Il Tribunale di Bari ordina: un perito verifichi le condizioni del Cie

l'Unità, 09-03-2011
Italia-razzismo   Osservatorio
Non è la prima volta che scriviamo di come i Cie, centri di identificazione ed espulsione degli immigrati irregolari, siano una vergogna per la dignità delle persone che sono costrette al loro interno.

Ma è la prima volta che, finalmente, apprendiamo una notizia che potrebbe contribuire a cambiare le cose. Il Presidente del Tribunale Civile di Bari ha infatti accolto il ricorso per accertamento tecnico preventivo proposto da Luigi Paccione (Presidente dell’Associazione Class Action Procedimentale) e Alessio Carlucci ordinando l’ingresso nel Cie di Bari di un perito al fine di verificare «lo stato, la condizione, l’organizzazione del Cie di Bari, puntualizzando se in base ai parametri propri della funzione a cui è adibito sia in grado di assicurare ai trattenuti necessaria assistenza e pieno rispetto della loro dignità; in caso di constatazione di negatività, evidenzi gli interventi necessari per eliminarle». Nelle motivazioni del ricorso sono stati richiamati principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, secondo cui nessuno può «essere sottoposto a trattamenti (..) inumani o degradanti». La situazione del Cie di Bari (e non solo di quello) risulta essere drammatica e destinata a peggiorare, dovendo far fronte ai nuovi numerosi sbarchi. Anche se tecnicamente gli ospiti dei Cie non sono detenuti (ma la loro condizione è forse ancora più difficile di chi si trova in galera), vorremmo ricordare le parole della Corte Costituzionale, secondo cui «chi si trova in stato di detenzione, pur privato della maggior parte della sua libertà, ne conserva sempre un residuo, che è tanto più prezioso in quanto costituisce l’ultimo ambito nel quale può espandersi la sua personalità individuale» (sentenze n. 349/1993 e n. 526/2000).

Share/Save/Bookmark