Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

17 gennaio 2011

Firma per la liberazione dei progionieri nel Sinai
don Mosé Zerai promuove un appello all’Ue e alla comunità internazionale: liberate i Profughi Eritrei ostaggi dei predoni nel Sinai e date loro protezione. http://corneliagroup.altervista.org/blog/firma-per-la-liberazione-dei-progionieri-nel-sinai/ Molti profughi eritrei sono da più di tre mesi nelle mani dei trafficanti nel deserto del Sinai. Siamo venuti a sapere tramite amici e familiari degli ostaggi il 24 novembre 2010 di questa situazione, da allora seguiamo con apprensione giorno dopo giorno la loro vicenda. Prima siamo entrati in contatto con 80 eritrei che provenivano dalla Libia, poi abbiamo avuto notizie di altri 170 ostaggi, in totale 250 e di essi 100 non sappiamo che fine hanno fatto perché sono stati trasferiti o venduti ad un altro gruppo di trafficanti. Tra il 28 novembre e 12 dicembre 2010 sono stati uccisi dai trafficanti 8 persone, altre 4 persone sono state sottoposte dai trafficanti ad un interveto chirurgico per l’espianto di un rene come forma di pagamento del riscatto, vi è la violenza quotidiana fisica per tutti, sessuale per le donne, questa è la realtà dei fatti che ci hanno testimoniato i profughi eritrei ostaggi nel Sinai. Per questo chiediamo che senza più attendere si mobiliti tutta la Comunità internazionale, da un lato per combattere il traffico di esseri umani e dall’altro affinchè sia garantita a queste persone la protezione internazionale di cui hanno bisogno e a cui hanno diritto, in particolare attraverso un progetto di reinsediamento e accoglienza dei profughi nel territorio dell’Unione Europea. Sostengono l’appello umanitario internazionale e la raccolta firme il Gruppo EveryOne, il Gruppo Facebook “Per la liberazione dei prigionieri nel Sinai“, Christian Solidarity Worldwide, Eritrean Research and Documentation Center, Gruppo Watching The Sky, Sindacato Europeo dei Lavoratori e la rete di Ong e difensori dei diritti umani a sostegno dei rifugiati africani nel nord del Sinai. Primi Firmatari: don Mussie Zerai On. Savino Pezzotta On. Luigi Manconi On. David Sassoli On. Paola Binetti On. Gennaro Malgieri On. Benedetto Della Vedova On. Livia Turco On. Matteo Mecacci Roberto Malini Matteo Pegoraro Dario Picciau Khataza Gondwe Negasi Tsegai Tekhle Fabio Patronelli Steed Gamero Mariana Danila Ionut Ciuraru Rebecca Covaciu Stelian Covaciu Carol Morganti LIz Coaghila Enrico Zanier Dario Malini Rami Lavitzky Cornelia I. Toelgyes-Solla

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Dehli, solo andata? Per fortuna la storia di Kaler cambia titolo...

Italia-razzismo 14 gennaio 2011
Delhi solo andata. Questo poteva essere il titolo del racconto di cui è protagonista Kaler, cittadino indiano, trasferito all’aeroporto di Fiumicino per essere espulso. Nel 2009 Kaler presenta istanza di emersione colf-badanti ma, al momento di definire la pratica, viene licenziato verbalmente dal datore di lavoro che non si presenta allo Sportello Unico. Per evitare l’immediato allontanamento Kaler chiede il permesso di soggiorno per "attesa occupazione". Ma l’istanza è respinta e gli viene notificato il decreto di espulsione.

L’avvocato Laura Barberio propone ricorso al Tar, ottenendo la sospensione cautelare del provvedimento. Risultato importante. La normativa vigente, infatti, non tutela l’ipotesi in cui il datore di lavoro non completi l’iter per ottenere il permesso di soggiorno. Nel caso di licenziamento ordina al datore di lavoro di firmare il contratto per il periodo di lavoro già svolto. Non si ha tuttavia alcuna tutela nel caso di mancata presentazione del datore di lavoro (come nella vicenda di Kaler). Resta privo di garanzie il malcapitato, discriminato rispetto ai lavoratori regolarmente licenziati.

La sentenza del Tar interviene provvidenzialmente a sanare un vulnus ma rischia di risultare inefficace. Ieri mattina alle ore 11.10 da Fiumicino sta per prendere il volo un aereo diretto in India, con a bordo Kaler. Il decreto che ne sospendeva l’espulsione, infatti, non è ancora giunto al Cie di Ponte Galeria. Rocambolescamente, grazie a funzionari di polizia per una volta solerti e all’intervento dell’associazione "A Buon Diritto", il decreto del Tar arriva fin dentro il velivolo e fa sì che l’espellendo possa rimanere in Italia. Un’avventura a lieto fine ma assai significativa di come la sorte e la vita stessa di molti stranieri siano appese a un filo.


La Giornata mondiale dell'immigrazione
Ormai i Mohamed sono più dei Giuseppe

Gli imprenditori milanesi parlano sempre più straniero. Tra i parrucchieri, fra i dieci nomi più diffusi nel corso del 2010 ben 8 sono cinesi. Il signor Hu è anche il nome più comune tra i nuovi proprietari di bar. Ai 5 milioni di migranti che vivono e lavorano oggi in Italia, è dedicata la 97ma Giornata Mondiale delle Migrazioni. Tema:"Una sola famiglia umana". In vista dei tre "Clic day"
VLADIMIRO POLCHI
la Repubblica 16 gennaio 2011

La Giornata mondiale dell'immigrazione Ormai i Mohamed sono più dei Giuseppe

ROMA  -  "Mohamed" batte "Giuseppe". Gli imprenditori milanesi parlano sempre più straniero: dopo "Maria", infatti, al secondo posto tra i nomi più diffusi di titolari di nuove imprese compare oggi "Mohamed", che precede di un soffio "Giuseppe". Non solo. Tra i parrucchieri, fra i dieci nomi più diffusi nel corso del 2010 ben 8 sono cinesi. Il signor Hu è anche il nome più comune tra i nuovi proprietari di bar. Riprova, questa, del carattere sempre più multietnico del nostro Paese.

Giornata Mondiale delle Migrazioni. A loro, ai 5 milioni di migranti che vivono e lavorano oggi in Italia, è dedicata la 97ma Giornata Mondiale delle Migrazioni, il 16 gennaio 2011, che ha per tema "Una sola famiglia umana".

Al via il decreto flussi. Ma l'appuntamento principale per il pianeta immigrazione è fissato 24 ore dopo. Scatta infatti la lotteria delle quote: il 17 gennaio alle ore 8 parte la procedura del nuovo decreto flussi. Da lunedì sarà possibile registrarsi on line sul sito del ministero dell'Interno (www. interno. it), scaricare i moduli e il programma necessari per inviare la domanda d'assunzione. Quest'anno, infatti, la compilazione delle domande avverrà in modalità on line direttamente sul sito del ministero. Nessuna fretta, però: registrazione e preparazione delle domande potranno farsi fino al giorno precedente al clic day. Per facilitare i datori
di lavoro, il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Viminale ha realizzato delle slide che ripercorrono tutti i passi da effettuare:http://www. interno. it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/20/0538_DF_2010_Sistema_Inoltro_Telematico_3.0. pdf

Occhio al clic day. Una volta registrati sul sito del ministero e compilate le domande, bisognerà farsi trovare pronti davanti a un computer con connessione internet il giorno del clic day (a meno di non affidare la propria domanda a patronati, consulenti del lavoro o associazioni di categoria). In questo caso la velocità è tutto.

Tre i clic day: il 31 gennaio (per i lavoratori di quei Paesi che hanno firmato accordi di cooperazione con l'Italia), il 2 febbraio (lavoratori domestici e di assistenza alla persona di altra nazionalità) e il 3 febbraio per tutti i restanti settori lavorativi. I posti a disposizione? Pochi. A vincere un "un biglietto da regolare" saranno solo i più veloci, visto la scarsità delle quote in palio: 86.580 nuovi ingressi e 11.500 conversioni di permessi di soggiorno. Insomma, una vera e prorpia lotteria.



VATICANO, LEGGI FAVORISCANO RICONGIUNGIMENTI FAMILIARI

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 15 gen - ''E' ormai incontestabile che gli immigrati e in, particolare, le loro famiglie fanno parte del nuovo volto delle societa' contemporanee. Per tale ragione, le politiche migratorie internazionali devono mirare a tutelare il diritto all'unita' familiare e a combattere il fenomeno oggi sempre piu' diffuso dei 'ricongiungimenti di fatto', cioe' la ricomposizione delle famiglie nella irregolarita', dovuta soprattutto agli ostacoli nel raggiungere i requisiti per la riunificazione legale e per il lungo iter burocratico legato a tale concessione''. Lo ha detto il sottosegretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, padre Gabriele Bentoglio, pronuncera' domani nella basilica di Santa Pudenziana, a Roma, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.

Per il prelato vaticano, ''e' urgente superare l'idea che l'immigrazione sia un fenomeno temporaneo e che si debbano concordare direttive soltanto come risposta all'emergenza. Di fatto, i movimenti migratori sono oggi strutturali e la via piu' efficace per un costruire una societa' di pace e di mutuo arricchimento passa attraverso la riunificazione delle famiglie, indispensabile canale di integrazione''.



Garante detenuti: due marocchini espulsi in Algeria
Marroni: "L'errore riconosciuto dopo cento giorni"

virgilio.it 16 gennaio 2010
Ospitati nei CIE di Gorizia e Ponte Galeria, due cittadini di nazionalità marocchina vengono, incredibilmente, riconosciuti come propri cittadini dal Consolato algerino e, quindi, espulsi in Algeria. Dopo circa tre mesi, però, queste persone vengono di nuovo rispedite a Roma perché non più riconosciuti come algerini. I due protagonisti, di 29 e 33 anni, sono di nuovo in attesa di essere identificati e sono, nel frattempo, trattenuti nel CIE di Ponte Galeria. Il fatto è stato segnalato dal Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio Angiolo Marroni secondo cui la storia testimonia "le difficoltà nell'applicazione dell'attuale legislazione sull'immigrazione, soprattutto per quanto riguarda le espulsioni forzate, e le procedure di riconoscimento, spesso effettuate con grave ritardo. In questo caso si tratta di un vero e proprio errore, gravissimo soprattutto a fronte del fatto che i due ragazzi si erano esplicitamente dichiarati di nazionalità marocchina". Secondo quanto ricostruito dai collaboratori del Garante i due marocchini - si spiega in una nota - dopo settimane di permanenza al Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, sono stati espulsi il 4 settembre 2010 in Algeria perché riconosciuti come algerini dalle autorità diplomatiche di quel Paese. Secondo il loro racconto i due uomini, nei tre mesi passati ad Algeri, sono stati detenuti in una cella senza finestre, con scarse possibilità di curare l'igiene personale, con pane secco e burro da mangiare e, soprattutto, sottoposti a vessazioni e torture psicologiche. Dopo 100 giorni, i due sono stati rimandati a Ponte Galeria in quanto non sono stati riconosciuti dall'autorità di polizia algerina. "Mi chiedo come è stato possibile che un Consolato abbia riconosciuto queste persone come propri cittadini anche se non lo erano - ha detto Marroni - e perché sono stati necessari oltre tre mesi per accorgersi di questo errore. Forse è il caso che le autorità avviino un'indagine amministrativa per capire esattamente cos'è successo e cosa non ha funzionato nel meccanismo".


Flussi 2010. Datori di lavoro stranieri alla pari con gli italiani.
Questa volta non occorre il permesso di soggiorno CE.
Le domande, contrariamente al 2008, possono essere presentate dai datori di lavoro extracomunitari purché regolarmente soggiornanti.
17 gennaio 2011 ImmigrazioneOggi
Nel 2008 (conferma delle domande di assunzione presentata in esubero nel 2007) i datori di lavoro extracomunitari dovevano essere in possesso di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno CE o di carta di soggiorno per familiari del cittadino europeo.
Quest’anno, come peraltro stabilisce il Testo unico immigrazione, il decreto flussi non prevede alcuna discriminazione e pertanto lo straniero regolarmente soggiornante in Italia può assumere un cittadino extracomunitario alla pari di un cittadino italiano. Ciò è possibile anche se lo straniero è in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno.
(Red.)



1/o test italiano, al via a Firenze e Asti
In totale interessate 6.764 persone. Tre le prove da affrontare

17 gennaio Ansa
Due immigrati regolari davanti all'ingresso della Questura di Milano
Immigrazione: 1/o test italiano, al via a Firenze e Asti

FIRENZE -  Quattro file di banchi nell'auditorium di una scuola media. I primi 20 immigrati affrontano a Firenze il test di italiano per il permesso di soggiorno di lungo periodo: peruviani, albanesi e una donna siberiana. Ci sono due madri con i loro bambini. In tutto sono 170, oggi, tra Firenze e Borgo S.Lorenzo (Firenze), e 10 ad Asti, gli immigrati che si sottopongono a questo primo test.

E in molte altre citta' sono gia' state programmate le prove per chi ha presentato la domanda, in totale sono 6.764.

Tre le prove da affrontare: l'ascolto di un testo per la lettura e la comprensione; alcune domande e la redazione di un messaggio diretto ad una persona.

La prova viene considerata superata se il candidato ottiene un risultato positivo almeno nell'80% del punteggio complessivo delle prove. Nel caso di esito negativo, sara' possibile presentare subito una nuova richiesta. Le domande vengono raccolte dalle prefetture che hanno anche il compito di verificare i requisiti di accesso degli stranieri.

TRE LE PROVE DA SUPERARE -  La prima prova prevede l'ascolto (per testare la comprensione orale) di una registrazione (ad esempio, un dialogo tra 2 persone). Sarà poi presentata una lista di domande al candidato e gli verrà fatta riascoltare la conversazione. A questo punto, l'immigrato dovrà dare le sue risposte con tre diverse modalità: scelta multipla, abbinamento, Vero/Falso. Per il secondo test (prova di comprensione scritta) viene consegnato un breve brano a cui seguiranno domande con risposte tramite scelta multipla, abbinamento, Vero/Falso, oppure a completamento della frase.

Nella terza prova (scrittura di un testo), verrà indicato un argomento. Il candidato dovrà scrivere un breve testo, ad esempio una cartolina da inviare ad amici che spieghi dove si trova, cosa sta facendo ecc., oppure una risposta per e-mail o la compilazione di uno o più moduli. La prova viene considerata superata se il candidato ottiene un risultato positivo almeno nell'80% del punteggio complessivo delle prove. Nel caso di esito negativo, l'immigrato potrà presentare subito una nuova richiesta.

PERPLESSITA' DALLE ACLI -  Secondo il patronato delle Acli, sarebbe stato opportuno che il test si fosse svolto dopo un percorso proposto agli stranieri di lingua e insieme di educazione civica. ''Sono 400/450 mila ogni anno - spiega il responsabile del servizio immigrazione, Pino Gulia - gli stranieri che potrebbero avere i requisiti per l'ex Carta di soggiorno. Il test potrebbe portare ad un ritardo nelle regolarizzazioni. Se infatti avevano gia' i requiti per ottenere il permesso, dovranno ora attendere di fare l'esame



Zingaretti: «Cittadinanza
ai figli degli immigrati»

16 gennaio 2011 corriere.it
Papa Benedetto XVI dedica la recita dell'Angelus alla giornata mondiale del migrante e del rifugiato
CAMPAGNA DELLA PROVINCIA
Papa Benedetto XVI dedica la recita dell'Angelus alla giornata mondiale del migrante e del rifugiato
ROMA - Nella «Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato» alla quale papa Benedetto XVI ha dedicato la recita dell'Angelus in piazza San Pietro, in centinaia sono giunti ad ascoltare le parole del santo padre. E il presidente della Provincia di Roma, Luca Zingaretti giunge con la proposta: «Mercoledì la provincia apre una campagna per il diritto alla cittadinanza italiana dei bambini, figli di immigrati, nati a Roma».
«DARE VALORE ALLE DIFFERENZE» - Zingaretti è intervenuto al Convegno capi del Lazio dell'Agesci, l'Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani. «Una comunità civile si vede nella capacità di dare valore alle differenze - ha spiegato Zingaretti - I ritardi e le deficienze della politica devastano l'essere comunità sin da bambini». Secondo Zingaretti è importante «il lavoro di chi fa educazione, dalla scuola alle associazioni come quella scout: trasmettere il messaggio che la diversità è una ricchezza».
«LAVORARE TUTTI ASSIEME» - Nel convegno dal titolo «Buon cristiano e buon cittadino» il presidente della Provincia ha anche sottolineato che «per essere un buon cristiano e buon cittadino in un momento di crisi come questa per il nostro Paese, occorre scommettere sull'idea che si esce da questa situazione lavorando tutti insieme. A fronte della percezione dell'impoverimento del sistema-paese, si è affermato un individualismo diffuso, che è sbagliato perchè spesso motivato da paura e incertezza». Riguardo a quello che la classe politica può fare per aiutare la nazione, Zingaretti ha spiegato: «Una delle tragedie dell'Italia è la percezione della gente di una classe dirigente poco credibile. Oggi per molti fare politica è solo raccogliere voti e per questo si fa di tutto, specialmente sondaggi che servono a cavalcare l'opinione più popolare. Ci si dovrebbe invece ricordare soprattutto della sfera dei doveri di ogni persona e avere il coraggio di governare tenendo bene a mente l'interesse comune».



L'arcivescovo Vegliò nella Giornata Mondiale del Migrante: dobbiamo essere consapevoli di appartenere tutti ad un'unica famiglia umana
oecumene.radiovaticana.org 17 gennaio 2011
Oggi, come ricordato dal Papa all'Angelus, la Chiesa celebra la 97.ma Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato. "Una sola famiglia umana" è il tema scelto quest’anno da Benedetto XVI per tale ricorrenza istituita da Pio X nel 1914. Ma quali Paesi sono oggi maggiormente interessati dal fenomeno migratorio e quali cause generano tali esodi? Fabio Colagrande lo ha chiesto all’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti:RealAudioMP3

R. - Secondo dati recenti forniti dalle Nazioni Unite, i migranti in situazione di regolarità oggi nel mondo sono circa 214 milioni. Si stima che altri 15-20 milioni siano gli irregolari. A questi dobbiamo aggiungere almeno 15 milioni di rifugiati, mentre le persone sfollate all’interno dello stesso Paese (quelle che convenzionalmente sono definite come Internally Displaced Persons), soprattutto per violazioni di diritti umani, si aggirano attorno ai 27 milioni. Le regioni da cui maggiormente partono le persone in movimento sono senza dubbio quelle dell’Africa subsahariana, quelle del Medio Oriente e tutto il Sudest asiatico, ma anche molti Paesi dell’America Latina: insomma, quasi tutti i Paesi del mondo sono toccati da questo fenomeno, come zone di origine, di destinazione o di transito dei flussi di mobilità umana. Le cause sono le più svariate. A livello locale o nazionale: la ricerca di un futuro migliore, la povertà, la disoccupazione, le crisi economiche e politiche, i conflitti politici e sociali, la fame e le guerre. A livello mondiale, invece, vorrei ricordare soprattutto lo squilibrio economico internazionale, il degrado ambientale, la violazione dei diritti umani l’assenza di pace e di sicurezza.

D. - Dinanzi a questo scenario, quali sono le situazioni che maggiormente preoccupano la Chiesa e, in particolar modo, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti?

R. - Ormai da settimane seguiamo con apprensione la sorte di diversi migranti di nazionalità eritrea, etiope, somala e sudanese sottoposti a violenze, torture e continue estorsioni da parte di bande di predoni in Egitto e nei Paesi limitrofi. Qui vi è anche un collegamento fra i trafficanti e il crimine organizzato che gestisce il "mercato nero" di organi umani. Situazioni di grande sofferenza vi sono anche in Costa d’Avorio e in Sudan, costringendo migliaia di persone alla fuga dai loro Paesi, mentre i Paesi ricchi del mondo disputano una guerra fredda ed economica per accaparrarsi le risorse dell’Africa. Poi, continua il calvario dei profughi iracheni immigrati in Nord Europa, dove le autorità rimpatriano forzatamente i richiedenti asilo, le cui le domande vengono rifiutate. Così sta succedendo in Gran Bretagna, Francia, Olanda, Norvegia e Svezia, sebbene questa pratica sia stata condannata in sede di Unione Europea. Pare che dal 2008 ad oggi, circa 5 mila iracheni siano tornati volontariamente nel loro Paese, mentre più di 800 sono stati rimandati indietro contro la loro volontà. Nella cronaca di questi giorni, poi, tutti leggiamo la tragedia di milioni di sfollati a causa di disastri provocati dalla natura o dalla cattiva gestione del territorio da parte dell’uomo. In effetti, vi sono già numerosi morti in seguito all’inondazione della città di Brisbane. La terza città più grande dell’Australia si è trasformata in una “zona di morte”, ma il dramma delle inondazioni continua a devastare anche il nordest dell’Australia. In Brasile, tantissime persone sono rimaste senza casa in seguito alle piogge torrenziali che hanno causato numerose frane nelle città in cima alle montagne che circondano Rio de Janeiro. Le alluvioni hanno colpito anche lo Sri Lanka, dove fonti governative informano della creazione di 351 campi per l’accoglienza degli sfollati, il cui numero si avvicina ai 130 mila, mentre il totale delle persone colpite dalle alluvioni supera gli 860 mila. Senza dimenticare, infine, che in Indonesia sono almeno 11 mila le persone sfollate nei campi di accoglienza, in seguito alle gravi inondazioni causate dall’acqua piovana mista alle rocce vulcaniche e alle sabbie, che hanno spazzato via le strade e danneggiato molti villaggi. Gli sforzi della Chiesa per aiutare le popolazioni colpite sono molteplici: arrivano aiuti economici da diversi Paesi e anche il Papa, specialmente tramite il Pontificio Consiglio Cor Unum, offre la sua solidarietà. Qui, però, vorrei soprattutto ricordare l’appello al rispetto dei diritti degli immigrati che è stato lanciato in questi giorni dall’arcivescovo di Léon e presidente della Conferenza episcopale del Messico, Mons. José Guadalupe Martín Rábago, di cui ha riferito anche L’Osservatore Romano. Il vescovo ha denunciato violenze e soprusi subiti dai migranti che cercano di raggiungere gli Stati Uniti, accanto all’abuso di autorità, all’incursione da parte delle forze di sicurezza, ai sequestri di immigrati irregolari e al crescente potere della criminalità organizzata. A Chahuites, nello scorso mese di dicembre, 50 migranti centroamericani sono stati rapiti e la loro sorte è tutt’ora ignota, come lo è quella dei migranti africani nella penisola del Sinai.

D. - In queste situazioni, come si inserisce l’operato della Chiesa?

R. - Siamo tutti consapevoli, oggi, di vivere in un mondo che se, da una parte, è sempre più globalizzato, dall’altra appare anche diviso dalla diversità culturale, sociale, economica, politica, religiosa e presenta nuove sfide alla nostra coscienza cristiana, una delle quali, particolarmente importante, afferma il Papa nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale di quest’anno, è la consapevolezza di appartenere tutti ad un’unica famiglia umana, la “famiglia dei popoli”, “chiamata ad essere unita nella diversità”. E nello sforzo di armonizzare l’unità dell’umanità, nella diversità dei popoli che la compongono, è necessario impostare tutta una pedagogia per l’accoglienza delle differenze, per la cultura del dialogo, della reciprocità e della solidarietà. La Chiesa sente l’importanza di unificare società, come quelle attuali, socialmente disintegrate. L’impegno del dialogo su tutti i fronti (a livello interculturale, interconfessionale e interreligioso) diventa il compito più urgente che i cristiani sono chiamati a svolgere, oggi, in società sempre più caratterizzate dal pluralismo etnico, culturale e religioso.

D. - Come rileggere il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del migrante e del Rifugiato alla luce delle nuove sfide che sta affrontando la comunità internazionale?

R. - Quest’anno il Messaggio di Benedetto XVI, il quinto del suo Pontificato, sottolinea che l’umanità è una sola famiglia, multietnica e interculturale. In tale contesto, la Chiesa avverte come suo compito anzitutto quello di ristabilire i valori e la dignità umana, specialmente mediante la promozione di una cultura dell’incontro e del rispetto, che risana le ferite subite e apre nuove possibilità di integrazione, di sicurezza e di pace. La sfida consiste nel creare zone di tolleranza, speranza, guarigione, protezione, e nell’assicurare che drammi e tragedie – causati da atteggiamenti di intolleranza che, purtroppo, sfociano anche nella xenofobia e nel razzismo – non accadano mai più. Poi, per quanto riguarda la lotta alle cause delle migrazioni, volontarie o forzate, di quelle per motivi economici o provocate da disastrosi mutamenti dell’ecosistema, è da auspicare che gli Stati più avvantaggiati sappiano cogliere l’esortazione del Santo Padre all’equa distribuzione dei beni della terra, mettendo in atto interventi strutturali ed efficaci, come cooperazione allo sviluppo dei Paesi più poveri, riducendo le cause degli esodi forzati.

Margot Canto, peruviana, è arrivata in Italia 10 anni fa. Lavora presso l’Ufficio della pastorale dei migranti della diocesi di Torino, dove presta consulenza in favore di altri stranieri. Al microfono di Anna Rita Cristaino, spiega i motivi che l’hanno spinta a lasciare il suo Paese e come da allora sia cambiata la sua vita:RealAudioMP3

R. – Lavoravo in una ditta molto importante e avevo un alto incarico, ma avendo già compiuto più di 45 anni - e nel mio Paese avere 45 anni significa essere già vecchi - ho dovuto lasciare il mio lavoro. Avevo ancora due figli da mantenere e in quel momento, quindi, abbiamo deciso di venire in Italia.

D. – Come è stata accolta e quali le difficoltà maggiori che ha dovuto affrontare?

R. – Quando siamo arrivati ci siamo trovati veramente in grande difficoltà, perché siamo diventati extracomunitari. Per questo non riuscivamo a trovare una casa e non riuscivamo a trovare un lavoro del nostro livello, essendo laureati: questo è stato un problema per noi, perché non avevamo percepito ancora che il nostro ruolo come stranieri in Italia sarebbe stato un ruolo di basso livello. Così abbiamo deciso di lavorare come lavoravano qui tutti gli stranieri. Ho iniziato, dunque, un nuovo percorso.

D. – Ci sono state occasioni, quindi, in cui si è sentita discriminata?

R. – Mi sono sentita molto discriminata, inizialmente. E’ stato molto difficile accettare questa situazione, trovarsi prima di tutto in una società che non ti accetta e dove non sei ben accolta.

D. – Chi l’ha aiutata all’inizio e quali i passi successivi che lei ha fatto?

R. – A Torino, c’è l’Ufficio pastorale migranti e con il loro aiuto ho iniziato a studiare prima la lingua e poi ho seguito il percorso di mediazione interculturale per diventare referente di comunità.

D. – Nel Messaggio per la Giornata mondiale delle migrazioni, il Papa sottolinea come tutti i popoli costituiscano una sola comunità, parla di una sola famiglia umana...

R. – Questo del Papa è un Messaggio molto importante. Mi sembra che cosa fondamentale, non solo per gli Stati o per le leggi ma per le persone, sia quella di pensare che noi stranieri siamo persone, non siamo manodopera. Siamo persone e non una cosa, con una nostra famiglia, una nostra vita e con cui si può compartire la propria vita, stringere amicizia e fare conoscenza.(ap)






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