Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

24 gennaio 2011

Il click day durerà solo 100 secondi
Attese 400mila domande per quasi lOOmila assunzioni di lavoratori extracomunitari
Franca Deponti Francesca Padula
il Sole 24 Ore 24 gennaio 2011
I più cauti vanno al raddoppio. Chi guarda al numero di immigrati irregolari già presenti in Italia arriva a stimare 40omila domande. Quel che è certo è che nei tre click day programmati per lunedì, mercoledì e giovedì prossimi, i cittadini extracomunitari che vogliono lavorare regolarmente in Italia si giocheranno davanti a un pc i quasi centomila permessi di soggiorno messi in palio dal decreto flussi 2010. Sarà di nuovo una gara di velocità, come nel 2007 quando si è toccato il picco delle 750mila domande. Tra una settimana il primo click: 52.080 posti riservati ai 19 paesi a forte pressione migratoria che hanno accordi diplomatici con l'Italia. Dalle 8 in punto, ai blocchi di partenza staranno allineati datori di lavoro (imprese e famiglie) italiani e stranieri. Tutti possono mettersi in corsa e proprio dagli immigrati regolari - quelli che possono contare su un reddito adeguato e offrire un'adeguata ospitalità a parenti e amici - è lecito attendersi una massiccia partecipazione.
«È evidente che per molti il decreto servirà ad altro - spiega Pino Gulia, responsabile del servizio immigrati per il patronato Acli -. Per esempio per ricongiungimenti mascherati di persone già adulte. La mamma straniera che chiama la figlia ventenne come colf. Fratelli e cugini a cui si offre di entrare nell'impresa familiare. E anche vero, però, che arriviamo dalla sanatoria del 2009 e che la crisi ha creato una sacca di immigrati ancora regolari ma disoccupati: non credo che arriveranno più di 200mila domande».
«Non si ripeterà di certo il boom del 2007 - conferma Gian Carlo Blangiardo dell'Università Bicocca ed esperto della Fondazione Ismu -, perchè in questa fase molte imprese non hanno in previsione di assumere stabilmente e sono contrarie a regolarizzare nuovi rapporti». Ma le statistiche dell'Ismu sulla nazio¬nalità degli irregolari segnalano anche il peso del gruppo dei 19 paesi privilegiati: «Se sommiamo le presenze degli irregolari provenienti da questi paesi, dall'Albania allo Sri Lanka, dall'Egitto alla Moldavia, arriviamo a stimare 35omila irregolari solo per queste provenienze, cioè un numero sei volte superiore alla quota a loro disposizionene». Molto dipenderà, perciò, dall'adesione degli immigrati in regola al click.
Ma ci sono anche previsioni meno caute. «La regolarizzazione 2009 solo per colf ha penalizzato gli altri lavoratori che, peraltro, in gran parte sono già qui "in nero" - afferma Kurosh Danesh, coordinatore del comitato nazionale immigrati dalla Cgil -. Anche oggi  il decreto flussi è una sanatoria mascherata e ci aspettiamo fino a  400mila richieste. Con un problema in più, rispetto alle scorse tornate: grazie al pacchetto sicurezza, i clandestini che conquisteranno un posto e dovranno ritornare in patria per acquisire il visto rischiano di essere segnalati in uscita e non poter più tornare da regolari».
«È tutto il meccanismo da rivedere - sottolinea Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dei processi migratori all'università statale di Milano - perchè difficilmente chi assume sceglie uno sconosciuto. Bisogna interrompere questa trafila penosa del "viaggio in patria con rientro": si può pensare a una formula di ingresso sotto sponsor per cercare lavoro, più vincolata rispetto alla Turco-Napolitano, facendo intervenire ad esempio anche un organismo del terzo settore».
Sui preparativi dell'ultima set-timana pesa l'incognita "informatica": nonostante le rassicurazioni del ministero, sindacati e patronati spingono perché chi può mandi la domanda dal pc di casa propria o di un amico. «Stiamo organizzando corsi per insegnare la procedura e diamo tutto il supporto possibile - dice Gulia -. Gli Interni, a precisa domanda, hanno risposto che il sistema è tarato per gli invii individuali e non multipli e non si può modifi¬care. Quindi il rischio intoppi è meno elevato per chi fa da sé».
«Quando abbiamo iniziato a scaricare la videate si è bloccato tutto e per tre giorni ci sono state grandi difficoltà - rincara Danesh -. Bisognerà vedere se il sistema reggerà specialmente il primo giorno. Noi cerchiamo di aiutare tutti spiegando che è meglio procedere all'invio singolo». Tutti, peraltro, disponibili a eseguire gli inoltri in sede per chi non ha alternative.
La gara si consumerà in un centinaio di secondi. Il sistema del Viminale può raccogliere quasi 5omila domande al minuto e - dati i numeri e come già in passato - la rapidità sarà tutto.



L'arcivescovo: residenza ai rifugiati

Nosiglia aderisce alla petizione perché il Comune riconosca il diritto ai 250 profughi politici che vivono in città Fredo Olivero: "E' un obbligo di legge, non una concessione". La polemica è nata in estate, con i somali di via Asti
ELISABETTA GRAZIAMI  MARIA TERESA MARTINENGO
la Stampa 24 gennaio 2011
Al via oggi la raccolta firme della campagna per il rilascio della residenza ai rifugiati politici promossa dal coordinamento «Non Solo Asilo». La presentazione è avvenuta sabato nel Seminario Arcivescovile di via XX Settembre, ma è da stamane che nelle sedi degli enti aderenti - Gruppo Abele, Società San Vincenzo de' Paoli, Terra del Fuoco, Chiesa Valdese, Pastorale Migranti per non citarne che alcuni - si possono compilare i moduli. Una petizione forte che in sostanza chiede al Comune «di modificare la regolamentazione vigente in tema di rilascio della residenza» per «eliminare tutti gli impedimenti che oggi consentono al¬la Città di negare questo diritto». Puntualizza don Fredo Olivero, direttore della Pastorale Migranti: «A Torino sono 250 i profughi che aspettano una casa. Dare loro la residenza non è una concessione che il Comune fa, ma un diritto riconosciuto da leggi internazionali».
All'iniziativa dà incoraggiamento anche l'arcivescovo monsignor Cesare Nosiglia con un messaggio letto sabato. «Voglio esprìmere il mio sostegno e appoggio - ha scritto il vescovo - alla campagna per il rilascio della residenza ai rifugiati e titolari di protezione internazionale presenti sul territorio di questa nostra Città e di questa nostra Regione». L'adesione arriva anche da monsignor Giancarlo Perego, direttore generale  della Fondazione Migrantes. «La Migrantes oltre che sostenere - ha scritto ad Olivero - seguirà con attenzione l'esito di questa petizione che nasce nel capoluogo piemontese, per poi favorire la sua estensione negli altri Comuni  italiani».  E  conclude: «Torino può diventare ancora una volta una città esemplare per rilanciare la necessità di una specifica legge sull'asilo, che ancora manca in Italia».
Le carenze del «sistema di protezione nazionale» causerebbero, secondo il comitato e secondo i dati contenuti nel libro «La frontiera addosso» (Laterza) - di fatto il primo dossier della Caritas Migrantes sui rifugiati - il proliferare di senza fissa dimora. Proble-ma che si aggrava in quanto, secondo i promotori della cam¬pagna, a Torino così come in numerosi Comuni piemontesi il rilascio della residenza risul¬ta difficile per i rifugiati e titolari di protezione internaziona¬le privi di un domicilio stabile. Il riferimento, chiaro, è ai fatti degli scorsi mesi accaduti in via Asti che hanno visto gli immigrati «fare resistenza» con¬tro l'ordine di sgombero della caserma.
Le vicende sono note. «La presenza a Torino di persone titolari di protezione internazionale - spiegano i promotori della campagna - è testimoniata dall'occupazione della ex clinica San Paolo e dalla continua presenza di decine di persone nelle strutture abbandonate di via Paganini, via Revello e corso Chieri». Un elenco che non sembra esaurirsi ancora.



Fino a lOmila euro per il falso permesso

Francesca Milano
il Sole 24 Ore 24 gennaio 2011
Cinquemila euro per uscire dalla clandestinità. E la cifra media che gli stranieri senza un lavoro da colf o da bandante hanno pagato per rientrare in maniera fraudolenta nella sanatoria del 2009. Quella che doveva essere una procedura per i lavoratori domestici si è trasformata in un'occasione di regolarizzazione per i clandestini. E in una chance di arricchimento per le tante organizzazioni criminali. L'ultimo caso in ordine di tempo è quello su cui sta indagando la procura di Genova: una trentina di stranieri hanno infatti denunciato le regolarizzazioni-truffa organizzate da alcuni prestanome.
Dietro l'ultimo caso di Milano, invece, c'è il Pinoy Club, un ente benefico di assistenza agli immigrati (soprattutto filippini) che in realtà forniva agli stranieri falsi permessi e datori di lavoro fittizi (spesso clochard o tossicodipendenti) al prezzo di 7mila euro. L'indagine della procura di Milano ha portato a sei arresti che si sommano ai tanti provvedimenti emanati nell'ultimo anno. Le "fabbriche" dei permessi di soggiorno sono spuntate come funghi in tutta Italia: a Lucca le forze dell'ordine hanno bloccato un'organizzazione composta da sei uomini che producevano falsi certificati medici attestanti patologie invalidanti e false dichiarazioni dei redditi e a Teramo le indagini sono partite dalla denuncia di un imprenditore che aveva scoperto di essere, a sua insaputa, il datore di lavoro di ben 17 stranieri.
L'ultimo caso scoperto nella capitale ha portato in carcere 22 persone, tra cui anche la responsabile di un Caf e un medico di base. Il gruppo aveva creato un business da 4 milioni di euro: 7 mila euro per una pratica completa, 100 euro per un certificato medico, 20 per il trasporto in auto agli uffici e 500 per fingersi datori di lavoro degli stranieri. Tariffe più "economiche" a Perugia, dove la fabbrica dei permessi sgominata dai carabinieri chiedeva 1.500 euro per una regolarizzazione utilizzando i dati di defunti come datori. Molto più cari, invece, i prezzi a Genova, dove un commercialista e un pregiudicato calabrese avevano messo in piedi un'attività di false regolarizzazioni che costavano dagli 8 ai tornila euro.
11 business dei falsi permessi non riguarda solo la procedura di emersione per i lavoratori domestici: ad Ancona lo scorso ottobre la Guardia di Finanza ha scoperto un'organizzazione che favoriva l'ingresso di cittadini bengalesi attraverso tirocini formativi, autorizzati dalla Regione, ma in realtà mai svol¬ti, al prezzo di Limila euro.
«In molti casi lo straniero è ricorso a un conoscente per farsi regolarizzare - racconta l'avvocato Guido Savio dell'Asgi, l'associazione studi giuridici sull'immigrazione -. E l'ha quasi sempre fatta franca. Chi invece si è rivolto a queste organizzazioni criminali ha speso migliaia di euro e adesso rischia anche l'espulsione». Gli sportelli unici per l'immigrazione hanno infatti respinto le pratiche irregolari. «Lo straniero che denuncia questi casi di truffa di fatto si autodenuncia: a mio avviso infatti il reato di falsa emersione è a concorso necessario, per cui è colpevole non solo il truffatore ma anche lo straniero che gli si rivolge».



Le ruspe contro i rom: è passato un anno ma nulla è cambiato

21 gennaio 2011 Osservatorio Italia-razzismo
1- È trascorso un anno da quando le ruspe romane, sulla scia di quelle milanesi e fiorentine, cominciavano l’opera di abbattimento delle baracche in alcuni campi Rom della città. Tra questi c’era Casilino 900, il cui territorio era stato popolato prima da italiani nel secondo dopoguerra e poi, fino all’anno scorso, da rom e romeni. Quello sgombero si era concluso con l’illusione, da parte di 618 persone tra cui 273 minori, di un alloggio in una «collocazione più idonea» e di ottenere «un lavoro».
Una opportunità che avrebbe, con l’appoggio di assistenti sociali, dato avvio a un processo di integrazione che, per alcuni, fatica molto a realizzarsi e che, pertanto, va fortemente seguito e sostenuto. Ma, a distanza di un anno ricordiamolo, sgombero a parte, «nulla è accaduto», come denuncia l’associazione romana “21 aprile” che da subito si è occupata della questione. Sono stati creati quattro gruppi di sfollati fatti alloggiare in «villaggi attrezzati» e in un centro di accoglienza. Sistemazione che non sembra affatto «più idonea» di quella precedente.
2- Come è noto – e come ripetono esponenti del Governo pressoché quotidianamente – «gli sbarchi a Lampedusa sono ormai finiti». Di conseguenza, risulta bizzarro apprendere che il Cie di Lampedusa è tuttora aperto (10 al lavoro e 15 in Cassintegrazione). E ancora più bizzarro che i 21 migranti recentemente sbarcati siano alloggiati nell’Hotel Macondo in contrada San Fratello della medesima isola.
3- Nel frattempo è stato rinnovato il permesso di soggiorno per motivi umanitari ai quattro braccianti stranieri rimasti feriti nel corso degli scontri avvenuti a Rosarno nel gennaio del 2010.E questa è una piccola buona notizia.



Decreto flussi, non si tratta di nuovi ingressi

Saleh Zaghloul
Oil 20 gennaio 2011
Alcune posizioni contrarie al decreto flussi espresse da parte di persone e associazioni amiche degli immigrati hanno suscitato perplessità. Nascono - ci auguriamo - dall’equivoco che si tratti di nuovi ingressi di lavoratori immigrati. In una crisi senza precedenti e in presenza di molti lavoratori italiani e immigrati disoccupati sembra illogico farne entrare altri.
In verità non sono nuovi ingressi ma persone che sono già in Italia, costrette a lavorare in nero in quanto prive di permesso di soggiorno, per le quali il decreto flussi rappresenta praticamente l'unica speranza per uscire dalla “clandestinità”. Tutti sanno dell’assurda procedura secondo la quale i pochi fortunati che riusciranno ad ottenere il nulla osta faranno finta di non essere in Italia ma torneranno nei loro paesi d’origine, si presenteranno alle ambasciate italiane per chiedere i visti d’ingresso e rientreranno di nuovo in Italia per ottenere il permesso di soggiorno. Molti giornalisti ormai lo scrivono, ma sembra siano pochi quelli che leggono. Chi è d'accordo con i leghisti che non vogliono i decreti flussi è contrario alla regolarizzazione degli immigrati e li costringe a continuare a vivere nella clandestinità e a lavorare in nero.
Le associazioni di volontariato, i sindacati, i democratici (persone e partiti) dovrebbero denunciare fortemente questa assurda procedura e chiedere al governo di rilasciare il permesso di soggiorno a coloro che ottengono il nulla osta e che sono già presenti in Italia, senza l’obbligo di un inutile e costoso viaggio di andata (al paese d’origine) e ritorno (in Italia). Un viaggio drammaticamente avventuroso perché alla frontiera esiste il rischio di essere espulsi proprio nel momento in cui si abbandona il territorio italiano, dopo anni di vita in “clandestinità”, di sacrifici, di speranza e di attesa dell’occasione di regolarizzarsi.
Un altro ostacolo da superare è quello delle ambasciate: i lavoratori sperano che non siano informate della loro presenza in Italia durante il periodo di presentazione delle domande. Oltre al costo del viaggio c’è anche quello di un nuovo passaporto pulito da timbri di ingresso in Italia o nell’Europa di Schengen.
Al limite si può sperare che succeda come dieci anni fa, quando Cgil Cisl Uil avevano chiesto ed ottenuto una circolare del ministero delle esteri (telegramma n. 4771 del 9 marzo 2000) nella quale si affermava quanto segue: “Pertanto, fin da ora, la presenza dello straniero sul territorio italiano – e più in generale sul territorio Schengen – durante l’iter autorizzativo, non costituirà più elemento ostativo al rilascio delle autorizzazioni o nulla osta previsti per il lavoro subordinato, né al rilascio dei relativi visti d’ingresso”.
Era possibile, legale e di buon senso dieci anni fa. Oggi, con l’entrata in vigore della direttiva europea sui rimpatri che favorisce il rimpatrio volontario, lo sarebbe ancora di più. Così che il viaggio, comunque costoso e inutile, sia almeno sicuro e tranquillo. Certo che sarebbe più intelligente eliminare del tutto questo viaggio ipocrita ed ingiusto.


Immigrazione: sbarco a Crotone, in 27 su barca a vela

E' il primo del 2011. Lo scorso anno furono 12 in quattro mesi
22 gennaio 2011
(ANSA) - CROTONE, 22 GEN - Ventisette persone di nazionalita' afghana sono sbarcate la notte scorsa sulla costa di Crotone, tra Capocolonna ed il centro citta'. Nove sono uomini, otto donne e 10 i minori. Tutti sono stati portati nel Centro di accoglienza di Sant'Anna. Dalle testimonianze raccolte, gli immigrati sarebbero partiti 5-6 giorni fa da una localita' non precisata della Turchia su una barca a vela di 10-12 metri.
Arrivati al largo della costa sono sbarcati a riva con due gommoni. Quello di oggi e' il primo sbarco del 2011. Lo scorso anno, tra agosto e novembre, gli sbarchi furono 12.


Fiaccolata silente

Cari colleghi,
sono più di due mesi che la drammatica situazione dei profughi sequestrati nel Sinai va avanti senza che nulla sia avvenuto in termini di risposte istituzionali e di mobilitazione della comunità internazionale. Siamo più che mai convinti che sia necessario intraprendere tutte le azioni possibili per tenere alta l'attenzione e cercare di sollecitare queste risposte.
Per questo motivo insieme all'Agenzia Habeshia, all'Associazione a Buon Diritto e al Centro Astalli abbiamo deciso di promuovere un'iniziativa pubblica a Roma: una fiaccolata silente sulle scale del Campidoglio Martedì 1° febbraio 2011 alle ore 18.00. Vi alleghiamo il manifesto/appello della manifestazione.
Per un'iniziativa che sia corale e veramente partecipata, crediamo sia importante raccogliere l'adesione di tutte le associazioni e organizzazioni che si occupano di tutela dei diritti dei migranti.
Abbiamo richiesto il patrocinio di tutte le istituzioni locali: Comune di Roma e Provincia di Roma (che hanno già manifestato il loro interesse) e Regione Lazio. Nell'iniziativa vorremmo coinvolgere anche parlamentari della maggioranza e dell'opposizione (in primo luogo i firmatari dell'appello a Frattini).
Vi invitiamo ad aderire alla manifestazione e a far circolare l'invito a quanti possano essere interessati: raccoglieremo le adesioni sino a mercoledì 26 alle ore 18.00.
A presto
Christopher Hein
Direttore
Consiglio italiano per i rifugiati
0669200114
www.cir-onlus.org
21 gennaio 2011



Roma: Forum immigrazione Pd, inopportuna protesta contro centro islamico Esquilino

Roma, 22 gen. - (Adnkronos) - ''Ci spiace dover commentare un episodio di discriminazione religiosa qual e' quello successo oggi al Circolo Pd dell'Esquilino, dove un gruppo di manifestanti ha inteso protestare contro la presenza del circolo culturale islamico, tanto piu' che gran parte di coloro che vi hanno partecipato non erano del municipio''. Questo il commento in una nota di Sergio Gaudio, coordinatore del Forum Immigrazione del Pd Roma.
''Ci sembra un episodio strumentale - continua Gaudio - teso a rovesciare un equilibrio fecondo sotto ogni punto di vista, per fini non ben chiari, e, soprattutto, poco rispettoso della diversita'''.
''Il Forum Immigrazione del Pd Roma - conclude Gaudio- supporta in pieno le attivita' del Centro Culturale, presente all'Esquilino, poiche' una armoniosa convivenza passa anche dalla liberta' di espressione del proprio culto e delle proprie tradizioni''.



Così l'immigrazione cambia il volto della Grande Mela

E Little Italy sera tinsacma città asiatica
FEDERICO RAMPINI
la Repubblica 24 gennaio 2011
NEW YORK Scordatevi di venire in  pellegrinaggio a Little Italy per scoprire la comunità italo-americana di Manhattan: sfrattata dai cinesi. Perfino a Brooklyn sareste delusi, i "nostri" diventano sempre meno visibili, schiacciati nella manovra a tenaglia di asiatici e messicani. Perfino i neri battono in ritirata, sia Harlem che il Bronkx non sono più quello che credevate, e lo spagnolo è molto più parlato dell'inglese. Il campus della Columbia University sta per diventare una enclave nei Caraibi. Addio alla West Side come la dipingeva Bernstein nel suo musical. NewYork è trasfigurata, le sue mappe sono tutte da rifare: dieci anni d'immigrazione hanno sconvolto gli equilibri etnici di questa città.
Dietro la nuova geografia raz-ziale cambiano molte altre cose: il paesaggio urbano disegnato dalle insegne dei negozi e dai no¬mi sulle vetrine; la vita culturale nei quartieri; le musiche e gli spettacoli della città by night, i programmi scolastici; la gastro-nomia e le mode. La Grande Me¬la del 2010 è irriconoscibile rispetto a quella del 2000.I risultati dell'ultimo censimento, anticipati dall'American Commu-nitySurvey, dicono che in un de¬cennio i cinque principali distretti della città (Manhattan, Brooklyn,   Queens,   Staten Island, Bronkx) hanno assorbito ben 700.000 stranieri. Gli ultimi immigrati sono andati ad aggiungersi a quella che era già la città più multietnica del mondo. Ma le caratteristiche di questo flusso poderoso sono profonda-mente diverse dal passato. Cinesi e messicani dominano su tutti, sconvolgendo equilibri antichi tra le popolazioni.
Scoperta dagli olandesi che la battezzarono Nuova Amsterdam, strutturata dal colonialismo britannico e dai suoi eredi dell'establishment Wasp (bianco, anglosassone, protestante), la New York del XX secolo era segnata da quattro filoni d'immigrazione povera, protagonisti di una formidabile ascesa socioeconomica e politica: gli ebrei dell'Europa centro-orientale; gli irlandesi; gli italiani; ultimi i portoricani. Quella NewYork fu definita "melting pot" per eccellenza, il crogiuolo etnico indicato con quell'espressione fin dal primo Ottocento. Fu popolarizzato nell'omonimo spettacolo teatrale di Israel Zangwill nel 1908, una versione moderna di "Romeo e Giulietta"ambientataaManhattan, in cui il protagonista si affaccia da un balcone del Lower East Side e proclama: «Qual è la gloria di Roma e Gerusalemme rispetto a quest'America dove tutte le razze e nazionalità vengono a costruirsi il futuro?». Oggi quel riferimento a Roma e Gerusalemme risulterebbe oscuro a molti newyorchesi: andrebbe aggiornato conPechino, Delhi, Città del Messico, Saigon, Kingston.
I colori delle nuove mappe etno-geografiche occupano un'intera pagina del New York Times. Il giornale che accompagna la storia di questa città dal 1851 ne ha viste tante, eppure oggi sottolinea «la stupefacente metamorfosi». La rottura più vistosa è la fine dei "quartieri monorazziali" di una volta, tutti bianchi o tutti neri. L'ultimo quartiere tradizionale dove il 95% degli abitanti sono bianchi, con una prevalenza italo-irlandese, è il minuscolo BreezyPoint, una lingua di terra all'estremità della penisola Rockaways nel Queens: quasi una ritirata sul bordo dell'oceano. I cinesi non si accontentano più di occupare il 63% della storica Chinatown e annettersi Little Italy, hanno an-che invaso tutta l'area del Sunset Park di Brooklyn, dove sono il 61%, dilagano a Murray Hill, Flushing e Queensboro Hills, nel cuore di Queens. L'ultima concentrazione quasi tutta nera è arroccata a Bedford Stuyvesant (Brooklyn). Harlem invece ha subito una metamorfosi brutale, guidata dalle leggi di mercato. La sua collocazione al confine settentrionale di Central Park ne fa una preda ambita della gentrifi-cation, l'imborghesimento. È l'unica zona dove procede l'invasione bianca, capitanata da un certo Bill Clinton che lì ha preso ufficio. Perché un altro fenome¬no socio-demografico interessante è il ritorno dei bianchi nel centro della città. È una spettacolare inversione di tendenza ri-spetto a decenni di American Dream che aveva spostato i ceti medio-alti verso le ville con giardini nei sobborghi di perife¬ria. Con l'avvicinarsi della pen¬sione le generazioni dei baby-boomer riscoprono il fascino di abitare nel cuore pulsante della metropoli.
Ma se si eccettua Harlem e un pezzo della Washington Heights dominicana, questo ritorno bianco "scompare" dalle map¬pe, perché sommerso numericamente dai nuovi arrivi. La punta settentrionale di Manhat-tan e tutto il Bronkx assorbono il poderoso aumento di messicani: stanno "spingendo via" la più antica popolazione nera. Gli europei di nuovo ceppo vanno a occupare i confini estremi di questa New York 2010: nella penisola meridionale di Brooklyn, che si chiama Brighton Beach, russi e ucraini sono l'84% dei residenti. Nel resto di Brooklyn avanzano gli haitiani, i bengalesi e i pachistani. Queens — che era stata uno dei primi sobborghi con ville per la piccola borghesia bianca — oggi è un rias¬sunto di geopolitica dell'Asia: oltre ai cinesi ci sono i coreani che occupano Fresh Meadows, gli indiani a Bellerose, i filippini a Forest Hills. Ed è Queens che può vantare un fiore all'occhiello: nel suo Village c'è la più equilibrata composizione di tutti i maggiori gruppi etnici, l'Onu creata dal basso attraverso l'immigrazione.



«Ben Hur», una storia di immigrazione e di razzismo

TEATRO SOCIALE. Oggi e domani per la rassegna «Altri Percorsi». L'ex stuntman costretto a fare il centurione al Colosseo per sbarcare il lunario: un tema di scottante attualità proposto da un punto di vista inedito e ironico
24/01/2011  BresciaOggi.it
I tre protagonisti di «Ben Hur», stasera e domani in scena al teatro Sociale
Alessandro Faliva
Il tema del razzismo, affrontato in modo originale e brillante, nell'interpretazione di Paolo Triestino, Nicola Pistoia ed Elisabetta De Vito, è il fulcro dello spettacolo «Ben Hur. Una storia di ordinaria periferia», in programma stasera (con replica domani) alle 20.30 al Teatro Sociale di Brescia nell'ambito della rassegna «Altri percorsi». La regia è di Nicola Pistoia, le scene di Francesco Montanaro, costumi di Isabella Rizza e luci di Marco Laudando.
Dopo il grande successo di «Muratori» e «Grisù, Giuseppe e Maria», ritroviamo i protagonisti in nuova esilarante commedia, che si misura con la scottante attualità dell'emigrazione, ma soprattutto con le eterne dinamiche dell'incontro-scontro fra diversi.
E quanto di più distante ci può essere fra un Padrone e uno Schiavo? Il tema affrontato dalla rappresentazione è quello dell'immigrazione e del razzismo, da un punto di vista completamente inedito e non privo di comicità.
LA SEMPLICITÀ della trama è di forte impatto emotivo e suscita momenti di riflessione, non privi naturalmente di arguzia ed ironia.
Il protagonista (interpretato da Nicola Pistoia) è uno stuntman caduto in disgrazia dopo un avvio di carriera eccellente, con il regista Steven Spielberg nel film «Salvate il soldato Ryan». Ma dopo poco tempo si ritrova infortunato e in attesa di risarcimento. Così, per sbarcare il lunario, si arrangia a posare, vestito da centurione, per i turisti che passano davanti al Colosseo. Sua sorella Maria (Elisabetta De Vito) è separata e per arrotondare gli spiccioli guadagnati dal fratello lavora in una chat-line erotica. Una vita destinata ad una lenta, inesorabile deriva.
A rompere la routine quotidiana arriva Milan (Paolo Triestino), ingegnere bielorusso con tanta voglia di lavorare. Per mandare soldi alla sua famiglia, Milan si arrangia a fare un po' di tutto, anche a sostituire Sergio nel ruolo di centurione.
L'ARRIVO del clandestino bielorusso, dall'accentuato istinto imprenditoriale, improvvisamente rivitalizza la precaria economia domestica e dà nuovo slancio alla coppia in crisi. Almeno così sembra... In sostanza un confronto di vissuti, sideralmente lontani, di personalità opposte, destinato ad un finale sorprendente.
I biglietti costano 18 euro in platea, 13 euro in galleria centrale e 12 in galleria laterale e si possono acquistare alla biglietteria del teatro Sociale, in via Felice Cavallotti 20, oggi e domani dalle ore 16 alle 19 e mezz'ora prima dell'inizio dello spettacolo. I biglietti si possono inoltre acquistare alla Libreria Tarantola di corso Zanardelli (Ticket Point oggi dalle 15.30 alle 19 e domani dalle 9.15 alle 12.15 e dalle 15.30 alle 19) e negli altri punti vendita Greenticket / Hellò ticket. Per informazioni www.ctbteatrostabile.it (tel. 030 2808600 begin_of_the_skype_highlighting              030 2808600      end_of_the_skype_highlighting).



Immigrazione, 20 cinesi in 60 metri quadrati a 6mila euro al mese

Indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandetina la proprietaria dell'appartamento. I cinesi dormivano in letti a castello e sul tavolo della cucina. Tra di loro due donne e otto clandestini.
Immigrazione, 20 cinesi in 60 metri quadrati a 6mila euro al mese
22 gennaio 2011 tg1.rai.it
MILANO - Un materasso veniva sistemato tutte le sere sul tavolo della cucina. In un'altra stanza dormivano a gruppi in 6 letti a castello. In cartongesso erano stati realizzati anche dei 'loculi' negli spazi liberi. In 60 metri quadrati c'erano 20 cinesi, ognuno dei quali versava alla padrona di casa 10 euro a notte. In tutto seimila euro che la donna, un'italiana ora indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, intascava ogni mese. E' stato scoperto su segnalazione di un altro abitante del quartiere, il dormitorio clandestino e sovraffollato, trovato dalla polizia locale a Milano in via Bramante, zona Sarpi, la Chinatown milanese.
SCENARIO DA INCUBO. Quando i vigili sono entrati nella casa, si sono trovati di fronte una scena quasi da incubo. Al punto che la prima cosa che hanno fatto è stato spalancare le uniche due finestre dell'angusto alloggio. Dormivano ammassati l'uno all'altro 20 cinesi, 18 uomini e due donne. Otto sono clandestini. Si erano sistemati meglio che potevano con lenzuola pulite, cuscini, piumoni.    Ma le condizioni generali del bilocale, muri scrostati, tubi del gas posticci sono sembrate subito a rischio. I tecnici di Asl e A2a, intervenuti insieme alla Polizia Locale, hanno rilevato una perdita di gas, e quindi il contatore è stato asportato e l'erogazione interrotta. La Asl farà una segnalazione per rendere inagibile l'appartamento.
INDAGATA LA PROPRIETARIA. ''Per questo posto letto pagavamo 10 euro a notte'', hanno raccontato ai vigili rassegnati i cinesi. La proprietaria di casa è stata indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Non si sa da quanto tempo sfruttasse la disperazione di questi immigrati.  ''E' la seconda operazione dell'anno da parte della Polizia Locale a Sarpi e il venticinquesimo dormitorio scoperto in tre anni - ha detto il vicesindaco e assessore alla sicurezza del comune di Milano, Riccardo de Corato -. Conferma di un'attenzione costante nel quartiere, potenziata anche grazie  alle ordinanze, contro ogni forma di illegalità. A cominciare dalla prostituzione e dalla clandestinita' che sono i nuovi business della criminalità cinese''

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SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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