Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

27 gennaio 2012

Majorino: «Dare la cittadinanza onoraria a un figlio di immigrati nato a Milano»
Corriere della sera, 27-01-2012
M.Gian.
La cittadinanza onoraria milanese a tutti i bambini nati in Italia e figli di immigrati. Lo chiede il Pd cittadino al sindaco Giuliano Pisapia e all'assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino sulla scia dell'iniziativa lanciata dal presidente della Provincia di Pesaro, Matteo Ricci. Azione lodevole, peccato che la richiesta non doveva essere fatta al sindaco e all'assessore Majorino, ma al consiglio comunale che ha la prerogativa di conferire la cittadinanza onoraria, come nel caso di Roberto Saviano.
Ma al di là dello sbaglio di indirizzo, sindaco e giunta apprezzano il gesto. «Iniziativa lodevole e simbolica — dice Pisapia —. Ricordo però che il conferimento della cittadinanza è prerogativa del consiglio. La cosa più importante è che prosegua l'iter della legge». Pisapia si riferisce alla proposta di legge presentata in Parlamento per passare dallo ius sanguinis allo ius soli, come auspicato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Anche Majorino apprezza l'iniziativa. E proporrà al consiglio comunale, seguendo il dettato «costituzionale» del Comune, di attribuire a un solo bambino che nascerà nelle prossime settimane, la cittadinanza onoraria. «La cittadinanza onoraria è compito del consiglio. Io la proporrò. Nel frattempo daremo un attestato di benvenuto a tutti i nuovi nati scrivendo loro che sono dei nostri concittadini».
Ma, l'esecutivo di Palazzo Marino intende proseguire sulla strada intrapresa. «È bene ricordare — continua Majorino — che la cittadinanza onoraria non dà nessun diritto reale e quindi noi faremo un gesto simbolico proponendo la cittadinanza a un nuovo nato, ma contemporaneamente andremo avanti sulla strada della cittadinanza vera e propria che sta dando degli ottimi risultati. A ogni diciottenne mandiamo una lettera ricordando che c'è un anno di tempo per ottenere la cittadinanza. I risultati sono stati ottimi. Daremo le cifre nelle prossime settimane».



Riccardi: troppo contrasto, ora integrazione
Il sole, 27-01-2012
«L'immigrazione è qualcosa da cui ci dobbiamo solo difendere? Le risorse economiche impiegate per le misure di contrasto sono nel nostro paese quattro volte superiori rispetto a quelle utilizzate per le attività di sostegno e di integrazione». A dirlo è stato il ministro per l'Integrazione e la cooperazione, Andrea Riccardi durante il convegno a Montecitorio su «L'immigrazione e l'integrazione: una sfida da vincere per l'Europa».. «Indubbiamente – ha spiegato – bisogna far rispettare la legge ma soprattutto si deve uscire da una concezione emergenziale nell'approccio con l'immigrazione. Un nuovo ministero dell'integrazione vuole proprio segnare una nuova fase, quella dell'integrazione, non emergenziale nel considerare la presenza di non italiani sul suolo del nostro paese». Riccardi è poi tornato sui tempi di ricerca di lavoro per gli immigrati: «Per evitare che l'attuale congiuntura possa frustrare in maniera definitiva e per cause non dipendenti dal lavoratore percorsi di integrazione già intrapresi con successo, il nostro ministero sta suggerendo di prolungare il periodo per la ricerca di una nuova occupazione ad almeno un anno».
Nel corso dello stesso convegno il presidente della Camera è tornato sul dibattito della cittadinanza ai figli nati in Italia da genitori stranieri. «Chi è nato in Italia, o chi vi ha compiuto un ciclo di studi, deve poter diventare cittadino italiano molto prima di aver compiuto 18 anni». Una posizione condivisa anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si è più volte espresso sul tema. Per Fini occorre adeguare la legislazione italiana sulla cittadinanza alle nuove dinamiche sociali ed è «di primaria importanza» l'attenzione da riservare ai giovani immigrati: a chi è nato in Italia deve essere permesso di diventare cittadino prima dei 18 anni «affinché la sua condizione giuridica corrisponda al sentimento del suo cuore, affinché egli non trascorra gli anni decisivi della sua formazione umana e civile nella condizione dello straniero, o in qualche caso, dell'emarginato e del diverso».



Asse Fini-Riccardi-Colle per il voto agli immigrati
Libero, 27-01-2012
CATERINA MANIACI
Roma -Cittadinanza più rapida e possibile - con la prospettíva del voto politico - per gli immigrati: la linea del sì parte dal presidente Giorgio Napolitano, passa per il presidente della Camera, Gianfranco Fini e per il ministro per la Cooperazione e l'Integrazione. Con conseguente "isolamento" della politica sull'immigrazione portata avanti dal Pdl e dalla Lega. Le ultime dichiarazioni, in ordine temporale, lo confermano, sia pure con sfumature diverse.
Ieri, convegno alla Camera sul tema: «L'immigrazione e l'integrazione: una sfida da vincere per l'Europa». Apre i lavori Fini e, tra le altre cose, dichiara che appare ormai di «primaria importanza l'attenzione da riservare ai giovani immigrati". Perla terza carica dello Stato «chi è nato in Italia, o chi vi ha compiuto un ciclo di studi, deve poter diventare Cittadino italiano molto prima di compiere diciottoanni».
Interviene Rachida Dati, ex consigliera del presidente francese Nicolas Sarkozy ed ex ministro della Giustizia francese, diventata un personaggio di spicco grazie alia sua carica, ma anche grazie al proprio carisma e alle sue origini maghrebine. La quale spiega che «il presidente Fini è persino più avanti di me, riguardo alle politiche sull'immigrazione e sull'inte- grazione», anche perché la Dati si dichiara contraria al voto agliimmigrati.
Vicino alle posizioni di Fini il ministro Riccardi, secondo il quale in Italia bisogna «uscire da una concezione emergenziale nell'approccio con la questione dell'immigrazione». Il ministro sottolinea che «le risorse economiche impiegate per le misure di contrasto sono quattro volte superiori rispetto a quelle utilizzate perle attività di sostegno e di integrazione. Indubbiamente bisogna far rispettare la legge, ma soprattutto bisogna uscire culturalmente e politicamente dalla fase dell'emergenza».
Tutto questo mentre il capo dello Stato spende parole di grande elogio per quel che succede a Pesaro, dove si anticipa ogni legge futura e si annuncia che i figli di immigrati saranno Cittadini onorari, grazie all'iniziativa del presidente della Província, il pidiessino Matteo Ricci. Per Napolitano si tratta di «un atto di grande valore simbolico. C'è da augurarsi che questo esempio possa essere seguito anche da altre realtà territoriali».



Immigrati: falsi documenti per permessi di soggiorno, sgominata banda a Pescara
Libero, 27-01-2012
Pescara, 27 gen. - (Adnkronos) - La Polizia di Pescara ha scoperto un sodalizio criminale ben ramificato dedito alla fabbricazione di documentazione falsa utilizzata, nella maggior parte dei casi, per consentire l'ingresso o la permanenza sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari non aventi titolo.
Gli indagati organizzavano ed effettuavano, ovviamente dietro compenso di denaro, il trasporto clandestino di numerosi stranieri provenienti dalla Georgia, provvedendo a fornire loro falsi documenti di identita' e supporto materiale, sia nel corso del viaggio che all'atto dell'arrivo in Italia. A tal fine venivano formate false carte di identita', apparentemente rilasciate dal comune di Pescara, recanti la riproduzione contraffatta dello stemma della Repubblica Italiana e i timbri contraffatti del comune.
Il secondo versante, incentrato interamente sul territorio nazionale, era relativo alla regolarizzazione di decine di stranieri, prevalentemente di nazionalita' senegalese e cinese, gia' presenti in Italia da clandestini, ma interessati ad ottenere un contratto di lavoro sfruttando le procedure dell'emersione dal lavoro irregolare. Vicenda che vedeva coinvolti diversi complici, fittizi datori di lavoro per aggirare, previo pagamento di somme oscillanti tra i 1.500 e i 3.000 euro, la normativa vigente. La complessa e lunga attivita' di indagine condotta dalla Squadra Mobile di Pescara si e' avvalsa della collaborazione della Questura di Chieti.



Immigrati. Tassa sui permessi di soggiorno, nessuno sconto
Vita.it, 27-01-2012
Nonostante le dichiarazioni di Riccardi e Cancellieri, da lunedì scatta la super-tassa
Oggi è l'ultimo giorno per rinnovare i permessi di soggiorno alle vecchie tariffe. Da lunedì, il 30 gennaio, entrerà in vigore il decreto firmato dal ministro Maroni, con una nuova tassa che va dagli 80 euro se il permesso è annuale, 100 euro se il permesso è biennale o 200 euro se è un permesso per soggiornanti di lungo periodo, la cosiddetta carta di soggiorno.
A inizio gennaio, all'indomani della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto, i ministri Riccardi e Cancellieri avevano annunciato che avrebbero rivisto iò decreto, per “verificare se la sua applicazione possa essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare”, suscitatndo l'altolà della Lega.
Alla vigilia dell'entrata in vigore del decreto, non è arrivata nessuna indicazione, nessuna modifica, nessun ripensamento. Stranieriinitalia.it, il primo a lanciare l'allarme, ha documentato come dall’inizio di gennaio ci sia stata una corsa ai patronati, per chiedere aiuto nella compilazione delle domande, anche con largo anticipo rispetto alla scadenza dei documenti, giusto per anticipare l'entrata in vigore della nuova tassa: «Stiamo compilando anche per permessi che scadranno l’estate prossima e registriamo un boom di richieste per la carta di soggiorno», ha raccontato al sito Maurizio Bove, responsabile immigrazione della Cisl di Milano.
Stranieriinitalia.it chiede al Governo di cancellare la nuova tassa: «E se il nuovo governo non ha la voglia, il coraggio o la forza per eliminarla, almeno la riduca drasticamente, subito, prima che entri in vigore quel decreto figlio di una stagione politica anti-immigrati che speriamo finalmente superata».


 

Omosessuali, rom, disabili le vittime senza nome dell'Olocausto
Eccidi dimenticati. Sperimentazioni a lungo negate, per lo più su bambini. Accanto agli ebrei, sono centinaia di migliaia le persone morte nei campi di sterminio nazisti. Alcune associazioni stanno provando a dar loro un volto e una voce
la Repubblica.it 26-01-2012
MARCO PASQUA
Aktion T4, Porrajmos e Omocausto. Hanno un nome, quelli che in molti definiscono gli Olocausti dimenticati. Disabili, rom e omosessuali sterminati durante gli anni del nazismo, grazie anche al ruolo svolto dai regimi fascisti collaborazionisti.
Spesso non hanno più un volto e una voce, perché furono in pochi a sopravvivere ai folli piani di sterminio messi in atto da Hitler e a poter, quindi, trasmettere quella Memoria, fondamentale per tramandare le atrocità commesse dall'uomo. Anche la matematica dell'orrore, quella che dovrebbe documentare e far comprendere nella sua brutalità numerica, con le cifre delle persone morte, la portata di questo sterminio, deve fare i conti con documenti fatti sparire o con (è il caso dei rom) l'assenza di una tradizione scritta. Oppure, come avviene per i gay, con la negazione della loro omosessualità, anche dopo la liberazione dai campi di concentramento.
Anche i Testimoni di Geova furono perseguitati, tra il 1933 e il 1945 (diecimila internati, prevalentemente tedeschi): a loro veniva anche offerta  -  invano - la possibilità di rinunciare al loro credo religioso, in cambio della libertà. Olocausti che - come hanno fatto notare, non senza qualche polemica, alcune associazioni - si è spesso cercato di dimenticare. E sono proprio
le associazioni come l'Avi (per la tutela delle persone disabili), Arcigay e Gay Center, Opera Nomadi e Aizo (rom e sinti) ad aver organizzato, nella settimana della Memoria, alcuni eventi, in tutta Italia, per cercare di far conoscere, ad esempio, l'Aktion T4, il programma nazista di eutanasia che, in nome dell'igiene della razza cara ai nazisti, portò alla soppressione di almeno 70mila persone affette da malattie genetiche, inguaribili o da malformazioni fisiche.
O l'Omocausto, che portò alla morte di almeno 7mila omosessuali nei campi di sterminio nazisti (oltre alle decine di migliaia di persone che vennero condannate sulla base del Paragrafo 175, quello che puniva gli atti e, persino, le fantasie omosessuali). E, infine, lo Porrajmos, che in lingua romaní indica la "devastazione": furono più di mezzo milione i rom e i sinti morti nei campi di sterminio. I piani di sterminio degli zingari vennero attuati non soltanto nei territori annessi dal dominio nazista, ma anche da parte dei governi collaborazionisti, come la Romania e la Jugoslavia, che furono, insieme alla Polonia, tra i principali teatri di questa persecuzione. Ad Auschwitz erano rinchiusi nel tristemente noto Zigeunerlager, ed erano contraddistinti dal triangolo marrone. Come Barbara Ritter, cecoslovacca rom, scomparsa due anni fa. Una delle poche persone a raccogliere la sua testimonianza, durante un incontro che si è tenuto a Ginevra, è stata Carla Osella, presidente dell'Aizo (Associazione Italiana Zingari Oggi). A lei ha raccontato della deportazione nel campo, nel reparto dell'"angelo della Morte", quel Josef Mengele noto per i suoi esperimenti medici e di eugenetica che svolse usando come cavie umane i deportati, anche bambini. "Barbara venne rinchiusa nel lager di Mengele, e qui sottoposta ad una serie di esperimenti. Le inocularono la malaria, per vedere se era in grado di guarire. Non morì, a differenza di tante persone, tutti bambini, che erano con lei", racconta Osella. "Uno dei racconti più atroci che mi fece, fu quello che vide per protagonista un bimbo, ad Auschwitz. Per tenere buoni i bambini, Mengele era solito dar loro della cioccolata. Un giorno prese uno di questi e, proprio di fronte a Barbara, gli sparò, senza alcuna apparente motivo".
Barbara assistette anche a numerosi tentativi di ribellione, da parte dei rom, nei confronti dei soldati nazisti. "La Ritter si salvò, perché, dopo essere stata trasferita a Buchenwald, riuscì a fuggire, mentre chi era rimasto ad Auschwitz fu ucciso", ricorda ancora la presidente dell'associazione. Ma i racconti come questo sono pochi. "Non ho notizia, in Italia, di nessun rom sopravvissuto all'Olocausto, che sia ancora in vita  -  dice Massimo Converso, presidente dell'Opera Nomadi  -  E poi c'è il problema, a livello di trasmissione della memoria, dell'assenza di una tradizione scritta. I rom erano spesso analfabeti". Mezzo milione i morti certi, anche se di moltissimi zingari si è persa ogni traccia, senza che si possa dire con certezza che siano stati uccisi dai nazisti. E questo potrebbe spiegare perché altre stime parlino di un milione e mezzo di morti. In provincia di Viterbo, a Blera, ne vennero chiusi una cinquantina in un campo di concentramento repubblichino, sconosciuto ai più. "Dal settembre del 1943 al giugno del 1944", spiega Converso, che ieri, a Roma, ha preso parte alla tradizionale fiaccolata che ricorda i rom uccisi. Silvia Cutrera, a capo dell'Avi (associazione per la vita indipendente) è, invece, riuscita a intervistare il tedesco Friedrich Zawrel: classe 1929, venne internato nello "Am Spiegelgrund", un ricovero, a Vienna, per bambini "disturbati mentalmente", e che, sotto il Terzo Reich, fu trasformato in "centro dell'orrore". Era considerato affetto da comportamento deviato, perché figlio di un alcolizzato non in grado di prestare servizio militare: in più aveva anche marinato alcune lezioni, a scuola. "Ha personalmente assistito agli esperimenti condotti sui bambini, ricoverati insieme a lui  -  racconta la Cutrera  -  Non venivano uccisi, ma si somministravano loro farmaci, per vedere chi riusciva a vivere più a lungo oppure per studiare le loro reazioni. Anche lui fu costretto a prendere medicine letali". Dopo aver subito molestie e violenze, ha cercato di fuggire. Riacciuffato, è stato segregato per un anno in una cella di isolamento: è riuscito a salvarsi soltanto grazie all'aiuto di una infermiera.
Rosa era, invece, il colore del triangolo che indicava, nei campi di concentramento, gli omosessuali. "Le stime sui morti, in questo caso, sono difficilissime  -  racconta Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center  -  perché molti non volevano ammettere di essere omosessuali. Altri vennero portati nei campi di concentramento per altri motivi e, quindi, la loro omosessualità non emergeva". "E' una storia cancellata, la loro", dice Porpora Marcasciano, presidente del MIT (movimento di identità transessuale), "anche per colpa di quel pudore cattolico che porta a censurare determinati argomenti. E  bisogna considerare che molti gay erano anche deportati politici e non avevano alcuna intenzione di dichiarare  il loro orientamento sessuale, anche una volta liberati". Tra i pochi  -  è forse l'unica, in Italia, a poter ancora ricordare quegli anni di persecuzioni  -  c'è la transessuale Lucy, che entrò nel campo di sterminio di Dachau come Luciano. E che, nel 2010, per la prima volta, è tornata a visitare il luogo dal quale è riuscita miracolosamente a salvarsi. Alcuni volti di omosessuali internati ad Auschwitz sono esposti, da giovedì, nell'ambito di una mostra, allestita a Roma, nella sede del Municipio XI, curata da Gay Center e Arcigay Roma, con il supporto della comunità ebraica di Roma e dell'Ucei. "Di Omocausto si è iniziato a discutere in Italia grazie a quegli studiosi, soprattutto tedeschi, che hanno sollevato il caso  -  osserva Aurelio Mancuso, presidente di Equality  -  Fino a non molto tempo fa, una ventina di anni fa, non si parlava affatto delle vittime omosessuali. C'erano anche difficoltà relative alle fonti e ai documenti". "Bisogna poi ricordare quelle centinaia di persone mandate al confino dal regime fascista  -  aggiunge Mancuso  -  e che, comunque, rientravano nelle persecuzioni dell'epoca contro gli omosessuali". Mancuso evidenzia anche il ruolo chiave svolto dalle comunità ebraiche italiane nel portare alla luce la questione dell'Omocausto: "Si è fatto molto lavoro comune, fondamentale per una memoria condivisa, e tanti rabbini si sono pronunciati in merito alle persecuzioni dei gay durante il periodo nazista".



Giornata della memoria: iniziative in tutta Italia
Avvenire, 26-01-2012
?ROMA: RICONSEGNATE LE PIETRE RUBATE
Le tre "pietre d'inciampo" dedicate alla memoria delle sorelle Spizzichino, divelte e rubate qualche settimana fa nella capitale, sono state riconsegnate giovedì dai carabinieri ad Emma Aboaf, nipote delle tre vittime dell'Olocausto.
Le targhe d'ottone, opera dell'artista Gunter Demnig, erano state 'portate vià da via Santa Maria in Monticelli da un uomo che vive proprio nel palazzo dove avevano abitato le Spizzichino: "Non volevo il cimitero proprio davanti al portone di casa mia" è stata la giustificazione del 41enne romano individuato dai carabinieri e denunciato per furto.
MILANO: COMMEMORAZIONE AL BINARIO 21
"30-1-1944, Milano-Auschwitz": la prima targa commemorativa dei convogli partiti dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano in direzione del campo di concentramento è stata posata giovedì su una delle banchine del Memoriale della Shoah del capoluogo lombardo, di fronte a dove sorgerà il Muro dei Nomi. Si tratta della prima di 20 targhe che ricorderanno tutti i convogli di deportati partiti dalla Stazione di cui si hanno finora notizie. La posa ha dato quindi il via a un reading di brani letterari sulla deportazione e sul genocidio a cui ha partecipato anche Liliana Segre che, su quel treno del 30 gennaio 1944, fu deportata.
ROMA: INAUGURATA LA MOSTRA "I GHETTI NAZISTI"
Inaugurata giovedì a Roma, presso il Complesso del Vittoriano, la mostra "I ghetti nazisti" ospitata nel Salone Centrale fino al 4 marzo. La mostra, curata da Marcello Pezzetti, direttore scientifico della Fondazione Museo della Shoah di Roma, ripercorre la storia dei ghetti nazisti in Polonia, dal 1939 al 1944: la loro istituzione, la vita quotidiana al loro interno, la fame, le malattie, la violenza, il lavoro coatto, le deportazioni, la resistenza, le liquidazioni finali.
UMBRIA: BOOM DI ADESIONI ALLA CAMPAGNA SU FACEBOOK
Sono state 1.400 in meno di 36 ore le adesioni alla campagna lanciata su Facebook dalla Regione Umbria in occasione della Giornata della Memoria. "Ignorare la storia ci condanna due volte" e "Oltre 7.000 gli ebrei deportati dall'Italia. Morirono in 5.970", sono alcuni degli spot già pubblicati, corredati da testi, foto e immagini che rievocano i momenti della deportazione degli ebrei, mentre nei principali centri umbri
sono stati affissi dei manifesti.
COSENZA: DIVENTA UN FILM IL PIU' GRANDE LAGER ITALIANO
Il lager dimenticato, il più grande campo di concentramento allestito in Italia, quello di Ferramonti di Tarsia, nel Cosentino, diventa un documentario e un film. Lo ha annunciato la Cabiria Film del regista e produttore Giacomo Franciosa. Il campo di Ferramonti di Tarsia fu aperto il 20 giugno del 1940. Oltre agli ebrei,  dall'autunno del '41, vi furono internati anche prigionieri politici. Con i suoi 160 mila metri quadrati fu il più grande campo di concentramento italiano con 92 baracche. La punta massima di 2.700 internati fu raggiunta nell'estate del '43.



IN FRANCIA CRESCE IL CONSENSO DEI GAY ALLA NUOVA DESTRA DI MARINE LE PEN
Corriere della sera, 27-01-2012  
Massimo Nava
Che Marine Le Pen sia riuscita a «sdoganare» il Fronte nazionale, mandando almeno in parte in soffitta il ciarpame ideologico che aveva reso famoso e inquietante suo padre, è un fatto riconosciuto nella vita politica francese. Al punto che a preoccupare la destra gollista e la sinistra socialista sono sempre meno i proclami xenofobi e razzisti del Fronte e piuttosto la seduzio- ne che la bionda Marine esercita sui ceti medi e popolari, fiaccati dalla crisi e in rotta di coffisione con la favola del modello europeo generoso e prospero per tutti. Un recente studio rileva addirittura una crescita di consensi nell'elettorato omosessuale: il 50 per cento, secondo tradizione, vota a sinistra, il 22,5 a destra e oltre il 19 per il Fronte, un dato in linea con la consistenza elettorale cui è accreditato questo partito. Ufficiosamente, i gay non avrebbero un peso determinante (rappresentando poco più del 6 per cento della popolazione) ma si tratta pur sempre di un «campione» sociale ritenuto più ampio dei cattolici praticanti. Marine, che da tempo ha accesso anche ai media di sinistra, parla di sicurezza, di crisi economica, di preferenza nazionale, di contenimento dell'immigrazione argomenti che non hanno alcun riferimento a comportamenti e scelte sessuali e che, al contrario, possono convincere ogni genere di vittima della crisi. La leader del Fronte, candidata all'Eliseo, si è anche pronunciata contro le discriminazioni e a favore dei Pacs, evidentemente non preoccupandosi di turbare il suo elettorato più conservatore e tradizionalista.
Del resto, non solo in Francia, ci sono borghesi che votano per la sinistra e disoccupati che simpatizzano per la destra. Sessualità, origini etniche, età, condizione economica non implicano fedeltà politica. La proposta è trasversale a gruppi, classi, categorie sociali le quali, a loro volta, valutano il messaggio e la personalità per loro. più interessante o per loro convincente. Anche il voto gay, da sempre orientato verso la sinistra libertaria e maggiormente impegnata contro omofobia e discriminazioni, è oggi in libera uscita. Certo, è difficile im-maginare Marine Le Pen al Gay Pride. Ma che cosa non si farebbe per vincere?

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