Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

09 settembre 2011

 

L’italia bocciata in razzismo
Vladimiro Zagrebelsky 
La Stampa del 9 settembre 2011
Chi aprisse in questi giorni la pagina web del Commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, sarebbe subito colpito dal primo grande titolo, che dice: «L’Italia deve proteggere meglio i diritti dei rom e dei migranti». Esso è accompagnato da una fotografia, che riproduce un manifesto, divenuto ben noto, largamente affisso sui muri di Milano durante la recente campagna elettorale per l’elezione del sindaco. Vi si legge: «Milano Zingaropoli con Pisapia» e nel testo si stigmatizza anche il progetto di costruzione di una moschea. Dunque l’Italia, la cui immagine già per altro verso non brilla ora in Europa, è nuovamente e negativamente esposta all’attenzione. E’ possibile che in Italia a pochi interessi cosa dice il Consiglio d’Europa e che le questioni legate ai diritti fondamentali siano da molti trattate con sufficienza e fastidio. Ma così non è nell’Europa di cui l’Italia è parte. E tout se tient quanto ad immagine e a opinione che gli altri hanno della sua credibilità e affidabilità.
Il documento reso noto dal Commissario ai diritti umani contiene le sue valutazioni dopo una visita in Italia nello scorso maggio.
Esso riguarda vari aspetti della situazione dei rom e dei sinti e della condizione degli immigrati nel difficile periodo legato al conflitto in Libia.
Tra le tante di cui il governo e la società civile italiana dovranno tener conto, merita attenzione quella cui si riferisce il titolo di apertura del sito del Commissario: la qualità del discorso politico e la frequenza di un tono razzista con riferimento ai rom e sinti (ma anche ai musulmani).
Sperimentiamo ogni giorno la volgarità del lessico (e dei gesti) di tanti politici. Essa caratterizza non solo le loro chiacchiere al telefono con amici e amiche (un aspetto da non trascurare di ciò che emerge dalla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche ordinate dalla magistratura), ma anche i loro discorsi pubblici. Si tratta di un abbrutimento della dialettica politica, che naturalmente non resta in patria, ma fa subito il giro del mondo, contribuendo anch’esso allo svilimento dell’opinione internazionale sull’Italia. Ma non di questo si occupa il Commissario ai diritti umani. Egli è preoccupato per l’effetto che certi discorsi, certo linguaggio tenuto da responsabili politici, hanno sulla formazione dell’opinione pubblica, con il pericolo che essi stimolino e legittimino atteggiamenti razzisti e discriminatori. Il rapporto del Commissario cita una dichiarazione del ministro dell’Interno Maroni, riportata l’anno scorso dal Corriere della Sera nel periodo in cui la Francia espelleva i rom di nazionalità bulgara e romena. Il ministro esprimeva disappunto poiché molti rom e sinti sono cittadini italiani «e quindi non ci si può far niente». E’ solo un esempio, ma noi sappiamo quanto frequente e spesso anche aggressivo sia il linguaggio denigratorio. Qui è la posizione ufficiale e autorevole del ministro che viene in considerazione e quanto la frase sottintenda su ciò che bisognerebbe fare, se solo fosse possibile. E sul disvalore, che non è nemmeno il caso di dire, delle persone cui si riferisce. La loro dignità (che è un diritto fondamentale, proclamato dal primo articolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea) è offesa ed è coltivato il terreno propizio a politiche discriminatorie e di esclusione sociale.
In un mondo che vede gravissime violazioni dei diritti fondamentali delle persone, potrebbe sembrare eccessiva l’attenzione del Commissario al linguaggio. Ma così non è. Intanto il Commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa non è isolato in questa sua denunzia. La stessa preoccupazione e condanna sono già state espresse dal Comitato della Convenzione europea per la protezione delle minoranze e dal Comitato della Carta sociale europea. E poi, chi non vede che il disprezzo che cola, esplicito o implicito, dal linguaggio scelto per esprimersi lascia il segno, offende e discrimina, suggerisce che si tratta di estranei, di gente di poco o nullo valore, che non merita la considerazione che meritiamo «noi»? Razzismo dunque, tanto più condannabile e pericoloso quando si coglie nel discorso politico che in una democrazia dovrebbe essere degno e rispettoso.

 

 

IMMIGRATI: COISP, AL GOVERNO NON INTERESSA SE CI SCAPPA IL MORTO
(ASCA) - Roma, 9 set - ''Ci stupisce l'assoluta ingenuita', vera o simulata per necessita', con la quale il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, si e' rivolto al capo del Governo chiedendo un intervento serio ed urgente per alleviare le gravi difficolta' legate agli sbarchi di immigrati clandestini, dopo l'ennesima protesta dei tunisini ospiti sull'isola contro i previsti rimpatri. Non e' ancora abbastanza chiara l'inettitudine di questo Governo in materia? E, soprattutto, non e' ancora abbastanza chiaro che a questo Governo non frega assolutamente nulla se prima o poi ci scappera' il morto durante questi sfoghi di disperazione?''. Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, interviene cosi' sulle parole del sindaco De Rubeis che ha lanciato 'un forte messaggio al presidente Berlusconi' per un intervento del ministro Maroni per il trasferimento dei tunisini da Lampedusa in altri centri d'accoglienza.
''Di quale aiuto parla signor sindaco? - domanda retoricamente Maccari - Lei sta chiedendo aiuto per risolvere un problema a coloro i quali con la loro incompetenza quel problema hanno contribuito ad aggravare. Abbiamo girato in lungo ed in largo ogni struttura per immigrati clandestini d'Italia, abbiamo visto con i nostri occhi le tremende condizioni in cui i soggetti interessati sono costretti ad operare ed a stare, primi fra tutti i nostri colleghi. Ci siamo fatti portatori delle sacrosante istanze di uomini e donne in divisa che non sono nelle condizioni di lavorare dignitosamente ed in sicurezza, neppure sotto il profilo igienico-sanitario, e rischiano di venire sopraffatti ad ogni ora che passa dalla rabbia di tanta gente costretta in situazioni inadeguate che scoppiano di continuo in ogni angolo del Paese. Nessuno ci ha dato ascolto.
''A questo Governo - conclude il Coisp - non importa assolutamente nulla degli immigrati clandestini, non importa assolutamente nulla dei propri fedeli 'servitori', perche' dovrebbe importargli anche solo un briciolo di piu' di lei e dell'isola di Lampedusa?''.



"Così assistiamo gli immigrati" La risposta di Sokos alla Lega
la Repubblica, 09-09-2011
I soci dell’Associazione Sokos
Caro Direttore,
ci teniamo a smentire in toto le dichiarazioni del consigliere comunale Mirka Cocconcelli a proposito dell’attività svolta nell’ambulatorio dell’Associazione Sokos. Le affermazioni erronee e gravemente tendenziose, peraltro da parte di un medico, dimostrano scarsa competenza anche in materia di legislazione sul diritto alla salute per la popolazione migrante.
La consigliera dimostra di non conoscere neppure la recente normativa che introduce il pagamento del ticket: infatti, i cittadini italiani il cui reddito è inferiore ai 36.000,00 euro non hanno bisogno di accedere all’ambulatorio Sokos, posto che la legge espressamente già li esonera dal pagamento del ticket!!
Ciò premesso, vale la pena precisare che l’ambulatorio a cui la dottoressa Cocconcelli fa riferimento è gestito dal 1993 da operatori e medici volontari appartenenti all’associazione Sokos, che garantiscono  assistenza sanitaria ai cittadini, anche italiani, senza fissa dimora e quelle “cure urgenti ed essenziali” che sono espressamente prescritte dal Testo Unico dell’Immigrazione a favore di tutti gli stranieri privi di permesso di soggiorno.
Le attività all’interno dell’ambulatorio si svolgono in regime di convenzione con l’Ausl che, grazie all’attività di Sokos,
realizza un enorme vantaggio: infatti, affidando ad un’associazione di volontariato la cura e l’assistenza dei cittadini immigrati senza permesso di soggiorno, l’Ausl dà esecuzione a quanto stabilito dall’ art. 35 del T. U. sull’immigrazione, evitando che tale onere gravi sui medici di base del territorio, che diversamente dovrebbero prendere in carico anche tali pazienti. Per trasparenza e correttezza verso i cittadini bolognesi, si segnala, inoltre, che la convenzione con Sokos costa all’Ausl solo 11.000 euro annui per le spese di gestione, più i locali (convenzione scaduta il 31.12.2010 e non ancora rinnovata).
Le spese sostenute per le prestazioni sanitarie erogate vengono rimborsate alla Regione Emilia Romagna dai paesi di provenienza nel caso dei cittadini neocomunitari (identificabili tramite un codice Eni), e da un fondo speciale del Ministero dell’Interno nel caso dei non comunitari (identificabili tramite il codice Stp).
Si tiene inoltre a precisare che, come previsto dalla normativa vigente, tutti gli stranieri privi di permesso di soggiorno sono obbligati a contribuire alla spesa sanitaria a parità di condizione con i cittadini italiani: gli utenti di Sokos che accedono alle prestazioni sanitarie pagano il ticket come i cittadini, anche perché, in assenza della prova del pagamento, le amministrazioni dell’Ausl si rifiutano di rilasciare i referti.
Invitiamo quindi la consigliera a cercare altrove sprechi e costi superflui nella gestione della sanità, evitando attacchi strumentali e demagogici verso associazioni di volontariato che operano solo al fine di garantire il rispetto del diritto alla salute di tutti i cittadini presenti sul territorio bolognese, a prescindere dalla loro cittadinanza, nel pieno rispetto della legge.
Crediamo opportuno richiamare l’attenzione della Sig.ra Consigliera sull’art. 32 della Costituzione Italiana laddove stabilisce che: La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Il nostro è veramente un “fantastico ambulatorio”, non nel senso ironico inteso dalla consigliera Cocconcelli, perché accoglie tutti coloro che fuggono da Paesi dove c’è guerra, fame, disperazione offrendo loro assistenza, una buona medicina e quell’umanità che nelle dichiarazioni della consigliera manca completamente.



Mons. Vegliò: “Gli immigrati rappresentano Gesù nel mondo di oggi”.
Al convegno eucaristico di Ancona il presidente del Pontificio Consiglio dei migranti. Nella mobilità umana si attua la missione della Chiesa.
Immigrazione Oggi, 09-09-2011
Gli immigrati rappresentano Gesù nel mondo di oggi, soprattutto dove e quando “si fanno sentire più acuti il grido di sofferenza e ricerca di aiuto” che lanciano. È questo il messaggio che l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, ha voluto consegnare ieri ad Ancona alle migliaia di preti, suore e laici che partecipano al Congresso eucaristico nazionale.
“Nel mondo della mobilità umana – ha detto il capo dicastero – si attua la prima e fondamentale missione che scaturisce dall’Eucaristia, quella cioè di rendere testimonianza con la vita: donne e uomini, bambini e anziani coinvolti nel fenomeno vasto e complesso della mobilità umana, spesso marcato da sofferenze, insicurezza e precarietà, dove la speranza diventa più debole quando prendono il sopravvento la mancanza di rispetto per la dignità e i diritti della persona umana, nell’affannosa ricerca di opportunità per un futuro migliore”.



Castel Volturno, La-bas
il Sole, 09-09-2011
"Di certe realtà non parla nessuno fino a che non accade una strage", dice l'esordiente Guido Lombardi. Che continua a far parlare di sé alla SIC
Il giovane esordiente Guido Lombardi ha presentato alla Settimana della Critica la sua opera prima: La-bas. Il film racconta la difficile realtà dei tanti immigrati che dall'Africa cercano fortuna in Italia. Ma come nasce l'idea di affrontare una tematica così delicata? "Per quanto la storia sia ambientata nel 2008, data a cui risalgono i fatti di Castel Volturno - dice il regista - in realtà l'idea risale a qualche anno prima. Già nel 2005/06 avevo scritto una prima sceneggiatura nella quale raccontavo lo scontro tra criminalità africana e quella camorrista. Poi è accaduta la strage con il suo contenuto tragico e contemporaneamente clamoroso. Mi è sembrato inevitabile inserirla, volendo raccontare quello scenario e le contraddizioni di quel luogo".Un luogo che l'autore partenopeo ha nel sangue e con cui è continuamente a contatto. "Castel Volturno si trova a 20 km da casa mia, meno di una trasferta. Tu ci entri e vedi quasi soltanto africani". Già, perchè questo piccolo paese del Litorale Domizio ha il più alto tasso di cittadini di colore di tutta Italia. Un meltin pot di culture e religioni dove la convivenza non può che farsi problematica. "Di realtà come Castel Volturno purtroppo non parla nessuno fino a quando non succede un evento clamoroso, come quello della strage. Poi ritorna il silenzio così come è stato per Rosarno. Di questi territori meno si sa meglio è anche perchè di soluzioni la politica non ne ha".Mosso dalla volontà di spezzare l'omertà e il silenzio attorno a questa drammatica situazione il giovane regista precisa di aver compiuto una meticolosa ricerca sulla dinamica dei fatti. "Mi ha molto aiutato una giornalista napoletana, Maria De Simone, ho letto anche l'ordinanza di custodia cautelare per Giuseppe Setola. E ho cercato di ricostruire nel film come è andata veramente. Li hanno tutti ammassati e i camorristi, fingendosi poliziotti, hanno cominciato a sparare all'impazzata, sugli immigrati inermi. La reazione immediata degli africani, all'arrivo della vera polizia, è stata come l'ho raccontata: inveivano contro di loro senza capire bene, mossi da una rabbia incontrollabile".Un film coraggioso che si scontra con le logiche e le tendenze commerciali. "Proprio quello che all'inizio sembrava un progetto difficile da realizzare: un film sugli immigrati parlato in inglese e in francese è stato portato a termine. Siamo stati aiutati dalla Film Commission Campania che tre anni fa ci ha dato un piccolo finanziamento si tratta di cifre modeste per un totale di 80.000 euro però insomma, ben vengano. Poi sono riuscito a trovare i tre produttori che hanno creduto in me e nella mia idea ed eccoci qui. Probabilmente però, se avessi girato natale a Castel Volturno, non avrei incontrato tutti questi problemi".



Lesbica presa a pugni al ristorante trovato l'aggressore, è un negoziante
la Repubblica, 09-09-2011
L'uomo è stato identificato dalla Digos ed è accusato di lesioni. Ha confermato l'episodio
negando però che sia legato a motivi omofobi: "L'ho fatto dopo uno scambio di battute"
Il personale della Digos ha identificato e denunciato per lesioni l'uomo che ha aggredito la 29enne lesbica in un ristorante in via Sanzio a Milano. Si tratta di Andrea C., 35 anni, titolare di un negozio nella periferia nord di Milano. L'uomo, raggiunto questa mattina all'apertura del suo esercizio, ha confermato l'avvenuta aggressione, ma negato i motivi omofobi. Alla base della lite ci sarebbe, secondo la sua versione, uno scambio di sguardi e battute. La vittima ha spiegato alla polizia che l'aggressore le avrebbe rivolto queste parole: "Tu ti comporti da uomo e io ti tratto da uomo e ti picchio".

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Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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