Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

03 luglio 2012

Immigrazione:Canale Otranto,bloccato natante con 39 migranti
Individuati e fermati i due presunti scafisti
(ANSA) - OTRANTO (LECCE), 3 LUG - Una barca a vela di 15 metri, battente bandiera statunitense con a bordo 39 immigrati tra i quali due bambini e cinque donne, e' stata intercettata dalla Guardia di finanza nel canale d'Otranto, a circa sette miglia da Santa Cesarea Terme. I militari avrebbero anche individuato i due presunti scafisti, che sarebbero stati fermati. I migranti, tutti in discrete condizioni di salute, sono stati trasferiti al Centro di prima accoglienza 'Don Tonino Bello' di Otranto. (ANSA).



Se l'Italia non sono anche loro A Cecina i diritti negati ai migranti
jlkj Il 18° incontro internazionale contro il razzismo - in corso fino al 7 luglio prossimo - continua ad essere il luogo di confronto e riflessione sui temi dell'integrazione e della cittadinanza. L'idea, nata qui l'anno scorso, di svelare e denunciare le numerosissime omissioni di soccorso in mare da parte di mercantili e navi militari, ha dato vita al progetto Boats4People 1per sensibilizzare la gente di mare del Mediterraneo
CARLO CIAVONI
la Repubblica, 02-07-2012
CECINA - Questo diciottesimo capitolo del meeting internazionale antirazzista di Cecina, che si concluderà il prossimo 7 luglio, mostra una sua nuova vitalità. Non solo per la ricchezza dei dibattiti e la parteipazione che si registra, ma soprattutto per l'efficacia delle iniziative nate e sviluppate al suo interno. In questi primi giorni, ad esempio, s'è fatto il punto sulla campagna L'italia sono anch'io 2, promossa da 19 organizzazioni - dalle Acli 3, all'Arci 4, alla Caritas 5, all'ANCI, 6 l'associazione dei Comuni italiani, solo per citarne alcune - per riformare due leggi : una per il diritto di cittadinanza da estendere ai bambini nati in Italia, da genitori stranieri regolari; l'altra per una nuova norma che permetta il diritto elettorale amministrativo ai lavoratori regolarmente presenti in Italia da cinque anni. La campagna ha impegnato oltre 200 mila persone che hanno accettato i principi contenuti nelle due proposte, regolarmente depositate alla Camera ed ora in attesa di essere "calendarizzate", dopo un confronto fra le forze politiche nella Commissione Affari Costituzionali, dove però i promotori temono si rischino compromessi a ribasso e cedimenti, soprattutto da parte del Pd, rispetto allo spirito orinario sottoscritto dalle centinaia di migliaia di firmatari.
I diritti negati. Confronti e riflessioni sono quest'anno dedicati ai diritti negati di alcuni milioni di giovani, ragazze e ragazzi, figli di genitori di origine straniera, nati o cresciuti in Italia ma che - appunto - per le leggi vigenti non sono ancora italiani. Giovani che si sentono a tutti gli effetti parte di questo Paese e che l'altra sera, davanti al maxi schermo nell'areea del meeting, hanno fatto il tifo per la nazionale di calcio, durante la finale con la Spagna. Un Paese in cui vivono, insomma, da sempre ma che tuttavia, per effetto di una legge che lo stesso  presidente delle Repubblica, Giorgio Napoletano, non ha esitato a definire "Un'autentica follia, un'assurdità 7".
Il monitoraggio sui mancati soccorsi in mare. Il meetintg di Cecina ha dato vita anche ad un'altra iniziativa sul tema del diritto in mare, legata ad un progetto, Boats4Peope 8, che ha lo scopo di costruire una rete di gente che va per mare, che vive, naviga il trafficatissimo Mediterraneo e abita lungo le sue sponde. L'idea - nata nel corso del meeting dell'anno scorso - ha preso forma oggi quando ha preso il via il lungo viaggio del veliero Oloferne, salpato da Rosignano alla volta di Palermo, da cui poi ripartirà per Monastir, in Tunisia, per ripercorrere, infine, il tragitto fino a Lampedusa, lo stesso percorso lungo il quale sono morti centinaia di migranti in fuga verso l'Europa, in cerca di opportunità o in fuga da guerre, violenze soprusi di ogni sorta.
Quei palloncini-simbolo. La cerimonia della partenza di stamattina da Rosignano è stata salutata con un classico atto simbolico, quello del rilascio di centinaia di palloncini colorati, in memoria delle persone finite in fondo al mare, durante i tentativi di raggiungere le coste europee. La guerra in Libia ha prodotto quasi un milione di migranti africani, mediorientali ed asiatici, fuggiti in paesi vicini, come la Tunisia, l'Egitto, il Ciad, il Niger. Gli stati europei hanno invece mostrato il volto arcigno e repressivo del respingimento, incarnato da  Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere, che ha messo in atto operazioni per intercettare e ricacciare indietro i migranti nel Canale di Sicilia.
Il progetto Boats4people. Sarà seguito e gestito dall'avvocato Stephane Maugendre, dai ricercatori Charles Heller, Lorenzo Pezzani e Nicanor Haon e dall'addetta alla comunicazione, Alessandra Capodanno - ha già cominciato a monitorare con mappe satellitari, disponibili da società private che l'intenso traffico navale nel Mediterraneo, proprio per dimostrare come spesso i mancati interventi in mare, nei confronti di battelli di migranti alla deriva, non siano semplici "sviste", ma vere e proprie omissioni di soccorso, sia da parte di mercantili, che di unità militari in transito. Numerose prove testimoniano, infatti, che al largo delle coste libiche, la NATO e gli stati aderenti all'operazione Unified Protector (l'intervento militare in Libia dell'anno scorso) non hanno prestato soccorso ai migranti in difficoltà. Il conflitto in Libia è formalmente concluso, ma la guerra ai migranti continua e ogni nuovo naufrago si aggiunge ai 1.500 migranti morti nel Mediterraneo nel corso del 2011 (secondo  l'UNHCR 9).
Quei 63 cadaveri sul gommone alla deriva. Padre Moses Zerai - direttore dell'agenzia eritrea Habeshia 10, in stretto contatto con i profughi in fuga dal Corno d'Africa e ancora prigionieri nelle carceri libiche - a Cecina ricorda la morte di 63 migranti nella primavera del 2011, tutti stipati in una barca che resta senza carburante tra la Libia e l'Italia e che, nonostante diverse navi si accorgano di loro e malgrado le richieste d'aiuto, il gommone con 73 persone a bordo venne lasciato alla deriva per cinque giorni, fino a tornare di nuovo a ridosso delle coste libiche. Furono trovati 63 cadaveri, molti erano bambini piccoli, mentre il destino dei superstiti fu diverso: alcuni finirono nelle carceri libiche, altri riuscirono a scappare di nuovo, nel frenetico e continuo via vai di barche e gommoni in partenza dalla Libia.
L'impunità di chi se ne infischia dei diritti. Dunque, Gheddafi e Ben Ali non ci sono più, ma le politiche migratorie sono rimaste le stesse e i governi transitori in Libia e in Tunisia hanno tutt'altro che interrotto le pratiche del passato. Risulta, infatti, che stiano imbastendo accordi sull'immigrazione con l'Europa, nella totale opacità, continuando a trattare da criminali gli immigrati, in quanto tali, e a rinchiuderli arbitrariamente in cella quando sono in transito sui loro territori. In altre parole, dunque, gli accordi internazionali che impongono l'obbligo di prestare soccorso in mare, che garantiscono l'asilo e la protezione internazionale continuano ad essere violati dai governi europei ed africani, ogni volta che si pratica un respingimento o si verifica un naufragio. Tutto nella totale impunità.



Immigrati: Carta di Roma lancia premio ''Parole che pesano''
(ASCA) - Cecina, 2 lug - ''Parole che pesano: immigrazione, razzismo e mass media'' e' il titolo del concorso nazionale dedicato agli studenti delle scuole medie superiori presentato a Cecina al Meeting Internazionale Antirazzista organizzato dall'Arci. Il concorso, promosso da Associazione Carta di Roma, Fnsi e Repubblica.it in collaborazione con Unar, nasce con l'obiettivo di fare formazione ai giovani giornalisti perche' imparino a scrivere correttamente sul tema dell'immigrazione.
Suddiviso in piu' sezioni, il concorso sara' lanciato in autunno e implementato con inchieste, articoli, approfondimenti che possano far arrivare il messaggio alle nuove generazioni e costituire elementi di formazione specifica per avviare nuove carriere in questo ambito.
''Questo concorso - ha spiegato la presidente dell'Associazione Carta di Roma Valentina Loiero - vuole sensibilizzare i giornalisti sul modo corretto di raccontare le cose. Iniziativa cui affianchremo a breve una lettera indirizzata a tutti i direttori di testata per chiedere piu' formazione all'interno delle redazioni e spiegando come si puo' fare informazione in maniera corretta in un ambito sensibile come quello che riguarda l'immagine e la vita delle persone di origine straniera nel nostro Paese''.



Caritas: i Cie “sono alienanti, annichiliscono le persona e fanno perdere la percezione della propria identità”.
Il direttore di Caritas Ambrosiana commenta il Rapporto sullo stato dei diritti umani nelle carceri e nei Cie.
Immigrazioneoggi, 03-07-2012
Diciotto mesi nei Cie “sono alienanti, annichiliscono le persona e fanno perdere la percezione della propria identità”. Così il direttore della Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo, ha definito il trattamento che subiscono gli immigrati irregolari, in occasione della presentazione del Rapporto sullo stato dei diritti umani negli istituti penitenziari e nei Cie della penisola.
“Chi è trattenuto nei Cie – ha dichiarato il sacerdote – ha commesso reati amministrativi che paga con una reclusione a volte peggiore di quella dei detenuti, perché vissuta nella più totale inedia, in giornate vuote senza senso, senza capire perché sono lì e come faranno a uscirne”. Un’equipe di Caritas Ambrosiana dal 2004 opera all’interno del Cie di via Corelli a Milano per offrire assistenza legale ed educativa. Il direttore della Caritas ha inoltre affermato che, in taluni casi, è possibile parlare di un trattamento al limite della tortura.
Dello stesso avviso è stato Pietro Marcenaro, presidente della Commissione diritti umani del Senato. Parlando dei centri visitati dalla Commissione nel corso del 2011 e dei primi mesi di quest’anno, Marcenaro ha descritto realtà in cui “i trattenuti vivono in una situazione di promiscuità terribile. Ragazzi fermati senza documenti vivono accanto a persone che provengono dal carcere”. È necessario, afferma il senatore, “far sì che i Cie siano la soluzione estrema, favorendo altre soluzioni, come il rimpatrio volontario”.



Permessi di soggiorno falsificati
Commercialista e funzionario arrestati
Blitz degli agenti dell'ufficio immigrazione: arrestate 5 persone tra cui un funzionario per il centro impiego e il commercialista titolare di due caf
Il Messaggero, 03-07-2012
ROMA - È stata sgominata a Roma dalla Polizia un'organizzazione dedita alla contraffazione di documenti per il rilascio di permessi di soggiorno a cittadini extracomunitari. Alle prime ore dell'alba gli agenti dell'Ufficio Immigrazione, diretti da Maurizio Improta, hanno arrestato 5 persone tra cui un funzionario per il centro dell'impiego di Roma e un commercialista proprietario di due Caf. Le indagini sono partite nei primi mesi dello scorso anno quando, presso gli sportelli dell'Ufficio Immigrazione di via Tefilo Patini, sono giunte numerose richieste di rilascio o rinnovo di permessi di soggiorno per motivi di Attesa Occupazione. Parecchi cittadini infatti, la maggior parte cinesi, avevano allegato al Kit postale contenente l'istanza una scheda professionale emessa dal centro per l'impiego di Roma che attestava l'iscrizione nelle liste di disoccupazione.
Le indagini. Alcune incongruenze riscontrate durante la lavorazione delle pratiche, come ad esempio le iscrizioni a liste di disoccupazione senza aver subito un reale licenziamento, hanno insospettito gli agenti che a quel punto hanno iniziato una serie di verifiche. Altro motivo che ha avvalorato la tesi degli investigatori, il fatto che la maggior parte degli stranieri, ha dichiarato di non comprendere la lingua italiana, fatto questo, contrastante con quanto dichiarato nelle schede compilate dagli addetti allo sportello del Centro dell'impiego.



Senza lavoro vuole tornare in Camerun "Ma non ho i soldi e non voglio spacciare"
Eric William Nono Happi, 26 anni, incensurato cittadino camerunense, sta vivendo a Padova la stessa trama del film "The terminal". "Se qualcuno mi pagasse il viaggio, tornerei subito nel mio paese per provare a farmi un futuro. Prometto anche di restituire i soldi". E aggiunge: "I poliziotti sono stati gentili, mi hanno fatto il foglio di via ma hanno detto che neanche lo Stato italiano ha i soldi per rimpatriarmi"
la Repubblica, 02-07-2012
PADOVA - Assomiglia alla trama in salsa africana de "The Terminal" la vicenda di Eric William Nono Happi, 26 anni, incensurato cittadino del Camerun, che sta cercando di tornare nel proprio Paese perchè in Italia non ha trovato lavoro, ma non trova nessuno disposto ad aiutarlo a rimpatriare perchè costa troppo.
"Sono arrivato tre anni fa con il permesso di soggiorno biennale all'aeroporto di Venezia - racconta in un ottimo italiano - ho fatto molti lavori: al mercato coperto a scaricare camion, mi davano 5 euro ogni container scaricato, ma per me quel denaro voleva dire poter mangiare e pagarmi una stanza. Poi ho lavorato alcuni giorni a chiamata per dei supermercati, come addetto per l'inventario, in una tipografia come addetto al confezionamento. Ho sempre accettato tutti gli incarichi, anche contratti di un solo giorno. Poi sono finiti anche quelli e senza un contratto di lavoro in Italia non ti rinnovano il permesso di soggiorno, quindi ora sono irregolare".
A questo punto Eric William Nono Happi non vuole scivolare nel tunnel della clandestinità. Senza lavoro non può rinnovare il permesso di soggiorno e senza questo nessuno gli offre un contratto di lavoro. Dorme sulle panchine dei parchi pubblici.
"Non voglio spacciare, sono 3 anni che sono in Italia e mi sono sempre comportato bene - spiega - ho fatto anche un corso da manovratore di carrelli elevatori con Forema Confindustria, ho l'attestato. Ma capisco che in Italia c'è crisi anche per gli italiani. E allora sono stato in questura dove mi hanno ospitato per una notte in cella e fatto un altro foglio di via che mi intima di allontanarmi entro 7 giorni dall'Italia, ma io non ho i soldi per tornare in Camerun. I poliziotti sono stati gentili, mi hanno detto che neanche lo Stato italiano ha i soldi per rimpatriarmi. Ed allora sono costretto a vivere per strada, a dormire sulle panchine: speravo di costruirmi qui una vita dignitosa: ho studiato ai corsi professionali, mi sono sforzato di imparare l'italiano, ma non è servito a nulla se sono senza lavoro e senza permesso di soggiorno ora. Sono deluso dall'Italia evidentemente non ci sono opportunità. Tornerei a provare a farmi un futuro nel mio Paese, se qualcuno mi pagasse il biglietto, prometto anche di restituire i soldi. Ma a stare qui a dormire all'aperto o in una cella proprio non ce la faccio più".

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