Rom "ladri di bambini".

Quando i pregiudizi sconfiggono i numeri

 

l'Unità del 15 ottobre 2009

Ai buoni lettori (ma anche ai buoni curatori) di questa rubrica potrà sembrare singolare e scandaloso, eppure si deve prendere atto che 25 nostri concittadini su 100 credono che gli zingari abbiamo rapito “non più di 10 bambini”. Insomma, rom e sinti rubano bambini ma non in modo esagerato. Lo dice una ricerca  promossa dagli operatori della Funzione Pubblica della Cgil, condotta su un campione di mille italiani. Il 13% di questi è convinto che i rapimenti siano “meno di 50”.  Un tale stereotipo discende da una assoluta non conoscenza: appena il 28,8% infatti dichiara di conoscere almeno un rom, il 71,2% non ne conosce nemmeno uno. Inoltre il 53,1% del campione vive in quartieri dove è presente un campo rom, il 28,8 dove non è presente e il 15,6 non sa se esiste. È l’assenza di qualunque relazione e, ancor prima, di qualunque reciprocità se non quella dettata dalla paura e dalla diffidenza, a determinare la riproduzione e la sedimentazione di pregiudizi antichi. Tant’è vero che, non è che non esistano i dati che potrebbero smontarli, quei pregiudizi, ma la adamantina forza dei numeri è destinata a soccombere di fronte all’oscura potenza delle emozioni. Insomma chi ha subito un furto in casa (magari anni fa) continuerà a essere insensibile rispetto ai risultati di una ricerca, promossa dalla Pastorale per i rom e i sinti della Chiesa Cattolica. Come ha ricordato Andrea Billau a Radio Radicale, da quell’indagine, condotta dall’Università di Verona,  risulta che, nel corso di  20 anni (1986-2007), non è mai stato provato sul piano giudiziario il rapimento di un solo bambino a opera di nomadi (i risultati della ricerca si trovano in Sabrina Tosi Cambini La zingara rapitrice. Racconti, denunce sentenze , Roma, Cisu 2008).


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