Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

14 luglio 2014

Castel Volturno Gli scontri in serata, poi le forze dell`ordine riportano la calma. Per l`aggressione fermati due italiani 
Migranti feriti alle gambe, scoppia la rivolta 
Auto incendiate e tensione per le strade dopo i colpi di pistola contro due ivoriani 
Corriere della sera, 14-07-14
Fulvio Bufi 
NAPOLI - Il ferimento a colpi di pistola di due uomini ivoriani, avvenuto ieri sera a Pesco pagano, sul litorale domiziano nei pressi di Castel Volturno, ha scatenato la rivolta di decine di immigrati che per circa due ore si sono scatenati in gravi episodi di violenza, dando fuoco a quattro auto e un furgone, e appiccando un incendio anche a una villetta a schiera, adiacente a quella dove abitano i responsabili del ferimento. 
La calma nel paese casertano è tornata soltanto a tarda sera, mentre gli autori della sparatoria sono stati individuati e fermati dalla polizia già poche ore dopo l`episodio. Secondo quanto ricostruito dagli agenti del commissariato di Castel Volturno a ferire i due cittadini ivoriani, di 3o e 37 anni, sono stati due italiani, un uomo che lavora come vigilante per una agenzia che ha sede proprio a Castel Volturno, e suo figlio, che non è ancora chiaro perché fosse in possesso di una pistola. A sparare, infatti, pare sia stato proprio il più giovane. Secondo la sua versione, lo avrebbe fatto per difendere il padre, che aveva fermato i due ivoriani sospettando che fossero autori di un furto, e sarebbe stato perciò aggredito. Le vittime - che sono state raggiunte da proiettili alle gambe, e sono ora ricoverati in ospedale, ma non in pericolo di vita hanno invece parlato di una lite senza nessuna motivazione precisa se non una vecchia antipatia che padre e figlio nutrirebbero nei loro confronti. Di fronte a queste due versioni contrastanti proseguono le indagini della polizia che, pur avendo già certezza sui responsabili, vuole avere altrettanta chiarezza sul movente del duplice ferimento. 
Ma si indaga anche su quello che è accaduto dopo, cioè sulla rivolta che per un paio d`ore ha tenuto altissima la tensione. In realtà, seppure la convivenza tra italiani e africani sia ormai pluridecennale e tendenzialmente pacifica, sul litorale domiziano permangono anche situazioni in cui l`integrazione tra le due comunità non si è mai compiuta fino in fondo. E se l`episodio del ferimento può anche essere letto come il gesto di due sole persone, la rivolta che ne è scaturita ha coinvolto una parte consistente della comunità africana, a dimostrazione dell`esistenza di profondi rancori che possono facilmente tornare a galla. 
Del resto gli immigrati africani a Castel Volturno e dintorni hanno subito non poche violenze. Il caso più vecchio è l`omicidio del trentenne sudafricano Jerry Essan Masslo, avvenuto il 24 agosto del 1989 a Villa Literno durante un tentativo di rapina a un gruppo di immigrati che avevano appena ricevuto la (misera) paga di una giornata di lavoro nei campi per la raccolta dei pomodori. Ma l`episodio più grave resta quello della strage del 18 settembre 2008, quando un commando di camorristi casalesi, guidati dall`allora latitante Giuseppe Setola, massacrò sei africani al solo scopo di seminare il terrore nella comunità di immigrati di cui fanno parte anche bande di spacciatori. Le vittime di quella strage, però, erano tutti lavoratori, tutte persone per bene. Anche allora a Castel Volturno si scatenò la rivolta, che fu molto più lunga e violenta di quella di ieri. Su quest`ultima, invece, la polizia sta ancora cercando di stabilire se sia stata spontanea o pilotata proprio da qualche esponente delle bande criminali africane che operano nella zona. 
 
 
 
Sbarchi: oltre mille profughi salvati in 12 ore dalla Marina
L'ultima delle operazioni è stata portata a termine dalla nave "Fenice"
stranieriinitalia, 14-07-14
Palermo, 14 luglio 2014 - Sono in totale 1.080 i profughi salvati in 12 ore dalla Marina militare ieri nel Canale di Sicilia, dove dopo alcuni giorni di sosta a causa delle condizioni meteo avverse sono riprese le traversate degli immigrati. Diversi gli interventi e diverse le unita' impegnate.
L'ultima delle operazioni e' stata portata a termine dalla nave "Fenice", che ha prelevato i circa 100 passeggeri di un grosso gommone. La "Orione" ha raggiunto un'imbarcazione su cui si trovavano circa 300 persone e ancora in precedenza, la nave anfibia "San Giorgio", ammiraglia della flotta del dispositivo "Mare nostrum", aveva raggiunto due imbarcazioni, una con 104 uomini e l'altra con 95 persone, delle quali 14 donne e tutti gli altri uomini adulti.
Infine, la nave "Sfinge" ha prelevato 266 profughi, tra i quali 70 minori e 41 donne.
 
 
 
Migranti, all'arrivo schiavitù e sfruttamento
Avvenire, 14-07-14
Alessandra Turrisi
Il mare in burrasca degli ultimi giorni ha rallentato il flusso degli arrivi di migranti sulle coste siciliane, ma le previsioni non lasciano ben sperare. Dall’inizio dell’anno sono arrivati in Italia, per lo più soccorsi dai mezzi navali militari impegnati nell’operazione Mare Nostrum qualcosa come 64 mila migranti nei porti italiani e migliaia ancora attendono di imbarcarsi sulle coste del Nord Africa. Numeri e storie che si intrecciano con quelli dei soccorritori, degli operatori e dei volontari che ogni giorno tentano di regolare le attività di accoglienza che in più parti, soprattutto in Sicilia, sono al collasso.
Il presidente dell’Anci, Piero Fassino, commentando in termini positivi l’intesa Stato, Regioni, Comuni sulla questione immigrazione, sostiene che «questa emergenza profughi sta assumendo proporzioni particolarmente intense. Mai abbiamo avuto un afflusso così vasto in un arco temporale così ridotto. Molte di queste persone approdano in Italia perché è la porta del Mediterraneo, e puntano a stabilizzarsi in Europa. Per questo l’Europa non deve lasciarci soli, il problema è di tutti».
L’Italia fa i conti ogni giorno con la criminalità, che gestisce i traffici di migranti. Inchieste e operazioni delle forze dell’ordine stanno svelando retroscena drammatici. Come quello della giovanissima nigeriana, giunta a Palermo nel mese di giugno, a bordo di una nave militare, in cerca di un futuro diverso dalla schiavitù sessuale a cui era stata costratta in Libia. Ma anche qui la aspettava lo stesso destino. Ad appena 17 anni, però, ha trovato il coraggio di ribellarsi, rivolgendosi alla polizia. Con l’accusa di tratta di persone aggravata in concorso gli agenti hanno arrestato Roland Osazuwa, 26 anni e Sammy Roland Happyness, 21 anni, entrambi nigeriani. L’ordinanza di custodia è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari, Giovanni Francolini. La giovane è stata ospitata in un centro di accoglienza dove ha incontrato due donne dell’organizzazione internazionale per le migrazioni che, accortesi del malessere della giovane, dopo averla rassicurata, hanno appreso il calvario che aveva vissuto per anni, prima di finire nelle mani di una coppia di aguzzini che l’hanno indotta, con l’inganno, a fare ingresso in Italia spingendola a prostituirsi.
Dall’altro capo della Sicilia, a Ragusa, è stata svuotata l’ex discoteca la Tropicana. Lo ha annunciato il prefetto, Annunziato Vardè, dopo che venerdì scorso una commissione ha visitato il centro in cui erano ospitati 94 migranti. Per gli ispettori, la struttura non avrebbe i requisiti per accogliere persone per lungo tempo. «Avevamo scelto questo spazio in una situazione di estrema emergenza – spiega il prefetto –. Non sapevo fosse una sala da ballo».
 
 
 
Pistelli: «Obbligatorio dialogare con l'Eritrea»
Avvenire, 14-07-14
Paolo Lambruschi
Nell’agenda del semestre di presidenza è scritto «migrazioni africane e cooperazione allo sviluppo». Ma si legge «emergenza sbarchi», perché significa contrastare il traffico di esseri umani e prevenire i viaggi della speranza. A Lapo Pistelli, viceministro degli Esteri con delega per l’Africa che domani a Firenze presiederà un vertice informale di due giorni con i 27 ministri Ue dello sviluppo, tocca spiegare le proposte italiane, ma soprattutto perché 11 giorni fa ha incontrato per affrontare le questioni migratorie e del traffico di uomini il dittatore eritreo Isaias Afewerki, l’uomo che in 20 anni ha trasformato l’Eritrea in uno stato caserma e canaglia isolato dalla comunità internazionale, sotto embargo Onu e sotto inchiesta del Palazzo di Vetro per violazione di diritti umani e per il servizio militare illimitato. Ovvero, le cause dell’esodo verso l’Ue.
Cosa propone l’Italia ai partner Ue in campo migratorio?
Di mettere in campo politiche di lungo periodo che guardino alla demografia. Nel 1950 l’Europa aveva il triplo della popolazione africana nel 2002 eravamo alla pari, nel 2050 l’Africa avrà il triplo della popolazione europea. In un secolo, quattro generazioni, la situazione si è capovolta. L’unica è avere un rapporto strutturato con questo continente.
Di che tipo?
Anzitutto l’Ue deve creare in Africa 500 milioni di posti di lavoro con l’agricoltura sostenibile e l’energia. Poi dobbiamo stabilizzare i paesi fragili e segnati da conflitti. A chi obietta che la presenza nel Corno o in Repubblica Centrafricana è una perdita di tempo perché sono Paesi lontani, rispondo che lo sono finché non decidono di muoversi a migliaia per cercare rifugio e salvezza altrove. Infine, va gestita con questi Paesi l’emergenza immigrazione o le fughe derivanti dal collasso libico. Abbiamo bisogno di dialogare con tutti i sei paesi del Corno più i due di transito per gestire un fenomeno inarrestabile. L’Europa non può tollerare il traffico di esseri umani che colpisce eritrei, sudanesi e somali imprigionati e torturati durante il transito dal Sudan alla Libia.
Ma che garanzie può offrire il regime di Afewerki?
Nessuna, ma è l’unico interlocutore. Tra l’altro in eccellente forma, visto quanto si legge sul suo stato di salute.
Cosa le ha risposto sul traffico di esseri umani? L’Onu accusa esponenti del suo governo di coinvolgimento...
Che ci sono collusioni in Libia e in Italia e che non si può scaricare tutta la responsabilità sul suo governo. La mia tesi è che un Paese isolato e sanzionato a cui si tirano bacchettate tende a comportarsi irrazionalmente. Meglio provare a ingaggiarlo sui problemi. Hanno enormi difficoltà, da settembre 30 mila eritrei sono sbarcati sulle nostre coste. La politica dell’isolamento non ha portato frutti. Il mio ragionamento negli incontri con lui e coi governi somali, sudanesi, gibutino ed etiope è questo: le regioni africane stabilizzate si sono sviluppate economicamente. È interesse loro cooperare con l’Unione africana e quella europea. Partiamo dal traffico e dalla lotta alla corruzione della polizia di frontiera, tema su cui tutti accettano di sedersi a un tavolo. A ottobre verrà convocata una conferenza euro-africana, forse in Sudan. Non si può dialogare a colpi di report Onu.
Nemmeno impedire l’ingresso del rapporteur sui diritti umani come fa l’Asmara. La militarizzazione forzata e illimitata su cui l’Onu indaga e da cui fuggono in massa gli eritrei nasce dal conflitto irrisolto con l’Etiopia. L’Italia cosa può fare?
La zona contesa di Babde è Eritrea. La situazione poi si è congelata dal 2001. Sono il primo tornato all’Asmara dopo anni e all’Etiopia, leader della regione, non è dispiaciuta la mia visita. E in Somalia realizzeremo l’ambasciata nella zona aeroportuale. L’Italia vuole tornare a impegnarsi nel Corno d’Africa dove ha lasciato un’eredità positiva.
E in Libia?
Occorre premere sul nuovo governo per accettare l’Acnur e aderire alla Convenzione di Ginevra. Non è facile, il 10% dell’economia libica deriva dal traffico, ma non c’è scelta.
Il Ministro degli  Esteri Mogherini andrà o no a Bruxelles?
Mi pare che le cose si muovano, che il ministro sia apprezzata in Europa e che il premier abbia giocato bene le sue carte.
 
 
 
Immigrati visti come un costo da un elettore dem su due 
Sulla stessa linea il 79% di Forza Italia e il 70% della base dei 5 Stelle La maggioranza punta il dito contro la Ue 
Corriere della sera, 14-07-14
Il problema dell`immigrazione è un tema particolarmente sentito, come sempre negli ultimi anni, quando d`estate gli sbarchi aumentano e la percezione della presenza di immigrati sul nostro territorio cresce più che proporzionalmente. E tanto più succede in questi mesi così drammatici e travagliati.
Gli stranieri regolari residenti in Italia sono circa 4.377.0oo (dati Istat al gennaio 2013) e rappresentano poco più del 7% della popolazione che vive stabilmente nel nostro paese. Ma gli italiani intervistati pensano che gli immigrati regolari, escludendo i clandestini, siano molti di più. Solo il 4% infatti stima che la loro incidenza sulla popolazione sia inferiore alla media (il 4% o meno), l`8% (sempre una percentuale davvero bassa) stima un valore molto vicino a quello reale (tra il 5 e l`8%), la grandissima maggioranza (69%) invece pensa che siano di più, addirittura quasi un quarto pensa che gli immigrati regolari siano almeno la metà della popolazione residente. Questa sovrastima sembra una costante nella percezione degli italiani e tende a crescere: la stessa domanda fatta più di nove anni fa dava una percentuale del 61% di chi stimava la presenza degli immigrati superiore alla realtà. Oggi questa percentuale, come abbiamo visto, è del 69%. Il dato è piuttosto trasversale, anche se una percezione un po` più alta del fenomeno si riscontra tra gli elettori del Movimento 5 Stelle, tra i ceti medi e i lavoratori autonomi, nei piccoli centri. 
Una presenza così massiccia di immigrati è vissuta come un costo da quasi il 70% degli italiani, tra tutti i segmenti sociali, esclusi gli studenti, e tra tutti gli elettori, compresi quelli del Pd (58%). Le spese che il nostro paese deve sopportare per il controllo dell`immigrazione clandestina, l`accoglienza dei migranti, l`assistenza pubblica e l`integrazione superano di gran lunga i vantaggi che ne riceviamo in termini di versamenti di tasse e contributi. Anche in questo caso sembra evidente che questa percezione è influenzata dal recente, ed acceso, dibattito sui costi dell`operazione Mare nostrum. Si tratta indubbiamente di un impegno pesante per il nostro paese, stimato in circa 9 milioni al mese, poco più di loo milioni l`anno. Ma se sull`altro piatto della bilancia mettiamo l`Irpef versata dai contribuenti stranieri (nel 2013 poco più del 7% del totale dei contribuenti) che complessivamente versano al nostro stato più di 6 miliardi e 50o milioni (ricaviamo questi dati dal Rapporto annuale sull`economia dell`immigrazione - edizione 2013 della Fondazione Leone Moressa, pubblicato da Il Mulino), le cose cambiano. Tuttavia, l`idea che oramai la contribuzione degli immigrati al nostro sistema sociale sia così rilevante è davvero poco diffusa: solamente un italiano su quattro ritiene che, pur con queste ingenti spese, il saldo sia positivo. 
L`altro tema ineludibile a questo proposito è relativo al ruolo dell`Europa. La maggioranza assoluta (56%) pensa che l`Europa abbia scaricato sull`Italia il peso del problema. Ma una robusta minoranza (il 36%) pensa che le colpe siano soprattutto dell`Italia, che non riesce ad organizzarsi e che scarica sull`Unione questa incapacità. Queste posizioni hanno una più marcata accentuazione politica, anche perché pertengono all`operato del governo. Non a caso gli elettori della compagine governativa (Pd e centristi) sono convinti per oltre il 60% che le responsabilità ricadano innanzitutto sull`Europa, mentre il contrario avviene fra gli elettori dei partiti dell`opposizione che, per il 5o% o poco più scaricano le colpe sul nostro paese. Comunque sia, emerge con evidenza un pesante problema di informazione. Se il tema dell`immigrazione difficilmente potrà sottrarsi all`emergenza che Io caratterizza, una maggiore conoscenza dell`effettiva realtà del l`immigrazione regolare e del suo contributo al funzionamento del nostro paese può essere utile a favorire un dibattito meno drammatizzante. 
 
 
 
Migranti, la Svizzera manda in volo i droni per controllare gli ingressi illegali alle sue frontiere
Con gli occhi digitali sempre aperti. Secondo Amnesty International, tra il 2007 e il 2013, l'Ue ha speso quasi 2 miliardi di euro per proteggere le sue frontiere esterne, a fronte di soli 700 milioni di euro per il miglioramento della situazione di richiedenti asilo e rifugiati all'interno dell'Ue nello stesso periodo
la Repubblica.it, 14-07-14
STEFANO PASTA
MILANO - La Svizzera sta rinnovando la flotta di droni per passare a setaccio le frontiere ed evitare ingressi illegali. Particolarmente utili d'estate, quando le condizioni climatiche sono migliori e possono decollare dall'aeroporto di Payerne per sorvolare le montagne del Giura. "Abbiamo una collaborazione con Skyguide grazie all'esercito, a cui appartengono i droni", spiega Jacques Javet, responsabile stampa delle guardie frontaliere. "Utilizziamo semplicemente le loro immagini video e li guidiamo nel riconoscere il terreno; li prenotiamo per delle missioni specifiche, secondo una pianificazione concordata con l'esercito".
Gli occhi digitali. In realtà, già dal 2001 le Forze armate hanno in dotazione alcuni aerei senza pilota, gli ADS 95 Ranger, ma hanno subito delle critiche per il rumore dei motori, relativamente fastidioso durante la notte. Ad una velocità media tra i 90 e i 200 chilometri orari, questi droni volano a 1000 metri di altitudine, ma all'occorrenza possono salire fino a 5500. Con gli occhi digitali sempre aperti: "Sono dotati - spiega Javet - di videocamere termiche. Quando vediamo persone sospette, mandiamo una pattuglia sul posto per procedere ad un controllo. Sono telecomandati come in un videogioco, con un joystick, ma i contorni delle immagini che catturano restano sfuocati. A secondo della macchia di colore, però, capiamo se si tratta di una persona, un animale, o una macchina in movimento".
Testati in Israele. Per rinnovare la flotta, l'esercito svizzero ha scelto gli Hermes 900 HFE (droni di ricognizione non armati) dell'industria israeliana Elebit Systems, ad un costo di circa 250 milioni di franchi, secondo il Dipartimento federale della Difesa. Questi droni di nuova generazione, molto più silenziosi, possono volare indipendentemente dalle condizioni meteo e passano da un'autonomia in volo di 4 a 40 ore. Ma, soprattutto, in Israele hanno già dato prova di forte affidabilità nel bloccare gli ingressi illegali di migranti.
I costi della Fortezza Europa. I droni svizzeri sono parte degli investimenti per recinzioni, sistemi di sorveglianza e pattugliamento delle frontiere con cui tutti gli Stati europei provano, illusoriamente, ad arginare il flusso dei migranti irregolari. Secondo Amnesty International, tra il 2007 e il 2013, l'Ue ha speso quasi 2 miliardi di euro per proteggere le sue frontiere esterne, a fronte di soli 700 milioni di euro per il miglioramento della situazione di richiedenti asilo e rifugiati all'interno dell'Ue nello stesso periodo. Sul sito di Frontex, l'Agenzia per la gestione delle frontiere esterne dell'Ue rivendica le azioni di rimpatrio finanziate. Per l'Italia, nel 2014 ne vengono riportate tre, con i relativi costi, tutte verso la Nigeria: il 14 maggio (budget 341.474,98 €); il 19 marzo (budget 395.953,51 €), con un volo Roma-Lagos che trasportava 50 immigrati irregolari (29 dall'Italia, 21 da altri Paesi) e 153 membri dello staff; il 16 gennaio (budget Frontex  2.331,37 €).
Svuotare il mare con un cucchiaino. Eppure, nonostante le politiche "dure" della Fortezza Europa, il flusso di immigrati irregolari verso il Vecchio Continente non si è fermato e difficilmente si fermerà. L'Europa che spende 740mila euro per rimpatriare un centinaio di migranti è la stessa regione dove vivono oltre 3 milioni di persone senza permesso di soggiorno e dove, secondo le stime, entrano irregolarmente almeno 100 mila persone all'anno dal Mediterraneo e dalle frontiere terrestri orientali, mentre altre centinaia di migliaia arrivano nei nostri aeroporti con visti che poi lasceranno scadere.
La fabbrica della clandestinità. "Non sapevo come fare a venire regolarmente in Italia. L'unico modo era il deserto, la Libia e il Mediterraneo", spiega Idriss che è arrivato dal Ciad nel 2006 e ha ottenuto la regolarizzazione dopo sei anni. Idriss ha centrato il problema: le politiche restrittive alla lunga creano clandestinità. Spesso, infatti, per i migranti è quasi impossibile entrare "con le carte in regola" nel nostro continente. E così, l'immigrazione irregolare rimane l'unica strada.  
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