Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

28 febbraio 2014

Canale di Sicilia, soccorsi 690 migranti
Avvenire, 28-02-2013
Arriverà domani mattina porto di Augusta, nel Siracusano, la nave anfibia San Giusto della Marina militare con a bordo 690 migranti salvati in operazioni di soccorso avvenute ieri nel Canale di Sicilia. Nel dettaglio sono 652 uomini, 19 donne e 19 minorenni che sono stati trasbordati sull'imbarcazione dopo l'intervento di personale della Marina militare.
Intanto il pattugliatore Foscari durante la notte ha soccorso un gommone a sud di Lampedusa con a bordo circa 100 migranti tra cui 23 donne, 46 minori e un neonato. Le operazioni di soccorso, necessarie vista la precarietà del mezzo di trasporto e l'assenza di salvagenti individuali, si sono protratte per tutta la notte a causa del maltempo e delle cattive condizioni del mare. I migranti di nazionalità subsahariana sono ora in trasferimento a bordo del pattugliatore Foscari verso il porto di Augusta.



Immigrazione: derive disumane
Il libro di Murard-Yovanovitch ne esplora lezone critiche
l'Unità, 28-02-2014
Luigi Manconi, Valentina Brinis  
Le vicende che riguardano il tema dell'immigrazione in Italia, quando fanno notizia, vengono esposti seguendo due linee narrative:  quella del pietismo e quella che utilizza toni per lo più accusatori e criminalizzanti della figura del migrante. Il linguaggio utilizzato è spesso filantropico e le stesse argomentazioni sono più inerenti a un atteggiamento sentimentale, che al fondamentale principio del rispetto dei diritti umani.
Il libro di Flore Murard-Yovanovitch  "Derive. Piccolo mosaico disumano" (Nuovi Equilibri, 2014) vuole smontare tali categorie interpretative e raccontare i fatti dell'immigrazione "senza retrocedere a una dimensione di carità cristiana". Lo fa attraverso una narrazione obiettiva, organizzando le vicende in ordine cronologico come fosse una sorta di diario. Si astiene molto spesso dal commento, perché le vicende che riporta parlano da sé, e vuole che il suo lavoro contribuisca a restituire "uguaglianza psichica tra gli esseri umani". Si tratta di un obiettivo che si deve porre come prioritario se si vuole che - come desidera l'autrice - lo straniero sia "considerato nella sua irriducibile umanità uguale alla mia".
L'incipit del libro richiama a una storia violenta accaduta nel 2009 a Nettuno, vicino a Roma. Qui, il signor Navtej Sind Sindhu di origine indiana, è stato arso vivo da "mani italiane" - come era stato scritto da alcuni quotidiani - mentre dormiva su una panchina. Quel fatto, anche se appena accennato, è emblematico della violenza che a volte viene scatenata contro persone straniere e che è da ricondurre, secondo l'autrice, ai "legami tra violenza razzista e sintomi di 'malattia mentale' (come disturbi caratteriali di massa)". Interpretazione particolarmente audace, che suscita qualche perplessità, ma che va presa in serissima considerazione. Ma di esempi, nel libro, ce ne sono altri che rimandano ad emozioni e sensazioni analoghe. Tra questi: la detenzione degli stranieri, i pogrom contro i Rom e la morte nel Mediterraneo dei migranti. A questo proposito l'autrice ricorda l'uscita del film "Come un uomo sulla terra" (2008) di Dagmawi Yimer e di Andrea Segre. Il viaggio dei profughi eritrei verso l'Europa in cui non vengono celati gli abusi e le deportazioni che si compiono sul territorio libico. Sono storie di cui si hanno ora esaurienti immagini ma delle quali, al tempo in cui il film è stato girato, nulla o quasi si sapeva.
Oggi, invece drammi di questo tipo sono noti e si sa che ne accadono continuamente, tanto da poter stimare una frequenza di sei-sette vittime al giorno. E la maggior parte degli "incidenti" in cui incorrono le imbarcazioni che tentano in maniera irregolare di traversare il Mediterraneo per raggiungere le coste dell'Europa, non arriva alle agenzie di stampa. Ciò succede per vari motivi ma il principale è, sicuramente, il sovrapporsi di più irregolarità: quella delle imbarcazioni, quella del numero dei passeggeri, quella di chi li trasporta in Italia e quella delle condizioni di navigazione. E non finisce qui, perché per chi rimane in Italia il percorso non sarà meno irto di ostacoli. A partire dal sistema dei centri di accoglienza in cui  oltre al vitto e all'alloggio, spesso, non viene fornito alcun servizio utile a incentivare la persona alla realizzazione del proprio percorso autonomo di integrazione.
È questa un'altra delle criticità sottolineate dall'autrice, che prende a esempio il fallimento del centro di accoglienza di Pozzallo. Qui vengono descritte non solo la scarsità di servizi messi a disposizione, ma anche la violenza (e non solo fisica) indirizzata contro gli ospiti.
La forza del testo della Murard-Yovanovitch, sta nello sviluppare una riflessione sulla questione, da lei proposta come prioritaria, della produzione del “disumano nella società contemporanea". Un'analisi che si rivela sempre più necessarie perché, sottolinea l'autrice, "sono in atto vere e proprie rivoluzioni che scombussolano il nostro relazionarci al diverso". Un diverso ormai così presente tra noi da indurci, sempre più spesso a chiederci, provvidenzialmente, quali siano - e se effettivamente vi sono - i confini del normale.



Nel Paese delle bocche cucite
il Fatto, 28-02-2014
CARO COLOMBO, ho appena letto che i ragazzi marocchini disperati per la lunga detenzione senza legge e senza sentenza a Ponte Galeria (il Centro di identificazione degli immigrati di Roma) che si erano cuciti la bocca per dimostrare la loro condizione, invece di essere ascoltati sono stati espulsi. Mi sembra stupido e disumano.
Lavinia
SQUALLIDE NOTIZIE come queste non viaggiano mai sole in un Paese che è stato per tutti questi anni succube della Lega di Maroni-Salvini-Borghezio, ovvero ilpeggio di ciò che i bassifondi politici d'Europa possano produrre in questi anni, al di fuori dei rigurgiti di nazismo e fascismo. Radio Radicale ha annunciato, citando una statistica appena resa pubblica e di fonte attendibile (16 febbraio)che l'Italia è all'ultimo posto in Europa per il numero di Cittadini stranieri legali e al lavoro che ottengono la cittadinanza, e tra gli ultimi in relazione alle norme restrittive e proibitive che tengono lontani gli immigrati dall'ottenere la cittadinanza dal Paese per il quale hanno prodotto e producono ricchezza. Continuo a trovare inspiegabile che media e commentatori, sociologi e politici, politologi e preti (con la sola e tuttora isolata eccezione di Papa Francesco) continuino a trattare la Lega Nord come una regolare e normale organizzazione di attività politica. Dimenticano che la Lega è autrice di leggi incivili (a volte con la fervida collaborazione di Fini, a volte col voto della sinistra), di episodi di indimenticabile e stupida crudeltà (i bambini digiuni nella scuola di Adro, i giovani salvati dal naufragio e abbandonati per due mesi all'aperto in inverno, sugli scogli di Lampedusa) ma anche di affondamenti in mare e catture nel deserto di uomini e donne titolari di un diritto d'asilo che non hanno mai potuto chiedere e che sono scomparsi per sempre. Non esiste alcun tentativo serio di ricostruire le dimensioni della caccia all'immigrato da parte del gruppo italiano detto Lega Nord. Quando si fará, sarà tardi, la Lega sarà scomparsa, i suoi elettori in buona fede se ne saranno andati in silenzio fingendo di non avere mai avuto niente a che fare con Borghezio e di non riconoscere la sua scostante immagine vetero fascista. E non ci sará il giudizio morale per genocidio, camuffato da legge o da trattato della Repubblica, che ha di nuovo inferto all'immagine dell'Italia una grave ferita, come ai tempi del fascismo. Quanto alla concessione della cittadinanza, lo sforzo di renderla impossibile rimane un tratto distintivo italiano nelle retrovie dell'Europa peggiore. Nessun partito ha fatto propria la proposta della signora Kyenge, quando era ministro, di dichiarare immediatamente Cittadini italianii bambini nati in Italia da famiglie immigrate. E nonostante il rifiuto sia stato dichiarato "una follia"dallo stesso capo dello Stato, tutti sono restati alla larga da un'idea cosi pericolosa. C'è un solo vantaggio per i piccoli nati in Italia, che restano stranieri a causa della totale indifferenza italiana per il loro destino e della paura italo-leghista di neonati che non siano di pura razza italiana: almeno quei bambini eviteranno di essere concittadini di Borghezio, Salvini, Maroni e Cota.
Furio Colombo - II Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n. 42



Piazza Pebiscito, immigrati in corteo per i diritti
Il primo marzo presidio davanti alla prefettura indetto dall'Unione sindacale di base: "I nostri diritti ci vengono negati"
la Repubblica, 28-02-2013
ANNA LAURA DE ROSA
Piazza Pebiscito, immigrati in corteo per i dirittiIl poster della manifestazione
Immigrati scendono in piazza per i propri diritti. Il presidio indetto dal responsabile regionale del settore immigrazione dell'Unione sindacale di base, Svitlana Hyhorchuch, si terrà sabato primo marzo in piazza del Plebiscito - davanti alla Prefettura - a partire dalle 11. L'Usb chiede un incontro urgente a questore e prefetto "per discutere della delicata questione che vivono le migliaia di cittadini extracomunitari nella regione. I nostri diritti ci vengono negati".
Numerose le richieste da porre all'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni: libertà di circolazione e diritto di residenza; diritto d'asilo; diritto all'abitare, al lavoro e al reddito; accoglienza dignitosa echiusura dei Cie; diritto di cittadinanza in base alla residenza; sblocco dei contributi dei lavoratori migranti presso
l'Inps; rilascio del permessi di soggiorno relativi alla sanatoria 2009 e 2012; stop agli accordi bilaterali anti migranti/rifugiati. "Intendiamo risolvere ogni punto - concludono i responsabili - Non possiamo permettere irregolarità sulla pelle dei nostri fratelli".
 


Idoneità alloggiativa a 500 euro, la supertassa leghista sugli immigrati
A Bolgare, in provincia di Bergamo, il sindaco Serughetti e la sua giunta hanno portato alle stelle il prezzo del certificato. “Troppe spese per criminalità e teppismo, giusto che paghino gli stranieri. Nessuno li obbliga a restare”
stranieriinitalia.it, 28-02-3014
Elvio Pasca
Roma – 27 febbraio 2014 – Il certificato di idoneità alloggiativa è uno dei tanti pezzi di carta che rendono meno facile la vita degli stranieri in Italia. Deve farselo rilasciare dal Comune, ad esempio, chi vuole far arrivare in Italia moglie e figli con un ricongiungimento familiare, o anche chi chiede la carta di soggiorno.
Nonostante il Consiglio di Stato abbia spiegato che è illegittimo, alcuni Comuni  la chiedono anche per l’iscrizione all’anagrafe. Come Bolgare, paesino di seimila anime, un migliaio delle quali immigrate, a una ventina di chilometri da Bergamo.  Il sindaco Luca Serughetti,  tutti e sei gli assessori e undici consiglieri comunali su sedici sono esponenti della Lega Nord.
L’ultima trovata della giunta leghista di Bòlgher, per dirla in dialetto bergamasco, è una supertassa sugli immigrati. Una delibera approvata il 15 gennaio ha infatti aggiornato i diritti di segreteria, portando il costo del rilascio di un certificato per idoneità alloggiativa a cinquecento (avete letto bene, cinquecento) euro.  Non è il primo ritocco:  fino al 2011 costava 35 euro, ma poi la stessa giunta l’aveva fatto salire a 150 euro.
Per capire lo sproposito, basti pensare che a Roma un certificato di idoneità alloggiativa costa una trentina di euro. E che nella stessa Bolgare chi chiede all’ufficio tecnico del Comune il permesso per costruire un interno appartamento se la cava con 280 euro, poco più della metà dei soldi che deve sborsare un immigrato semplicemente per attestare che la casa dove vive è adatta a ospitare esseri umani.
Serughetti e i suoi hanno voluto colpire proprio gli immigrati? È fuori di dubbio, come conferma la stessa delibera. Nelle premesse cita infatti “taluni episodi di delinquenza, microcriminalità e teppismo” verificatisi negli ultimi mesi, che hanno costretto il personale comunale a “gravosi interventi, controlli e verifiche”, a spiegamento di “forze”, “utilizzo di energie fisiche e mentali e funzionali” e “interventi di sistemazione del patrimonio pubblico danneggiato”.
Tutte cose che gravano sulle casse comunali, con spese che vengono “genericamente addebitate ai cittadini tutti”. Ma la  giunta ha un’idea geniale: “circoscrivere almeno in parte tale gravame,  ritenendo equo parzialmente addebitarlo alle individualità extracomunitarie che chiedono di essere iscritte nell’Anagrafe Popolazione Residente di questo Comune, mediante riscossione dell’importo dei diritti di segreteria richiesti per il procedimento di rilasci o della certificazione di idoneità alloggiativa necessaria ai fini della predetta iscrizione”.
Capito il ragionamento leghista? Qualche teppista ha rotto una panchina nel parco?  Un writer scatenato ha imbrattato con lo spray la facciata del palazzo comunale?  Criminali senza volto hanno divelto un segnale stradale? Il danno devono pagarlo gli immigrati onesti. E regolari, naturalmente, altrimenti non potrebbero chiedere il certificato di idoneità alloggiativa.
Non bisogna essere principi del foro per capire che la delibera della giunta di Bolgare è esplicitamente discriminatoria e prevedere che cadrà al primo ricorso presentato in tribunale. Chissà però se questo manipolo di creativi amministratori restituirà di tasca propria i soldi strappati ingiustamente agli immigrati, magari con un sovrapprezzo per il disturbo.
Intanto, il sindaco Serughetti gongola per la sua ideona. E alla stampa locale che gliene chiede conto, ipotizzando che così farà scappare gli immigrati,  risponde serafico: “Noi non obblighiamo nessuno a restare. Non siamo un centro commerciale che deve mettere nelle condizioni migliori i propri visitatori. Vogliamo solo garantire le condizioni migliori ai nostri cittadini”.



Per l’Italia che invecchia non basta l’immigrazione
Avvenire, 28-02-2014
Gian Carlo Blangiardo
Ogni volta che parliamo di invecchiamento della popolazione vengono subito in mente, nella veste dei due grandi responsabili, sia il calo delle nascite sia il progressivo allungamento nella durata della vita. E se qualcuno chiama in causa le migrazioni è quasi esclusivamente per segnalarle come fattore di ringiovanimento, forte della considerazione secondo cui l’arrivo di giovani adulti e dei loro nuclei familiari aggiunge soggetti la cui età si colloca normalmente al di sotto della media degli abitanti già in loco, e contribuisce dunque ad abbassarla. Ma assumento uno sguardo che non si fermi alle ricadute immediate e si spinga lontano nel tempo, è lecito domandarsi: per quanto tempo ciò resta valido e con quali eventuali "controindicazioni"?
Ipotizzando l’ingresso di un ventenne entro una popolazione con un’età media di quarant’anni, è facile immaginare un effetto di ringiovanimento. Un risultato che potrà tuttavia valere – supponendo che l’età media per il complesso della popolazione non sia soggetta a cambiamento – unicamente per altri vent’anni. Dopo di allora, se egli (divenuto quarantenne) sarà ancora presente nella popolazione, non potrà che contribuire costantemente a innalzarne l’età media.
E ciò proseguirà verosimilmente per circa 41 anni: tanti infatti gliene resterebbero ancora da vivere in base alle attuali aspettative di sopravvivenza. Come si vede, i tempi del "contributo al ringiovanimento" da parte dei giovani immigrati sono destinati ad essere spesso largamente superati dai tempi del loro stesso "contributo all’invecchiamento", ove la loro permanenza nel nostro Paese debba ritenersi definitiva. Eppure, nel dibattito sulle possibili soluzioni in grado di attenuare l’impatto negativo dell’invecchiamento demografico nella realtà Italiana nei prossimi decenni, il ricorso all’apporto migratorio viene regolarmente indicato come uno dei possibili "antidoti".
L’enfasi di alcuni messaggi del tipo "gli immigrati salveranno le nostre pensioni", che spesso viene acriticamente sbandierato dai mezzi di comunicazione di massa, rischia così di favorire convinzioni e atteggiamenti che, se da un lato accreditano la funzionalità e la convenienza collettiva del fenomeno migratorio, dall’altro alimentano l’ipotesi di una sorta di compensazione automatica che legittimerebbe la rinuncia ad altre forme di intervento. In particolare, il rischio è che possa ingenerarsi l’idea secondo cui il contributo di un’immigrazione giovane, com’è quella tuttora in atto nel nostro Paese, renderebbe meno pressante quell’attività di sostegno alla natalità, e alle famiglie con figli, che da più parti viene rivendicata come azione indispensabile per salvaguardare anche l’equilibrio nella struttura per età della popolazione italiana.
Ma proviamo a riflettere in modo oggettivo su quale sia il reale contributo che l’immigrazione ha offerto – e potrà ulteriormente offrire – alla demografia del nostro Paese e al suo sistema di welfare. In proposito, i dati mostrano come durante il primo decennio del nuovo secolo si siano acquisite in Italia ogni anno (mediamente) circa 250mila persone direttamente dall’estero e se ne siano aggiunte altre 60mila, come contributo indiretto, attraverso le nascite prodotte dalla popolazione straniera. Tuttavia, mentre per ciascun neonato (italiano o non) si configura un’aspettativa di vita superiore agli 80 anni – verosimilmente da trascorrere per circa il 25% in età scolare, il 55% in età attiva e per solo il 20% in condizione anziana – per coloro che sono nati altrove (e ci hanno raggiunto già bambini, giovani o adulti) il bilancio si prospetta alquanto diverso. La durata di vita ulteriormente attesa in corrispondenza dell’immigrato "medio" è infatti pari a circa 54 anni, dei quali unicamente il 4% sono da trascorrere sui banchi di scuola, il 64% vengono spesi in età da lavoro e il 32% oltre la soglia della pensione.
Di fatto con l’immigrazione acquisiamo persone che si sono in gran parte istruite altrove, ma se è vero che così l’Italia "risparmia" i relativi costi di formazione, è altrettanto vero che per loro si ha ben altro bilancio sul fronte del welfare. Non a caso il corrispondente rapporto "di dipendenza degli anziani", che considera (in percentuale) il totale degli anni "da pensionati" rispetto al totale di quelli trascorsi in "età attiva", si colloca attorno al 50%; un valore che supera della metà quello che attualmente si osserva per il complesso dei residenti in Italia e che già viene ritenuto un campanello d’allarme per gli equilibri del welfare.
Se poi al dato quantitativo aggiungiamo che spesso l’immigrato anziano sarà un soggetto che, avendo avuto accesso a un lavoro regolare in età relativamente matura, potrebbe anche non avere un percorso contributivo in grado di garantirgli una pensione adeguata, si comprende come questo invecchiamento (che potremmo definire "importato") rischia di affiancare a elementi di criticità sul piano quantitativo anche aspetti problematici rispetto alla qualità della vita della stessa componente anziana.
La conseguenza che si può derivare da questa analisi non è la sottovalutazione del contributo che un’immigrazione regolata può portare all’Italia in termini di capitale umano. Piuttosto è da notare che non possiamo onestamente chiedere all’immigrazione di fornire alla società ospite più di quanto sia in suo potere. Se siamo convinti che l’integrazione sia uno degli obiettivi primari da perseguire nelle politiche migratorie, dobbiamo anche renderci conto che al radicamento sul territorio dei giovani stranieri di oggi non può che seguire il loro invecchiamento (da cittadini) negli anni che verranno. Dobbiamo dunque ripetere che l’unico vero, efficace antidoto all’invecchiamento demografico va cercato non all’esterno, ma dentro una società capace di riconoscere (e valorizzare come investimento) il contributo che ogni neonato, senza alcuna distinzione di passaporto, sarà in grado di offrire per la costruzione del suo e del nostro futuro.

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links