Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

24 febbraio 2011

Bimbi Rom, quegli allarmi che Alemanno ha ignorato
Esposto in procura presentato da Luigi Manconi, a nome dell'associazione "A buon diritto", contro il sindaco Alemanno. Che avrebbe ignorato gli allarmi sul campo dove sono morti arsi vivi quattro bimbi rom.
l'Unità, 24-02-2011
MARIAGRAZIA GERINA    
ROMA
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L'esistenza del campo rom di via Appia gli era stata ripetutamente segnalata. La presenza di minori e il perìcolo di un incendio anche. Insomma, il rogo della baracca in cui lo scorso 6 febbraio sono morti quattro bambini - Fernando, Patrizia, Sebastian Mircea e Raul Vasile - poteva essere evitato. Il sindaco Alemanno poteva, anzi, doveva intervenire per mettere in sicurezza quelle baracche ed evitare la tragedia. Per questo ieri Luigi Manconi, presidente dell'associazione "A buon diritto", lo ha denunciato alla Procura di Roma per omicidio colposo. Ricordando che già una indagine che pende sui genitori dei bambini, Manconi chiede ai magistrati di accertare anche le eventuali responsabilità del sindaco, chiamato a garantire l'incolumità dei cittadini.
Una denuncia circostanziata. Il cuore sono cinque segnalazioni ricevute dal gabinetto del sindaco nei mesi precedenti la tragedia. La prima risale al 4 maggio 2010. Il Comandante Vincenzo Senatore della Legione Carabinieri Lazio segnala al "Gabinetto del Sindaco" e al "IX Municipio" «un insediamento abusivo composto da 25 persone tutti di origine romena suddivisi in sette uomini e dieci donne e otto bambini, e come rifugio la presenza di otto baracche create con materiale ligneo e di fortuna». «Condizioni sanitarie pessime» e «alto il rischio di incendio perché gli occupanti utilizzano fornelli da campeggio alimentati da bombole di gpl, posizionati nei pressi' delle costruzioni in materiale ligneo», scrive il comandante «in attesa delle determinazioni che si riterrà opportuno adottare». Attesa vana, annota Manconi: il gabinetto del Sindaco si limitò, il 10 maggio 2010, a dame notizia a varie figure istituzionali, senza far¬ne discendere iniziativa operativa alcuna.
Il 13 maggio tocca all'architetto Mirella Di Giovane del IX Municipio dopo «avere verificato direttamente la gravità della situazione» ri badire «la pericolosità della situazione ... per la sicurezza dei suoi stessi occupanti» e chiedere «la bonifica dell'area», «dopo avere provveduto all'assistenza alloggiativa per le famiglie e i minori presenti».
Il 21 maggio 2010 la Polizia municipale ci riprova indirizzando una lettera corredata di fotografie al Gabinetto del Sindaco e al direttore della Protezione civile, in cui segnala oltre alle drammatiche carenze igieniche il pericolo «per la sicurezza delle persone». Il gabinetto rispon¬de, con una lettera firmata dalla dirigente Annamaria Manzi, che i vari uffici erano già stati avvertiti e invitati ad adottare «gli opportuni provvedimenti». Ma il 31 maggio la presidente del IX municipio Susana  Fantino è costretta a scrivere direttamente al Sindaco Gianni Alemanno per denunciare che «a tutt’oggi non è stato fatto nulla». Il 7 dicembre, una relazione della polizia municipale, indirizzata tra gli altri al gabinetto del Sindaco, dopo un nuovo sopralluogo, ribadisce l'esistenza dell'insediamento abusivo, annotando la presenza di «un manufatto realizzato con materiali provvisori tavoli e teli di plastica» e «i segni inequivocabili della presenza di persone anche minorenni... giocattoli usati... varie vettovaglie e bevande ad uso alimentare»    



4 domande a Luigi Manconi
«Il sindaco avrebbe potuto salvare quelle  quattro vite»
l'Unità, 24-02-2011
Non una denuncia generica. «In questa vicenda ci sono gli estremi di una fattispecie penale che si è espressa nella inerzia del sindaco di fronte a ben cinque segnalazioni, dettagliate e univoche», ribadisce Luigi Manconi, presidente di "A buon diritto".
 Cosa avrebbe dovuto fare Alemanno?
«Avrebbe dovuto rimuovere, come recita il codice penale, le condizioni che costituivano il pericolo non generico: nei rapporti dei carabinieri era segnalato con precisione il rischio di incendio».
Ci sono oltre 200 insediamenti abusivi, per tutti vale lo stesso rischio.
«Gli insediamenti abusivi sono triplicati negli ultimi due anni in conseguenza di un piano nomadi che è solo un pianò sgomberi: non è stato creato nemmeno un campo attrezzato e a nessuno dei rom allontanati viene data una alternativa abitativa se non a una minima parte che viene stipata nei campi già esistenti».
Cinque segnalazioni nessuna risposta: pensa che si tratti di una prassi ?
 «C'è da temerlo».
Questo perché si pensa che in fondo i rom abbiano meno diritti?
 «La questione non riguarda solo i rom, in Italia tu puoi essere in questo territorio e non godere di un sistema di diritti di cittadinanza, è il caso degli stranieri, o goderne solo in parte, certo i rom e i sinti vivono ai margini di questo sistema. A Brescia il 17 febbraio il Comune ha ordinato alla polizia municipale di staccare l'elettricità in un accampamento dove viveva anche un bambino di 17 mesi che, affetto da una patologia genetica rarissima, viveva attaccato a un alimentatore elettrico. La tragedia è stata evitata solo perché il padre si è procurato un generatore elettrico. Si affronta la questione degli insediamenti come se fosse solo un problema di ordine pubblico. Mentre la tutela dei diritti di cittadinanza è il principale contributo alla sicurezza anche di chi rom non è».
MA. GÈ.
 


Clamoroso atto dell'associazione "A buon diritto" contro il Sindaco di Roma
Rogo dei bimbi rom, Manconi denuncia Alemanno per omicidio
Italia Sera, 24-02-2011
Manuela Emiliani

Una denuncia per omicidio colposo contro il sindaco Alemanno per la. morte dei quattro bambini rom del campo di via Appia Nuova, avvenuta il 6 febbraio scorso, è stata presentata ieri mattina alla procura dì Roma dal presidente della associazione "a buon diritto" Luigi Manconi "La nostra non è una provocazione ma un atto retorico - ha detto Manconi - è una vera e propria azione giudiziaria nei con-fronti del sindaco per omicidio colposo". Nella corposa documentazione presentata alla procura e illustrata oggi alla stampa, sono inseriti i documenti sottoscritti da carabinieri, polizia municipale e amministrazione del municipio IX in cui già da maggio 2010 veniva avvertito il Campidoglio della pericolosità del campo di Via Appia Nuova e in particolare del rischio incendi. "Le ragioni per cui il sindaco è chiamato in causa alle sue responsabilità è che l'autorità comunale ha funzione di protezione civile - ha detto l'avvocato Alessandro Gamberini che ha presentato; insieme a Manconi, l'esposto - quindi svolge una funzione di garanzia rispetto ai pericoli segnalati che non erano appunto soltanto riguardanti le condizioni igieniche del piccolo campo ma anche della pericolosità dovuta alla presenza di bombole a gas e di materiale infiammabile".    
Le cinque segnalazioni giunte al comune risalgono al 4 maggio 2010 da parte del comandante della Legione carabinieri Lazio Vincenzo Senatori indirizzate tra le altre al gabinetto del sindaco in cui viene "rilevato un insediamento abusivo composto da 25 persone di origine romena e che come rifugio la presenza di otto baracche di materiale ligneo e di fortuna in cui è alto il rischio di incendio perché gli occupanti utilizzano fornelli da campeggio alimentanti da bombole di Gpl posizionati nei pressi delle costruzioni in materiale ligneo". Il 13 maggio 2010 l'architetto Mirella Digione del IX municipio inviava una missiva agli stessi destinatari in cui veniva ribadita "la pericolosità della situazione e si chiedeva un intervento per garantire la sicurezza dei suoi stessi occupanti". Cosi il 21 maggio 2010 la polizia municipale con una lettera corredata di fotografie effettuata un ulteriore accertamento e sottolineava il pericolo per la sicurezza delle persone. Il 31 maggio del 2010 la presidente del IX Susana Fantino scriveva al sindaco Alemanno per sottolineare l'inerzia del comune di fronte a questa situazione "drammatica" per ultimo il 7 dicembre 2010 ancora la polizia municpale dopo aver effettuato un sopralluogo nel campo ne ribadiva l'esistenza "dando conto di un manufatto realizzato con materiali provvisori tavoli e teli di plastica e si notava cenni inequivocabili della presenza di persone, anche minorenni". "Abbiamo deciso di presentare questa denuncia perchè al momento dell'insediamento del sindaco Alemanno al Campidoglio i campi attrezzati erano 7, 12 quelli tollerati e 80 gli informali ha proseguito Manconi. Ad oggi i campi attrezzati sono ancora 7, 10 quelli tollerati, mentre quelli informali sono oltre 200". "Avevamo chiesto la bonifica ma anche il presidio del territorio ha aggiunto Fantino, invece il sindaco ha ridotto tutta la responsabilità a cavilli burocratici".
Quotidiano
 Piccolo: Siamo al crepuscolo della politica"
"La denuncia contro Alemanno per il rogo della baracca che è costato la vita a quattro bambini romeni rappresenta il crepuscolo di una certa politica - afferma In una nota Samuele Piccolo, Vicepresidente dell'Assemblea capitolina - In passato tanti lutti hanno colpito la nostra città, lutti di cittadini romani e non romani rimasti vittime della furia omicida di sbandati o bambini e adulti rimasti uccisi dal fuoco delle loro baracche, ma nessun esponente di destra o di centro ha mai accusato i precedenti Sindaci di omicidio colposo. E' assurdo, siamo al crepuscolo e al fallimento di una certa politica. Dispiace solo che tra i sostenitori di questa povera iniziativa ci siano alcuni espianti di spicco dell'opposizione" .
Il portavoce del Sindaco: "Accuse vergognose"
"Reputo davvero squallido e vergognoso che a distanza di due settimane dall'accaduto ancora qualcuno abbia voglia di speculare sulla tragedia dei quattro bimbi rom morti nel rogo della loro baracca. Una tragedia che ha colpito duramente tutta la città". Lo dichiara, in una nota, il portavoce del sindaco di Roma, Simone Turbolente, in merito alla denuncia per omicidio colposo nei confronti del sindaco di Roma da parte del presidente dell'associazione 'Abuon diritto'. "L'accusa di inerzia mossa dall'ex senatore Manconi al sindaco Alemanno è irricevibile - prosegue - Mai prima dell'insediamento di questa Giunta il problema dei campi nomadi, che a Roma esistono da decenni in situazioni indecenti e intollerabili, era stato affrontato. In merito alla farneticazione dell'ex senatore dei Verdi di 'inerzia' rispetto alle segnalazioni, gli facciamo presente, cosa già chiarita per tutti ma, evidentemente non per lui, che la segnalazione ricevuta faceva riferimento ad un diverso campo rispetto a quello nel quale si è verificata la tragedia".



Alemanno denunciato per la morte dei bimbi rom
Manconi: "Accuso il sindaco di omicidio colposo "
Repubblica Roma, 24-02-2011
GABRIELE  ISMAN
OMICIDIO colposo per le morti di Fernando, Patrizia e Sebastian Mircea e di Raul Vasile, i quattro bambini rom deceduti il 6 febbraio nel rogo della baracca nel campo di Tor Fiscale. È l'accusa, pesantissima, mossa da  Luigi Manconi,  presidente dell'associazione "A Buon Diritto", al sindaco Alemanno. L'ex senatore, assieme all'avvocato Alessandro Gamberini, ha presentato ieri in Procura sei pagine di esposto e i documenti di carabinieri, vigili urbani e municipio IX per argomentare la sua denuncia. Cinque le segnalazioni di rischio arrivate in Comune prima del rogo nella baracca. La prima risale al 4 maggio
2010, ed è firmata dal comandan-te dei carabinieri della stazione di Quarto Miglio Vincenzo Senatore, l'ultima, della polizia municipale, è del 7 dicembre scorso.
«Il sindaco - dice Manconi - ha totalmente ignorato cinque segnalazioni soggetti diversi: erano tutte dettagliate e univoche nell'indicare i pericoli e i rischi di quella segnalazione: nella prima si fa esplicito riferimento a un pericolo di incendio. E quindi chiamiamo in causa Alemanno in quanto autorità di protezione civile, garante dell'incolumità di quanti si trovano sul territorio da lui amministrato. È una omissione rispetto ai suoi doveri, un mancato soccorso nei confronti di persone, e anche di minori che pure erano stati ripetutamente segnalati». Silvio Di Francia, della segreteria romana del Pd, commenta amaro che «tra sciatteria burocratica, insensibilità e campagne demagogiche sparisce la responsabilità di un sindaco».
Alla presentazione della denuncia alla stampa c'erano anche i presidenti dei municipi IX, Susy Fantino, eX, Sandro Medici, oltre a alcuni parlamentari del Pd come Ileana Argentin e, tra i consiglieri comunali del Partito democratico, Daniele Ozzimo. Manconi attacca anche il piano nomadi del Comune, definendolo «piano sgomberi. Al momento dell'insediamento di Alemanno al Campidoglio i campi attrezzati erano 7, 12 quelli tollerati e 80 gli informali ha proseguito Manconi.  Oggi i campi attrezzati sono ancora 7,10 quelli tollerati, mentre quelli informali sono oltre 200, e sono triplicati».
A difesa di Alemanno intervengono il suo portavoce, Simone Turbolente, e l'assessore ai Servizi Sociali Sveva Belviso: «L'accusa è irricevibile. In merito alla farneticazione dell'ex senatore dei Verdi di inerzia, gli facciamo presente che la segnalazione ricevuta faceva riferimento ad un diverso campo rispetto a quello nel quale si è verificata la tragedia e che il campo segnalato era stato sgomberato a dicembre. Desta tristezza - dice Turbolente - vedere a quale grado di strumentalizzazione si può giungere». E Belviso: «Le accuse mosse dall'ex senatore Luigi Manconi sono un atto grave e irresponsabile».



Bimbi bruciati: un esposto contro il sindaco
Il Messaggero cronaca di Roma, 24-02-2011
Una denuncia per omicidio colposo contro il sindaco Alemanno per la morte dei quattro bambini rom del campo di via Appia Nuova (avvenuta il 6 febbraio scorso), è stata presentata ieri mattina alla procura di Roma dal presidente della associazione "A buon diritto" ed ex senatore Luigi Manconi.  «La nostra non è una provocazione politica - ha detto Manconi- è una vera e propria azione giudiziaria nei confronti del sindaco per omicidio colposo». Nella documentazione presentata alla procura «sono inseriti i documenti sottoscritti da carabinieri, polizia municipale e IX municipio in cui già da maggio 2010 veniva avvertito il Campidoglio della pericolosità del campo di Via Àppia Nuova e in particolare per incendi». «Le ragioni per cui il sindaco è chiamato  in causa alle sue responsabilità è che l'autorità comunale ha funzione di protezione civile. Il sindaco riveste una funzione di garanzia di controllo del territorio», ha detto l'avvocato Alessandro Gamberini che ha presentato, insieme a Manconi  l'esposto. Pronta la risposta del Campidoglio. «L'accusa di inerzia mossa dall'ex senatore Manconi al sindaco Alemanno è irricevibile - spiega il portavoce del sindaco, Simone Turbolente -gli facciamo presente, che la segnalazione ricevuta faceva riferimento ad un diverso campo rispetto a quello nel quale si è verificata la tragedia e che il campo segnalato era stato sgomberato a dicembre». Per l'assessore alle politiche sociali, Sveva Belviso: «Queste accuse sono un atto grave e irresponsabile. Ancora più grave è il fatto che tra i sottoscrittori del documento ci siano nomi di persone della passata Amministrazione che hanno avuto ben precise responsabilità sul disastro lasciato della gestione dei campi nomadi».



Esposto del presidente dell'associazione "A buon diritto"
Bimbi morti: il sindaco Alemanno denunciato per omicidio colposo
Corriere della Sera, 24-02-2011
ROMA - Alemanno denunciato per l'omicidio colposo dei quattro bimbi rom morti nel rogo di una baracca a Tor Fiscale lo scorso 6 febbraio a Roma. L'ex senatore dei Verdi ed ora presidente dell'associazione 'A buon diritto' Luigi Manconi ha presentato ieri mattina in procura un esposto per denunciare l'inerzia del primo cittadino della capitale che avrebbe "omesso completamente lo svolgimento dei suoi doveri. Si tratta di un esposto dettagliato - ha spiegato Manconi - tutto è tranne che una provocazione.
Non è un atto retorico o demagogico ma un'azione giudiziaria. Quella di Alemanno è una gestione totalmente irresponsabile del fenomeno". Per il portavoce di Alemanno l'accusa è 'irricevibile' ed ha parlato di triste strumentalizzazione. "Reputo davvero squallido e vergognoso - ha commentato Simone Turbolente - che a distanza di due settimane dall'accaduto ancora qualcuno abbia voglia di speculare sulla tragedia. In merito alla farneticazione dell'ex senatore dei Verdi di 'inerzia' rispetto alle segnalazioni, gli facciamo presente, che la segnalazione ricevuta faceva riferimento ad un diverso campo rispetto a quello nel quale si è verificata la tragedia".

 
 
Tragedia al campo rom, esposto dei Verdi
Il sindaco: «Accuse di Manconi irricevibili»
Libero Roma, 24-02-2011
Il sindaco Gianni Alemanno denunciato per omicidio colposo. Sembra incredibile, ma ieri il presidente dell'associazione "Abuon diritto" ed ex senatore dei Verdi Luigi Manconi ha presentato un esposto alla Procura di Roma contro Alemanno per «l' omicidio colposo dei bimbi rom morti durante l'incendio di una baracca nella Capitale». La colpa del sindaco, secondo Manconi sarebbe quella di aver «omesso completamente lo svolgimento dei suoi doveri, tanto da prospettare che egli debba rispondere, ai sensi dell'art. 40, dell'omicidio colposo dei bimbi morti nell'avvenimento tragico che ho indicato, essendo egli rimasto inerte nonostante fosse stato avvertito dei pericoli concretamente incombenti sugli abitanti di quell'insediamento abusivo». Se la candela lasciata accesa nel tugurio dai genitori, che si sono allontanati lasciando da soli i bimbi e chiudendoli a chiave dall'esterno, ha provocato il tragico rogo, dunque la responsabilità dovrebbe ricadere sul sindaco perché non ha trovato una sistemazione ai nomadi. Un'accusa «irricevibile» secondo il Campidoglio, che parla di speculazione e precisa che «la segnalazione ricevuta faceva riferimento ad un diverso campo rispetto a quello nel quale si è verificata la tragedia e che il campo segnalato era stato sgomberato a dicembre».



MORTI NEL ROGO
Manconi denuncia Alemanno: omicidio colposo
La Stampa, 24-02-2011
Alemanno denunciato per l'omicidio colposo dei quattro bimbi rom morti nel rogo di una baracca a Tor Fiscale lo scorso 6 febbraio a Roma. L'ex senatore dei Verdi ed ora presidente dell'associazione «A buon diritto» Luigi Manconi  ha presentato ieri mattina in procura un esposto per denunciare l'inerzia del primo cittadino della capitale che avrebbe «omesso completamente lo svolgimento dei suoi doveri. È una denuncia seria, non un atto puramente formale». Per il portavoce di Alemanno l'accusa è «irricevibile» ed ha parlato di «triste strumentalizzazione».
 


Rogo baracca
 Il sindaco denunciato per omicidio colposo
IL Tempo, 24-02-2011
Alemanno denunciato per l'omicidio colposo dei quattro bimbi rom morti nel rogo di una baracca a Tor Fiscale lo scorso 6 febbraio. L'ex senatore dei Verdi ed ora presidente dell'associazione «A buon diritto» Luigi Manconi ha presentato ieri mattina in procura un esposto per denunciare l'« inerzia» del primo cittadino della capitale che avrebbe «omesso completamente lo svolgimento dei suoi doveri». «Si tratta di un esposto dettagliato - ha spiegato Manconi -tutto è tranne che una provocazione. Non è un atto retorico o demagogico ma un'azione giudiziaria. Quella di Alemanno è una gestione totalmente irresponsabile del fenomeno».
Per il portavoce di Alemanno l'accusa è «irricevibile» ed ha parlato di «triste strumentalizzazione». «Reputo davvero squallido e vergognoso -ha commentato Simone Turbolente - che a distanza di due settimane dall'accaduto ancora qualcuno abbia voglia di speculare sulla tragedia».



Morte Bambini Rom
Manconi denuncia Alemanno
il Fatto Quotidiano, 24-02-2011
Un esposto-denuncia alla Procura di Roma, in cui accusa Alemanno di "omicidio colposo" per la morte di 4 bambini rom lo scorso 6 febbraio. L'ha presentato ieri Luigi Manconi, presidente dell'associazione A buon diritto, convinto che il sindaco sia responsabili per "omesso controllo"  sul campo nomadi abusivo in via Appia Nuova, dove i bimbi morirono nell'incendio di una baracca.



Immigrazione: Maroni, e' una catastrofe
Frontex parla di 1,5 milioni di rifugiati, pericolo al Qaida
Immigrazione: Maroni, e' una catastrofe (ANSA) - BRUXELLES, 24 FEB - Nuovo appello all'Europa del ministro dell'Interno Maroni al Consiglio europeo Affari Interni a Bruxelles.Dalla Libia puo' arrivare un'ondata di immigrazione di 'proporzioni catastrofiche' ha detto Maroni ricordando che Frontex ha parlato di 1 milione e mezzo di rifugiati ed ha osservato che 'esiste il pericolo Al Qaida'.Il ministro chiede di passare dalle parole ai fatti: si deve costituire il Fondo di solidarieta' per attuare le iniziative proposte per affrontare l'emergenza Nord Africa.



Cambiano le rotte dell'immigrazione
il sole24 ore 24-02-2011
ROMA
Sorvegliate speciali: le rotte dei clandestini in arrivo dal Nordafrica, in queste ore, sono controllate 24 ore su 24 dal Viminale. Dalla Libia, per ora, non c'è stato alcun arrivo e gli uomini del Dipartimento di Pubblica sicurezza incrociano le dita. Di certo con la crisi inarrestabile del governo di Tripoli i riferimenti sono saltati. Se in passato i migranti si imbarcavano da Zuara, storico porto di partenza, oggi non è più così. Nel caos totale, i viaggi della disperazione potrebbero partire dappertutto, Tripoli compresa. L'attività di intelligence della direzione centrale immigrazione del dipartimento di pubblica sicurezza, guidata dal prefetto Rodolfo Ronconi, si è moltiplicata. Forte di molteplici rapporti con il mondo africano, Ronconi tiene le fila di un'attività informativa ormai improba.
Sui flussi continui di tunisini – 6.200 dall'inizio dell'anno, ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni – è emergenza quotidiana. I punti di partenza sono Hammamet, destinazione Pantelleria; ma, soprattutto, Zarzis, Monastir, Mahdia e Chebba, direzione Lampedusa e Linosa. L'Egitto, invece, non dà preoccupazioni: finora sono stati rimpatriati la maggior parte dei clandestini giunti in Italia. Mentre il mercato dei trafficanti di esseri umani è ormai fiorente. Gli uomini della direzione centrale immigrazione hanno accertato che i disperati vendono e svendono di tutto, pur di partire. Per gli imbarchi il racket degli immigrati contratta non solo soldi – 1-2mila euro – ma anche merce varia: oggetti preziosi, automobili, attrezzi agricoli, persino un trattore, hanno scoperto i nostri poliziotti. Al momento, a Lampedusa c'è ancora un migliaio di tunisini e i centri per l'immigrazione sono tutti al limite. Tanto che le commissioni d'esame delle richieste d'asilo sono state invitate ad accelerare i tempi per liberare i posti di quelli, accolta la domanda, sono liberi e lasciano i centri. Intanto le prefetture sono allertate per la ricerca di posti di fronte al possibile esodo dalla Libia. Secondo la Lega Araba potrebbero giungere 2-300mila persone; stime più ragionevoli non vanno oltre le 100mila. Di sicuro l'Italia è arrivata, nel 2008, ad accogliere 37mila immigrati solo a Lampedusa, ma se si superano le 40mila unità saranno necessari interventi straordinari.
La Difesa, intanto, metterà a disposizione le aree degli aeroporti dell'Aeronautica di Trapani, Sigonella e Lamezia. Oltre alle strutture di accoglienza, però, se scattano i grandi numeri saranno necessari molti più soldi di quelli disponibili. Anche per questo oggi Maroni gioca una partita in prima linea nella riunione a Bruxelles del Consiglio dei ministri Gai (giustizia e affari interni). Ieri, a Roma, ha convocato i colleghi di Cipro, Grecia, Malta, Spagna e Francia. Oggi il responsabile del Viminale chiederà di istituire un fondo speciale di solidarietà per i Paesi che sopportano i maggiori flussi migratori per la crisi nel Nord Africa. E di realizzare un sistema europeo di asilo comune entro la fine del 2012 con programmi specifici «come la condivisione degli oneri derivanti dall'accoglienza che noi come Paesi di confine sopportiamo». Sui dati aggiornati, Maroni ha detto che il totale dall'inizio dell'anno è di 6.300 arrivi. Tra i tunisini «pochi hanno presentato domande di asilo; quelli che non lo hanno fatto saranno ospitati nei Cie (centri di identificazione ed espulsione, ndr) fino a quando non arriverà il nullaosta per il rimpatrio e poi saranno rimpatriati». Ma la Tunisia non accetta rientri di massa di propri clandestini. Così il ministro aggiunge che oggi l'unità di crisi costituita a Palazzo Chigi affronterà anche il tema dei rapporti con le (nuove) autorità di Tunisi, per modificare gli accordi in essere che rischiano di vanificare i progetti di Maroni.



Palazzo Chigi e l'onda degli immigrati  "Un Paese impreparato all'emergenza"
WikiLeaks, il giudizio Usa nei cablo in esclusiva sull'Espresso. La diplomazia americana definiva "fallimentare" la linea Berlusconi. I cablo della Dibble nella primavera del 2009: "La rigida legge non riesce a fermare i flussi" di ALBERTO D'ARGENIO
la Repubblica, 24-02-2011
Palazzo Chigi e l'onda degli immigrati "Un Paese impreparato all'emergenza" Migranti a Lampedusa
ROMA - È la primavera del 2009. Allora come oggi il Canale di Sicilia è in pieno allarme immigrati. Affondano i barconi, Lampedusa è al collasso e la comunità internazionale guarda con preoccupazione all'Italia di Bossi e Berlusconi, quella della linea dura contro i clandestini. Che nell'incapacità di gestire la crisi mette in scena il grande bluff. Da un lato il Cavaliere e gli alleati leghisti montano una campagna mediatica contro gli immigrati, incolpati di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale. Dall'altro puntano il dito contro i migranti che arrivano via mare sulle coste dell'Italia meridionale. Ma è tutta una messa in scena - scrivono dall'ambasciata Usa di Roma al dipartimento di Stato di Washington - perché i boat people costituiscono una parte minima degli irregolari che arrivano in Italia, perché il tasso di criminalità è in discesa e perché la sbandierata linea dura del governo Berlusconi fa acqua da tutte le parti. Dunque una messa in scena per nascondere una fragilità del sistema che nei prossimi giorni - se l'atteso allarme immigrazione dovesse concretizzarsi - potrebbe drammaticamente venire a galla. E per giustificare quel Trattato di amicizia con la Libia di Gheddafi tanto criticato anche per l'assenza di garanzie sui diritti umani nel capitolo immigrazione-respingimenti.
Due anni fa, mentre l'Italia vive un altro allarme immigrati, l'ambasciata di Via Veneto si mobilita. Contatta decine di funzionari ed esperti, batte la Penisola per farsi un'idea della situazione. Quindi compila un dossier di 30 pagine diviso in tre capitoli che si spinge al di là degli slogan del governo Berlusconi. Viene classificato e spedito a Washington con un cablogramma poi ottenuto da WikiLeaks e che L'Espresso pubblica in esclusiva italiana, con l'anticipazione di Repubblica. L'autore del file segreto è il numero due dell'ambasciata Usa Elizabeth L. Dibble, la diplomatica che Berlusconi dopo le prime rivelazioni di WikiLeaks ha definito "una funzionaria di terzo grado" ma che in realtà oggi è alla guida la sezione European and Eurasian Affairs del Dipartimento di Stato. Il passaggio chiave del suo cable parla chiaro: "Benché i funzionari del ministero degli Interni abbiano detto all'ambasciata di credere che vi sia una bassa minaccia terroristica legata all'immigrazione irregolare e benché le statistiche del governo rivelino un calo della criminalità complessiva in tutte le principali città italiane, il primo ministro Berlusconi, il ministro degli Interni Maroni, funzionari di alto grado e la stampa italiana (la maggioranza della quale è soggetta al controllo di Berlusconi) pubblicizzano di continuo in modo esagerato e fuorviante il rapporto tra criminalità, terrorismo e immigrazione irregolare". Un atteggiamento che spinge la diplomazia Usa a parlare di "una sensazione di pericolo" instillata nell'opinione pubblica che crea un allarme "xenofobia" tra la popolazione e per "i provvedimenti ispirati dalla Lega, come il censimento dei rom" e le altre norme anti-immigrati scritte dal governo di centrodestra.
Una campagna che gli Usa stigmatizzano. I dati che Dibble ottiene dai ministeri interessati dimostrano che "la drammatica piaga dei boat people nasconde il fatto che essi costituiscono meno del 15% degli arrivi complessivi dei migranti irregolari". Insomma, un numero consistente ma non in grado di giustificare gli allarmismi del governo, evidentemente preoccupato di nascondere altro. Ovvero che, scrive ancora la Dibble, "la maggior parte degli irregolari presenti in Italia arriva via terra, via aerea o via mare". Ma in nave, non sui barconi dei disperati. Il capo della Polizia di frontiera ha raccontato ai diplomatici a stelle e strisce che "il 57% degli immigrati che entrano in Italia con un visto si trattiene oltre la sua scadenza. La maggior parte arriva via terra dai confini del Nordest, ma anche via mare nei porti". Un altro alto funzionario della Polizia ha affermato "che la polizia alle frontiere conduce controlli solo sporadici e casuali su chi non arriva dall'Ue". Vengono da Marocco, Albania, Cina, Ucraina e Filippine. Entrano in Italia "con visti turistici" e poi "si trattengono oltre la loro scadenza incoraggiati dai permeabili confini italiana e dalle procedure di regolarizzazione dell'immigrazione clandestina più volte attuate". Insomma, è il sistema che andrebbe raddrizzato, ma per farlo ci vorrebbe una politica sull'immigrazione a trecentosessanta gradi.
E ci vorrebbero anche soldi e strutture adeguate. Benché si sia avviata una massiccia campagna di espulsione, testimonia la diplomazia Usa, "la maggior parte dei provvedimenti non è eseguita a causa di mancanza di risorse: l'Italia ha meno di tremila posti letto disponibili per la loro detenzione" e quindi i clandestini non possono essere controllati: "Su 70.645 immigrati illegali rintracciati, solamente 24.234 sono stati realmente rimpatriati", nota la diplomatica americana. C'è poi il problema degli immigrati che arrivano dai Paesi Ue dell'Europa dell'est, che sono in grado di spostarsi liberamente entro i confini dell'Unione. Insomma, riassume la Dibble con un giudizio che non lascia dubbi, "una energica attività diplomatica, nuovi e più severi accordi bilaterali di rimpatrio con i paesi d'origine un periodo prolungato di detenzione degli immigrati irregolari e una rigida legge sulla sicurezza hanno fallito e non sono riusciti a fermare i flussi dell'immigrazione clandestina".
Allora come oggi, uno dei capri espiatori individuati dal governo di fronte al proprio fallimento diventa l'Unione europea. "Frustrate dall'incessante flusso dei migranti verso l'Italia e attraverso di essa, le autorità del governo si sono lamentate in via riservata della complicità della Libia nel traffico di rifugiati e per il mancato aiuto da parte dell'Ue per fare di più nell'aiutare i paesi dell'area meridionale. Hanno dunque organizzato un'aggressiva campagna diplomatica insieme agli altri stati coinvolti per ottenere la cooperazione necessaria". Ma il governo Berlusconi evidentemente non ha avuto il peso necessario per far accettare agli altri capi di Stato e di governo dell'Unione una ripartizione degli oneri e dei costi sui flussi migratori.
 


Onda di profughi, tensione nell'Ue Un Sos dall'Italia
POPOLI IN FUGA. Cinque Paesi: sosteneteci
Brescia Oggi, 24/02/2011
BRUXELLES
Una delle conseguenze più gravi della crisi in Nord Africa è che un'enorme massa di migranti tenteranno di raggiungere per mare i porti europei. Le previsioni dell'agenzia europea Frontex sono tra le più nere: le rivolte nel Maghreb potrebbero spingere in Europa tra i 500.000 e un milione e mezzo di immigrati che «si dirigeranno principalmente in Italia, Malta e Grecia». Per questo i ministri Frattini e Maroni chiedono che l'Europa faccia il suo dovere. «Noi vogliamo più Europa nella gestione dei flussi migratori perché i Paesi non possono essere lasciati soli», ha ammonito Frattini, avvertendo che nelle prossime ore potrebbero arrivare sulle coste italiane «fino a 350mila immigrati». Dal canto suo, il ministro dell'Interno ha annunciato che oggi, alla riunione del Consiglio dei ministri dell'Interno dei 27, chiederà insieme ai colleghi di Francia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta la creazione di un fondo speciale di solidarietà da destinare ai Paesi che sopportano i maggiori flussi migratori. Se sino ad oggi gli arrivi in Italia sono stati 6.300, secondo Maroni «di fronte a un'emergenza umanitaria che rischia di portare sulle coste dei nostri Paesi 200 o 300 mila rifugiati in poche settimane, chiediamo all'Ue di attuare il principio di solidarietà tra Stati europei». Tuttavia, ha tenuto a precisare Cecilia Malmstrom, Commissaria Ue per gli Affari interni, «le norme europee non prevedono un meccanismo di redistribuzione tra gli Stati membri dei migranti che chiedono asilo»: «La solidarietà tra gli Stati è solo su base volontaria».
Il presidente della Commissione Ue, Barroso, ha però assicurato che chiederà«agli Stati dell'Ue di mostrare solidarietà»: «Dobbiamo rispondere al problema in modo europeo». Continuano nel frattempo gli sbarchi a Lampedusa. L'ultima barca ha portato 38 migranti. L'altro ieri sera erano approdati a Lampedusa altri 197 tunisini. Ma anche gli europei sono in fuga: l'Ue ha attivATO un coordinamento per l'evacuazione dei circa 10 mila cittadini europei in Libia, mentre altri due aerei Alitalia sono partiti da Tripoli. In tutto, sono stati rimpatriati circa 800 italiani, mentre gli Usa hanno avviato l'evacuazione dei propri cittadini via mare, come stanno facendo tanti altri governi nel mondo.



Immigrati, la disoccupazione non ha confini Ma a perdere il posto sono di più gli stranieri
Negli ultimi due anni i disoccupati, da 1,7 milioni sono oggi oltre 2 milioni. E' la fotografia che fa il rapporto su "L'immigrazione per lavoro in Italia", realizzato dal ministero del Welfare. Ci sono 104mila nuovi senza lavoro fra gli immigrati, un incremento superiore al 60%. Più contenuta la crescita della disoccupazione italiana (+18,4%)
la Repubblica, 24-02-2011
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - La crisi economica non fa discriminazioni: colpisce tutti, italiani e immigrati. L'ultimo bilancio? In Italia, negli ultimi due anni il numero di disoccupati è passato dai 1,7 milioni del 2008 agli oltre 2 milioni del 2010. E' quanto fotografa il rapporto su "L'immigrazione per lavoro in Italia", realizzato dal ministero del Welfare.
Disoccupati immigrati e italiani. L'aumento dei disoccupati colpisce tanto gli italiani (281mila posti persi), quanto gli immigrati (104mila nuovi disoccupati). Quest'ultimi registrano un incremento superiore al 60%, soprattutto nel primo anno di crisi. Più contenuta la crescita della disoccupazione italiana (+18,4%), che nel primo anno di crisi ha visto concentrarsi il 62,6% dei licenziamenti.
Un passo indietro. Nei cinque anni precedenti (tra il 2003 e il 2008) quasi tutti i Paesi europei hanno registrato un aumento sostenuto dell'occupazione. Ovunque la crescita è stata trainata dai lavoratori immigrati: Irlanda, Spagna, Italia e Gran Bretagna registrano, in questo periodo, tassi di variazione degli occupati stranieri superiori al 10%, a fronte di aumenti complessivi tra l'1 e il 3%. La crisi economica ha però interrotto questo processo di crescita. Tra il 2008 e il 2010, gli occupati stranieri nell'Unione europea sono diminuiti infatti dello 0,8%, contro una flessione complessiva del 2,4%.
Dinamiche demografiche. Tornando all'Italia, tra il 2008 e il 2010, a fronte di un leggero calo della popolazione
italiana dai 15 anni in su (-63mila persone), si è registrato un aumento significativo di quella straniera (+626mila). Tali dinamiche demografiche si riversano sull'occupazione in modo diverso. Nel caso degli stranieri l'aumento della popolazione si traduce in un aumento degli occupati (+309 mila), dei disoccupati (+104 mila) e degli inattivi (+213 mila).
Mezzo milioni di posti persi. Nei due anni della crisi (2009 e 2010) in Italia sono così andati bruciati in tutto ben 554mila posti di lavoro (dati Istat), tra un calo degli occupati italiani pari a circa 863mila posti persi (- 4,00%) e a una crescita dell'occupazione immigrata di 309 mila unità (+17,6%).



L'Italia è la zattera d'Europa
Quotidiano.net, 24-02-2011
di Giovanni Morandi
NON è facile capirla quest’Europa unita a intermittenza, pronta a dividersi i vantaggi ma se poi capitano problemi allora quelli ognuno deve tenerseli, vedi l’Italia con l’immigrazione. Insomma se arrivano i barconi quelli sono affar nostro. E poiché questo è il punto di vista espresso finora da Bruxelles, non si capisce perché dovremmo scandalizzarci se Bossi, con semplicità disarmante, suggerisce di trasferire una parte di quelli che arrivano sulla frontiera con Francia e un’altra parte spedirli in Germania. Sarebbe forse un errore? Immaginiamo diventi realtà quel che ha pronosticato la stessa Ue, ovvero che arriveranno un milione e mezzo di immigrati e in gran parte verranno qui, anzi lì, intendendo quell’isolotto che si chiama Lampedusa che se continua a riempirsi tra un po’ andrà a fondo. Se verranno, dovremmo forse tenerceli tutti, solo per il fatto che siamo una zatterona in mezzo al mare, certamente più vicina all’Africa di quanto non siano i porti di Marsiglia o di Amburgo?
INSOMMA, con un’Europa che ci ha detto: affari vostri, diventa spontaneo e irrefrenabile il dubbio se serva a qualcosa l’Europa. Le motivazioni di questa chiusura di Bruxelles sono ancora più agghiaccianti. La risposta data a Bossi è stata che l’Italia dovrà tenerseli tutte queste migliaia di africani in arrivo, perché in Italia ci sono meno immigrati che in Francia e Germania. Dunque non solo teneteveli ma ben vi sta. La debolezza europea è emersa anche dalla riunione che si è svolta a Roma tra i ministri dei paesi del Mediterraneo, ovvero, oltre a noi, Spagna, Grecia, Francia, Malta e Cipro. Con tutto il rispetto per gli ultimi due, l’emergenza umanitaria che è anche un’emergenza sicurezza, se è vero che dietro questi sconvolgimenti c’è il serio pericolo di un’espansione del fondamentalismo islamico, l’Europa ha ritenuto che la questione esodo dall’Africa riguardi solo quattro dei suoi paesi membri. Gli altri 21 hanno altro a cui pensare. Una incapacità e una divisione scoraggiante della Vecchia Europa pari solo a quella che emerge nel panorama politico italiano, dove cadono nel vuoto gli appelli ad affrontare l’emergenza con spirito unitario tra minoranza e opposizione, invito rivolto da Frattini e che è stato raccolto pur con tanti se solo da Casini. Mentre i più acuti leader dell’opposizione si sfiniscono nella fatica di dimostrare che anche la crisi libica è colpa di Berlusconi e sua è la responsabilità di non avere previsto il tramonto di Gheddafi, quando lo accolse, cammelli compresi, a Roma. Per non parlare delle povere Frecce tricolori mandate a esibirsi sui cieli di Tripoli per il sollazzo del raìs, come ha ricordato lo sdegnato Rutelli.
ECCO, questa è la profondità e lo spessore della nostra politica interna. Quel che non si dice ma si capisce è la speranza che più ne arriveranno meglio sarà, perché se non siamo stati capaci noi a tirar giù Berlusconi speriamo almeno ci riescano gli africani. Dimenticando che Gheddafi non è certo una creatura di Berlusconi, che pure ha altre colpe, perché da quando il colonnello è al potere in Italia sono cambiati 38 governi, tutti ufficialmente nemici ma tutti in realtà molto amici. Da Rumor in poi, che però non vuol dire rumors come qualcuno abituato ai gossip potrebbe pensare.


 
Quanti sono gli immigrati?

La Stampa, 24-02-2011
A cura di Raffaello Masci
L’Europa ci chiede di gestire autonomamente i possibili sbarchi di massa sulle nostre coste, perché abbiamo meno immigrati di altri Paesi. E’ così?
L’osservazione dell’Europa è giusta ma non è completa. In effetti l’Italia è, tra i grandi Paesi comunitari, quello che ha una percentuale più bassa di stranieri sul proprio territorio, ma è anche quella che - insieme alla Spagna - ha conosciuto l’incremento più forte negli ultimi anni.
Quali sono, esattamente, i numeri?
Gli stranieri in tutta Europa sono 32 milioni, secondo il Rapporto sull’immigrazione presentato ieri pomeriggio dal ministro Maurizio Sacconi. In termini percentuali questa cifra equivale al 6,4% della popolazione. La distribuzione, però, è molto differente: fatto 100 il totale degli stranieri nella Ue, il Germania ce ne sono 22, in Spagna 17, in Gran Bretagna 13, in Italia 12 e in Francia 11. Se invece osserviamo le percentuali rispetto alle rispettive popolazioni, in Germania sono l’8,8%, in Spagna il 12,3%, in Gran Bretagna il 6,8%, in Italia il 6,5% e in Francia il 5,8%.
Noi siamo in grado, quindi, di assorbire ancora un alto numero di stranieri?
Non esattamente. Intanto va detto che il numero degli immigrati è cresciuto quasi ovunque in maniera graduale, mentre da noi l’impennata si è concentrata negli ultimi anni: tra il 2000 e il 2009 siamo passati dal 2,2% al 6,5% rispetto al totale della popolazione il che, in numeri assoluti, vuol dire da 2 a 4,3 milioni.
Il fenomeno è avvenuto solo in Italia?
No, anche in Spagna. Anzi, lì la crescita è stata ancora più impetuosa, passando dal 2% della popolazione del 2000, al 12,3% del 2009.
Come vengono affrontati in Europa i problemi di convivenza tra culture diverse?
L’Europa ha sempre oscillato tra il modello del multiculturalismo e quello dell’assimilazionismo. Il primo - dichiarato fallimentare sia dal premier britannico David Cameron che dal presidente francese Nicolas Sarkozy - consiste nel promuovere la convivenza parallela e senza interferenze, tra tutte le culture. Ma questo genera separazione crescente tra i vari gruppi e un sostanziale relativismo che non consente di prendere delle decisioni sulla base di un interesse collettivo.
Che cos’è, invece, l’assimilazionismo?
E’ il contrario del multiculturalismo: tu sei venuto in un paese straniero, qui vige una certa cultura e ti devi adeguare, senza troppe mediazioni. Dove questa politica è stata applicata ha generato conflitti molto forti. Ovviamente nessun paese si è attenuto strettamente ad uno di questi modelli, ma ovunque si è cercato di calibrare le politiche sulle esigenze che, di volta in volta, si sono manifestate.
Quale politica ha praticato l’Italia?
Il ministero del welfare ha optato per un piano denominato «Identità e incontro» che punta ad una «integrazione nella sicurezza». In concreto si cerca di rispettare le varie identità e di promuovere un dialogo tra esse, puntando sulla scuola, sulle politiche abitative e del lavoro, sull’accesso ai servizi sociali, eccetera. Insomma si cerca di far vivere gli stranieri con delle regole italiane ma senza cancellarne l’identità culturale. Se questo modello sarà efficace lo diranno i fatti ma solo tra un certo numero di anni.
E se dovesse scoppiare la crisi libica e riversare su di noi una massa gigantesca di profughi?
Il ministro Umberto Bossi ha minacciato di riversare questo flusso straordinario oltre le frontiere, verso Francia e Germania se l’Europa non si farà carico di questa emergenza (che ancora, peraltro, non si è manifestata). Il governo, comunque, ha istituito una unità di crisi per affrontare l’evenienza. E’ indubbio che l’impatto di una simile migrazione biblica, toccherà a noi, almeno negli aspetti umanitari di accoglienza e in quelli più politici di identificazione. Dopo di che è probabile che molti immigrati decidano, autonomamente, di puntare su altri paesi comunitari, e quindi la pressione si potrebbe gradualmente allentare.
Dobbiamo pensare ad una Europa sempre più invasa da immigrati?
Secondo i dati forniti ieri dal rapporto sull’Immigrazione, dopo una impetuosa crescita della popolazione straniera tra il 2000 e il 2009, si sta assistendo ora ad un assestamento: se prima entravano circa 300 mila immigrati l’anno, dal 2009 e fino al 2014, ci si dovrebbe assestare intorno al 100 mila l’anno. Dopo di che - cioè dal 2015 fino al 2020 - tutto dipende dall’evoluzione della crisi perché, se anche l’economia si dovesse rimettere in marcia, ci sarebbero molti disoccupati italiani da riassorbire. Una stima prudenziale - tuttavia - indica in 260 mila unità l’anno la richiesta di manodopera straniera.



Firmato il Decreto flussi stagionali 2011, previsti 60 mila ingressi e istituiti i fuori quota.
Potranno entrare “fuori quota” tutti coloro che hanno già lavorato per due stagioni.
Immigrazione Occi, 24-02-2011
I lavoratori stranieri stagionali autorizzati per il 2011 sono 60 mila; si tratta di 20 mila permessi in meno rispetto agli anni passati. Il decreto che riguarda questi lavoratori è stato firmato. Lo ha reso noto il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, nel corso della presentazione del rapporto “L’immigrazione per lavoro in Italia”. Nel provvedimento, per la prima volta – hanno spiegato il Ministro e il direttore generale immigrazione del dicastero Natale Forlani – sono previsti ingressi fuori quota per chi ha già lavorato per due anni in Italia. Si prevede in questo caso una richiesta da parte delle aziende che possono percorrere una strada di tipo amministrativa. Per Sacconi, è stata così privilegiata la qualificazione del lavoratore.



FINE DI UN MITO
Mamma mia, è sparita Little Italy se l'è mangiata tutta Chinatown
Per la prima volta non ci abita più nessuno nato in Italia: chi ha fatto fortuna si è trasferito altrove. E al posto di San Gennaro ci sarà la festa di Marco Polo
il Giornale, 24-02-2011
Angelo Allegri
 Manhattan è lo specchio del pianeta. Non è una città e nemmeno un quartiere, è una collezione di tanti paesi diversi che imitano gli originali sparsi nei quattro angoli del mondo. Ora, però, il paese che imita l'Italia non c'è più. Lo ha certificato il censimento dell'anno scorso: a Little Italy nessuno tra i residenti è nato nella Penisola. Nel 2000 i nati oltreoceano erano ancora 44. Cinquant'anni prima 2.149. Un declino lento, ma continuo e inarrestabile. A mascherarlo non bastavano i simboli esibiti di un folklore sempre più pacchiano e lontano dalla vita vera della comunità italo-americana.
Al cinema Little Italy è fini-ta negli anni 50: quando, alla morte di Don Vito Corleone, il figlio Michael (Al Pacino) trasferisce la Famiglia a Las Vegas e a Reno, i nuovi centri pulsanti dell'economia e del crimine americano. Nella realtà l'agonia è stata molto più lunga. Ancora nel 2005 Vincent Gigante, boss della famiglia Genovese, passeggiava in ciabatte e accappatoio, urlando frasi senza senso, per le strade del quartiere, tra Mulberry e Grand Street. L'unico modo, spiegava la polizia, per farsi passare per folle ed evitare la condanna. Ma poche settimane fa, quando l'Fbi ha arrestato 100 soldati di Cosa Nostra nella più grande retata contro il crimine organizzato da decenni, nessuno di loro abitava a Little Italy.
Gli italiani che arrivano ogDoe Petrosino da spazzino diventò superpoliziotto: ingaggiò una guerra spietata senza quertiere contro la Mano Nera gi dalla Penisola stanno nei quartieri eleganti, vicino alle sedi delle banche o delle università: sono finanzieri, pro-fessionisti o studenti. Gli italo-americani, invece, si sono trasferiti da tempo a Bensonhurst, nel borough (così si chiamano le divisioni amministrative della città) di Brooklyn, con le sue villette allineate, sogno di ogni famiglia piccolo-borghese. Oppure hanno traslocato un po' più in là, a Staten Island, dove il 44% degli abitanti ha radici italiane.
Vengono da qui gli italo-americani che vanno in tv e magari diventano i protagonisti di reality e serie tv di successo. Come i protagonisti di «Jersey Shore», programma culto di Mtv, ormai trasmesso in mezzo monao: veri «truzzi», simpatici ed estroversi come forse solo gli italiani sanno essere, ma che con tutta probabilità l'Italia non sanno nemmeno dov'è.
Quanto a Little Italy, come certi palazzi del vicino Lower East side, culla della cultura yiddish americana, ormai è diventata un museo. E a visitarla sono per lo più gli italo-americani che vivono negli altri quartieri e che di tanto in tanto hanno voglia di fare un tuffo nella tradizione. L'anno scorso il National    Park service, l'ente che gestisce i parchi e i monumenti, l'ha innalzata al rango di «Distretto storico». Nella    delibera ha però unito nella stessa area la Little Italy vera e propria e Chinatown, senza alcun confine tra di loro. Così, accanto al Columbus day e alla festa di San Gennaro, i due giorni gloriosi della comunità tricolore, il quartiere ha iniziato a organizzare un Marco Polo day e una marcia di Natale dal burocratico nome: «L'Occidente    incontra
l'Oriente».
Nulla di cui meravigliarsi: oggi i residenti della zona, in tutto meno una trentina di isolati, sono 8.600 e tra di loro circa 4.400 sono nati all'estero. L'89% di questi ultimi arriva dall'Asia. Solo una trentina i bimbi di origini tricolori battezzati ogni anno. Due anni fa l'associazione dei negozianti italiani organizzò una gara di canto. Il repertorio prevedeva solo canzoni nella migliore tradizione del Bel canto. A vincere fu un tenore coreano. Quasi contemporaneamente si tennero le elezioni per la carica di consigliere comunale. In questo caso ad avere la meglio fu una americana con origini a Shanghai. Si è compiuta così la conquista iniziata ormai 40 anni fa, quando il vicino quartiere degli immigrati cinesi iniziò ad espandersi a spese della comunità italiana. Come in Italia le vie sono ora piene di pubblicità di centri di messaggi e di rosticcerie asiatiche. New York però è sempre un passo avanti: anche i cinesi di Chinatown si stanno im-borghesendo e hanno iniziato a traslocare in zone più eleganti. Lasciando posto ai cugini poveri malesi e vietnamiti.

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