Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Il 14 gennaio un barcone si ribalta, 55 dispersi. Ma a chi interessa?

Italia-razzismo
Il 14 gennaio 2012, alle ore 3 del mattino un barcone parte dalla Libia con destinazione Malta, a bordo ci sono 55 persone (tutte somale). Dopo qualche ora, cominciano le difficoltà: il motore è in avaria e l’acqua invade la barca. L’allarme, lanciato da alcuni passeggeri, arriva in Italia, ma a nulla serve.

Il barcone si ribalta. Bilancio: tutti dispersi a parte uno, il cui cadavere è stato già ritrovato. Nonostante il lancio di SOS, l’imbarcazione non è stata soccorsa né dalla Marina italiana né da quella maltese perché il naufragio è avvenuto in prossimità della costa libica. Attualmente non c’è alcuna indagine in corso: quello che è stato trovato (o non è stato trovato) non lascia ombra di dubbio. Vicenda archiviata. Nelle stesse ore affondava la nave da crociera Concordia al largo dell’isola del Giglio. Una notizia, quella, seguita mediaticamente passo dopo passo: l’urto, le urla dei passeggeri, l’allarme dato attraverso gli altoparlanti dal comandante, la fuga con le scialuppe, i soccorsi, i morti e, poi, le polemiche. Tutto ben documentato anche dai corrispondenti esteri sia perché a bordo della Concordia c’erano molti ospiti stranieri, sia perché si è trattato di una tragedia inaspettata per una nave di quelle dimensioni. Numerose sono le differenze tra i due incidenti. Una, per esempio, riguarda le cause del naufragio. Quello avvenuto al largo della costa libica è sicuramente l’esito della maledetta combinazione di più irregolarità: delle imbarcazioni, del numero di passeggeri, delle condizioni di navigazione e di chi li trasporta verso l’Italia. Un’altra, ed è la più evidente, è la visibilità mediatica data alle due notizie: differenza tanto ampia da risultare incomparabile. Ora, premessa l’umana pietà per i morti della Concordia, non si può non registrare il sospetto che i 55 somali siano considerati di una categoria diversa (inferiore?) di vittima del mare.

24 gennaio 2012

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