Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

09 dicembre 2014

Soccorsi 500 migranti al largo di Reggio Calabria
il sole, 24 ore, 09-12-2014
Non si fermano gli sbarchi di immigrati verso l`Italia. Un mercantile con abordo 5oo migranti è stato intercettato ieri dai mezzi della Guardia Costiera quando si trovava a 90 miglia di distanza dal porto di Reggio Calabria. Il personale della nave Diciotti della Capitaneria di porto è salito a bordo del mercantile per cercare di condurre l`imbarcazione, nonostante le avverse condizioni del mare, nel porto di Crotone dove dovrebbe arrivare stamattina.
Sul posto sono intervenuti anche una motovedetta e un elicottero. Nel frattempo, nel porto di Augusta (Siracusa), sono stati arrestati i tre presunti scafisti di due imbarcazioni cariche dí immigrati che erano state soccorse nei giorni scorsi nel canale di Sicilia dalla Marina militare.



Profughi, nomadi e moschee Così a Milano si fanno i soldi
Con Pisapia il Terzo settore ha fatto affari d`oro con l`accoglienza: 1,400 posti letto da riempire, campi rom da gestire e alloggi da assegnare, E tra poco sarà inaugurato un intero palazzo per gli immigrati
Libero, 09-12-2014
MASSIMO COSTA
All`appello manca ancora l`«Immigration center», ovvero il palazzo del Comune di Milano in pieno centro da trasformare nel polo dei servizi per gli stranieri. Ricongiungimenti, corsi di italiano per stranieri, mostre e laboratori in una sede comunale da 900 metri quadri. Il fondo del ministero dell`Interno una dote da 700mila euro denominata «Portale dell`integrazione» - verrà trasformato nei prossimi mesi in un polo dove trasferire 30 dipendenti comunali.
Nel frattempo, però, il fiume di denaro pubblico che scorre a Milano per i servizi dedicati a rom e immigrati continua a scorrere senza tregua. Esploso lo scandalo romano, l`assessore Pd alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino ha subito annunciato «verifiche e accertamenti» sugli stanziamenti alle onlus. Le ispezioni sono in corso, ma a Palazzo Marino si dicono tranquilli. Il pacchetto di fondi pubblici più cospicuo viene utilizzato da circa per accogliere gli immigrati che si qualificano come profughi: nell`ultimo anno, a Milano ne sono state accolte più di 50mila persone, in gran parte provenienti dalla Siria. Gli immigrati finiscono prima nel contestato hub della stazione Centrale, tra trolley e pendolari, e poi vengono dirottati nei posti letto delle associazioni che hanno stretto una convenzione con Palazzo Marino (la onlus «Fondazione Arca» e le realtà legate alla Diocesi come la Caritas Ambrosiana).
Il rimborso quotidiano garantito dallo Stato è di 30 euro, il picco dei letti messi a disposizione dal Comune arriva a quota 1.400 (in questi giorni ne vengono occupati circa 600). Il conto finale per le casse del governo è salatissimo: oltre un milione di euro al mese nei momenti di massima affluenza, soldi che vengono girati dalla prefettura alle associazioni del Terzo settore. Poi c`è il capitolo dei campi rom: la giunta Pisapia ha costruito l`anno scorso un nuovo villaggio di container in via Lombroso (periferia Est della città) per ospitare fino a 150 persone. Il costo? Circa 600mila euro per i primi diciotto mesi di apertura ira noleggio dei prefabbricati e gestione della struttura. I soldi fanno parte dei 5,7 milioni di euro del vecchio «piano Maroni» per l`emergenza rom, un pacchetto di risorse non utilizzato dalla giunta Moratti e utilizzato adesso per alcuni progetti di integrazione. Dalle venti villette trilocali del campo di Muggiano agli appartamenti da reperire attraverso le onlus del Terzo settore e da girare alle famiglie nomadi in uscita dai campi. Non mancano, oviamente, nemmeno i fondi per la gestione degli insediamenti autorizzati del Comune: tra il 2012 e il 2013 gli interventi di sostegno delle famiglie nomadi, dati in appalto a associazioni onlus e cooperative, Palazzo Marino ha speso 626mila euro. «La Moratti aveva speso più di noi, 2 milioni in 5 anni» ripete spesso Majorino. Era l`era degli sgomberi, della faticosa chiusura della maxifavela di Triboniano e dei fondi dati ai rom per tornare in Romania (fino a 15mila euro a famiglia). Anche il centrodestra, con l`ex assessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli, aveva fatto ricorso al Terzo settore per gestire l`emergenza rom. Riccardo De Corato, ex vicesindaco Fdi con Albertini e Moratti, sostiene che le iniziative si siano moltiplicate con l`avvento della giunta Pisapia: «Noi i fondi del prefetto per i rom li utilizzavamo in gran parte per sgomberi e censimenti delle famiglie. Ora si costruiscono nuovi campi e si cercano case del privato sociale da assegnare ai rom. Senza contare gli spazi dati alle associazioni amiche della sinistra».
Le associazioni Lgbt, care alla maggioranza, hanno a disposizione spazi per incontri e conferenze all`interno della «Casa dei Diritti», ricavata all`interno di un lussuoso palazzo di via De Amicis a due passi dalla Basilica di Sant`Ambrogio. Un palazzo comunale, del valore potenziale di quasi 4 milioni di euro, destinato alla «lotta contro le discriminazioni».
Tempo qualche mese e anche gli islamici non verranno discriminati: nei prossimi giorni verranno infatti messi a gara tre spazi del Comune di Milano per le «religioni non cristiane». I musulmani, secondo quanto deciso dalla giunta Pisapia, potranno agiudicarsi fino a due terreni per costruirci i nuovi luoghi di culto per i fedelidi Allah. L`affitto? Sarà scontato al 70% perché inserito nella categoria «concessione ai fini sociali e culturali».



Lo dice Carlo Stasolla, presidente dellAss.ne 21 luglio per l`integrazione dei rom
Avevo denunciato il malaffare
A danno dei rom. Nessuno mi ha tenuto in considerazione
Italia oggi, 09-12-2014
GIORGIO PONZIANO
C'è assonanza nella denominazione: coop 29 giugno, associazione 21 luglio. Ma la prima è la coop presieduta da Salvatore Buzzi, accusato di essere una figura chiave del malaffare scoperto a Roma, la seconda è l`associazione presieduta da Carlo Stasolla, impegnata nella difesa e nell`integrazione dei rom. Quindi due mondi opposti. Con Stasolla che assicura che aveva già denunciato, senza avere riscontri, quanto succedeva attorno ai rom. Nessuna sorpresa quindi quando ha ascoltato la registrazione effettuata dalla procura in cui si diceva: «Il traffico di droga rende di meno. Noi quest`anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi, gli utili li abbiamo fatti sugli zingari, sull`emergenza alloggiativi e sugli immigrati».
Secondo l`associazione la decapitazione dell`Ufficio Nomadi di Roma Capitale, a seguito dell`arresto della sua responsabile, dovrà portare a un nuovo corso sull`intera materia. Per sollecitare questo nuovo corso c`è chi ha incominciato nei giorni scorsi uno sciopero della fame: «L`inchiesta di questi giorni sta dimostrando come la sofferenza dei rom», dice Sta solla. «che a Roma vivono stipati in insediamenti indegni e in centri di raccolta illegali, sia anche figlia di un processo politico-mafioso dovuto al fatto che i rom producono denaro e rendono voti. Riteniamo sia giunto il momento di mettere fine a un processo finalizzato a incassare denaro». Da domani, in occasione della giornata internazionale dei diritti umani, la sua associazione organizzerà una raccolta di firme per chiudere quella che viene chiamatala stagione dei campi». In Italia, le comunità rom sono la terza minoranza, con una consistenza numerica stimata in 180 mila unità. Di essi 40 mila vivono nei campi a loro dedicati. Dice Stasolla: «Da anni denunciamo l`illegalità del sistema campi nomad", con un fiume incontrollato di denaro pubblico che, con scarsa trasparenza, ha alimentato e continua ad alimentare un meccanismo istituzionale che concentra, allontana e segrega le comunità rom e sinti della Capitale. La punta dell`iceberg di tale «sistema» è rappresentata dal Centro di raccolta rom denominato Best House Rom, situato in via Visso, a Roma, dove vivono più di 300 rom in spazi angusti e privi di finestre e per ogni persona il Comune di Roma paga 600 euro mensilmente all`ente gestore».
Lo scorso anno, secondo il rapporto dell`associazione: ..«Le spese sostenute dal Comune di Roma per la gestione di 8 villaggi della solidarietà, dei 3 centri di raccolta rom e per le 54 azioni di sgombero forzato sono risultate superiori ai 24 milioni di euro, di essi sono stati spesi per l`organizzazione dei villaggi l`84% e soltanto lo 0,4% è stato destinato all`inclusione sociale dei rom. Sono 35 le organizzazioni che a Roma gravitano intorno al sistema campi e oltre 1`80% dei servizi viene assegnato in affidamento diretto, cioè senza gara d`appalto».
Che cosa chiedete al sindaco Ignazio Marino? «Un radicale cambio di indirizzo politico», dice Stasolla, «a partire dalla chiusura del Best House Rom che incarna tutte le contraddizioni di un sistema organizzato e redditizio. Va conclusa la stagione dei campi e avviata una politica di reale inclusione della comunità rom nella città".
Secondo l`associaAone, le cooperative che costruiscono il loro fatturato sui campi nomadi, non hanno nessun interesse a cambiare il sistema. «In occasione dell`apertura dell`ultimo villaggio nel 2012- dice Stasolla- abbiamo proposto alle associazioni Arci solidarietà, Ermes e Croce Rossa di boicottare le gare. Oggi quelle stesse organizzazioni lavorano con appalti di un certo valore all`interno dei campi. Tra i soggetti operanti nel sistema campi, Consorzio Casa della Solidarietà e Risorse per Roma risultano, nel 2013, i due destinatari principali dei finanziamenti: 4.242.028 euro il primo, 3.757.050 euro il secondo. Per gli altri soggetti i finanziamenti sono compresi tra i 2 milioni di euro e i 100 mila euro annui. A fronte di costi conomici e sociali così elevati, il superamento definitivo dei campi si presenta come l`unica via che conduce a una inversione di tendenza e che si incrocia con quella dei diritti umani».
In un solo anno per spostare da un punto all`altro della città 1.200 rom attraverso 54 azioni dí sgombero, il comune ha speso quasi 2 milioni di euro.
«Colpisce -aggiunge Stasolla- il numero dei soggetti coinvolti, sono più di 400 le persone che operano all`interno dell`indotto che si muove attorno alla «questione rom». Per ogni nucleo familiare che si trova nell`insediamento di Castel Romano l`amministrazione comunale ha speso, dall`inaugurazione a oggi, 300 mila euro. Tanto denaro spesso fuori controllo e che ha consentito i fattacci emersi nell`inchiesta della procura. Commenta un operatore sociale, Roberto Dell`Aquila: «La cosa che più mi sconcerta nel boom mediatico è il silenzio del terzo settore sano, nessuno che prenda posizione».
Con un decreto approvato dal governo Berlusconi il 21 maggio 2008 la giunta guidata da Gianni Alemanno ha speso 32 milioni di euro in più di fondi pubblici per la gestione dei campi rom rispetto alla gestione ordinaria, per un totale di quasi 60 milioni dì euro. Al contrario, secondo Stasolla: «In tre anni, con una spesa di 24 milioni di euro all`anno, sarebbe possibile risolvere l`emergenza abitativa dei rom. Nella capitale ci sono 1.200 ettari di edifici abbandonati che fanno parte del patrimonio pubblico e che potrebbero essere recuperati, chiudendo tutti i campi con un notevole risparmio di risorse pubbliche». Diritti ma anche doveri. Le comunità nomadi dovrebbero, nel loro interesse, farsi un esame di coscienza sugli anticorpi rispetto a gruppi borderline, dediti a furti e accattonaggio,che finiscono per coinvolgere in un cattivo immaginario collettivo l`intera comunità. Il rapporto sulla criminalità del ministero dell`Interno annota: «Il fenomeno dell`accattonaggio vede coinvolti soprattutto bambini nomadi rom, di origine slava, per lo più stanziali sul nostro territorio, e in percentuale minore ma tendenzialmente crescente, perché collegati ai flussi migratori clandestini, anche minori marocchini, rumeni e albanesi, specialmente nel Nord Italia. Spesso il minore è affidato dalla propria famiglia a organizzazioni criminali, che si occupano della sua collocazione» in Italia».
Tommaso Vitale, professore di sociologia urbana al Centre d`études européennes di Parigi, ha coordinato un sondaggio tra gli italiani. Chi sono i più simpatici? Senegalesi (10%), filippini (8), ebrei (8), cinesi (4), arabi (2), rumeni (2), albanesi (1), zingari (1). Cosa viene addebitato ai rom? Di sfruttare i minori e di vivere di espedienti e furti (64%). Il 71% degli intervistati ritiene che gli zingari non facciano abbastanza per rendere possibile la convivenza o comunque che la loro cultura non lo consenta.
Twitter: @gponziano



La marcescenza postmoderna
il manifesto, 09-12-2014
Annamaria Rivera
più volte ho usato nei miei scritti, per intuizione più che per analisi compiuta, l`aggettivo «marcescente» a definire la fase attuale del capitalismo finanziarizzato. Intendendo quel qualificativo nel senso di ciò che, pur affetto da putredine, sopravvive annunciando un possibile esito di tipo totalitario.
Questa premessa per dire che, sebbene non sia una rivelazione (ne avevano parlato alcuni ottimi giornalisti, tra i quali Lino Abbate dell`Espresso), Mafia Capitale squadema sotto i nostri occhi, in tutto il suo lerciume ed onore, cosa sia divenuta la politica al tempo della lunga crisi economica, che è anche crisi della democrazia, della rappresentanza, della moralità pubblica, perfino della nostra capacità di analisi. Un tal ramificato sistema criminale, insinuato nei gangli più vitali della vita politica cittadina, è riuscito a sussumere, in perfetto stile postmoderno, per così dire, finanche ciò che si credeva (e in gran parte era) innovativo e riformatore sul piano giuridico, sociale, politico: dall`inserimento sociale degli ex detenuti alla legge del 1991 sulle cooperative sociali, dal Terzo settore ai temi del mutualismo e dei beni comuni, fino alla questione dell`accoglienza dei migranti e dei rifugiati.
Basta dire come la cupola abbia saputo volgere a proprio vantaggio, con la compiacenza di amministratori, l`art. 5 della legge n. 381 che ho appena citato: quello che conferisce agli enti pubblici, compresi gli economici, e alle società di capitali a partecipazione pubblica la possibilità di stipulare convenzioni con le cooperative sociali «anche in deroga alla disciplina in materia di contratti della pubblica amministrazione». Sussumendo `tutto questo e mercificandolo a proprio vantaggio, iI sistema mafioso ne ha rovesciato il senso e le finalità, sicché il rischio incombente è che ora siano screditati, agli occhi dell`opinione pubblica, ogni attività nel campo del sociale e perfino chi vi dedica il proprio impegno volontario e gratuito. Sé è fenomenicarnente trasversale, un tal sistema è intrinsecamente fascista. E non solo perché ricorre a manovalanza neofascista e perché ai suoi vertici vi sono ben noti fascisti: che lo siano più per ideologia superomista che per biografia neonazista è, nel contesto presente, alquanto irrilevante. Ma soprattutto perché esso si avvale del retroterra costituito dal fascistume «del Terzo millennio», oggi rafforzato dall`alleanza coi leghisti. Fra questo retroterra e la cupola mafiosa sembrano esserci state fino a ieri una certa sinergia e divisione dei compiti, almeno oggettive. Per esempio, si potrebbe sospettare che il pogrom contro il centro di accoglienza di viale Morandi, scatenato, secondo testimoni oculari, da una trentina d`incappucciati di «fascisti del Terzo millennio», avesse come obiettivo non tanto i rifugiati e i minori quanto piuttosto la cooperativa «Un sorriso».
Forse perché sfuggita o sottrattasi al controllo della cupola? In realtà, il blocco fascio-leghista interpreta ed estremizza a suo modo la retorica e la pratica emergenzialiste che caratterizzano l`approccio delle istituzioni al fatto strutturale delle migrazioni, degli esodi, della presenza di popolazioni rom, sinte, camminanti: cioè con la propaganda razzista, le aggressioni, i pogrom, l`infiltrazione in quartieri popolari, allo scopo di strumentalizzarne il disagio e la rabbia onde dirottarli verso i soliti capri espiatori. Dal canto suo, la cupola mafiosa ha approfittato delle emergenze sociali (riguardanti anche perdene, casa, Aiuti, trasporti, salute), lasciate incancrenire per insipienza o disegno deliberato, al fine dí allungare i suoi tentacoli sugli appalti relativi alla gestione dell`accoglienza di migranti e rifugiati come dei campi-rom. A proposito di questi ultimi, non solo un tal sistema di segregazione spaziale e sociale - vera specialità italiana - è stato condannato dalle più varie organizzazioni internazionali, ma se ne è anche analizzato e denunciato il lucroso business: fra il 2013 e il 2014 sono stati pubblicati «Segregare costa», l`indagine di OsservAzione (condotta con Lunaria e altre associazioni) e «Campi nomadi spa», studio dell`Associazione 21 Luglio. Ora, intendere la corruzione della Capitale come un suo carattere così intrinseco da essere quasi naturale, quindi affermare scetticamente che, in fondo, «mondo è stato e mondo è», secondo l`adagio popolare. Disquisire se «Er Cecato» sia stato o no organico ai Nar o alla banda della Magliana e quanto meritorio sia stato l`esordio della «29 giugno» e del suo ideatore. Ridurre a semplice clientelismo o consociativismo un tal solido sistema criminale, costituito da una fitta rete di rapporti tra malavita, imprenditori del Terzo settore, mazzieri, mercenari, amministratori pubblici, politici di destra e di sinistra, dirigenti di azienda fino ai vertici di Finmeccanica. Tutte queste propensioni che si ritrovano anche a sinistra, perfino in quella, che si pretende nuova e/o radicale - sono indizio, mi sembra, di scarsa consapevolezza della posta in gioco o di subalternità, almeno psicologica, allo stato di cose presenti; se non di un politicisrno di bassa lega, attento più a salvaguardare equilibri politici, peraltro assai fragili, che a prendere atto della catastrofe in cui siamo precipitati, onde trarne lezioni politiche adeguate.
Una sinistra meritevole di questo nome farebbe bene a smetterla di gingillarsi con idiozie come la «guerra tra poveri», rivolgendosi invece a difendere senza indugio i diritti dei penultimi e degli ultimi in assoluto (migranti, rifugiati, rom), a tentare d`impedire il dilagare dell`estrema destra, con paziente lavoro politico nei quartieri popolari e anche con presidi antifascisti e antirazzisti.
Per citare il Pasolini di un articolo de11962 su Vie Nuove, «prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo».



La rotta dei profughi in prima classe, sbarcano a Bari dalla nave crociera: "Vogliamo asilo"
Il 19 ottobre scorso l’arrivo di un gruppo di siriani sulla Msc, poi trasferiti al Cara. Medici e veterinari perseguitati, partiti da Aleppo e arrivati a Istanbul dopo aver pagato migliaia di dollari
la Repubblica.it, 09-12-2014
GIULIANO FOSCHINI
La rotta dei profughi in prima classe, sbarcano a Bari dalla nave crociera: "Vogliamo asilo"Una nave Msc crociere
È andata così: il 19 ottobre alla Polizia di frontiera di Bari arriva una telefonata dal comandante della Msc, la nave da crociera che arrivava da Venezia e stava per attraccare a Bari. "Ho dei clandestini a bordo: sono siriani, chiedono l'asilo politico". Sembrava una storia come tante. E invece. Invece quando i portelloni si sono aperti sono scesi loro, i clandestini: 12 siriani, 11 uomini e una donna, vestiti impeccabili, le valigie piene di libri. "Avevamo cabine di prima classe. Ma non possiamo tornare nel nostro paese: siamo perseguitati politici. Vogliamo asilo". E' cominciato così il loro viaggio verso il Cara e questa pazza storia di moderni clandestini.
Per ricostruirla è bene partire da quello che loro hanno raccontato agli agenti della frontiera, increduli davanti alle "loro facce, l'inglese e il francese impeccabile, le camicie stirate". La partenza è quella comune però a tutte le storie che passano dalle banchine dei porti, perché certe cose non cambiano sia se hai viaggiato sotto le ruote di un camion sia in una cabina di prima classe. La Siria, le bombe di Assad, la fuga, la disperazione. "Siamo medici e veterinari, e nel nostro paese ci era impossibile continuare a vivere, studiare. Il regime ci avrebbe costretto alla prigione, siamo scappati". La fuga, dunque. Sono partiti da Aleppo, hanno pagato qualche migliaia di dollari e sono passati dal confine turco. Hanno camminato a piedi e a bordo di autobus scalcagnati fino ad arrivare a Istanbul. "A quel punto - raccontano - c'erano due possibilità: o continuare a pagare questi delinquenti e salire con non meno di duemila dollari chissà su quale carretta per arrivare chissà dove. Oppure...".
Oppure: al porto di Istanbul aveva appena attraccato una enorme nave da crociera della Msc, una nave dei sogni. Arrivava da Bari, era passata per la Grecia e dopo Istanbul avrebbe proseguito per la Croazia e poi fino a Venezia per ritornare poi a Bari. L'Italia, l'Europa. Nessuno di questi signori siriani aveva immaginato il proprio futuro in Italia. Nessuno. Le loro storie, le loro vite, i loro sogni ma anche i loro contatti li portavano altrove: Danimarca, Svezia e Finlandia. Lì c'erano parenti e amici. Lì avevano immaginato una vita lontano dalle bombe. Il problema però era arrivarci e quella mastodontica nave improvvisamente rappresentava un'opportunità. "Ci siamo informati e, praticamente, una cabina veniva a costare meno rispetto alla carretta... Abbiamo pensato di prendere cabine di prima classe, un po' per gioco, un po' per dare meno nell'occhio. E siamo partiti ". Sì, i profughi siriani si sono imbarcati a bordo della Msc, portando "dolore e spavento" in prima classe, rovesciando così persino il più roccioso degli stereotipi da crociera, quello di Francesco de Gregori e della sua Titanic. Hanno comprato il biglietto e si sono sistemati nelle loro cabine di lusso. E da lì è cominciato il loro viaggio.
Gli altri passeggeri li hanno poi raccontati come vacanzieri normali, a loro agio nelle cene di gala, sul ponte durante la giornata, persino nei giochi. Non sono scesi a Dubrovnik e hanno continuato fino a Venezia dove lì sì, hanno provato a scendere. "La loro idea - rac- contano gli investigatori - era quella di sbarcare come turisti a Venezia e di proseguire verso la loro reale destinazione, l'Europa del Nord, e lì chiedere asilo. Seppur abbiano tutti i requisiti per ottenere documenti da perseguitati politici, preferiscono non averli in Italia perché poi gli spostamenti all'estero diventano più complicati ". Preparano le valigie e dunque chiedono di scendere a Venezia, comunicando al capitano l'intenzione di interrompere la loro crociera. Qui arriva però il primo problema. La dogana italiana si accorge che i 12 signori siriani non hanno affatto i documenti in regola per scendere in Italia. Non possono. Il loro passaporto non ha i requisiti. Forse non li aveva nemmeno per salire in Turchia, ma questa è un'altra storia. Comunque vengono respinti alla frontiera, identificati come clandestini, ma comunque procedono alla volta di Bari per completare la crociera. E qui c'è il cambio di programma: mentre sono in viaggio comunicano al comandante di voler chiedere l'asilo politico in Italia. Così dalla nave avvisano, come vuole la legge, la polizia di frontiera italiana che li aspetta sulla banchina. "Non lo dimenticherò mai" sorride oggi un poliziotto che li ha visti scendere dalla nave, sorridendo. Ma non scherzando: "È la prima volta che accade una cosa del genere e al di là dell'aspetto letterario della storia, che riconosco, può rappresentare un precedente importante nelle rotte dell'immigrazione". Non a caso è partita una segnalazione a Roma e anche alla Msc perché non si permetta ai passeggeri di salire a metà della crociera. A proposito: dopo le "formalità di rito" come si dice in questi casi, i verbali con l'ufficio immigrazione, i primi documenti in attesa della decisione della commissione su richiedenti asilo, i siriani sono stati accompagnati al Cara. E qualche ora dopo pare già non ci fossero più.



Rosarno, ancora ghetto dei migranti
Avvenire, 09-12-2014
Antonio Maria Mira
Nel grande capannone camminiamo tra decine di tendine. Tra l’una e l’altra poveri giacigli di cartoni, coperte e qualche materasso. Benvenuti ancora una volta nel ghetto di Rosarno. Tra pochi giorni saranno cinque anni dalla rivolta degli immigrati. Era il 7 gennaio 2010 e i lavoratori africani scesero in piazza, anche violentemente, contro lo sfruttamento e la violenza della ’ndrangheta. Da allora nulla o quasi è cambiato.
Cinque anni fa gran parte dei migranti erano ammassati nell’ex Opera Sila, azienda mai entrata in funzione e abbandonata. Oggi sono in una "fabbrichetta" (così la chiamano) nel comune di San Ferdinando, accanto a Rosarno. Una delle tante "aziende fantasma" dell’area industriale, prodotto di truffe sui contributi europei. I primi ad usarla sono proprio i migranti. Sono circa cinquecento, tra l’ambiente più grande e alcune stanzette, senza infissi, senza luce, senza riscaldamento. L’acqua è solo al di fuori.
Anzi c’è anche dentro, ma è la pioggia che si infiltra «a catinelle tra le giunture del capannone, evidentemente costruito malissimo», denuncia don Roberto Meduri, il giovane parroco di S. Antonio al "Bosco" di Rosarno, la contrada dove cinque anni fa scoppiò la rivolta. Domenica è riuscito a portare ottanta materassi regalati da una signora del Vibonese. Ma non bastano. «Qui ogni giorno arrivano nuovi migranti – dice ancora il sacerdote –. Ancora un centinaio dormono per terra sui cartoni. Solo con qualche coperta che abbiamo portato. Prima non avevano neanche quelle».
Non fosse per i volontari della parrocchia, della Caritas diocesana e di altre associazioni, ad aiutare gli immigrati non ci sarebbe nessuno. Qui nella "fabbrichetta" e anche nella tendopoli installata tre anni fa. Dovrebbe ospitare 400 persone ma ormai sono più di ottocento, ma c’è la luce e anche i bagni che però sono intasati perché gli scarichi sono stati costruiti senza pendenza. Ad ottobre sono state abbattute le oltre cento baracche che lo scorso anno erano state costruite attorno alle tende. Baracche sicuramente precarie e insane ma comunque un riparo.
Così i migranti hanno deciso di occupare la fabbrica abbandonata. I volontari hanno aiutato a ripristinare l’acqua e hanno messo dei teli neri di plastica come porte delle stanzette. Sono qui tutti i giorni, in particolare Domenico e Gennaro detto "Rambo" per la sua passione per l’atletica. Cercano di stimolarli, qualche volta anche alzando la voce, a tenere pulito e in ordine. «Raccogliamo i rifiuti e poi con una carriola li accumuliamo fuori per farli portare via dal comune che altrimenti qui dentro non verrebbe mai», spiega Gennaro. Comune da poco sciolto per mafia. Ma la preoccupazione maggiore è evitare che nascano nuove baracche, qui e alla tendopoli.
«Cerchiamo di convincerli e fino ad ora ci siamo riusciti, tranne per alcune baracche che ospitano spacci e negozietti autogestiti – sottolinea don Roberto –. Ma stanno arrivando altri migranti e se non sarà trovata un’altra soluzione non riusciremo più a impedire che facciano le baracche. Come potremmo farlo? Non me la sento. Cosa gli dico, di dormire all’aperto? Non voglio più celebrare funerali per ragazzi morti di freddo come l’anno scorso». Spiega di aver segnalato questa grave situazione alla Prefettura, «ma mi hanno risposto che senza la denuncia dei proprietari della "fabbrichetta" non possono intervenire. Ma i proprietari ora sono delle banche....». Almeno, aggiunge, «ci portino dei bagni chimici, perché qui i rischi sanitari sono molto alti».
Malgrado la crisi economica e la ancor più grave crisi dell’agricoltura calabrese, i migranti continuano ad arrivare a Rosarno e negli altri paesi della Piana di Gioia Tauro. Se l’anno scorso le clementine venivano pagate 20 centesimi al chilo, quest’anno si è scesi a 8. Così la paga del lavoratore migrante è scesa da 25 a 15 euro al giorno. Sempre che si riesca a lavorare. Quando giriamo tra tendopoli e "fabbrichetta" è mattina ma gli africani sono quasi tutti qui. Niente lavoro oggi. E allora qualcuno si avvicina e chiede. «Mi dai due euro, ho fame».
Elemosina. Non ci era mai accaduto in tanti anni. Altri mangiano mele. «Ce le ha date il Banco alimentare, sono arrivati due tir di mele e uno di uva», dice Bartolo Mercuri, presidente dell’associazione "Il Cenacolo" di Maropati che da più di 15 anni aiuta i migranti. «Non ne ho mai visti tanti come quest’anno, sono sicuramente più di 2.500, e sono molto più giovani», aggiunge sconsolato. È lui a farci da guida anche quest’anno. Prima una tappa nelle campagne. In una casupola diroccata vivono in cinquanta, senza acqua né luce. Fuori, una accanto all’altra, la latrina (un buco per terra in mezzo ad un telo), e la doccia (altro telo almeno per la privacy).
All’interno materassi e vecchie brande. In un ripostiglio anche il tappeto per la preghiera. Ci spostiamo nella zona vecchia di Rosarno, la zona delle "timpe". Casette non finite e diroccate. Qui venne quasi tre anni fa anche l’allora ministro per l’integrazione, Andrea Riccardi. Dopo la sua visita porte e finestre di questa catapecchie vennero murate, ma gli immigrati le hanno sfondate tornando all’interno. E anche qui la novità: «Mi dai due euro, non ho da mangiare...». Bartolo, per tutti "papà Caritas", li invita a venire al centro dell’associazione, dove si preparano pacchi alimentari e di vestiario. Di nuovo solo la presenza del volontariato.
Ci spostiamo alla tendopoli dove i volontari della Caritas diocesana riescono a offrire alcuni servizi, dall’assistenza legale alla scuola di italiano, gestita da suor Lina e suor Lidia. L’assistenza sanitaria la fa Emergency che da tre anni ha un ambulatorio a Polistena, in un palazzo confiscato alla ’ndrangheta assegnato alla parrocchia di Santa Marina Vergine, guidata da don Pino Demasi, sacerdote in prima linea sul fronte della legalità e dell’aiuto ai migranti. Alcune tende non reggono più l’acqua ma è toccato ancora una volta ai volontari della parrocchia di S. Antonio rimediare dei teli di plastica. Soli, assolutamente soli. Mentre il flusso dei giovani migrati non accenna a diminuire per riempire ancora una volta i ghetti di Rosarno.



Rosarno (e non solo) 5 anni dopo
La logica dei contabili
Avvenire, 09-12-2014
Antonio Maria Mira
Mentre cammino tra i poveri giacigli del nuovo ghetto degli immigrati di Rosarno mi rimbomba nella testa la frase, famosa e famigerata, di Salvatore Buzzi tra i principali protagonisti della "cupola" romana. «Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno...». Non è possibile non provare indignazione. Con chi ha fatto e, magari, ancora fa affari sulla disperazione delle persone. E ancor di più con chi glielo ha permesso e glielo lascia fare. A Roma come a Rosarno dove la Cupola romana era venuta a "fare affari" visto che qui, purtroppo, la "materia prima" umana non manca. E non manca da almeno 15 anni. E ogni anno è uguale o peggio del precedente.
Si avvicina il 2015, e sarà il quinto anniversario della "rivolta di Rosarno" del 7 gennaio 2010. I migranti africani allora protestarono contro lo sfruttamento della ’ndrangheta e anche di un sistema economico locale (e non solo) dove dominavano, e ancora dominano, speculazioni, lavoro nero, ingiustizia e illegalità e dove l’intimidazione criminale si era fatta sanguinosa. Grazie alla comprensibile e disperata rabbia dei lavoratori africani, l’Italia e il Mondo scoprirono le drammatiche realtà di Rosarno, San Ferdinando, Rizziconi, Gioia Tauro e di tanti paesi di questa piana un tempo "giardino" di agrumi e ulivi e oggi ghetto di migliaia di migranti. "Avvenire" lo aveva già scoperto e denunciato da anni, documentando lo sfruttamento e la mancanza di accoglienza. E lo ha continuato a fare in questi cinque anni raccontando, e non soltanto a ogni anniversario della rivolta, una situazione che non cambiava, che non è cambiata. Anzi che è tornata a peggiorare.
Abbiamo girato tra le catapecchie delle campagne, tra fabbriche dismesse, tendopoli e baraccopoli, tra fango e rifiuti. Ci siamo ritrovati a dover raccontare un’altra volta di stenti e di morti di freddo. Ma anche a poter dare voce e volto a un volontariato ostinatamente in prima linea, a buona e concreta gente di parrocchia e di associazione, agli operatori della Caritas. Da soli, in un perdurante e colpevole vuoto delle istituzioni, mentre le tempeste scatenate dalle indagini sui profittatori inducono tanti a pensare che il bene sia solo apparente, contagiabile e infatti contagiato dal male. Non è così, e occorre dirlo con forza, ringraziando chi testimonia la verità di una scelta civile e cristiana per i poveri e gli sfruttati che è senza calcoli e senza interessi.
Ma il male è tenace. E nelle terre di Rosarno, anche quest’anno, abita e prospera tra la miseria di baracche e di altre catapecchie, tra il fango e i rifiuti. I lavoratori dalla pelle scura sono tornati, come cinque anni fa, a occupare un capannone come allora l’ex Opera Sila. Certo, meglio che all’aperto ma sempre di un ritorno al "ghetto" si tratta: senza luce, senza riscaldamento, senza bagni, malgrado l’ammirevole e quotidiano impegno dei volontari e del giovane parroco don Roberto.
Emergenza continua, malgrado tutti sappiano che qui, ogni anno, da novembre alla primavera, arrivano migliaia di migranti con la speranza, o l’illusione, di un lavoro e di un povero guadagno. Tutti sanno, ma tutti fanno finta di non sapere di questa "piccola Africa" sfruttata e abbandonata. Solo iniziative tampone, all’ultimo secondo, spesso sbagliate. Come la scelta, in sé giusta, di abbattere le baracche malsane, ma di farlo a ottobre e senza proporre alternative. Così i lavoratori migranti sono indotti, anzi costretti a trovare da soli "soluzioni" che non sono molto meglio delle baracche e, spesso, anche peggiori. Emergenza, già. Ma che emergenza è un fenomeno che si ripete ogni anno da tanti anni? La realtà dice, anzi grida, che quest’«emergenza» a qualcuno fa comodo.
A quelli della "cupola" romana e ai protagonisti di altre poco chiare gestioni dei centri per migranti che i lettori di questo giornale conoscono bene e che, in parte, sono finite sotto la lente degli inquirenti. Fa comodo, perché il ricorso a strumenti straordinari invece che a una quotidiana ordinaria buona amministrazione crea zone grigie. E fa male perché in Italia si continua a ragionare sul numero delle persone sbarcate e non sulle persone stesse. Si riempiono "centri", sempre più grandi, o si lasciano crescere "ghetti" ma non si realizzano programmi di integrazione. E così Rosarno e le tante altre Rosarno d’Italia restano uguali a se stesse per anni. Vince la contabilità non l’umanità. E gli esiti, doppiamente devastanti, sono oggi sotto i nostri occhi.



Ronde anti immigrati di Forza Nuova, stop dalla Questura
A Brescia il movimento di estrema destra organizza “passeggiate della sicurezza” contro "l'immigazione incontrollata". Denunciati tre militanti, non sono autorizzati
stranieriinitalia.it, 09-12-2014
Brescia - 9 dicembre 2014-  “Non possiamo più rimanere inerti. Non siamo disposti a cedere le nostre città al regno dell'immigrazione incontrollata e dell’insicurezza”. Così la sezione bresciana di Forza Nuova ha lanciato da un paio di settimane le sue “passeggiate della sicurezza”: ronde notturne per le strade della provincia. I militanti del movimento di estrema destra dicono di voler perlustrare “le vie cittadine più colpite” e sono armati solo di una pettorina fosforescente e di propaganda xenofoba.
Domenica notte, ad esempio, hanno perlustrato il quartiere Badia, nel capoluogo, “crocevia di spaccio e criminalità – scrive FN - causati dall'immigrazione incontrollata e dal lassismo delle istituzioni”. E nelle cassette delle lettere dei residenti hanno lasciato questo volantino: “È passata anche qui la sezione bresciana di Forza Nuova, sorvegliando le strade dai continui furti e crimini che aumentano sempre più col passare del tempo sul nostro territorio”.
A quanto pare, però, le passeggiate non continueranno a lungo. Tre militanti sono stati già denunciati e altri dovrebbero subire lo stesso trattamento. Nel mirino della Questura non sono finite le motivazioni delle ronde, ma il fatto che non siano autorizzate: il pacchetto sicurezza di Maroni obbliga infatti i volenterosi vigilantes a registrarsi in prefettura, cosa che i forzanuovisti non hanno fatto.
"Bene l'intervento immediato della questura. Mi auguro che l'inqualificabile iniziativa possa essere considerata già al tramonto" commenta Damiano Galletti, segretario della Camera del lavoro di Brescia. E aggiunge: "È preoccupante e sconcertante che a Brescia, dove già la Lega in questi anni si è cimentata in iniziative discriminatorie contro i cittadini stranieri,  adesso ci siano squadre neofasciste che si ergono a paladini della legge, oltretutto in modo illecito, con il solo obiettivo di fomentare l'odio sociale".

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links