Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

L'omicidio di Sanaa Dafani
Un delitto d'onore e altri delitti
Laura Balbo

Ci sono oggi due notizie pesantissime che ci riguardano come persone che vivono in una società-in-cambiamento (così preferisco dire: si dice anche società multietnica, multiculturale, multireligiosa). Ma premetto questo: ce ne sono appunto due che mi hanno profondamente colpita, ma soltanto una è al centro dell’attenzione.

La prima, resa molto visibile dai quotidiani e dalla televisione, è la tragica morte  della giovane marocchina Sanaa Dafani, uccisa dal padre il quale non accettava che avesse un rapporto con un italiano ( dunque non di religione e tradizione islamica). E si ricorda anche che tre anni fa -in circostanze simili- un fatto di violenza e di intolleranza (familiare, va aggiunto)  ha posto fine alla vita di un’altra giovane, Hina Saleem.
Padri che non accettano giovani donne che “scelgono”. Poter decidere della propria vita è un valore che difendiamo, è un dato di possibilità e di libertà. Questo in molti, moltissimi – donne e uomini - vogliamo affermare. Inaccettabile, inconcepibile, suona una notizia in cui un padre ritenga di imporre  il suo potere e la sua violenza sulla figlia. Comportamenti e dati  culturali che -ricordiamolo- per secoli e millenni hanno segnato anche la nostra storia, accettati e praticati in forme molto simili: ragazze non libere di decidere, ma costrette alla vita in convento; donne date a mariti che non avevano conosciuto e tantomeno scelto; le vite di quelle non maritate che restavano in famiglia senza aver voce, sottomesse, private di una esistenza vera. Di  questo dobbiamo ricordarci: rende più forte, e insieme consapevole della complessità del tutto, il nostro impegno di solidarietà e  l’urgenza di realizzare  cambiamenti (appunto, per una società “multi”: etnica, razziale, religiosa).
Ma dovremmo anche essere consapevoli che non è facile. Lo sappiamo da vicende in altri paesi europei. Indignazione e dolore, certo. Ma come affrontare sia le  misure da prendere, sia il meccanismo delle informazioni che ci vengono date, anche questo è un punto cruciale.
Arrivo allora all’altra notizia di una morte inaccettabile: a tredici anni, si è impiccato. Ho trovato, direi per caso, poche righe in una colonna laterale (la  pagina, su repubblica, è  dedicata alla “nuova influenza”; niente sul Corriere della Sera e nemmeno nei notiziari televisivi).
Trascrivo: “ha provato ancora una volta a fare quei compiti di matematica per le vacanze che aveva trascurato perché gli erano ostici”. “… un ragazzino cinese di tredici anni, cittadino italiano a tutti gi effetti…pare non avesse accettato la bocciatura .. e, al secondo giorno di scuola, ha avuto paura di affrontare il nuovo anno di studi”.  Si è suicidato. Soffermiamoci su questa vicenda. Per riuscire a fare i compiti a casa, e soprattutto quelli delle vacanze bisogna che qualcuno in famiglia riesca a stargli vicino, ad aiutarli, i bambini e i ragazzi. E’ una questione che, facendo in particolare riferimento alle situazione di famiglie di “immigrati”, dovrebbe metterci davanti agli occhi i pesanti, indiretti, invisibili meccanismi della selezione scolastica. Genitori che non sottraggono tempo al lavoro, che magari non parlano italiano o non hanno frequentato la scuola (certamente non la nostra, dunque programmi e metodi da loro ignorati). Su questi processi sarebbe facile raccogliere informazioni e dati, ma non ci sono per ora ricerche. E  certo non se ne parla nei media.
Sono  televisione e quotidiani che forniscono idee,  chiavi interpretative del reale,  stereotipi. Questione fondamentale che nella giornata di cui parlo è diventata esemplare. Alla notizia dell’omicidio messo in atto dal padre marocchino si aggiunge, in apertura del TG2, quella dell’aggressione di una donna rom a un anziano.

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