Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

27 aprile 2012

Riflettori sui Cie
Quegli stranieri trattati peggio dei carcerati
l'Unità, 27-04-2012
Marco Pacciotti, coordinatore Forum immigrazione del Pd
Quando un anno fa il governo Berlusconi decise di prevedere la possibilità di «trattenimento» fino a 18 mesi dei migranti nei Cie Centri di identificazione ed espulsione , come Forum Immigrazione del Pd lanciammo l’appello «Fuori gli innocenti dal carcere». Sostenuti da l’Unità raccogliemmo migliaia di firme di tante persone indignate. In quell’occasione promuovemmo insieme ad altre organizzazioni la campagna «LasciateCIEntrare» in cui denunciavamo una circolare amministrativa che impediva l’accesso a queste strutture alla stampa, negando de facto ai cittadini italiani di essere informati correttamente. L’aberrazione di un atto amministrativo che negava un diritto costituzionale era solo l’ennesimo provvedimento liberticida e illiberale di quel
governo sul fronte dei migranti.?A distanza di quasi un anno e con un governo diverso da quello di allora, la campagna riparte. Dal 23 al 28 aprile visiteremo con deputati e senatori diversi Cie, per riproporre all’attenzione dell’opinione pubblica e del Parlamento una realtà poco conosciuta. I Cie purtroppo continuano ad essere luoghi nei quali alcuni diritti umani e civili sono sospesi. L’uso della parola «trattenimento» in riferimento ai migranti presenti in questi luoghi è da interpretare, nella realtà dei fatti, come detenzione. Basti pensare che alle persone «trattenute» non è consentito di uscire, né di circolare liberamente all’interno della struttura. Una pesante limitazione della propria libertà alla quale si somma la consapevolezza di non aver commesso reati contro persone o patrimonio.?Una condizione frustrante, quella di essere innocenti ma carcerati. A rendere ancor meno tollerabile questa situazione, sono le minori garanzie rispetto a quelle riconosciute alla popolazione carceraria propriamente detta: si è detenuti senza aver avuto un processo con relativa condanna; l’assistenza legale e quella sanitaria sono spesso carenti rispetto agli standard carcerari; senza dimenticare che non sono concesse visite esterne di amici o parenti. Un Cie dovrebbe sulla carta servire a «trattenere» un cittadino straniero irregolare ai fini della sua identificazione e della sua eventuale espulsione. Il tutto in tempi brevi e in condizioni rispettose della sua dignità umana e dei suoi diritti. Attualmente, si trovano in queste strutture tipologie di migranti diverse da quelle previste. Fra questi, molti potrebbero aver diritto allo status di rifugiato o, come nel caso delle donne vittime di tratta o di violenze, dovrebbero essere accolte in strutture protette di ben altra natura. A questi si aggiungono anche i minori, che non dovrebbero neanche passare in questi luoghi. Infine esistono casi assurdi ma reali, di ragazzi nati o cresciuti in Italia che a causa della perdita di lavoro dei genitori finiscono reclusi come fossero migranti entrati clandestinamente in quella che invece è la loro patria adottiva. Se tante vicende sono state conosciute e molti singoli casi risolti è per merito dell’importante lavoro di assistenza legale svolto dalle organizzazioni per i diritti umani e da tante associazioni di volontariato.
Con questa campagna richiameremo l’attenzione delle istituzioni su questo tema con l’obiettivo di arrivare al superamento dei Cie. Come Forum Immigrazione riteniamo che bisognerà arrivare a una nuova Legge che chiuda l’era della Bossi-Fini e che abolisca il «pacchetto» sicurezza Maroni, che istituendo il reato di clandestinità ha contribuito a riempire di persone senza colpe i Cie, rendendoli carceri extra ordinem.



Karim e gli altri, tunisini scomparsi sulla rotta di Lampedusa
Una donna lotta per sapere che fine hanno fatto decine di suoi connazionali, molti dei quali sbarcati sicuramente in Italia
il Fatto, 27-04-2012
Enrico Fierro
Ho il diritto di sapere che fine ha fatto mio figlio. Ditemi se è vivo, dove si trova, come posso aiutarlo. E se è morto non abbiate pietà di me: ditemi tutta la verità, anche la più terribile per un padre. Almeno io e sua madre potremo piangere e non farci distruggere dalla speranza”. L'uomo che ci racconta la sua odissea del dolore ci pianta in asso nel mezzo di Piazza della Repubblica a Roma e si allontana per nascondere le lacrime che gli rompono la voce. Suo figlio è un desaparecido del mare, uno dei 1822 disperati morti tra le onde del Canale di Sicilia nel solo 2011, anno delle primavere arabe e della grande fuga verso l'Europa. Abbiamo visto le foto di suo figlio Karim Mbarki, una è un fotogramma tratto dal Tg5 e fissa il ragazzo seduto sul bordo di un gozzo tunisino di pochi metri dove sono stipati un centinaio di migranti. “È lui, questo è Karim”. La barca sta attraccando a un molo, forse quello di Lampedusa, il ragazzo ha gli occhi spalancati su quel pizzo d'Europa. Accanto a lui altri quattordici ragazzi di Tunisi, tutti del quartiere El Kabaria. Quella è l'ultima immagine, da allora, 29 marzo 2011, di Karim non si hanno più notizie. “Mi hanno detto – ci racconta il padre – che dopo lo sbarco lo portarono nel centro di Manduria, sulla terraferma, in Puglia, da allora solo silenzio”.
Nackchi Amhed il 14 marzo 2011 decise di lasciare la Tunisia e di tentare la fortuna in Italia. Andò a Sfax, uno dei porti da dove partono le barche dei migranti. “Con me c'era anche mio fratello, sulla mia barca eravamo già in 47 e non c'era posto per lui. Implorai lo scafista di farlo salire su un'altra imbarcazione. In mare, di notte, la vedevo la sua barca, era davanti a me. Quando arrivammo a scorgere le prime luci di Lampedusa, i militari italiani ci dissero di dirigerci verso il porto. Ma la barca di mio fratello si fermò, cambiò direzione e puntò verso Mazara del Vallo. Erano le 11 di sera del 15 marzo 2011 e quel maledetto scafista decise di fare altre ore di mare per non farsi prendere dai poliziotti italiani. Era ricercato. Vedevo la barca di mio fratello allontanarsi, ero disperato, sapevo che da quel momento sarebbe stato solo. Non potevo più aiutarlo. È stata l'ultima volta che l'ho visto, solo dopo ho saputo che dalla barca chiamò nostra sorella col cellulare. Poi basta: quelle sono le ultime notizie che abbiamo di lui”. Nackchi ci mostra le foto di suo fratello-fantasma. Il volto è quello di un ragazzo di 25 anni, allegro, pieno di una vita che voleva rendere migliore.
LA FAMIGLIA di Ahmedben Hassine, 25 anni, si è sempre opposta al regime del dittatore Ben Alì e della sua voracissima tribù di familiari, notabili e cortigiani. Hassine, ingegnere tessile, fin dai tempi dell'università è un attivista politico. Viene arrestato e torturato dai miliziani di Ben Alì. “Gli hanno distrutto la vita”, racconta il fratello. “Per questo anche noi familiari lo convincemmo a fuggire e a tentare di arrivare in Europa”. Il 9 novembre 2010 il giovane ingegnere tessile, insieme con altri cinque attivisti dell'opposizione della zona di Biserta, si imbarca su un fuoribordo di sei metri, il 13 arrivano sulla costa di Lampedusa, qui vengono identificati e poi trasferiti a Porto Empedocle. “Una nostra amica italiana – continua il fratello – è andata a cercarlo, la polizia italiana non le ha dato notizie. In compenso l'hanno fermata e identificata. Io sono stato arrestato dalla polizia tunisina. Sono certo che mio fratello è vivo, ma nessuna autorità è in grado di darci notizie precise. Le ultime cose che sappiamo di lui sono di mesi fa, quando ci hanno detto che era stato portato nel carcere di Caltanissetta. Da allora è il buio più completo”.
Storie di disperazione che Rebeh Kraiem, tunisina di Kerouan immigrata in Italia, ha messo insieme in un dossier e che sono al centro della sua battaglia. “Le famiglie di questi ragazzi sono disperate – ci dice – e hanno il diritto di sapere. Lo scorso 19 aprile nel quartiere di El Kabaria una mamma si è data fuoco per protesta perché da mesi chiede notizie sulla sorte del figlio partito suunabarcaperLampedusa”. Re-beh ha raccolto foto e storie dei desaparecido, dopo mesi di sit-in sotto l'ambasciata tunisina e i consolati di Palermo e Roma ha avuto le impronte digitali degli scomparsi. “Tutti quelli che erano su una barca con 47 persone e su un'altra che ne portava 67. Vogliamo che le autorità italiane si sveglino e ci diano risposte perché non è possibile che in un Paese civile come l'Italia si possa sparire così”. Quando chiediamo a Rebeh se l'ambasciata tunisina la sta aiutando, ci risponde con una smorfia: “Ci hanno respinto. Le vostre facce non ci piacciono, questo ci hanno detto”.
I FAMILIARI dei desaparecido non sono soli, ieri l'Arci ha presentato una denuncia contro ignoti per la scomparsa di 270 migranti, sottolineando la mancanza di risposte delle autorità tunisine e di quelle italiane. Intanto Rebeh srotola il suo striscione di protesta in Piazza della Repubblica. A terra espone le foto degli scomparsi. Ahmed, Karim, Abel... spariti nel mare di un'Europa indifferente.



Siamo 59 milioni, 52% donne In 10 anni triplicati gli stranieri
Avvenire, 27-04-2012
La popolazione residente in Italia è di 59.464.644 persone: le donne sono quasi 2 mln in più rispetto agli uomini: 30.713.702 femmine (52%) e 28.750.942 maschi. È questo il dato essenziale del 15° censimento generale della popolazione, riferito ufficialmente oggi dall'Istat.
La rilevazione compiuta dall'Istituto nazionale di statistica fotografa la situazione al 9 ottobre 2011. I residenti in Italia si distribuiscono per il 26,5% nel Nord-Ovest (15.791.335), il 19,3% nel Nord-Est (11.470.773), il 19,5% nel Centro (11.603.632), il 23,5% nel Sud (13.957.212) e per l'11,2% nelle due Isole (6.641.692). Rispetto all'ultimo censimento del 21 ottobre 2001, si registrano circa 2 mln e mezzo in più di residenti: erano infatti 56 mln 996 mila contro gli attuali 59 mln 465 mila pari ad un incremento del 0,43% mentre gli incrementi del 2001 rispetto al 1991 e del 1991 rispetto al 1981 fu quasi impercettibile, pari allo 0,04%.
POPOLAZIONE STRANIERA QUASI TRIPLICATA IN 10 ANNILa popolazione straniera in Italia è quasi triplicata, dal 2001 al 2011, passando da 1.334.889 a 3.769.518. È quanto rivela oggi l'Istat presentando i dati del Censimento del 2011. Un incremento proporzionale che si rileva anche nell'incidenza degli stranieri sul totale della popolazione, che sale dal 2,34% al 6,34%.
"La situazione italiana si avvicina così sempre più a quella dei Paesi con una lunga tradizione immigratoria - spiega l'Istat -. Il forte aumento di cittadini stranieri contribuisce in maniera determinante all'incremento della popolazione totale nel decennio tra gli ultimi due censimenti, confermando la tendenziale staticità
demografica della popolazione di cittadinanza italiana.
La distribuzione territoriale degli stranieri abitualmente dimoranti è mutata di poco rispetto allo scorso censimento: due stranieri su tre risiedono al Nord, che si conferma come area fortemente attrattiva, in particolare il Nord-Ovest, dove oggi si concentra il 36% degli stranieri. Anche l'incidenza relativa della popolazione straniera su quella complessiva è assai più elevata nel Nord-Ovest (85,9 per mille abitanti) e nel Nord-Est (93 per mille abitanti), che nel Mezzogiorno (24,3 per mille abitanti) e nelle Isole (21,2 per mille abitanti). Nel corso del decennio, inoltre, è cresciuto del 192% anche il numero di stranieri abitualmente dimoranti nell'Italia meridionale.
Dai dati, inoltre, emerge come poco meno della metà degli stranieri risieda nei piccoli comuni fino a 20mila abitanti, con quote superiori al 50% nell'Italia nordorientale e in quella meridionale. Nei comuni con più di 100mila abitanti, invece vive poco più di un quarto degli stranieri. Tuttavia, l'incidenza più elevata degli stranieri sul totale della popolazione si rileva nei comuni più grandi, circa 74 stranieri ogni mille abitanti, ma le differenze tra le ripartizioni geografiche sono ampie: gli stranieri sono 109,6 ogni mille abitanti nel Nord
Ovest, 18 ogni mille abitanti nell'Italia meridionale. Fra i comuni più grandi, quello di Brescia si posiziona in testa alla graduatoria con il 16% di popolazione straniera. Fra i comuni intermedi al primo posto il comune di Pioltello, in provincia di Milano dove gli stranieri sono il 22%. Fra i più piccoli comuni, quello di Rocca dè Giorgi, in provincia di Pavia, con il 36,3% di stranieri.
71MILA FAMIGLIE ABITANO IN ROULOTTE O BARACCHE
Più che triplicate in dieci anni le famiglie residenti in Italia che dichiarano di abitare in baracche, roulotte, tende o abitazioni simili: 71.101 contro le 23.336 del 2001. Lo afferma l'Istat nei risultati provvisori del censimento. Questo aumento è definito dallo stesso Istat "vertiginoso".



Milano: i piccoli imprenditori stranieri danno lavoro a oltre 7 mila italiani.
Sono 24 mila le ditte individuali guidate da immigrati, una su cinque di quelle iscritte alla Camera di commercio.
Immigrazioneoggi, 27-04-2012
Le piccole imprese (ditte individuali) con un titolare straniero a Milano sono oltre 24 mila (20,6% del totale) e danno lavoro a quasi 7.200 italiani su 36mila occupati. È quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, attraverso il Lab MiM, su dati Infocamere e relativi alla ditte individuali e alle imprese presenti a Milano al quarto trimestre 2011 con la maggioranza di controllo in mano non italiana (sono escluse le multinazionali iscritte come localizzazione italiana anche se di società straniere).
Se si considerano tutte le imprese (comprese Srl e Spa con almeno la maggioranza di controllo in mano non italiana), il numero di quelle straniere arriva a quasi 32 mila, l’11,2% del totale milanese, e il numero di occupati arriva a quasi 89 mila, di cui almeno 18 mila italiani.
La presenza di imprenditori stranieri a Milano, osserva in una nota la Camera di commercio, in alcuni settori è diventata maggioritaria. È il caso degli Internet point (455 imprese straniere su 486: il 93,6% del totale), del commercio ambulante di bigiotteria (88,2%), del commercio di tappeti (sia al dettaglio 69,8% che all’ingrosso 66,7%), ma anche della spedizione di materiale propagandistico (61,3%), della fabbricazione di tappeti e moquette (59,4%), dell’attività di sgombero di cantine-solai (56,3%) e delle attività edilizie non specializzate (muratori: 51% con oltre 3.200 imprese). Tra le piccole imprese emergono, tra gli altri, i servizi dei centri per il benessere fisico e massaggi (69,9% del totale), le attività di traduzione e interpretariato (65,3%) e l’attività di pulizia degli edifici (62,9%).
Tra le sole imprese straniere, le donne imprenditrici rappresentano la maggioranza in particolare nei settori legati alla cura della persona e dei servizi più in generale: istituti di bellezza, servizi di asili nido, lavanderie industriali, erboristerie, parrucchieri. I piccoli imprenditori stranieri sono soprattutto egiziani (1 su 5), cinesi (15,9% del totale) e rumeni (8,9%).



Immigrati, aumentano le loro imprese ma diminuisce la lora capacità di assumere
Cala la ricettività delle assunzioni, secondo un'indagine condotta dalla Fondazione Leone Moressa 1 su un campione di 600 imprenditori con nazionalità estera. Aumentano gli imprenditori (+5,6%). Nel 2011 si contano in Italia 412.555 lavoratori autonomi stranieri tra soci e titolari di imprese attive. Un numero sempre in crescita, che nel corso del 2011 è aumentato del 5,6% rispetto all'anno precedente
la Repubblica, 26-04-2012
VLADIMIRO POLCHI
ROMA  - Gli immigrati continuano a "fare impresa": nonostante la crisi aumenta il numero degli imprenditori stranieri in Italia, ma cala la loro capacità d'assunzione. È quanto fotografa un'indagine condotta dalla Fondazione Leone Moressa 2 su un campione di 600 imprenditori con nazionalità estera. Aumentano gli imprenditori (+5,6%). Nel 2011 si contano in Italia 412.555 imprenditori stranieri tra soci e titolari di imprese attive. Un numero sempre in crescita, che nel corso del 2011 è aumentato del 5,6% rispetto all'anno precedente e che pesa oramai per il 9,3% sul totale degli imprenditori in Italia. Un dato che conferma l'andamento crescente dell'imprenditoria straniera negli ultimi cinque anni (+36,4%), in netta controtendenza rispetto a quello relativo all'imprenditoria italiana.
Cala l'occupazione (-2,6%). Le variazioni percentuali dell'occupazione nelle imprese straniere mostrano però nel 2011 una flessione del -2,6%, determinato in prevalenza dalla perdita di posti di lavoro nelle imprese delle aree del Sud e delle Isole (-3,4%) e del Nord Ovest (-3,0%). Per il 2012 si prevede un'ulteriore diminuzione del numero di occupati nelle imprese gestite da stranieri del -1,7%, in particolare tra le imprese del Nord Ovest (-3,1%).
Giovani e piccoli. Nel 84,8% dei casi le aziende gestite da stranieri sono imprese individuali e il 15,2% sono società. La maggior parte di queste imprese (59,5%) è giovane: fondata dopo il 2001. Quasi una su quattro opera nell'edilizia (38,7%). Le imprese sono per lo più (87,7%) di piccolissime dimensioni, annoverando nei propri organici meno di 5 addetti. Appena il 2,3%, ne conta più di 10.
Gli stranieri assumono stranieri. Gli imprenditori stranieri preferiscono assumere stranieri, soprattutto se provenienti dal medesimo continente: all'interno degli organici aziendali l'89% degli addetti è straniero e appena l'11% è italiano. Gli imprenditori di origine africana lavorano per l'87,5% con africani, gli americani con il 75,9% di americani, gli europei con l'87,5% di europei. Fanno eccezione gli asiatici, i quali per il 51,9% dei casi preferiscono avere come propri dipendenti degli europei.
Lavoratori stranieri: basse paghe e turni pesanti. La Fondazione Moressa ha chiesto agli imprenditori di esprimersi in merito alla preferenza tra lavoratori italiani e stranieri. Il risultato? Gli stranieri, rispetto agli italiani, sarebbero maggiormente disposti a lavorare fuori dal consueto orario di lavoro (42,6%), a ricoprire mansioni meno qualificate e più pesanti (51,2%) e ad accettare retribuzioni inferiori (40,1%). Gli imprenditori stranieri intervistati ritengono che poi la diffusione del lavoro nero interessi sia le imprese condotte da stranieri che le imprese condotte da italiani, sebbene queste ultime in percentuali lievemente inferiori.



Francia 2012: Hollande, "fissare un tetto all'immigrazione"
(AGI) - Parigi, 27 apr. - Hollande ha fatto riferimento alla crisi economica per affermare che "limitare l'immigrazione di natura economica e' necessario". Se eletto alla presidenza, spingera' il parlamento a "fissare il un tetto annuale al numero di immigrati in Francia: "Non credo che avremo mai zero immigrazione, credo che vi sara' sempre un certo tasso di immigrazione clandestina. Possiamo ridurne il numero? Di questo si deve discutere", ha aggiunto. Diverso e' il discorso sull'ingresso di studenti stranieri: "La loro presenza nelle nostre universita' rappresenta un'opportunita', per loro e per noi". Il tema dell'immigrazione e' diventato cruciale in questa seconda parte della campagna elettorale delle presidenziali, soprattutto dopo che l'estrema destra di Marine Le Pen ha ottenuto il 18% dei voti. Se l'uscente Nicolas Sarkozy ne ha dato una lettura etica promettendo di voler difendere "il modo di vivere dei francese", Hollande ha sottolineato che la sua Francia "manterra'" il divieto sul velo islamico, approvato nella precedente legislatura. E se si fosse trovato a scegliere tra Sarkozy e Le Pen avrebbe votato per il primo: "C'e' una differenza", ha sottolineato, "tra repubblicani e coloro che si battono per i valori della Repubblica. Marine Le Pen non ha i miei stessi valori repubblicani".
 
 

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