Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

09 dicembre 2010

Immigrati, via all'esame di italiano
Obbligatorio da oggi per il permesso di soggiorno: bisogna comprendere l'80% dei testi
La Stampa, 09-12-2010
FLAVIA AMABILE

ROMA - Da oggi per ottenere il permesso di soggiorno gli stranieri dovranno superare un test di italiano. Lo prevede il decreto 4 giugno 2010 firmato dai ministri dell'Interno e dell'Istruzione, Roberto Maroni e Mariastella Gelmini.
Quando gli stranieri chiederanno il rilascio del permesso come soggiornanti di lungo periodo dovranno presentare alla Prefettura la richiesta di partecipazione tramite l'indirizzo www.testitaliano.interno.it. È quindi necessario che abbiano un pc a disposizione, o come avviene già adesso, si facciano aiutare da associazioni o amici. La Prefettura provvederà alla convocazione   entro  60 giorni per lo svolgimento della prova indicando data, luogo e ora. L'esame si svolgerà su un computer oppure - su richiesta - anche per iscritto.
La prova si basa sulla comprensione di brevi testi, frasi ed espressioni di uso frequente. Il contenuto delle prove che compongono il test, i criteri di assegnazione del punteggio e la durata della prova sono stabiliti uniformemente su tutto il territorio nazionale. E la decisione viene presa in collaborazione con alcuni enti di certificazione che hanno stipulato una convenzione con il ministero dell'Interno.
Questo punto della procedura è stato l'ultimo ad essere chiarito: il decreto ha ottenuto il via libera di palazzo Chigi a maggio senza ancora un accordo. Dopo alcuni incontri nei giorni seguenti al via libera, sono stati individuati quattro enti certificatori riconosciuti dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dell'Istruzione: l'università Roma Tre, le Università per Stranieri di Perugia e quella di Siena, la Società Dante Alighieri. Sono loro ad occuparsi anche dei corsi di preparazione nel caso in cui gli stranieri ne vogliano frequentare uno, in questi mesi gli enti hanno stipulato convenzioni in modo da coprire l'intero territorio.
Per superare la prova il candidato deve ottenere almeno l'80% del punteggio complessivo. Se l'esito è positivo, lo straniero può a quel punto presentare la domanda e la questura rilascerà il permesso di soggiorno se esisteranno anche tutti gli altri requisiti richiesti, dall'età minima di 14 anni al non avere altri esami pendenti. In caso di bocciatura, lo straniero potrà ripetere la prova e inoltrare un'altra richiesta per sostenere il nuovo test.
Critico il Pd: «Non siamo contrari al test per gli stranieri - commenta Andrea Sarubbi, deputato - E' però sorprendente e insensato prevedere una simile operazione senza prevedere al tempo stesso un rafforzamento delle scuole di italiano per stranieri».
Non tutti gli stranieri, però, sono tenuti a sottoporsi all'esame di lingua. È infatti esentato dalla prova chi ha attestati o titoli che certifichino che la persona ha una conoscenza dell'italiano a un livello non inferiore al livello A2 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (il livello minimo per capire e farsi capire). Ma può evitare il test anche chi ha titoli di studio o titoli professionali (diploma di scuola secondaria italiana di primo o secondo grado oppure certificati di frequenza relativi a corsi universitari, master o dottorati); e chi è entrato in Italia come dirigente, professore universitario o ricercatore, traduttore o interprete; chi è affetto da gravi limitazioni alla capacità di apprendimento linguistico.



DA OGGI TEST ITALIANO PERMESSO SOGGIORNO, ESAMI A FEBBRAIO
(ASCA) - Roma, 9 dic - Entra in vigore oggi, il decreto del ministero dell'Interno che subordina il rilascio del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo (la ex carta di soggiorno) al superamento di un test di conoscenza della lingua italiana. I cittadini stranieri possono effettuare la prenotazione online della prova d'esame attraverso il sito web http://testitaliano.interno.it. Gli uffici del patronato Acli diffusi su tutto il territorio italiano sono organizzati per garantire ai cittadini immigrati le opportune informazioni e l'assistenza eventualmente necessaria per inoltrare le domande di prenotazione per lo svolgimento dei test. Gli esami si prevede inizino a febbraio, entro 60 giorni dalle prime richieste.
''E' probabile - afferma il responsabile del servizio immigrazione del Patronato Acli, Pino Gulia - che il nuovo sistema avra' bisogno di un periodo di rodaggio, malgrado l'impegno profuso dai funzionari delle amministrazioni coinvolte: il ministero dell'Interno e quello dell'Istruzione, le questure e le prefetture, i centri provinciali per l'istruzione degli adulti. Di fatto questo test aggrava il lavoro gia' oneroso dell'amministrazione pubblica e rischia di prolungare ulteriormente le procedure per il rilascio della ordinaria documentazione necessaria ai cittadini stranieri, creando problemi in particolare a quanti hanno oggi in scadenza il permesso di soggiorno e sono in possesso dei requisiti per richiedere il permesso Ce per lungo-soggiornanti''.
Gli fa eco Antonio Russo, responsabile immigrazione per le Acli, ''L'anomalia di questa procedura e' quella di istituire una 'prova' della conoscenza elementare della lingua senza aver prima mai previsto e progettato un piano articolato per l'insegnamento della lingua italiana.
Chiediamo cioe' agli immigrati di fare i test senza avergli mai fatto fare i corsi, se non quelli affidati all'iniziativa dei soggetti di volontariato. E' evidente che i test non garantiscono di per se' l'effettiva integrazione degli immigrati ne' certo soddisfano l'esigenza di sicurezza della popolazione italiana. Il rischio e' che si configurino come l'ennesima complicazione sul percorso di regolarizzazione e integrazione dei cittadini stranieri''.



Immigrati, gli esami non finiscono mai

Terra, 08-12-2010
Dina Galano
CITTADINANZA. In vigore da domani la normativa che introduce un test di italiano per i candidati al permesso di soggiorno di lungo periodo. Un requisito ulteriore per l’accesso ai diritti.
Gli stranieri che intendano restare nel nostro Paese da domani dovranno dimostrare anche di essere in grado di padroneggiare bene l’italiano. Il livello richiesto dalla normativa che si appresta ad entrare in vigore è classificato come A2 nel Quadro europeo di riferimento. Secondo le rassicuranti indicazioni del ministero dell’Istruzione, il grado sufficiente a certificare che l’extracomunitario sia «in grado di capire e farsi capire, a voce e per iscritto, su temi che riguardano la vita di tutti i giorni». La disposizione, che dà attuazione al pacchetto sicurezza dello scorso 8 agosto 2009, impone dunque allo straniero che risieda regolarmente nel nostro Paese e intenda ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo un supplemento di prova.
Il test dovrebbe essere approntato presso gli Sportelli per l’immigrazione, prenotato precedentemente online oppure presso gli enti certificatori come i patronati. A tal fine, ha promesso il Viminale, si appronteranno specifici corsi di preparazione all’esame. Magra consolazione per chi, in Italia da tempo, svolga professioni che mal si conciliano con lo studio continuativo. Come chiedere a un operaio di frequentare il corso nel centro della città, non si conoscono ancora tempi e luoghi specifici. Ciò che è certo è che il test sarà ineludibile per i circa 400mila stranieri che legittimamente possono ambire al riconoscimento del permesso a tempo indeterminato. In aperto conflitto con l’iniziativa, il Partito democratico domani lancerà la campagna “Imparo l’italiano e sono cittadino”, con annessa proposta di legge alternativa che prevede un programma nazionale di diffusione della lingua e della cultura italiana, con stanziamenti pubblici e privati.
L’opposizione vuole così sottolineare che «l’approccio adottato da questo governo, basato sulla imposizione di un esame, non sia il migliore per promuovere l’apprendimento e per favorire l’inclusione degli stranieri». In quei Paesi dove il superamento del test linguistico è già in vigore, poi, sono obbligatori anche i corsi preparatori. Di offerta linguistica, di formazione strutturata però non si fa cenno nel decreto ministeriale che domani riceverà attuazione, mentre si parla esclusivamente di «progetti di informazione per illustrare le modalità di attestazione e per la preparazione al test». Insomma, presto sarà disponibile la “Guida al test” ma per la didattica bisogna pazientare.
A prendersela con la nuova norma è stata perfino la presidente dell’Accademia della Crusca, Nicoletta Maraschio. In un recente intervento pubblico, ha proposto la sua alternativa al test: «Magari si possono aumentare le nostre scuole di lingua all’estero - ha dichiarato - per permettere a chi vuole venire in Italia di cominciare ad apprendere la nostra lingua». Se nel breve periodo perderà la prova di fattibilità, la proposta della Crusca ha certo il merito di non collegare l’acquisizione di un diritto, come quello di soggiornare regolarmente in un Paese in cui si risiede da cinque anni, all’ennesimo requisito.



Immigrati/ Da oggi test italiano per permesso tempo indeterminato

l'Unità, 09-12-2010
Roma, 9 dic. (Apcom) - Da oggi gli stranieri che vogliono richiedere il 'permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo' (a tempo indeterminato, può essere richiesto solo da chi possiede un permesso da almeno 5 anni) dovranno sostenere prima un test che accerti la loro conoscenza della lingua italiana. Entra infatti in vigore il decreto 4 giugno 2010 del Ministero dell'Interno (di concerto con quello dell'Istruzione, dell'università e della ricerca) che prevede il test e ne disciplina le modalità di svolgimento.



Nazionalità e reati Il paradosso svedese

Corriere Della Sera, 09-12-2010
Beppe Severgnini
Un lettore solleva una questione importante. Non accade spesso: accade sempre.
«Non credi che i nostri media si dovrebbero allineare al resto del (primo) mondo, smettendo di definire "uomo di xx anni" un italiano che commette un reato (o è sospettato d'averlo commesso) e "marocchino/tunisino/romeno/rom/etc." chi italiano non è? Non pensi che i mezzi di informazione abbiano una grave responsabilità nella creazione di un certo brutto clima?». «Qui in Svezia — scrive Franco Pauletto ( Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ) — non compare mai la nazionalità del sospettato o del reo. Anche i ladri, o i sospetti, sono uomini e basta».
Certo, Franco: il pericolo della condanna etnica preventiva esiste. È il primo passo verso la xenofobia, la via maestra al razzismo. Lo si è visto appena s'è diffusa la voce del fermo di un muratore marocchino, Mohamed Fikri, in relazione alla scomparsa di Yara Gambirasio, a Brembate di Sopra. Subito, s'è annusata un'aria da giustizia sommaria. Gian Antonio Stella, ieri, ha giustamente criticato l'uscita improvvida del leghista Matteo Salvini, che ha commentato un'ipotesi. Male.
Meglio si sono comportati i concittadini della ragazza, come ha sottolineato, sempre sul Corriere, Claudio Magris. Un plauso che si può estendere ai bergamaschi in genere. Da quelle parti — lo so, siamo vicini—sono consapevoli che i giovani magrebini, romeni e albanesi sono la spina dorsale di tante imprese di costruzioni. Senza manodopera straniera, crollerebbero. Non solo in provincia di Bergamo, specializzata nel settore edilizio. In tutta la Lombardia e — sospetto — in buona parte d'Italia. Mi chiedo però, e ti chiedo, Franco: aggiungere la nazionalità in cronaca — sempre, anche quando si tratta di cittadini italiani — è un'informazione inutile? Siamo sicuri che tacere l'origine di chi commette/è accusato di un reato sia sufficiente per combattere il razzismo? Non comincerà invece il lavorio di deduzione sui nomi pubblicati dai giornali, e lo sguardo lombrosiano sui volti apparsi in tv? Certo, in Svezia si tace la nazionalità del reo; ma si sta affermando Sverigedemokraterna, un partito xenofobo. Solo una coincidenza? Trovo vergognosi certi discorsi italiani sugli immigrati.  Spesso escono dalla bocca di chi ha bisogno di loro (se le badanti straniere incrociassero le braccia, l'Italia si fermerebbe in 48 ore). Trovo rischioso, però, rifiutare l'evidenza (alcune minoranze commettono, proporzionalmente, più reati di altre). La reticenza produce infatti fastidio; il fastidio diventa rabbia; la rabbia produce intolleranza; e l'intolleranza trova, prima 0 poi, un partito che le dà voce.
Meglio essere franchi e ammetterlo: troppi rom, purtroppo, vivono di espedienti e furti; moltissimi marocchini e tunisini lavorano onestamente in Italia, ma la percentuale di magrebini nelle nostre carceri resta pericolosamente alta. Non facciamo gli struzzi. Cerchiamo di capire perché certe cose accadono, invece.



L'imam nemico della musica divide anche gli islamici

il Giornale, 09-12-2010
Manila Alfano
È polemica dopo che «il Giornale» ha raccontato la storia di un padre che tappa le orecchie alla figlia nell'ora di educazione musicale perché è una materia impura. Prende le distanze persino il presidente dell'Ucoii: «Casi così danneggiano pure noi»
Il giorno dopo è polemica e stupore. L'imam che fa mettere i tappi nelle orecchie alla figlia per non farle sentire le lezioni di musica fa discutere. Il rock qui non c'entra. A Reggello, a pochi passi da Firenze, la musica maledetta arriva dalle note un po' stonate di un flauto dolce che si insegna durante l'ora di musica di una scuola media. «Musica da infedeli, mia figlia non la deve ascoltare, la nostra religione non lo permette», ripete il padre della bambina. «Mia figlia non sarà mai come voi», dice. L'imam non fa sconti, con l'ora di religione ha già sfruttato l'esenzione. Ma con l'ora di musica il discorso si complica. È parte del programma obbligatorio, parte integrante della cultura. Non si può fare finta di niente e chiudere un occhio. Così due anni fa il padre decise di eliminare il problema alla radice e di togliere la bambina dalla scuola. La ragazzina perse l'anno e lui finì aprocesso. A maggio si scoprirà se il giudice di pace lo considera colpevole per le assenze fatte della figlia, e al massimo sarà condannato a pagare una multa.
È pensando soprattutto alla bambina che quest'anno l'istituto ha cercato un compromesso, una soluzione per darle la possibilità di frequentare la scuola. «È brava e si impegna in tutte le materie - dicono gli insegnanti - è un peccato che non riesca a vivere come tutte le sue compagne». È così che sono saltati fuori i tappi. Soluzione ingegnosa: all'inizio di ogni lezione di musica, madre o padre entrano e le mettono dei tappi per tapparle le orecchie. Lei resta lì, seduta al suo posto, in disparte e sola a guardare insegnanti e compagni che lavorano. Il giudice di pace ha parlato di «Vittoria per la bambina». Come dire, hanno scelto il male minore. Ma non è così. In realtà il compromesso non piace a nessuno. Non piace alla direttrice della scuola che ha parlato di «sconfitta per la scuola», probabilmente non piace nemmeno tanto all'insegnante di musica che ha promesso di farle fare solo verifiche scritte. E non piace neppure all'imam di Firenze, Ezzedin Elzir, presidente dell'Ucoii, che prende le distanze e dice che quello di Reggello non è un imam, che la maggior parte dei musulmani non hanno nulla contro la musica, specie quella che si insegna a scuola. «Ho fatto delle ricerche e a Reggello non c'è nessun imam. E solo di un fedele musulmano che si spaccia per predicatore». «Io non so se la comunità islamica lo riconosce come imam - dice Costantino Ciari, consigliere comunale - ma qui a Reggello quest'uomo si è sempre presentato come tale. È ha avuto sempre problemi a integrarsi. Un integralista che disprezza le donne, che ha ricevuto uno sfratto e che oggi ha problemi anche con la casa popolare del Comune». L'imam di Firenze tiene a precisare: «E comunque i casi come questi sono rari. Estremamente rari». Eppure ci sono, e allora che fare? È ancora Elzir che spiega: «Io come imam, mi pongo tra i miei compiti quello di mediatore. Parlare con i fedeli, trovare un compromesso con le istituzioni è fondamentale». Ma a Reggello i mediatori non ci sono stati, e alla fine a pagare è stata una bambina che due anni fa ha perso un anno di scuola e che oggi guarda gli altri da un banco senza poterli sentire.



Obiettori di coscienza
Macellazione islamica troppo cruenta i veterinari si rifiutano di assistere

il Giornale, 09-12-2010
Oscar Grazioli
Sono iniziate in questi giorni importanti festività religiose islamiche e segnatamente il Capodanno islamico e, per gli sciiti, la festività dell'Ashura. Le feste comportano riti e sacrifici. È noto che, sia nella ritualità religiosa musulmana che in quella ebraica, il rito Halal e il cibo Casher prevedono, rifacendosi ai sacri testi delle rispettive religioni, che il taglio della gola avvenga con l'animale cosciente, addirittura, per quanto riguarda i seguaci del Corano, mentre la testa è girata in direzione de La Mecca.
La carne non deve essere contaminata dal sangue, il quale deve sgorgare in modo possente dalla gola tagliata per abbandonare il corpo il più velocemente possibile e lasciarlo «pulito» dai suoi indegni residui. Altrettanto note sono le polemiche che, da quando l'immigrazione è diventata intensa, accompagnano in tutto il mondo tali riti religiosi che contrastano con le leggi dei Paesi civili che vogliono gli animali storditi e privi di coscienza, prima della iugulazione (taglio delle giugulari). Diverse nazioni dell'Europa non hanno ceduto alle richieste di musulmani ed ebrei e hanno imposto, prima fra tutte, la loro legge a protezione del benessere animale anche durante l'ultimo viaggio.
L'Italia, regina del buonismo da discount, ha istituito mattatoi in cui islamici ed ebrei possono portare a termine le loro usanze sugli animali da macello.
Anche se qualche imam, ha convinto i propri fedeli che la perdita di coscienza dell'animale non stride con il Corano
REGOLE l'Italia non vieta questi mattatoi, ma almeno sulla carne ci deve essere un'etichetta che dica come sono state uccise le bestie («gli animali destinati al macello non devono soffrire») la stragrande maggioranza persegue nel rito dello sgozzamento degli animali vivi e coscienti. A questo punto, dopo una giornata di studio che si è svolta a Torino, alcuni veterinari, capitanati dalla direttrice dell'Istituto Zooprofilattico piemontese, hanno chiesto di poter esercitare l'obiezione di coscienza. Non se la sentono più di sorvegliare le operazioni nei mattatoi dove animali grondanti di sangue e ancora cosciente urlano il loro dolore. Veterinari addetti ai macelli sì, ma questo non vuol dire essere privi di sensibilità.
Un altro problema molto importante uscito dal confronto dei veterinari è che le carni degli animali ammazzati in questo modo sono sempre più spesso consumate anche dai cittadini italiani, i quali, ignari di tutto, le comprano nei supermercati, perché non vi è alcuna etichetta che le contraddistingua. Io, pur non essendo vegetariano, mangio poca carne.
Bene, esigo di sapere se quel poco che mangio proviene da una macellazione eseguita secondo la nostra legislazione o da un rito religioso a me lontano mille miglia. Dunque, metteteci un'etichetta, che non vi costa niente, e informate le persone di quale carne acquistano, così come nei negozi di Kebab, oggi frequentati da molti studenti europei con pochi soldi in tasca, sarebbe bene che i giovani, forse più sensibili di noi a certi argomenti, fossero al corrente di che carne mangiano, se quella benedetta dall'imam o quella di un animale che è stato almeno stordito prima di essere dissanguato. E qui, il razzismo non c'entra nulla.



COLLEFERRO  - Sinistra, Ecologia e Libertà denuncia irregolarità nel nuovo bando comunale
Immigrati esclusi da tirocini formativi
Cinque, 09-12-2010
Con avviso pubblico il Comune di Colleferro ha previsto nei giorni scorsi l'attivazione di quindici tirocini formativi da realizzarsi già a partire dall'anno in corso volti all'inclusione lavorativa di soggetti in condizione di disagio economico e sociale. I tirocini prevedono l'impiego di quindici persone che saranno occupate per un numero di 20 ore settimanali e per la durata di quattro mesi. Tuttavia, tra i requisiti per essere ammessi alla graduatoria è prevista, a pena di esclusione, la cittadinanza italiana. Una mancanza sottolineata da Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra, Ecologia e Libertà, ed Enzo Cento coordinatore del circolo di Sinistra Ecologia e Libertà "No al Nucleare" di Colleferro che hanno già predisposto tutte le carte per inviare apposita segnalazione al ministero delle Pari Opportunità. «Riteniamo che questo bando, oltre a rappresentare una palese violazione delle norme italiane, comunitarie ed internazionali in materia, costituisca una grave discriminazione nei confronti dei cittadini stranieri, comunitari (che godono del principio di piena parità di trattamento con il cittadino italiano) e  immigrati regolarmente soggiornanti, in quanto questi hanno il diritto di accedere alle misure socio assistenziali, così come all'inserimento lavorativo e formativo alle stesse condizioni del cittadino italiano - si legge in una nota stampa. Nel bando scaduto il 30 novembre, infatti, è specificato che: 'La mancanza anche di uno solo dei requisiti comporta l'esclusione dalla graduatoria'. Provvederemo a segnalare il caso al Ministero delle Pari Opportunità e nelle sedi istituzionali competenti. Oltretutto, il bando ha previsto come ulteriore requisito essenziale anche due anni di anzianità di disoccupazione - continuano i due rappresentanti - tale requisito rappresenta un ulteriore ostacolo per i cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di lavoro in quanto la vigente normativa, anche in una fase di crisi che vede i lavoratori stranieri perdere per primi il posto di lavoro, rende di fatto irregolare lo straniero dopo 6 mesi di disoccupazione. Inoltre - continuano - ci incuriosisce il tempo di esposizione dell'avviso pubblico che ci risulta essere stato soltanto di dieci giorni. Con questo bando il centro destra impedisce ai cittadini comunitari e agli immigrati regolarmente soggiornanti di partecipare a percorsi di inclusione sociale e lavorativa nel nostro territorio».



Ex Stacchini, il campo "spacca"  le associazioni

Sgombero dei rom o iniziative di solidarietà: volontari divisi
Il Messaggero, 09-12-2010
FULVIO VENTURA
Case meno precarie delle baracche (già i prefabbricati sarebbero meglio) e inclusione sociale oppure sgombero per spostare altrove il "problema"? Il destino della baraccopoli di Tivoli Terme è quanto mai incerto. Mentre le istituzioni ancora non si esprimono in merito alla bidonville di Stacchini e in attesa che la procedura appena avviata di vendita dei terreni si concluda (tra qualche mese) scoppia la polemica tra associazioni   sull'ipotesi   di sgomberare l'area dell'ex  polveriera.  «Sospendete ogni eventuale iniziativa di sgombero, facciamo un tavolo tecnico per individuare soluzioni abitative e progetti di inclusione sociale» chiedono da una parte Fondazione Albero della Vita, Associazione 21 luglio, Caritas Diocesana di Tivoli, Associazione NoLimes e Focus.
«Sono anni che si cerca una soluzione, ci aspettavamo proposte concrete e non solo la richiesta di nuovi incontri», ribatte il Comitato Città Termale che ha recentemente denunciato l'emergenza sociale ed ambientale della baraccopoli. Pro o contro allo sgombero, la bidonville continua a destare grande allarme. In quell'area vivono, in mezzo a immondizia e spazzatura di ogni tipo, circa 200 persone, tra cui molti bambini. «Le situazioni igienico sanitarie sono precarie - scrivono le cinque associazioni in una lettera indirizzata alle autorità locali e al Commissario Europeo per i diritti umani, Thomas Hammarberg - sono stati riscontrati alcuni casi di tubercolosi, manca una fonte di acqua corrente e potabile, oltre al fatto che il terreno è fangoso e che in molti punti è diventato una discarica. Circa 80 bambini rom vivono da anni su di una zona ritenuta tossica a causa della presenza elevata di polveri metalliche e polveri di amianto».
Nella zona di Stacchini, già decretata sito di interesse comunitario per la presenza di alcune rarissime specie vegetali, nelcorso degli ultimi anni sono stati accumulati rifiuti di ogni tipo sia dagli stessi rom per bruciarli e ricavarne metalli da vendere, ma anche da italiani che hanno usato l'ex polverificio come discarica gratuita per macerie edili e altri materiali. «Quella è un'area da bonificare - aggiungono Salvatore Ravagnoli, presidente del Comitato Città Termale - ci potrebbero essere anche degli ordigni bellici nel sottosuolo. Non è un campo attrezzato. Se queste associazioni hanno fondi, strutture e capacità per convincere quei rom a stare dentro a campi per essere regolarizzati, ben vangano. Intanto aspettiamo la fine della procedura per la vendita di quei terreni da parte della società proprietaria, che è in fase di liquidazione».



INTERVISTE
Voto agli immigrati, legge da approvare
city, 09-12-2010
Micol Sarfatti
Radwan Khawatmi È a capo di un azienda italiana con un fatturato milionario e da anni si batte per il diritto di voto agli immigrati regolari.
Lei è un imprenditore affermato, siriano di nascita, milanese d’adozione e cittadino italiano dal 1973. Quando comincia la sua avventura?
Nel 1969, a 17 anni. Mi ero diplomato con un anno di anticipo, scelsi di venire in Italia per imparare la lingua. Ho lasciato in Siria mio padre magistrato e mi sono imbarcato su una nave per Napoli. Da lì mi sono trasferito a Parma, in quattro mesi ho imparato l’italiano. Mi sono iscritto alla facoltà di Economia e nel 1975 mi sono laureato.
Come mai ha scelto proprio l’Italia?
Ho una passione per la cultura classica romana. L’ho scoperta da bambino, nel mio Paese, visitando i siti archeologici di Ebla e Palmira.
Si è integrato subito?
Sì, mi sono sentito a casa sin dal mio primo giorno. Devo molto a voi italiani, siete sempre stati disponibili.
Quando ha iniziato a lavorare?
Subito dopo la laurea: un anno di varie esperienze e poi l’approdo alla Indesit (il colosso della produzione di elettrodomestici ndr), la mia grande scuola. Lì ho imparato tutto, sono entrato impiegato e sono uscito dirigente. Ho cominciato facendo l’agente per i paesi del Golfo, ho venduto lavatrici persino agli iraniani di Khomeini.
Nel 1979 ha deciso di mettersi in proprio.
Dopo la gavetta mi sentivo pronto per una nuova sfida e ho fondato Hirux. Il primo gruppo che esporta elettrodomestici Made in Italy, prodotti da aziende storiche del Bresciano e del Nord-Est, in Medio Oriente. Siamo leader di mercato, i nostri prodotti sono studiati appositamente per i Paesi arabi, vendiamo frigoriferi in grado di resistere a temperature sopra i 40 gradi.
Oggi l’azienda, nonostante la crisi, fattura 50 milioni di euro l’anno. Qual è il suo segreto?
Giocare sempre in attacco e mai in difesa, l’ho imparato dai manager italiani. In piena crisi economica ho acquisito partecipazioni in aziende in Siria, Egitto e Algeria e ho ottenuto la licenze di produzione in esclusiva.
Mai pensato anche al mercato italiano?
No, qui per essere qualcuno devi investire milioni in pubblicità. A me interessa la qualità del prodotto, non la cura del catalogo.
Nel 2005 ha fondato il movimento Nuovi Italiani, di cosa si occupa?
Supporta gli immigrati regolari e promuove l’integrazione. L’ho fondato perché non esisteva un’organizzazione che studiasse il fenomeno dell’immigrazione a livello scientifico, coinvolgendo l’Istat o il Censis, e , soprattutto, che si battesse per il diritto di voto agli immigrati. Oggi c’è una proposta di legge bipartisan, depositata in Parlamento ormai più di un anno fa e spero diventi presto una realtà. Gli immigrati producono l’11% del Prodotto interno lordo e versano 8,5 miliardi di euro di contributi all’anno, non possono essere ignorati. Sono una risorsa non un problema.
Quanti sono gli iscritti?
Quarantunomila, da tutta Italia. In media hanno tra i 20 e i 30 anni. Sono soprattutto studenti, liberi professionisti, artigiani, tutti regolari. Vengono da 25 Paesi diversi, quello che li unisce è proprio la lingua italiana.
Per questo, qualche settimana fa ha aperto una sottoscrizione per salvare la società Dante Alighieri (Istituzione che ha il compito di diffondere la lingua italiana nel mondo e che ora è in difficoltà a causa dei tagli della Finanziaria)?
Sì, l’italiano è fondamentale per noi immigrati. Se sei costretto a lasciare il tuo Paese per lavorare, e magari anche far crescere i tuoi figli, in un altro la lingua è l’unico vero strumento di integrazione che hai. È quello che ti permette di essere parte attiva di una nazione.
All’inizio Nuovi Italiani era vicino all’Udc e al Pdl, ora invece ha scelto di allearsi con Futuro e Libertà, come mai?
Pierferdinando Casini e Silvio Berlusconi si erano impegnati a sostenerci, ma poi la Lega ha avuto la meglio e ci hanno lasciati soli. L’unico che si è sempre battuto su questioni fondamentali per noi come il diritto di voto, la cittadinanza breve e quella peri figli nati in Italia, è Gianfranco Fini. Ora, insieme, abbiamo progetti importanti.
Dica la verità, sta pensando a candidarsi?
No. Negli anni ho avuto proposte sia per il Parlamento europeo che per quello italiano, preferisco dedicarmi alla mia organizzazione, per ora.
È in Italia da più di 40 anni, non le manca la Siria?
Certo, lì ci sono le mie origini, ma ogni volta che sento l’inno di Mameli, mi emoziono, non posso farci nulla, l’Italia ormai fa parte di me. Ho già lasciato una patria, non ne lascerai mai un’altra.

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links