Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

11 aprile 2014

Sbarchi, salvati altri mille migranti
Avvenire.it, 11-04-2014
Non si arresta l'ondata di sbarchi sulle coste italiane: oltre un migliaio quelli tratti in salvo giovedì dalle unità della Marina e della Guardia costiera. Il totale delle persone soccorse dall'inizio dell'operazione Mare nostrum, a metà ottobre, sale così a quasi 20 mila.
Nel dettaglio, 300 migranti sono giunti all'alba nel porto di Catania dopo essere stati salvati da una petroliera. A Pozzallo (Ragusa) dopo i 261 migranti arrivati mercoledì pomeriggio e altri 199 nella notte, un'altra imbarcazione con oltre 200 migranti è entrata in rada nella tarda mattinata di giovedì. La Marina Militare è stata impegnata in sei operazioni di salvataggio: tra l'altro, la fregata Euro ha soccorso un barcone con circa circa 450 migranti, la fregata Zeffiro ne ha assistito uno con 150, il pattugliatore Foscari ne ha salvati circa 220 e la corvetta Urania un centinaio. E sono 361 i migranti sbarcati nella notte tra mercoledì e giovedì al molo Colapesce di Messina. Una barca a vela con a bordo circa 50 immigrati è stata invece intercettata da due motovedette della Guardia costiera di Roccella Jonica al largo di Riace, nel Reggino.
"Dal 18 ottobre, quando è cominciata Mare Nostrum, sono stati soccorsi 18.546 migranti, in 117 interventi", ha detto il capo di Stato maggiore della Marina militare, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, secondo il quale l'operazione Mare Nostrum "non è la causa dell'aumento del flusso di migranti verso l'Italia: quel flusso era aumentato già da molto prima, a causa di fenomeni sociali e geopolitici che sono noti". Durante l'operazione - che costa alla Difesa "9 milioni al mese": per questo De Giorgi chiede all'Europa "non navi, ma fondi" - sono stati compiuti otto abbordaggi, 66 scafisti sono stati fermati e due navi madri catturate.
E, a proposito di trafficanti di esseri umani, altri ne sono stati bloccati giovedì. Polizia e Gdf di Roccella Jonica hanno fermato due egiziani accusati di essere gli scafisti dell'imbarcazione soccorsa ieri al largo delle coste calabresi dalla guardia costiera con 236 immigrati egiziani e siriani, tra i quali 146 uomini, 18 donne e 72 minori. L'imbarcazione era salpata da Alessandria d'Egitto. Inoltre, tra i circa 1.200 migranti sbarcati mercoledì sera dalla nave anfibia San Giorgio ad Augusta, sono stati identificati e fermati dall'autorità giudiziaria altri quattro presunti scafisti: un tunisino, un sudanese e due somali. Infine, un nigeriano di 24 anni, Oris Wright, ritenuto lo scafista di uno degli sbarchi a Pozzallo, è stato fermato dalle forze dell'ordine.
Intanto, di fronte all'ondata di nuovi sbarchi, sindaci e presidenti di Regione, chiedono preoccupati l'intervento del Governo. In particolare è stata sollecitata una Conferenza Unificata straordinaria da tenersi la prossima settimana per discutere con il premier Renzi, il sottosegretario Delrio e tutti i ministri interessati, del tema dell'immigrazione. Il ministro per gli Affari Regionali, Maria Carmela Lanzetta, ha trasmesso subito la richiesta delle Autonomie locali al Governo. Martedì o mercoledì prossimo l'incontro. "La situazione rischia di diventare esplosiva. Nei primi tre mesi del 2014 abbiamo ricevuto 15 volte richieste di asilo rispetto allo stesso periodo del 2013", ha detto il sindaco di Catania, Enzo Bianco, secondo il quale "il Governo potrebbe eventualmente ricorrere ad un decreto legge". Regioni e i Comuni chiedono con forza al Governo di affrontare il tema "in un contesto di leale collaborazione fra i livelli istituzionali, in quanto la gestione dell'accoglienza diffusa, tramite le Prefetture e senza il coinvolgimento dei territori, sta creando disagi e tensioni".



Ancona: ecco come vengono accolti i rifugiati della nuova "emergenza" tutta italiana
Il contributo e la testimonianza dell’Associazione Shimabara di Ancona
Melting Pot Europa, 11-04-2014
Intorno alle ore 18.00 di Giovedi 18 Aprile veniamo informati da alcuni ospiti del dormitorio pubblico di Ancona "Un Tetto per Tutti", dell’arrivo di un numero non definito di profughi provenienti da Bologna.
Lo spostamento di queste persone non passa inosservato dato l’enorme dispiegamento di forze dell’ordine che le accompagna, o meglio, che le scorta.
Arrivati immediatamente sul posto contiamo: un pullman della polizia, quattro camionette, tre pulmini civili, quattro macchine dei carabinieri, altrettante provenienti dalla questura con agenti in borghese della Digos, della scientifica, e alcuni referenti dell’ufficio immigrazione.
Da un primo contatto telefonico con la sede redazionale di Melting Pot di Bologna, ci viene confermato che 150 profughi sono oggi da li partiti per recarsi nelle Marche ed essere identificati e smistati nei vari centri di accoglienza o in situazioni create ad hoc per trasformare per l’ennesima volta l’accoglienza in emergenza.
Non abbiamo la sicurezza che tutti i 150 sono stati portati direttamente in Ancona ma sicuramente in diverse decine si trovavano sui mezzi della polizia al loro arrivo ad un "Tetto per Tutti’.
Parlando con un operatore del dormitorio abbiamo carpito che si tratta di uomini, donne e bambini provenienti per lo più dalla Somalia e dall’Eritrea e che, come già ci era stato confermato da Bologna, sono stati recuperati a nel Canale di Sicilia durante una delle operazione di "Mare Nostrum".
Il loro arrivo ha creato un notevole movimento all’interno della struttura, la quale è stata temporaneamente organizzata per sottoporre i profughi a visite mediche e ad altri accertamenti.
Agli ospiti già presenti non è stato permesso di instaurare un contatto con i profughi, sono stati divisi e, al loro arrivo separati dalle forze dell’ordine che hanno impedito, per il tutto il tempo, che qualcuno si avvicinasse a loro.
Siamo riusciti ad intervistare un ex occupante di Casa de Nialtri che dorme all’interno dell’edificio dopo lo sgombero della scuola di Via Ragusa, e che ha assistito alle varie fasi di gestione di quella che viene chiamata “accoglienza”.
Nella stessa intervista, che di seguito riportiamo, viene evidenziato il maltrattamento che i poliziotti normalmente operano in queste situazioni. Essere umani considerati a tutto gli effetti degli invisibili, che vengono sottoposti a regimi di sorveglianza quando dovrebbero essere liberi e tutelati in tutti i loro aspetti.
Per questo e per tutto il lavoro politico che da anni stiamo portando avanti per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza per i migranti, non ultimo nello specifico citiamo il patto costituente che ha portato alla stesura della Carta di Lampedusa, continueremo a monitorare la situazione per verificare dove, come e se verrà organizzata l’accoglienza.
Nello stesso tempo vogliamo accertarci che non vengano isolati dal territorio che li sta ospitando e dalle persone e dalle associazioni che possono garantire il rispetto dei loro diritti.
Troppo spesso assistiamo al loro abbandono dopo i percorsi prestabiliti dai progetti SPRAR o il caso emblematico del cosiddetto piano per l’Emergenza Nord Africa.
In questo senso l’esperienza di Casa de Nialtri (così come quelle di Casa Madiba a Rimini e della Casa dei diritti Don Gallo a Padova) ha rappresentato un’alternativa concreta in grado di ridare protagonismo alla vita di molti contribuendo alla costruzione di una comunità allargata attraverso l’autorganizzazione solidale in spazi sottratti all’abbandono e alla speculazione edilizia.
Casa de Nialtri è stata la materializzazione del nostro concetto di accoglienza per cui le persone non sono costrette a subire passivamente servizi a loro imposti, o contrattare la propria identità, o subire continui abusi rispetto al pieno esercizio delle libertà personali come accaduto oggi con il dispiegamento di polizia nella nostra città.
Associazione Shimabara - Ancona



la stanza di Mario Cervi
L'immigrazione incontrollata è una minaccia. Come la denatalità
il Giornale, 11-04-2014
Patrizio Pesce
Viviane Reding ha detto ciò che molti, in Europa, pensano: il governo britannico sta esagerando con la sua campagna anti-immigrazione e anti-Ue. La vicepresidente della Commissione ha accusato il premier David Cameron di «alimentare miti populisti» sulla presunta invasione della Gran Bretagna da parte di cittadini Ue che mirano solo ad arraffare i sussidi sociali o, nella migliore delle ipotesi, a rubare il lavoro agli inglesi. La verità è che Cameron guarda già alle elezioni del 2015 e sa che fare la voce grossa con l'Ue e porre limiti all'immigrazione gli garantisce voti. Inseguire gli estremismi e assecondare i peggiori istinti dell'elettorato non è, però, una strategia ammirevole. Dati alla mano, la Confindustria britannica e diversi economisti hanno avvertito che i limiti imposti all'immigrazione mettono a rischio la ripresa, dato che il rilancio dell'economia dipende in gran parte dalla manodopera specializzata che giunge dall'estero. Quindi la Reding non ha tutti i torti a sostenere che Cameron, ideologie a parte, rischia di arrecare un danno al suo Paese.
Livorno
Caro Pesce, chi suona l'allarme stranieri in questa nostra Europa che dagli stranieri è invasa raccoglie voti in abbondanza. E Cameron di professione fa il politico. Raccogliere voti è il suo mestiere, e magari lo fa catalogando tra gli indesiderabili gli immigrati Ue. Scrivendo questo non voglio per nulla sminuire la gravità dei problemi che l'afflusso di poveracci provenienti da terre remote crea in un Paese particolarmente esposto - per geografia e per mentalità - quale è l'Italia. È vero che gli extracomunitari vengono spesso intruppati dalla peggiore delinquenza, è vero che popolano le carceri. Altrettanto vero è che solo l'afflusso di extracomunitari assicura lo svolgimento di attività che gli italiani - come i francesi o gli inglesi o i tedeschi o gli spagnoli - ormai rifiutano. L'immigrazione incontrollata è una minaccia. Ma la denatalità e l'invecchiamento della popolazione - stiamo diventando un continente di pensionati - lo sono in misura anche maggiore e ne siamo responsabili noi, non i clandestini africani o asiatici.


 

"Terra di transito", questo non è un paese per migranti
In concorso al Bif&st, il Festival internazionale del film di Bari, il documentario di Paolo Martino sull'odissea dei profughi che il regolamento di Dublino obbliga a rimanere in un paese senza accoglienza né prospettive. Il viaggio di Rahell, fuggito dalla Siria, attraverso le testimonianze di chi spera di ricominciare
la Repubblica.it, 11-04-2014
ALESSANDRA VITALI

BARI - "Se mi avessero ucciso in Afghanistan sarei stato fortunato, perché qui muoio ogni giorno". Morire ogni giorno signifca arrivare in un paese "dove pensavo di trovare più diritti", ottenere asilo, finire in strada "senza un alloggio, la possibilità di lavorare, un aiuto". Una vita fatta di accattonaggio, dormitori, prigione, attesa infinita di andare via, altrove, ovunque purché via dall'Italia. Perché l'Italia "è un disastro, è la discarica dell'Europa" per gli immigrati che fuggono dalle guerre ma, una volta arrivati nel nostro paese, si trovano a combattere un'altra guerra, quotidiana, contro la burocrazia, l'assenza di strutture, i pregiudizi. I giovani uomini fuggiti dall'Afghanistan, dall'Iraq, dalla Siria lo raccontano in Terra di transito, il docufilm di Paolo Martino presentato in concorso nella sezione Documentari al Bif&st, il festival internazionale del film di Bari in corso fino al 12 aprile. Prodotto dall'associazione "A buon diritto" con Luce-Cinecittà, con il patrocinio della sezione italiana di Amnesty International, Terra di transito affronta il tema delle migrazioni in Italia e in Europa a partire dal racconto di Rahell Ali Mohamed, rifugiato bambino dall'Iraq in Siria e poi costretto ad abbandonare anche la sua seconda terra.
Senza visti né passaporto, Rahell è arrivato in Italia da dove spera di raggiungere la Svezia per ricongiungersi con i suoi familiari. Ma allo sbarco scopre che a dividerlo dalla sua meta c'è il regolamento di Dublino adottato nel 2003, quello cioè che mira "a determinare con rapidità lo Stato membro competente per una domanda di asilo e prevede il trasferimento di un richiedente asilo in tale Stato membro". E lo Stato membro competente all'esame della domanda di asilo è quello in cui il richiedente ha messo piede per la prima volta nell'Ue. In sostanza, il regolamento impone al rifugiato di risiedere nel primo paese d'ingresso in Europa. Nel caso dell'Italia - questo vuole mostrare il documentario - un paese incapace di accogliere e garantire un percorso di vita autonomo alle persone che protegge. Per Rahell, ogni tentativo di espatrio verso la meta desiderata si trasforma in un rinvio nel nostro Paese, quello cioè che detiene la competenza della sua pratica.
"Il nostro obiettivo era mettere a confronto l'Italia con le grandi socialdemocrazie del Nordeuropa, abbiamo scelto un centro d'accoglienza di Roma ma senza specificare di quale si tratti, è solo emblematico delle vicende dei migranti che arrivano qui - spiega il regista Palo Martino, reporter e documentarista - siamo abitati a concepire l'Italia come una terra d'approdo in cui migliaia di persone arrivano per realizzare un sogno e invece si scontrano con Dublino 2 che inchioda i richiedenti asilo a un sistema legale assurdo in base al quale l'Italia diventa una prigione a cielo aperto. Benché investito da un fenomeno imponente, il nostro Paese non si è mai guardato allo specchio e non ha capito che ormai siamo un paese d'immigrazione e stiamo perdendo risorse, l'immigrazione è una risorsa della quale dovremmo arricchirci invece tanti migranti se ne vanno verso i Paesi del Nordeuropa. Un discorso - conclude Matino - che può essere applicato trasversalmente a un'intera generazione, giovani migranti e stanziali italiani che si trovano a vivere lo stesso problema, abbandonare questo Paese".
Nel film ci sono tanti racconti di odissee personali, sullo sfondo c'è la Roma degli invisibili, quella ad esempio della stazione Ostiense dove, dietro alle luci e ai profumi di Eataly si incrociano le vite di chi aspetta. "In Svizzera ogni settimana ti danno 260 franchi - dice un ragazzo - un alloggio, c'è la doccia, ci sono i servizi, ti danno vestiti nuovi. In Italia niente, mangiamo quello che ci passano i volontari". C'è quello arrivato a Lampedusa, "eravamo in centotrenta su una barca di legno, tre giorni e tre notti di navigazione senza cibo né acqua, non abbiamo ricevuto né accoglienza né aiuto. Io vado in Francia". Poi c'è anche chi organizza i viaggi verso l'"altrove", la Svezia, la Finlandia, la Norvegia. Si passa per Milano poi si va verso Bolzano, da Bolzano alla Germania e di lì a Copenhagen, "poi ti sposti dove ti pare". Il viaggio dura 22 ore, costa dai 1800 ai 2000 euro. I soldi vengono consegnati a un garante che, arrivati a destinazione, li dà al trafficante che consegna una quota all'autista. "In altri Paesi -  dice un altro ragazzo - esiste un ufficio del lavoro, qui possono darti solo documenti". Che a volte servono a poco, se è vero quel che racconta un altro migrante, "sembra una barzelletta ma una sera alla stazione Termini un poliziotto mi ha chiesto il docmento, quando gliel'ho dato mi ha detto che non sapeva che cosa fosse, gli ho risposto 'ma me l'avete dato voi'".
All'anteprima al Bif&st ci sono anche, per l'associazione "A buon diritto", Valentina Calderone, che con Valentina Brinis tiene le fila, a Roma, di tre sportelli legali con una ventina d'avvocati e una presenza settimanale al Cie di Ponte Galeria, e Luigi Manconi, che ricorda le cifre: "Nel nostro Paese il numero dei rifugiati è intorno alle 90 mila unità, in Francia sono oltre 250 mila, in Germania più di mezzo milione. Sulla base di questi dati e dunque dell'avarizia dell'Italia nell'accogliere un numero maggiore di profughi - dice Manconi - ma soprattutto nel fornire loro un'accoglienza degna di questo nome, è ovvio che la nostra autorevolezza nel chiedere aiuto all'Europa è piccola, modesta. Speriamo che il semestre europeo a guida italiana possa rappresentare un'opportunità in questo senso".
Il viaggio di Rahell nella città dei migranti attraversa dormitori a cielo aperto e casermoni con le brande attaccate una all'altra, serate d'inverno senza riscaldamento a giocare a carte ascoltando musica dei paesi d'origine e cene portate dai volontari. E esperienze, come quelle della cella. "Non ero mai stato in prigione - racconta lo stesso Rahell  -  finché non sono arrivato in Europa. Non avevo idea di cosa si provasse, l'ho saputo solo quando sono arrivato in un posto dove credevo di trovare più diritti. Alla fine arrivi a un punto in cui non contano più le ragioni della partenza, sia che fossero forti, sia che fossero deboli".
Dopo l'anteprima al festival di Bari, Terra di transito uscirà nelle sale italiane, con un progetto di proiezioni e incontri promosso da Luce-Cinecittà insieme a "A buon diritto".



Save The Children lancia il concorso TuttoMondo (ricordate il mural di Keith Haring a Pisa?)
Corriere.it, 11-04-2014
Germana Lavagna

TuttoMondo è un murales che Keith Haring affrescò a Pisa nel 1989. La storia di quel disegno è strana e appassionante, come il tratto, unico, nato dall’estro di Haring. Le sue forme restano in testa, semplici e colorate. Sono un messaggio ancora prima di essere opere d’arte.
Era il 1989 e Keith, in un solo giorno, imbrattò di colore il muro della chiesa con trenta misteriose e monumentali figure in movimento, delineate dal tipico profilo nero e tinte da molteplici colori che invadono tutto lo spazio, ricoprendolo interamente e stravolgendo il rigido assioma che imbriglia l’architettura urbana. Uomini, animali e figure ancestrali si muovono sul muro, proponendo nuovi archetipi di convivenza, prefigurando immagini di pace e di lotta contro il male.
    TuttoMondo è una visione, diventato un disegno e poi un simbolo.
Riscattandone il significato e la forza espressiva, Save the Children ha lanciato un concorso, TuttoMondo, appunto, rivolto ai giovani creativi sotto i 21 anni.
Tema del contest è l’incontro tra culture e identità diverse, per raccontare l’accoglienza, la conoscenza, lo scambio tra persone e culture attraverso cortometraggi, foto e narrazioni.
TuttoMondo è anche un laboratorio giornalistico multimediale a cui partecipano attivamente 700 studenti stranieri e italiani.
    L’obiettivo è quello di sviluppare integrazione e coesione fra ragazzi, non solo tra italiani e stranieri di seconda generazione, ma anche tra questi e minori stranieri rimasti senza famiglia e portatori di esperienze di vita uniche.
I temi affrontati sono i diritti dei minori, l’integrazione, la non discriminazione e il linguaggio dei new media. Il progetto vuole promuovere la multiculturalità e l’incontro tra i popoli, coinvolgendo direttamente le giovani generazioni per diffondere consapevolezza e prassi di tutela dei diritti e della non discriminazione. Nei primi mesi del 2014, il progetto ha visto coinvolte 10 classi di 3 scuole di Roma e più di 200 giovani italiani e stranieri su questi temi, attraverso attività e laboratori di giornalismo, fotografia, video, e intende portare il progetto in un ambito nazionale.
D’eccezione il pool della giuria del concorso: Niccolò Ammaniti, Gabriele Salvatores e Marco Delogu decreteranno i vincitori finali, i cui lavori verranno presentati il 24 giugno al Museo Maxxi di Roma.
    “Il futuro è nelle mani dei bambini” – Save The Children fu fondata da Eglantyne Jebb, che nel 1923 scrisse la prima Carta dei Diritti del Bambino, sancendo quelli che sono i diritti inviolabili di cui ogni bambino dovrebbe godere. La sua Carta venne successivamente adottata dalla Società delle Nazioni e in seguitò ispirò l’attuale Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Save The Children, a più a 90 anni dalla sua fondazione, è la più grande e importante organizzazione internazionale indipendente per la difesa dei diritti dei bambini, e opera in oltre 120 Paesi al mondo con uno staff di circa 14 mila persone.
Il bando di concorso è scaricabile da qui. Tutti i materiali dovranno essere inviati entro il 31 maggio 2014.



“Io non discrimino”, il razzismo si segnala sui social
Un hashtag per raccogliere fotografie, frasi e immagini discriminanti. Al via la campagna di comunicazione lanciata da regione Toscana, Nosotras, Università di Firenze, Provincia di Siena e Anci
Redattore sociale, 10-04-2014
LUCCA - Un hashtag per raccogliere fotografie, frasi e immagini discriminanti al fine di combattere il razzismo. E’ la campagna di comunicazione #ionondiscrimino, lanciata dalla Regione Toscana insieme a associazione Nosotras, Università di Firenze, Provincia di Siena e Anci. Il progetto, anticipato oggi al Festival del volontariato di Lucca, prevede la realizzazione di un’apposita pagina facebook, dal titolo “ionondiscrimino”, dove segnalare episodi di intolleranza, discriminazione e razzismo.
All’interno dell’iniziativa, che verrà presentata ufficialmente sabato mattina, si inserisce il progetto “Per un sistema toscano contro le discriminazioni” che intende sensibilizzare gli operatori del servizio pubblico, che in Comuni, Province, Società della Salute, Prefetture e associazioni già operano sui temi dell'immigrazione, integrazione e antidiscriminazione
La presentazione dei progetti si terrà sabato 12 aprile alle 9.30 presso la sede dell'Auditorium di Santa Apollonia a Firenze. Sarà l'occasione per parlare del progetto e delle sue finalità ma anche per riflettere su quelli che sono gli stereotipi alla base delle discriminazioni più diffuse.



Siria, la campagna del Consiglio Italiano dei Rifugiati: "Europa agisci ora, aiuta i rifugiati, presta la tua voce"
Il Consiglio Europeo per i Rifugiati e gli Esuli, il Consiglio Italiano per i Rifugiati e 100 Ong rilanciano  la Campagna "Europa agisci ora - aiuta i siriani: presta la tua voce. C'è da sottoscrivere la petizione sui social media e sul nuovo sito in italiano della Campagna
la Repubblica, 09-04-2014
ROMA - Il Consiglio Europeo per i Rifugiati e gli Esuli (ECRE) e una coalizione di oltre 100 organizzazioni non governative ed enti di tutela di oltre 30 paesi - tra cui il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) - rilanciano la campagna Europa agisci ora - aiuta i rifugiati siriani, che ha già raggiunto 275 mila persone. Ora il sito della campagna è disponibile anche in italiano (oltre che in inglese, francese, spagnolo, greco, tedesco, olandese e presto in arabo). La campagna durerà per 4 mesi e terminerà in concomitanza con la Giornata Internazionale del Rifugiato del prossimo 20 giugno 2014.
Perché questa campagna. Perché più di 130.000 uomini, donne e bambini hanno perso la vita da quando è scoppiata la crisi in Siria, nel marzo del 2011. Ad oggi, sono 2,5 i milioni di rifugiati registrati in fuga dalla guerra. Fino ad oggi di questi solo circa 81.000 hanno cercato protezione nei Paesi dell'Unione Europea, in Norvegia ed in Svizzera; appena il 3% di tutte le persone che hanno bisogno di aiuto. La campagna: Europa agisci ora chiede alle persone di dare la propria voce ai sopravvissuti alla crisi in Siria tramite Twitter, Facebook o altri mezzi. Prestando la propria voce ai rifugiati siriani, è possibile lanciare il loro messaggio ad una audience sempre più vasta.
Voce a milioni di donne e uomini. C'è bisogno del sostengo di tutti perché la campagna diventi incisiva e possa avere un impatto sulle politiche europee. Tanto maggiore è il numero di persone che sottoscrivono la causa, quante più possibilità avremo di esortare i leader europei ad ascoltare e dare una risposta alle voci di milioni di uomini, donne e bambini in fuga dalla crisi siriana e a mettere in atto strumenti di accoglienza e protezione. I sostenitori della campagna possono dar voce ai rifugiati della Siria con i loro Twitter feed e pagine Facebook. I rifugiati possono condividere con i sostenitori "amici" e "followers" le loro esperienze di fuga e ricerca di protezione in Europa. Ad oggi sono 5.408 le persone che attraverso i social media hanno "prestato" la loro voce e 7.661 i messaggi inviati su twitter.
Le richieste. È inoltre possibile dal sito firmare la petizione Europa agisci ora, per chiedere alle istituzioni europee di:
- garantire ai rifugiati un accesso protetto in Europa;
- fermare i respingimenti e proteggere i rifugiati arrivati alle frontiere europee;
- ricongiungere le famiglie separate dalla guerra.
Oltre 3.804 persone hanno già sottoscritto la petizione.
L'impegno del CIR. Lo scorso 6 marzo il CIR hanno inviato una lettera-appello al Presidente del Consiglio, al Ministro dell'Interno e alla Ministra per gli Affari Esteri per chiedere con urgenza che vengano aperti canali umanitari per l'arrivo di rifugiati provenienti dalla Siria. Anche quest'appello s'inseriva nella campagna "Europa agisci ora" che si rivolge ai governi europei per la protezione dei rifugiati in fuga dalla guerra in Siria. Sostieni la campagna.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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