Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

19 gennaio 2015

Chiusura e rifiuto non sono soluzioni
Avvenire, 19-01-2015
Marco Impagliazzo
Oggi la Chiesa celebra la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, riaffermando di voler essere, secondo il titolo del Messaggio di papa Francesco, «Chiesa senza frontiere, Madre di tutti», e proponendo all’intero corpo sociale la condivisione di un tale spirito di accoglienza e di solidarietà. Come vivere, però, «senza frontiere»? Come guardare a un così vasto mondo in movimento con occhi più materni? La nostra società è provata dai lunghi mesi della stagnazione, dal morso della crisi; è scossa dalla paura che si prova quando si incrocia l’«altro» sulla propria strada, in un clima tanto più difficile all’indomani dei terribili fatti di Parigi. 
Le nostre città sono percorse da un vittimismo che sembra assolvere l’inaccoglienza, rendere le persone meno sensibili all’invito che viene dal Vangelo e dal Magistero a globalizzare la solidarietà; e si è indubbiamente tentati dal ripiegamento su di sé e dalla chiusura. Certo, nessuno può ignorare i problemi esistenti sul terreno. Anzi, occorre trovare soluzioni politiche e giuridiche, per evitare l’alto rischio in vite umane che comportano i viaggi sui barconi. E sarebbe davvero importante ragionare su come offrire, nei Paesi di partenza, sull’altra sponda del Mediterraneo, la possibilità di presentare la domanda di asilo nelle ambasciate dei Paesi dell’Unione Europea. Rappresenterebbe anche una risposta concreta alle richieste di maggiore legalità e gestione dei flussi migratori. 
Ma va detto con chiarezza che la chiusura e il rifiuto non sono soluzioni praticabili perché lo scenario è sempre più quello di una sempre maggiore interdipendenza del pianeta. È la storia, che noi lo vogliamo oppure no, ad accostare le tante frontiere, a rimescolarle, a renderle relative. È la storia che indica come la scelta più saggia sia quella di costruire ponti culturali e umani, aprendosi all’altro e ai suoi diritti, di ribadire i doveri, di investire sulla condivisione e non sulla contrapposizione, di favorire la tessitura di orizzonti comuni ed integrati. Veniamo da un anno, il 2014, che ha visto giungere sulle coste e nei porti del Mezzogiorno 170mila persone, il triplo di quanti fossero approdati nel biennio 2012-2013. Sappiamo bene cosa è successo in questi mesi dall’altra parte del Mediterraneo; sappiamo bene da cosa fuggano ad esempio siriani e nigeriani, i cui arrivi si sono quadruplicati rispetto al 2013. Come ha detto monsignor Perego, direttore di Migrantes, alla conferenza stampa di presentazione della Giornata, «la fragilità di decine di Paesi, le 27 guerre in atto, (...) violenze e persecuzioni politiche e religiose, chiedono all’Europa uno sforzo maggiore non per presidiare le frontiere, ma per superarle a tutela della dignità della persona umana». 
È la prospettiva del tempo che viene, la responsabilità che sta a noi di assumere, evitando che siano le generazioni future a pagare il prezzo dei nostri ritardi, della nostra incapacità di fare del Mediterraneo un mare di incontro, di dialogo, di solidarietà. E se la sfida ci pare gravosa, può essere utile capire di più, comprendere meglio l’altro, scoprire chi siano i rifugiati che toccano le nostre sponde. Si tratta di conoscerli. Di conoscere la disperazione dei tanti che hanno lasciato tutto per un futuro incerto. Di toccare con mano le storie rivelate da un abbigliamento di fortuna, da occhi impauriti, da una dignità semplice e salda. Guardare nel profondo della sofferenza e della speranza di uomini, donne, bambini in cerca di vita nuova sarà la cartina al tornasole della capacità delle nostre comunità di promuovere una cultura autenticamente umana, «la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, secondo la quale nessuno va considerato inutile, fuori posto o da scartare». 
Nel suo Messaggio, papa Francesco parte dal brano evangelico in cui il Signore dice: «Ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25). «Gesù – continua il Papa – è sempre in attesa di essere riconosciuto nei migranti e nei rifugiati, nei profughi e negli esuli». È la strada attraverso cui le nostre comunità ecclesiali potranno indicare un futuro di pace e d’integrazione per la società.
 
 
 
Immigrati, altri sbarchi in Calabria e Sicilia: fermati due scafisti
Continuano le ondate di disperati in arrivo dall'Africa. Sabato soccorsi anche due gommoni al largo della Libia. A Reggio Calabria un migrante è arrivato cadavere
Tgcom, 18-01-2015
La nave Sirio della marina militare ha raggiunto il porto di Reggio Calabria per farvi sbarcare 418 migranti. Tra gli immigrati arrivati sulle coste, anche un morto. I clandestini sono 104 uomini e 2 donne del Gambia, 171 uomini e 2 donne del Mali, 90 uomini del Senegal, 23 uomini della Guinea e 24 uomini provenienti dalla Costa d'Avorio e dalle regioni meridionali dell'Africa.
Immigrati, altri sbarchi in Calabria e Sicilia: fermati due scafisti
Sicilia, salvati 200 immigrati - Anche sabato sono arrivati in Sicilia altri clandestini: circa 200 migranti, a bordo di due gommoni, sono stati salvati da due mercantili nell'ambito di un'operazione di soccorso coordinata dalla Guardia costiera. In mattinata il Centro nazionale di soccorso della Guardia costiera aveva ricevuto due telefonate satellitari che segnalavano la presenza di due gommoni con migranti in difficoltà al largo delle coste libiche, il primo a circa 50 miglia da Tripoli, il secondo a una sessantina di miglia. 
Sul posto erano subito stati inviati due mercantili che navigavano in zona, l'Ooc Cougar, che ha salvato 89 migranti, e l'Hansa Clappenburg, che ne ha salvati 98. Entrambe le unità si sono poi dirette verso Lampedusa, dal cui porto due motovedette della Guardia costiera sono andate incontro ai mercantili per effettuare il trasbordo dei migranti.
Quasi 500 arrivi a Siracusa, fermati due scafisti - E ancora, sempre sabato nel porto di Augusta (Siracusa) sono sbarcati 491 migranti. In seguito la Procura di Siracusa ha disposto il fermo di due somali, Mohammad Nour di 26 anni e Abdolwali Abdellah di 29, ritenuti gli scafisti. Il provvedimento è stato eseguito da agenti della polizia di frontiera marittima del capoluogo siciliano, insieme a personale del Gruppo interforze contrasto immigrazione clandestina della Procura della Repubblica, carabinieri e guardia di finanza. Il reato ipotizzato è di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
 
 
 
Antisemitismo, allarme dell`Onu 
Eliasson: "Preoccupa anche la crescente discriminazione contro i musulmani" 
la Repubblica, 19-01-2015
NEW YORK. «L`antisemitismo è in preoccupante aumento in Europa», avvisaJan Eliasson, vice segretario generale dell`Onu. Durante una cerimonia in memoria delle vittime della Shoah, Eliasson ha citato «le politiche di polarizzazione» come «fattore chiave nella discriminazione, il pregiudizio e la violenza». Questo incide anche «nella crescente tendenza a discriminare i musulmani», mentre 
preoccupa «il sentimento antìcristiano in molti luoghi». Il vice segretario imputa l`antisemitismo e la discriminazione contro i musulmani al «prolungato conflitto fra israeliani e palestinesi che ha contribuito ad acuire sfiducia e falsi stereotipi» e all`inasprirsi della «retorica contro l`immigrazione, nonostante i contributi dei migranti alle nostre società». 
Gli fa eco Theresa May, ministro dell`Interno britannico: «Dobbiamo affrontare la scioccante crescita nell`antisemitismo», dice in 
visita alla comunità ebraica mentre sí rafforza la sicurezza dei quartieri ebraici nelle capitali europee dopo la strage parigina del 9 gennaio nella sede della rivista Charlie Hebdo e nel supermercato kosher. La ministra cita dati in aumento dopo la guerra di Gaza l`estate scorsa in cui sono morti più di 2100 palestinesi e 72 israeliani. In Israele il primo ministro Netanyahu lancia una stoccata contro l`Europa in occasione della visita del premier giapponese. «L`Europa è sottoposta a un`ondata di islamizzazione, antisemitismo e antisionismo», dice e per questo «vogliamo decisamente ridurre la nostra dipendenza da certi mercati in Europa occidentale», il che significa sviluppare nuovi mercati in Asia: in Cina, India e Giappone. La tv parlamentare israeliana pubblica i risultati di un sondaggio fondato su questo interrogativo: "Israele può rinunciare a esportare in Europa, e perseguire una politica che può provocare un embargo economico?". Per i162% degli israeliani, la risposta è negativa. 
 
 
 
45.000 dollari: il costo di uno schiavo eritreo
Corriere.it, 19-01-2015
Stefano Pasta
Nel deserto del Sinai, lungo le antiche rotte che lo collegano al Sudan e al Sahel, si è consumato quello che un report delle Nazioni Unite ha chiamato il peggior traffico di esseri umani a partire dal 2008. Trentamila persone sequestrate e torturate, mentre diecimila sono sparite in fosse comuni o abbandonate tra la sabbia ai margini delle piste. Sono soprattutto ragazzini eritrei, in fuga (4mila al mese per Amnesty International) dalla dittatura di Isaias Afewerki che ha militarizzato il Paese imponendo il servizio militare illimitato, e in misura minore etiopi, sudanesi, maliani e ciadiani. Il traffico è sempre stato gestito dal clan Rashaida, nomadi del deserto che vivono tra Sudan ed Eritrea: fanno viaggiare in camion strapieni dai campi profughi di May Ayni in Etiopia e di Shegarab in Sudan fino al Sinai, dove vengono consegnati ai beduini egiziani per il trasporto al confine settentrionale con Israele. Sempre secondo il rapporto dell’Onu, nella tratta sono coinvolti alti ufficiali del regime di Asmara, come il comandante della Regione nord-orientale, il generale Teklai Manjus Kifle.
Lo racconta la dottoressa italoeritrea Alganesh Fessaha, che nel 2013 ha ricevuto a Milano l’Ambrogino d’oro per il suo impegno umanitario. Il suo libro Occhi nel deserto mostra le foto di corpi segnati dalla violenza, un pugno nello stomaco: «Dal 2008 – spiega – alcuni di questi gruppi beduini hanno dato vita a una vera e propria organizzazione mafiosa, che tiene i sequestrati incatenati sotto terra, nelle cantine delle loro case o in caverne buie, e chiede ai familiari un riscatto via money transfer che può variare dai 10mila ai 45mila dollari (la cifra più alta è per chi ha parenti negli Usa)». La nuova rotta è cresciuta dal 2008, per trovare vie per l’Europa alternative al passaggio in Libia, reso difficile dall’Accordo Italia-Libia che introduceva i respingimenti collettivi per cui l’Italia sarebbe poi stata condannata dalla Corte di Strasburgo.
Nel 2014, il traffico nel deserto si è nuovamente modificato: ora i Rashaida rapiscono le vittime direttamente nei campi profughi in Sudan, si punta poi all’Egitto, alla Libia (dove al momento non esiste uno Stato, ma gruppi di potere in guerra tra loro) e allo Yemen, da cui si spera di entrare nei ricchi Paesi del Golfo. I motivi? Israele ha alzato un muro al confine con il Sinai, ha una nuova legge che permette di imprigionare anche i richiedenti asilo e l’Egitto ha bombardato le abitazioni dei beduini, accusati di collusione con il terrorismo islamista. La violenza, però, non cambia, come testimoniano i racconti, e le cicatrici sulla pelle, dei profughi eritrei in transito a Milano in questi mesi, sbarcati al Sud e diretti verso il Nord Europa. Tra di loro, c’è anche chi è passato dalle mani dei clan beduini.
Alganesh, nata ad Asmara, vive da 37 anni nel capoluogo lombardo: è un’esule eritrea, specialistica in medicina ayurvedica. Ha fondato l’ong Gandhi, che è anche il suo soprannome insieme a “mamma”, come la chiamano alcuni migranti eritrei. Il suo telefono è acceso giorno e notte, il numero è passato di mano in mano, «perché se ti trovi in qualche emergenza, chiamalo, ti risponderà Alga da Milano». E se squilla, lei non si sottrae: avverte qualcuno, o va a tirare fuori il malcapitato. Una volta è stata rimpatriata in Italia con costole rotte e occhi pesti: era l’epoca della cacciata di Ghedaffi, quando il telefono squillava in continuazione per la caccia al nero in tutta la Libia. Dal Sinai arrivano sempre le telefonate peggiori: «Parenti a cui i sequestrati – racconta – telefonano mentre vengono torturati, con scosse elettriche, plastica fusa colata sulla pelle, spranghe di ferro arroventate; le donne subiscono la sorte peggiore: stuprate più volte, con le unghie strappate».
Le chiamate finiscono con le minacce dei sequestratori: «Se non paghi, possiamo sempre vendere una cornea o un rene». E i cadaveri recuperati, con gli occhi cavati, provano il legame con il traffico d’organi del mercato clandestino egiziano. Alganesh – il cui nome datole alla nascita vuol dire “Sei il riposo” – cerca di carpire un indizio per individuare la posizione. Almeno quattro volte l’anno si reca nel Sinai, dove ha un alleato che non ti aspetti: «Uno sceicco islamico salafita, Awwad Mohamed Ali Hassan El Arish, che ora mi chiama sorella». Ne aveva sentito parlare da alcuni profughi ed è andata a cercarlo a pochi chilometri dal confine con Israele: «Era sbalordito – racconta del loro primo incontro – che fossi una donna, cristiana, sola. Mi chiese perché ero venuta. Gli spiegai il motivo, aggiungendo un po’ impaurita che me ne sarei andata subito”. “Tu non vai via” disse. “Pensai di essere finita nelle mani dei trafficanti, ma poi aggiunse: “Vai via domani perché la strada è pericolosa”. Mangiai con sua madre e passai la notte nella tenda con le donne, senza chiudere occhio per la paura. Il silenzio del deserto era rotto dagli spari tra beduini ed esercito egiziano».
All’alba, lo sceicco andò dai beduini: «Chiese il rilascio dei sequestrati – racconta Alganesh – nel nome di Allah e da allora, nella preghiera islamica del venerdì, ripete sempre la condanna contro la tratta di esseri umani». Quei prigionieri, tra cui tredicenni ridotti a scheletro, furono i primi dei 750 rilasciati in questi anni, sempre senza pagare il riscatto ma grazie a quest’alleanza.
 
 
 
Business immigrati, un'altra inchiesta in Sicilia
Dopo Mafia capitale, accuse di truffa e peculato nel centro di accoglienza di Pozzallo: sequestrate le carte degli ultimi 5 anni
il Giornale, 17-01-2015
Valentina Raffa 
Dopo la pista siciliana di Mafia Capitale, che gestiva l' affaire immigrati al Cara di Mineo (Catania), un'inchiesta disposta dal procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, riguarda il Cpsa di Pozzallo. È tra le strutture di accoglienza più interessate dal fenomeno immigrazione, con 25.500 immigrati transitati nel solo 2014.
Sotto la lente di ingrandimento delle Fiamme gialle dirette dal colonnello Alessandro Cavalli ci sono gli ultimi 5 anni di attività del Cpsa, gestito da una cooperativa su incarico diretto del Comune di Pozzallo in attesa di un bando di gara arrivato soltanto di recente. L'indagine ha preso il via dal rinvenimento di materiale logistico destinato al Cpsa ma non presente nel centro. Sono quindi partiti i controlli incrociati con i fornitori per appurare se quanto dichiarato corrisponde a quanto acquistato o se ci sono piuttosto fatture gonfiate.
Non è passato molto da un sequestro operato dai finanzieri di materassi in gommapiuma sozzi utilizzati nel Cpsa. L'inchiesta assume, quindi, le sembianze di un calderone in cui sono confluite diverse indagini legate dall'obiettivo di riscontrare la regolarità o meno della spesa di fondi erogati dal ministero dell'Interno attraverso la Prefettura di Ragusa.
Basti pensare che il costo a immigrato è passato da 80 euro al dì agli attuali 28 euro. Un ribasso notevole effettuato da una nuova cooperativa che si è accaparrata il servizio dopo che la convenzione precedente è scaduta il 31 agosto e sono seguite due proroghe. L'enorme divario non si spiega nemmeno supponendo un numero inferiore di servizi erogati, dal momento che è la convenzione stessa a prevedere un pacchetto di servizi da fornire obbligatoriamente.
Al vaglio della Guardia di finanza anche il passaggio dei lavoratori dalla prima alla seconda cooperativa. Sono passati da 90 a 50. Sarà controllata la mansione, perché non sia inferiore rispetto alle qualifiche.
Come dimenticare, poi, quei piatti pieni di ogni ben di Dio gettati ancora incelophannati nei cassonetti dei rifiuti? La convenzione tra il Comune di Pozzallo e una ditta di Pescara con succursale a Ispica, non lontano dal Cpsa, era di 15 euro al giorno per tre pasti a persona.
L'inchiesta non vede al momento indagati, ma tra le ipotesi di reato si ravvedono truffa aggravata, peculato, abuso d'ufficio e malversazione. Ciò dimostra che gli eventuali interessi sarebbero non solo del privato ma anche del pubblico.
 
 
 
New York, momento storico per gli immigrati: in migliaia attendono in fila per il documento d'identità
Per la prima volta la città di New York rilascia la carta d'identità municipale agli immigrati sprovvisti di documento. Conto in banca, contratto d'affitto, pronto soccorso sono fra i diritti di cui potranno finalmente godere
la Repubblica.it, 17-01-2015
MARIA CRISTINA FRADDOSIO
ROMA - Il sindaco di New York, Bill de Blasio, in accordo con la riforma migratoria avanzata da Barack Obama, ha aperto nella città statunitense undici sedi in cui gli immigrati possono registrarsi per ottenere il documento d'identità municipale. I luoghi adibiti alle operazioni di identificazione non sono i commissariati, bensì le biblioteche. Questa scelta è finalizzata ad incoraggiare quei 600.000, ancora sprovvisti di documento, a uscire dall'ombra.
"No ai cittadini di seconda classe". "Questa è un giornata storica perché per centinaia di migliaia di cittadini newyorkesi si tratta della prima volta che ricevono un riconoscimento. Questa tessera è disponibile per tutti. E ciò significa che le persone possono condurre una vita più completa, migliore e degna di rispetto", ha dichiarato il sindaco di New York in una biblioteca del Queens. Bill de Blasio ha sottolineato con fermezza la necessità che le persone non vivano nell'ombra: "Non vogliamo che nessuno dei nostri concittadini si senta di seconda classe, escluso, privato del rispetto. Questa riforma dimostra che abbiamo a cuore tutti loro". All'interno del dibattito in merito alla riforma migratoria negli Stati Uniti, il governatore della città rappresenta il leader indiscusso dello schieramento progressista. La "voce delle città" è il motto con cui una ventina di sindaci democratici difende i diritti di circa 25 milioni di cittadini.
I diritti acquisiti con il documento d'identità. Sebbene la tessera rilasciata dal comune di New York sia utile anche per i giovani statunitensi che non possiedono la patente, i senzatetto e i disoccupati, coloro che più beneficeranno di questo riconoscimento sono i 600.000 immigrati privi di documento. Altre città, come Los Angeles, San Francisco, Washington e Oakland, dispongono già di questo servizio. Per i residenti nei cinque quartieri di New York, questa rappresenta un'importante conquista che li tutela dall'espatrio e dal carcere e gli consente di ottenere gli stessi diritti degli autoctoni. Avranno così l'accesso ai servizi primari, come l'apertura di un conto in banca, la regolarizzazione del contratto d'affitto, l'accettazione in ospedale, il diritto di esporre denuncia, etc., e potranno usufruire anche di quelli municipali (biblioteche, palestre pubbliche, musei). Saranno anche beneficiati di uno sconto per l'acquisto di farmaci in più di 2000 farmacie. Il passaporto o un documento identificativo del paese d'origine, 14 anni compiuti e una fattura che indichi il domicilio bastano per conseguire il documento d'identità.
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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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