Quell’anno senza «cittadinanza» e l’esempio di Bracciano
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Osservatorio Italia-razzismo 1 novembre 2012
Il diritto di ottenere la cittadinanza per chi nasce in Italia da genitori di origine straniera è ancora oggi, nonostante gli auspici di gran parte del mondo politico e istituzionale, un miraggio.
L’attuale legge, infatti, che regola la materia, la 91/92, rimane saldamente ancorata al principio della trasmissibilità per discendenza (il cosiddetto diritto di sangue), e prevede solo in maniera marginale l’acquisizione dello status di cittadino secondo il principio della nascita in un determinato territorio (ius soli).Â
Quest’ultimo passaggio consiste, per i neo diciottenni stranieri nati e cresciuti in Italia, nella facoltà di presentare la domanda di cittadinanza entro il compimento del diciannovesimo anno di età . Un anno di tempo per sentirsi figli italiani di una generazione di persone immigrate e non più giuridicamente stranieri. Si tratta quindi di un diritto limitato e circoscritto ai pochi che riescono a ottenere tale informazione, attivare la procedura e giungere al riconoscimento. Di conseguenza negli ultimi anni sono stati numerosi gli appelli ai sindaci affinché contribuissero, per quanto di loro competenza, a rendere più accessibile il diritto alla cittadinanza, informando tutti i giovani stranieri che al compimento del diciottesimo anno di età , possono presentare la propria richiesta. Un piccolissimo atto che pure potrebbe risultare prezioso.
Anche se questo sistema, nonostante abbia riscosso il consenso di molti sindaci e sia stato messo in atto in diverse città , potrebbe rivelarsi solo un palliativo se non si arriverà a una riforma della normativa in grado di garantire la cittadinanza a chi nasce e cresce in Italia. Una modifica, questa, che potrebbe rendere cittadini circa un milione di minori attualmente solo residenti in Italia e nati da genitori stranieri. La necessità di arrivare a una modifica in tal senso è talmente urgente da spingere molti amministratori locali a promuovere iniziative simboliche in tal senso. L’ultima in ordine cronologico è quella realizzata dal Comune di Bracciano che ha deciso di assegnare la cittadinanza onoraria in virtù dello ius soli ai bambini di 6 anni che per ora detengono solo quella dei loro genitori, che italiani non sono. Il motivo che ha spinto il Consiglio Comunale di Bracciano ad approvare una tale proposta è il fatto che quei bambini è come se fossero già cittadini: parlano la lingua italiana, frequentano la scuola italiana con bambini italiani, giocano al parco anche con coetanei italiani e sono quindi costantemente in contatto con la cultura italiana. Un provvedimento simile è stato inoltre inserito nell’ordine del giorno del consiglio comunale di Bologna e sarà discusso nei prossimi giorni.
Per chi ama i ricorsi e i paradossi della storia, si tratta di una situazione simile a quella vissuta dai nostri connazionali emigranti di ritorno dal Brasile o dall’Argentina, che si trovarono ad aver perso la cittadinanza italiana. È, in fondo, anche per loro, che la Legge 91 era stata scritta.