbe nascere la futura moschea attesa (anche) per Expo? Per Pierfrancesco Majorino non dovrebbero esserci tabu. Ecco l'assessore ai Servizi sociali: «Sono convinto che terremo fede all'impegno elettorale. La vice- sindaco De Cesaris sta facendo un lavoro importante per studiare soluzioni. Non ci possono essere astrattii veti nei confronti dei quartieri: ad esempio, apriremo in Zona 1 il centro culture migranti. Certo, per la moschea i soldi devono metterli i privati». Francesco Cappelli è l'assessore che ha la delega ai rapporti con le comunità religiose: «In generale non è mai un male pensare a strutture che rispondano al bisogno di professione delle propria fede», dice. Anche in centro? «La giunta sta facendo un percorso e, in vista di Expo, avremo una proposta». Nel concreto, però, per Cappelli «bisogna vedere se c'è davvero un'esigenza reale di una zona: finora non mi sembra siano arrivate richieste per una moschea in centro». Una promozione netta arriva dal presidente della commissione Urbanística del Comune, Roberto Biscardini: «Una moschea in Zona 1 o comunque una moschea a Milano sara il segno di una grande modernità».
Abdel Hamid Shaari è il presidente dell'istituto culturale islamico di viale Jenner: «Quello che arriva dalla Zona 1 — è un buon segno. Con il Comune abbiamo iniziato un percorso due anni fa. Siamo fiduciosi». È lui a spiegare come il terreno su cui sorge l'ex Palasharp, dove i fedeli si trovano da tempo a pregare sotto un tendone, sarebbe strategico:«Siamo interessati a quell'area». L'im- pianto a Lampugnano, ormai, è in stato di degrado. Solo per abbatterlo servirebbero 600mila euro. Ma, continua Shaari, «se ci assegnano l'area, ogni costo sara a carico nostro».

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links