Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

L'immigrazione progressista

Osservatorio Italia-razzismo 
La politica sull'immigrazione dell'Italia è stata definita progressista dal Whashington Post perché non respinge i profughi ma, anzi, li salva in mare (dall'inizio dell'operazione Mare Nostrum, ha tratto in salvo  119.839 persone). L'Italia sarebbe "la porta d'Europa", sempre aperta, che non pone limiti a chi poi voglia spostarsi nei paesi limitrofi. È dunque il punto debole della Fortezza Europa che, al contrario, cerca di mantenere una posizione di chiusura sull'argomento, come dimostra l'approvazione di Frontex Plus. 
E, ancor prima, il finanziamento continuo all'Agenzia Frontex che ha tra i suoi intenti quello del controllo delle frontiere esterne dell'Ue, ovvero il pattugliamento del tratto di mare che ci separa dall'Africa. Un'attività tesa ad impedire l'accesso dei migranti irregolari alle coste europee che si è tradotta negli anni in una vera lotta all'illegalità dei viaggi della speranza. Il risultato è il seguente: l'aumento delle imbarcazioni che tentano la traversata del Mediterraneo e l'aumento del numero di quanti perdono la vita su quel tragitto. Nessuna legge proibitiva è riuscita finora a fermare, ma anche solo limitare, gli sbarchi. Le emergenze umanitarie continuano e le persone da quei posti vogliono fuggire. Ecco perché affrontano il mare in condizioni di pericolosità, senza badare se a bordo delle imbarcazioni si è in dieci, venti o cento. Senza sapere chi guiderà e senza sapere se, e dove, si arriverà. L'importante è tentare di evitare la morte in Siria, Eritrea, Etiopia, Sudan, Libia. Ecco perché le politiche proibizioniste non funzionano: è impossibile bloccare gli istinti di sopravvivenza di chi vuole salvarsi. Le vittime di quei viaggi sono state oltre ventimila negli ultimi anni e, nonostante mare Nostrum tenti di porsi come ancora di salvezza, esse continuano ad aumentare - basti pensare alla cronaca degli ultimi mesi. 
Confrontando la politica italiana con quella europea sul punto appena spiegato, in effetti si può dire che nell'ultimo anno si sono differenziate. E, anche se ufficialmente non viene confermato, l'Italia si sta silenziosamente dissociando da quella sovranazionale in tema di movimento delle persone all'interno dei confini europei. Pare infatti che di fronte al rifiuto del migrante appena sbarcato di rilasciare le impronte digitali, l'Italia non opponga resistenza. E in effetti, viene da dire, come potrebbe? Con la forza? Certo, è capitato, ma non è sicuramente la via migliore. Ecco perché la definizione "porta d'Europa" risulta pertinente. Ho delle riserve sull'aggettivo "progressista". Se utilizzato per descrivere come l'Italia raggira il Regolamento di Dublino può andare bene, ma non per tutto il resto, e per dimostrarlo non serve analizzare altri aspetti dell'immigrazione. È sufficiente pensare a quale trattamento di abbandono riserva ai richiedenti asilo e poi ai rifugiati, di cui dà dimostrazione in ogni città italiana. L'assenza di misure di accoglienza idonee a chi è in fuga, che l'Europa dice - ed è vero - di aver contribuito a finanziare, la dice lunga su quando si arriverà a realizzare delle strutture in grado di ospitare chi è in transito: ovvero chi passa dall'Italia per raggiungere altri paesi. Per ora ci sono solo alcuni tentativi, a Roma e a Milano. Mi pare funzionino nel senso che, anche se solo in parte, sono diminuite le persone che dormono per strada. Una riduzione quasi impercettibili in città come quelle citate, date le dimensioni del fenomeno che si trovano ad affrontare. Ma non sarebbe più opportuno partire da quei piccoli risultati e renderli di portata nazionale, invece che lasciare l'intero esperimento in mano a pochi audaci?
11.09.2014
 
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