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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Occupati più italiani meno stranieri

Luca Ricolfi
Forse non l’abbiamo ancora notato, ma nei dati su occupazione e disoccupazione comunicati pochi giorni fa dall’Istat c’è una grossa novità. Per capirla, tuttavia, dobbiamo fare un piccolo ripasso della crisi italiana.


Sul piano economico, le cose sono cominciate ad andare male nel 3? trimestre del 2007, con la crisi dei mutui subprime americani. Sul piano dell’occupazione, invece, la svolta negativa è intervenuta circa un anno dopo, verso la fine del 2008. In due soli anni, fra il 3? trimestre del 2008 e il 3? trimestre del 2010, sono andati in fumo circa 750 mila posti di lavoro (cui andrebbero aggiunti quelli rimasti solo nominalmente in piedi, grazie alla cassa integrazione).

Contrariamente a quello che molti credono, però, la crisi ha colpito più duramente gli italiani che gli stranieri. Nel «biennio nero» 2008-2009 gli italiani hanno perso circa un milione di posti di lavoro, mentre gli stranieri ne hanno guadagnati quasi 300 mila. In un certo senso si potrebbe persino dire che la recessione ha colpito solo gli italiani, visto che anche dopo lo scoppio della crisi l’occupazione degli stranieri non ha mai cessato di crescere, portandosi da 1 milione e 590 mila unità (inizio crisi, 3? trimestre 2007) a 2 milioni e 276 mila unità (ultimi dati Istat, 3? trimestre 2011).

Iniziata nel 3? trimestre del 2008, la distruzione di posti di lavoro occupati da italiani è proseguita ininterrottamente per 12 trimestri, ovvero per 3 anni pieni. Ed eccoci alla novità di cui abbiamo detto all’inizio: nell’ultima indagine Istat, relativa al terzo trimestre del 2011, per la prima volta da 3 anni l’andamento tendenziale dell’occupazione degli italiani ha riconquistato il segno «più». Nel 3? trimestre del 2011 (ultimo dato disponibile) il numero di italiani occupati, infatti, è aumentato di 39 mila unità rispetto a un anno prima, interrompendo una serie di variazioni negative che durava dalla seconda metà del 2008.

Ma come dobbiamo leggere questo dato? Dobbiamo leggerlo come un segnale positivo, di progressiva uscita dalla crisi?

Temo di no, ma per spiegare perché dobbiamo tornare sull’andamento rispettivo dell’occupazione straniera e italiana in questi anni, distinguendo più accuratamente le varie fasi della crisi. L’occupazione straniera è sempre cresciuta da quando esistono dati attendibili (2004) fino a oggi. L’occupazione italiana, invece, dopo essere cresciuta anch’essa negli anni pre-crisi, dalla seconda metà del 2008 (fallimento di Lehman Brothers) ha sempre perso colpi, anche se con un ritmo diverso nelle varie fasi della crisi. Fra il 3? trimestre del 2008 e il 3? trimestre del 2009 il numero di occupati italiano è diminuito a un ritmo via via più rapido. A partire dalla fine del 2009, invece, il ritmo di caduta è progressivamente rallentato, fino all’inversione di tendenza segnalata dall’ultima indagine Istat: nel 3? trimestre del 2011, per la prima volta da 3 anni e mezzo, al consueto aumento dei posti di lavoro occupati dagli stranieri (+120 mila) si affianca un sia pur modesto aumento di posti di lavoro occupati dagli italiani (+39 mila). Per parte loro, gli stranieri nel corso del 2011, pur continuando a conquistare posti, hanno visto assottigliarsi progressivamente i loro incrementi occupazionali: 276 mila unità nel primo trimestre dell’anno (rispetto a un anno prima), 168 mila nel secondo, 120 mila nel terzo.

Che cosa sta succedendo, dunque? Probabilmente sta accadendo qualcosa di inedito nei rapporti fra italiani e stranieri sul mercato del lavoro: dopo anni di crisi, gli italiani hanno cominciato a rendersi che non possono permettersi il lusso di andare in pensione in anticipo, accettare solo lavori qualificati, o vivere di rendita in attesa di tempi migliori. Certo non siamo ancora alla concorrenza diretta e generalizzata per i medesimi posti, ma pare abbastanza verosimile che molti italiani stiano reagendo alla crisi sia diminuendo la domanda di lavoro straniero (ad esempio licenziando colf e badanti, o diminuendone gli orari) sia cercando essi stessi di conquistare o non abbandonare posti di lavoro. Un processo di cui è forse un indizio il fatto che, negli anni della crisi, il tasso di occupazione degli anziani anziché diminuire sia aumentato, passando dal 33% al 38%.

L’impressione, insomma, è che nel mercato del lavoro le cose stiano cambiando molto rapidamente. Gli ultimi dati disponibili su base mensile (novembre) segnalano che la crisi, che nella prima parte del 2011 aveva concesso una tregua, sta tornando a distruggere posti di lavoro (-67 mila rispetto a novembre 2010). Nello stesso tempo, l’andamento rispettivo dell’occupazione italiana e straniera suggerisce che gli italiani non siano più intenzionati a stare alla finestra (non se lo possono più permettere!), e che probabilmente la fin qui inarrestabile conquista di posti di lavoro da parte degli stranieri è destinata a rallentare sensibilmente, se non a interrompersi.
la Stampa 9 gennaio 2012

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