Buone pratiche per una buona integrazione

Italia-razzismo
A Bolzano è stato organizzato un corso per insegnare alle donne straniere ad andare in bicicletta. Si tratta di un’iniziativa che, anche se in apparenza bizzarra e alquanto insolita, si rivela un’importante occasione di scambio e interazione tra culture diverse perché l’uso di quel mezzo non è così frequente in tutti i paesi del mondo. Inoltre, essendo la patente dell’automobile molto complicata da prendere, la bicicletta si rivela, per gli spostamenti in città, un’utile alternativa ai servizi di trasporto pubblici.

Un corso di formazione più complesso è quello organizzato, invece, dal comune di Sassari rivolto a quanti, sia stranieri che non, vogliano diventare degli assistenti familiari. Un lavoro, questo, spesso svolto da persone scarsamente qualificate perché, in quel settore, non è mai richiesta una professionalizzazione. E così, come dimostrano i numeri, pare che tutti da un giorno all’altro possano diventare collaboratori domestici. Un termine, questo, che include almeno tre tipi di attività diverse: assistenza ad anziani, ai bambini, pulizia della casa. Per quanto riguarda le prime due appare evidente che non siano alla portata di chiunque e che, adottare esclusivamente un approccio casalingo basato sulla scarsa formazione delle persone impiegate, possa provocare dei danni. L’origine di questa svalutazione è molto lontana, risale addirittura alla fine dell’800. In quel periodo il lavoro domestico a casa di estranei era esclusivamente maschile ed erano le donne a svolgerlo all’interno delle proprie abitazioni. È qui si verificava uno scontro di ruoli e di genere perché, alla resa dei conti, marito e moglie svolgevano lo stesso mestiere ma in contesti e con modalità assai diverse: l’uno veniva retribuito, l’altra no. Questo sarà uno dei motivi alla base della diminuzione della componente maschile all’interno di quella professione. Ma non solo. Sarà una delle ragioni che condurrà alla femminilizzazione e alla scarsa qualificazione necessaria allo svolgimento di quel lavoro. Il progetto Benénnidas del Comune di Sassari prevede, invece, che il collaboratore domestico sia una persona preparata e all’altezza delle situazioni che le si presentano, ed ecco perché lo scopo del corso di formazione deve essere quello di acquisire “competenze atte alla valorizzazione dell'attività svolta dalle assistenti familiari”. La frequentazione del corso permette, poi, l’iscrizione al Registro Pubblico degli assistenti familiari in cui sono raccolti i nominativi dei lavoratori e delle lavoratrici del settore delle cura domiciliare alla persona. I residenti che, dunque, avranno bisogno di questo tipo di figura non dovranno più basarsi esclusivamente sul sistema del “passa parola” ma potranno usufruire di uno strumento affidabile come il Registro.  Tra le finalità del progetto c’è, inoltre, quella di far emergere situazioni di lavoro nero e di garantire “la regolarizzazione del personale straniero e locale impiegato nelle mansioni di cura anche attraverso l'abbattimento dei costi per gli oneri previdenziali”. Ogni tanto una buona pratica.
l'Unità, 20-06-2013

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