Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

26 maggio 2010

Un muro di 500 metri contro i rom
Sesto, il sindaco pd Oldrini: "Fermare il degrado è un dovere"

La RepubblicaMilano, 26-05-2010
Zita Dazzi
Il primo cittadino "Basta campi nomadi lungo la ferrovia, la gente si lamenta"
Via al cantiere il 7 giugno nella zona dell´ex Falck. Costo 200mila euro, fondi del piano Maroni
Sono anni ormai che i rom di Sesto San Giovanni si accampano in via Luini. Piantano le tende sotto al cavalcavia, costruiscono le baracche a poca distanza dai binari della ferrovia. Ogni settimana arrivano le ruspe del Comune, tirano giù tutto e li mandano via. Ma presto questo gioco a rimpiattino avrà fine perché l´amministrazione di centrosinistra che guida Sesto San Giovanni ha ottenuto un finanziamento record di 192mila euro per costruire un muro lungo 500 metri e alto quasi tre per impedire ai nomadi di tornare ad accamparsi lungo la ferrovia. Via Luini, zona nord di Sesto, al confine con Monza e Cinisello, è da tempo terra di nessuno. I rom, anche se non c´è acqua né corrente elettrica, l´hanno scelta come ultimo riparo, trasformando il territorio attorno in una discarica a cielo aperto. I cittadini protestano da mesi e chiedono lo sgombero. Ci sono state fiaccolate e affollate assemblee. Ma gli zingari, nonostante i continui sgomberi, continuano a tornare. Per questo il Comune passa alle vie di fatto.
Comincerà il 7 giugno il cantiere per la costruzione del muro, con sovrastante cancellata, che cingeranno 18mila metri quadrati di zona demaniale lungo i binari. Una vasta area dismessa vicina all´ex Falck, un luogo dove i nomadi si sono rifugiati per anni fino alla morte di un ragazzino di 13 anni, nel settembre 2008, bruciato vivo in un incendio. «È anche per evitare che simili tragedie si ripetano che abbiamo deciso di costruire questa cancellata», spiega il sindaco Giorgio Oldrini, democratico, che sui rom ha sempre avuto una posizione netta. «La situazione igienico-sanitaria negli accampamenti abusivi è insostenibile - aggiunge il primo cittadino, a capo di una delle poche amministrazioni di centrosinistra rimaste in provincia di Milano - I cittadini si lamentano e noi abbiamo il dovere di intervenire per contenere il degrado e proteggere la salute pubblica».
Con queste premesse, Oldrini ha deciso che il Comune doveva partecipare al bando per l´assegnazione dei fondi del piano Maroni per l´"emergenza rom". E il progetto per la recinzione lungo via Luini è stato approvato. Di fronte all´attivismo di Milano - Palazzo Marino si è accaparrato 13 milioni per far sparire i campi rom non autorizzati - forse Sesto non vuole esser da meno: il finanziamento è destinato solo all´aspetto sicurezza, non all´accompagnamento sociale. «Il Comune ha tanti interventi di sostegno all´immigrazione, non c´era bisogno di misure specifiche sui nomadi» conclude Oldrini. L´assessore ai Lavori pubblici, Vincenzo Amato, precisa che alla decisione di tirare su un muro si è arrivati anche per ragioni "umanitarie": «Ogni settimana dobbiamo andare a sgomberare quella gente - spiega - e ogni volta troviamo donne e bambini: è una pena anche per noi. Le condizioni di vita di quella gente sono terribili. Così vicini alla ferrovia corrono anche dei rischi. Incidenti mortali si sono già verificati. Non si può far altro che mettere in sicurezza l´area, che in futuro sarà destinata a capannoni industriali».
Per una volta sono d´accordo i leghisti di Sesto. Il presidente del quartiere interessato, il lumbard Paolo Bosisio, parla così della scelta di Oldrini: «Costruire un muro è un´ammissione di resa e di impotenza del Comune, che non è in grado di presidiare il territorio. Comunque, da 15 anni avevamo questo problema. Almeno fanno finta di fare qualcosa. Anche se, purtroppo, adesso la zona resterà chiusa a tutti, anche a noi cittadini che speravamo potesse diventare un´area verde».



I giudici regalano pensioni agli extracomunitari

il Giornale, 26-05-2010
Anna Maria Greco
La Corte costituzionale dichiara illegittima la norma che garantisce assegni di invalidità solo a chi ha la carta di soggiorno. Per l’Inps l’apertura sarebbe un tracollo. Ora si teme il turismo previdenziale degli immigrati. Tolleranza zero contro i falsi invalidi
Roma - Per l’Inps è un colpo duro. La Corte costituzionale garantisce l’assegno mensile di invalidità anche agli stranieri extracomunitari. Non più solo a quelli che dopo 5 anni hanno ottenuto la carta di soggiorno, come previsto finora, ma a tutti quelli che hanno i requisiti (non certo i clandestini) e non possono lavorare per un handicap.
Così, mentre governo e Parlamento affrontano la crisi comprimendo lo Stato sociale e tirando la cinghia anche per i benefici agli handicappati, la Consulta va in controtendenza e allarga il numero dei beneficiari dell’assegno.
Così tanto, che alcuni prevedono ora il rischio di una forma di una sorta di «turismo previdenziale» in Italia, con l’arrivo di chissà quanti stranieri invalidi o presunti tali, attirati dalla possibilità di essere mantenuti a spese dello Stato, senza lavorare.
La decisione è già stata presa dai 15 giudici costituzionali, anche se ancora non è pubblica. C’è stata una spaccatura, nella riunione a Palazzo della Consulta, ma alla fine la maggioranza ha accolto il ricorso della Corte di appello di Torino, dichiarando costituzionalmente illegittima la norma che attribuisce l’assegno di invalidità, a italiani, cittadini comunitari ed extracomunitari solo se titolari della carta di soggiorno.
È ancora presto per valutare le conseguenze economiche di questo verdetto, ma certo il nostro già disastrato Istituto per la previdenza sociale dovrà fare i salti mortali per far fronte anche a questo onere. L’assegno è basso, 242,84 euro per 13 mensilità, ma bisogna vedere per quanti si moltiplica. E poi, una volta dichiarato invalido civile, un extracomunitario potrà ottenere a cascata gli altri benefici legati allo status, come la ben più cospicua indennità di accompagnamento e le detrazioni fiscali connesse.
Tutto nasce dalla causa di una romena immigrata in Piemonte che, dopo un incidente, è diventata invalida. Le è stato riconosciuto l’assegno perché comunitaria. Ma lei è andata oltre: ha chiesto gli arretrati, che si riferivano a un periodo in cui la Romania non era ancora entrata nell’Ue. La richiesta è stata bocciata, in base a un articolo della legge del 28 dicembre 2000, nella finanziaria 2001, che subordina appunto l’assegno sociale al possesso della carta di soggiorno. Ma in appello, la Corte di Torino si è rivolta alla Consulta, sostenendo che questa norma è «discriminatoria», contrasta con la «Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali» del 1952 e viola l’articolo 117 della Costituzione: quello che obbliga lo Stato a fare leggi, anche in materia di immigrazione, che rispettino ordinamento comunitario e obblighi internazionali.
La Convenzione stabilisce il divieto di discriminazione all’articolo 24: «Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere garantito senza alcuna distinzione di sesso, di razza, di colore, di lingua, di religione, di opinione pubblica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di appartenenza a una minoranza nazionale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione». Un principio bellissimo, ma che deve fare i conti con la realtà e le casse di ogni Paese, lasciando ampio spazio di interpretazione.
Infatti, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha affermato diverse volte che la Convenzione non determina un obbligo per gli Stati Ue di realizzare un sistema di protezione sociale o di assicurare un certo livello di prestazioni assistenziali. In linea di massima, la Corte rispetta le scelte del legislatore nazionale, che devono però avere una giustificazione oggettiva e ragionevole, per non essere discriminatorie. La norma in questione ha voluto restringere il numero dei beneficiari extracomunitari, stabilendo che per avere l’assegno di invalidità l’immigrato deve dimostrare di aver vissuto nel nostro Paese permanentemente per un periodo di tempo e non in modo episodico.
Ma la Corte costituzionale ha spazzato via questa limitazione, affermando che è in gioco un «bisogno primario» dell’individuo. Dunque, tra italiano ed extracomunitario sull’invalidità non ci può essere differenza. E l’assegno deve andare ad ambedue.



I Comuni bocciano le misure del Governo sulla sicurezza: il 77% si dichiara contrario al reato di immigrazione clandestina, il 73% ritiene inutili le ronde.

ImmigrazioneOggi, 26-05-2010
I dati emergono da un sondaggio della Fondazione Aci Filippo Caracciolo presentati al convegno “Polizia Locale e Sicurezza, la stagione delle riforme”.
I tre quarti dei Comuni italiani (77%) è contrario alla nuova configurazione del reato d’immigrazione clandestina. Il 64% lo considera “di difficile applicazione per ragioni organizzative”, mentre il 23% è contrario per ragioni di giustizia sociale. Soltanto il 13% lo ritiene “utile a prevenire gli illeciti commessi da stranieri”.
I dati emergono da un’indagine della Fondazione Aci Filippo Caracciolo, Polizia Locale e Sicurezza, la stagione delle riforme, presentato ieri al III Forum internazionale delle Polizie locali, organizzato dall’Aci a Riva del Garda, in Trentino.
Sempre sul versante sicurezza, i Comuni respingono le cosiddette “ronde”. Mentre il 55% del campione si dichiara contrario, il 37% le ritiene “inutili” ed il 18% addirittura “dannose”.
Inoltre soltanto il 4% dei Comuni intervistati ha stipulato convenzioni con le Associazioni di Osservatori Volontari, le cosiddette ronde; il 10% sta valutando l’opportunità di procedervi mentre la stragrande maggioranza (86%) dei Comuni non si è ancora mosso a riguardo.



Ragusa, chiusura temporanea per lo sportello immigrazione

Il Giornale di Ragusa, 26-05-2010   
Ragusa - Lo sportello Unico Immigrazione è stato chiuso in via provvisoria.  La Prefettura di Ragusa, in una breve nota  fa sa che, a causa di un guasto agli impianti idrici nei locali dello Sportello  di via San Giuseppe, lo stesso rimarrà chiuso almeno fino al 29 maggio prossimo.
"Non appena cessata l’emergenza che ha determinato la chiusura, sarà data notizia della ripresa del regolare funzionamento".



Sans Frontieres, un aiuto

Nuovo Oggi Viterbo, 26-05-2010
Marco Tartarini
Tra gli obiettivi il raggiungimento dell'integrazione
L'Associazione Interculturale Sans Frontiere, presieduta dalla Sig.ra Tshiela Lukusa - da anni è impegnata nel sostegno alle famiglie immigrate e nel settore dell'integrazione scolastica, ed è sempre attenta alle iniziative che promuovono la qualità della vita delle famiglie e dei minori.
Uno dei suoi obiettivi quello di farsi cassa di risonanza delle opportunità territoriali che possono rispondere alle diverse esigenze dei cittadini stranieri ed italiani.
E' il caso della scuola primaria Giosuè Carducci, di Bassano Romano, che per l'anno 2010-2011 propone nel piano formativo l'opzione del tempo pieno, 40 ore settimanali, nonostante la sempre maggiore difficoltà nel reperimento delle risorse economiche da parte delle strutture scolastiche.
Il dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Bassano Romano, Claudio Sensi, ha infatti accolto le richieste di alcuni genitori ed ha dato piena disponibilità per l'attivazione della formula del tempo pieno, nelle classi di scuola primaria, qualora la richiesta soddisfi il numero minimo di alunni necessari alla formazione della classe prima.
"Per il 26 maggio, alle 16,30, presso la sala consiliare di Bassano Romano",è indetta una riunione con i genitori dei bambini preiscritti alla prima classe, e con eventuali altri interessati, per verificare il numero delle richieste e confrontare le esigenze delle famiglie.
"L'esito dell'incontro sarà comunicato formalmente al dirigente scolastico per avviare    l'organizzazione e la programmazione del prossimo anno scolastico". L'associazione interculturale Sans Frontiere invita tutti i genitori, ovviamente quelli che sono interessati a partecipare all'incontro.



Sushi e cous cous, benvenuti a tavola

la RepubblicaNapoli, 26-05-2010
TIZIANA COZZI
Isham, 46 anni, giordano di Tafila, è laureato in Scienze nautiche. Ma più che lavorare con carte di navigazione e risorse marine, da 19 anni maneggia pentole e prepara piatti della cucina palestinese. Isham è uno chef. Passare la vita davanti ai fornelli forse non era la sua massima aspirazione. Avrebbe di certo preferito occuparsi di tecniche navali, magari sognava di arruolarsi nella marina mercantile.
Ma, al di là dei sogni, la vita da immigrato a Napoli gli ha regalato una possibilità concreta. E lui l'ha colta con tutte le sue forze. Ha messo la laurea in un cassetto, è partito dalla gavetta, ha respirato l'odore fumoso delle cucine, ha sopportato i lavori più faticosi, nei ristoranti del Trentino Alto Adige, del lago di Garda, di Firenze. Alla fine è diventato uno chef stimato. Da quattro anni lavora al ristorante arabo di piazza Bellini. La sua specialità è la cucina palestinese, ma tiene anche corsi di arabo a studenti napoletani. "Avevo 18 anni quando sono arrivato a Napoli per studiare  -  ricorda Isham  -  ho passato i miei anni migliori in questa città. E ho rubato il mestiere a persone che mi hanno aiutato. Da Mimì alla Ferrovia, per esempio".
Ecco uno degli chef immigrati che popolano le cucine dei ristoranti napoletani. Un esercito di cuochi professionisti, che hanno appreso le tecniche più sofisticate nel corso degli anni e, dopo l'esplosione della moda della cucina etnica, sono diventati indispensabili, diventando testimoni di integrazione. Guidano le cucine dei ristoranti arabi e giapponesi, lavorano nei locali della città, oppure preparano a domicilio, nelle case dei napoletani, i piatti tipici del loro paese. Come Adelaide Cruz, chef brasiliana premiata l'anno scorso a Pozzuoli ad un concorso sui sapori internazionali.
La cucina etnica è sempre più ricercata. È un trend in netto aumento in città. Secondo i dati della Camera di commercio di Napoli, soltanto nell'ultimo anno in città hanno aperto undici nuovi ristoranti etnici. Nel dicembre 2009 i locali di cucina internazionale erano 63, rispetto ai 52 del 2008. Molti sono sushi-bar. Ma c'è chi cucina anche un'ottima parmigiana di melanzane.
La "febbre" del sushi ha contagiato anche Napoli. Ignazio Ito, 40 anni, chef nippobrasiliano di San Paolo del Brasile, lavora al ristorante JapOne, primo locale di sushi aperto a Napoli. Arrivato cinque anni fa in città per un lavoro da "sushi-man" in prova, non è mai più andato via. Ignazio, nato da genitori giapponesi emigrati in Brasile, ha trascorso anni in Giappone a imparare le tecniche del sushi. Non solo uomini, però, servono in tavola prelibate pietanze esotiche. Latifa Maboub, cuoca marocchina di Rabat, dal 1975 a Marigliano, lavora nel week-end al ristorante Nido Branco di Baia, dove prepara cous cous e harira (zuppa tipica di ceci e lenticchie) ma anche ragù alla napoletana. L'anno scorso ha vinto il premio "Sapori internazionali" della manifestazione "Litorale flegreo nel mondo".



Abdelrahim, la promessa del Comune "Troveremo una casa di emergenza"

La RepublicaBologna, 26-05-2010
ALESSANDRO CORI
«Sto male, ho dei problemi di salute e anche una delle mie figlie non sta bene. La casa di via Calindri era l´unica cosa che avevamo, ho pagato l´affitto finché ho potuto, ma ora non possiamo dormire su un mucchio di coperte ammassate in uno stanzone come abbiamo fatto questa notte». Abdelrahim Gourich è l´immigrato marocchino che l´altra mattina ha minacciato di impiccarsi con una corda dal balcone del suo appartamento a San Donato. Lo sgombero però, nonostante il presidio organizzato da Asia-Rdb, è stato inevitabile. Abdelrahim, disoccupato, ha passato la sua prima notte nelle ex scuole Mazzini di Borgo Panigale, occupate tre settimane fa da una quarantina di famiglie senza casa. Ieri mattina, non sapendo più cosa fare, è andato in Comune a chiedere aiuto: almeno per la sua famiglia sarà disponibile presto una soluzione.
L´uomo, che vive a Bologna da circa dieci anni ma parla poco l´italiano, è stato ricevuto dal sub commissario al Welfare Raffaele Ricciardi che a nome dell´amministrazione si è impegnato a «trovare il prima possibile un alloggio temporaneo per la sua famiglia. So che il suo caso è seguito dai servizi sociali del quartiere - spiega - e i Gourich sono anche in graduatoria Erp, ma hanno pochi punti per ottenere un alloggio».
«Proveremo a sistemare per un po´ la sua famiglia in una casa d´emergenza - continua Ricciardi - del resto la lista d´attesa per avere in assegnazione una casa popolare è molto lunga. Ci sono 8.500 persone in graduatoria, ma stiamo cercando e trovando le risorse per mettere a posto gli alloggi sfitti». Le parole di Ricciardi però non sono bastate a tranquillizzare Abdelrahim, che ha comunque paura di staccarsi dalla moglie e dalle due figlie. «Aspetterò che mi chiamino, ma se entro domani (oggi ndr) non ci saranno novità andrò con la mia famiglia in piazza Maggiore. Staremo lì, tutti quanti, finché qualcuno non ci darà una casa. Io voglio solo lavorare e vivere in pace in un alloggio decente. Stare nelle ex scuole Mazzini, significa vivere con l´incubo di essere sgomberati e finire in mezzo alla strada».



Shopping arabo in riva al Brenta
Buyers iraniani e sauditi fanno incetta di stiletti made in Italy. Il Medio Oriente rappresenta il 6% del mercato del distretto padovano

Corriere del Veneto, 25-05-2010
Francesca Visentin
MONTEGROTTO TERME (Padova) - Velo e tacchi a spillo. La passione femminile per le scarpe prevale anche sul rigido codice d’abbigliamento dei Paesi Arabi. E la voglia di stiletti firmati, plateau e tacchi alti ha portato sulla Riviera del Brenta a fare incetta tra i calzaturifici schiere di compratori da Arabia Saudita, Iran, Libano, Siria. Molte le donne velate al seguito. Perchè sotto vesti scure e abiti come tonache, il tacco alto esalta la femminilità e gratifica anche le signore dei Paesi Arabi, fasciate da drappi scuri. Sandali tempestati di pietre, tacchi stravaganti, bombati, attorcigliati, squadrati, decorazioni liberty, ricami: le calzature dei sogni sono glamour sia per la Carrie di «Sex and the City » che per le arabe insaccate tra i veli. «Non so chi sia l'inventore dei tacchi alti, ma gli uomini gli devono molto», diceva Marilyn Monroe, icona di sensualità, nel film «Quando la moglie è in vacanza».
E nei Paesi Arabi sembrano condividere, visto il successo delle scarpe venete di griffe. A Montegrotto Terme, il «made in Veneto» dei calzaturieri del Brenta ha incontrato un gruppo di buyers dei Paesi dell’area del Golfo, al Grand Hotel Terme. In mostra, una carrellata della produzione nostrana più recente, da indossare sotto velo e abiti lunghi: scarpe eleganti, raffinate, aggressive, altezze vertiginose, ma anche decolletè comode. Tacchi rivestiti di strass e paillettes, pellami pregiati, stivali foderati di pelliccia: il meglio dello stile «made in Riviera del Brenta » sfoggiato nelle sale del Grand Hotel di Montegrotto Terme, per gli operatori del Golfo Arabo. L’area del Medio Oriente rappresenta il 6 per cento del totale dei clienti delle aziende della Riviera, con un giro di affari di circa sei milioni di euro all’anno e un milione di paia di scarpe inviate regolarmente verso Arabia, Siria, Libano, Emirati Arabi, Iran. «E’ un nuovo business - fa notare Giuseppe Baiardo, presidente delle aziende di calzature dell’Acrib - , la crisi ci impone di orientarci anche verso mercati alternativi. E gli arabi apprezzano i nostri prodotti, tra i più eleganti al mondo. I piccoli imprenditori del settore del lusso hanno proposte che sono piaciute ai buyers degli Emirati. Così abbiamo pensato di abbinare il pacchetto "scarpe eleganti e soggiorno termale wellness", per unmarketing territoriale integrato, arma vincente di sostegno delle nostre aziende ». Promoter dell'iniziativa di ieri, Acrib, Anci, Ice, con la collaborazione di Turismo Padova Terme Euganee. «Abbiamo offerto un'accoglienza di eccellenza e qualità, in una delle più belle aree della Regione - spiega Flavio Manzolini, presidente Turismo Padova Terme Euganee - , la promozione delle produzioni è legata al territorio ».



LETTERA DA TUCSON
L'Arizona della legge anti-immigrati E del miliardo di dollari all'istruzione

Corriere della Sera, 26-05-2010
MASSIMO PIATTELLI PALMARINI

L' Arizona, dove vivo, insegno e - faccio ricerca da 11 anni, è in questi giorni sotto i riflettori,  anche in Italia. Le critiche si  concentrano sulla legge firmata venerdì scorso dalla governatrice repubblicana Jan Brewer, la più severa sull'immigrazione in tutti gli Stati Uniti. Infatti, i rappresentanti delle forze dell'ordine dell'Arizona avranno a breve facoltà di fermare e chiedere i documenti di identità a chiunque ritengano sia «ragionevolmente sospetto» di essere un immigrato illegale. Se è confermato illegale, seguono implacabilmente l'arresto e l'estradizione. Subito severamente criticata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e dai governatori degli altri Stati confinanti con il Messico, e con l'Arizona, cioè la California e il New Mexico, la legge può dare adito all'abuso più temuto, cioè quello del cosiddetto profiling: il fermo, a discrezione, di soggetti che semplicemente hanno tratti somatici latini. Altro rischio è quello che legalissimi cittadini dalla pelle bruna, non avvezzi a girare con una carta d'identità, siano fermati e portati alla stazione di polizia per ulteriori accertamenti.
Civili e ordinate manifestazioni di protesta si sono svolte di fronte al palazzo del governo a Phoenix, e grave preoccupazione, unita a un invito a vigorose proteste, è stata anche espressa dal presidente dell'Università dell'Arizona, Robert N. Shelton, la scorsa settimana, in una circolare pubblica, indirizzata a tutti noi.docenti, agli studenti e alle loro famiglie. Shelton fa presente che un certo numero dei migliori studenti dell'Università dell'Arizona minaccia di trasferirsi altrove per protesta, se la legge verrà effettivamente messa in atto. La California, dal canto suo, minaccia l'Arizona con il boicottaggio dei prodotti, del turismo e dell'organizzazione di incontri e convegni. La pronta risposta è stata la contro-minaccia di chiudere le forniture di energia elettrica alla città di Los Angeles. Diciamolo pure, a noi italiani fa un po' specie tanta levata di scudi, in quanto l'occasionale richiesta di documenti da parte di polizia e carabinieri ci sembra normale, così come l'obbligo per ogni adulto di circolare sempre con un documento di identità. Ma negli Stati Uniti la sensibilità civica è diversa, non si ammette di essere fermati se non si è commessa alcuna infrazione e nemmeno esiste un vero equivalente della nostra carta d'identità. È anche vero che, da sempre, sulle strade e autostrade che dal Messico si inoltrano in Arizona, a circa 30 o 40 chilometri dal confine, vi sono posti di blocco della polizia di confine («Border Patrol») che fermano 0 non fermano, ispezionano 0 non ispezionano, a loro discrezione, i veicoli in transito. Ciò che viene da tutti tollerato per quanto riguarda la polizia di confine non viene adesso tollerato.da un' attiva minoranza per la normale polizia. Un profilo politico, sociale ed economico dell'Arizona impone sempre di bilanciarne le caratteristiche con le due premesse «se da un lato..., dall'altro...». Infatti, è uno Stato per tradizione rocciosamente (se mi si consente quest'espressione per il Grand Canyon State) repubblicano, ma con un'amata ex governatrice democratica, Janet Napolitano, adesso chiamata da Obama a dirigere l'ente federale per la difesa del territorio. La città di Tucson, che comprende circa 200 mila persone in un modo o nell'altro afferenti all'Università dell'Arizona, è fortemente democratica. Notoriamente, spesso pericolosamente, arida, l'Arizona ha nella lattuga e nel cotone i principali prodotti agricoli, dato che la regione di Yuma è riccamente irrigata da canali che prosciugano il fiume Colorado, un tempo navigabile. L'Arizona è da sempre avversa al big government, eppure è debitrice ai passati governi federali democratici per una serie di imponenti dighe che l'hanno fatta decollare fino dagli anni Trenta del XX secolo, per non parlare di un terzo della sua superficie coperta da parchi federali e di basi militari imponenti che ne alimentano l'economia. Se da un lato vi sono vigilantes improvvisati che pat-tugliano armati la frontiera, dall'altro gruppi di volontari soccorrono gli immigrati illegali con acqua, cibo e coperte.
È tradizionalmente poco tenera con gli intellettuali e i professori, eppure una larga maggioranza (il 65% dei votanti) ha approvato la settimana corsa la cosiddetta «Proposition 100», cioè un incremento di tassazione che dal primo di giugno e per i prossimi tre anni aumenta dell'uno per cento la tassa d'acquisto per ogni e qualsiasi prodotto. Il ricavato, circa un miliardo di dollari, andrà, come annunciato, soprattutto a beneficio dell'istruzione superiore (licei e università), e il resto alla Sanità e agli apparati di sicurezza pubblica. Si calcola che questi nuovi fondi creeranno 13 mila nuovi posti di lavoro. Eppure lo Stato dell'Arizona dovrà continuare a risparmiare, oberato com'è da un deficit di circa due miliardi di dollari.
Il crollo del mercato immobiliare in un territorio fino a due anni fa in rapida crescita demografica, la concorrenza del rame del Cile su
quello estratto localmente in immense miniere a cielo aperto e una precedente tassa immobiliare dichiarata incostituzionale dalla Corte
Suprema hanno sprofondato in rosso il bilancio. Come dire, se Roma piange, anche Phoenix non ride. Ma le tre università dell'Arizona ora possono
tirare un lieve respiro di sollievo. Avevano tenuto a lungo il fiato sospeso, in quanto, se questo referendum non avesse dato esito positivo, ulteriori tagli di 107 milioni di dollari sarebbero stati apportati ai loro già magri bilanci. Dico lieve, perché questi si sarebbero aggiunti ai precedenti tagli di 100 milioni, ormai purtroppo consolidati. Sa da un lato (appunto),  l'Università dell'Arizona è tra le meno care degli Stati Uniti, dall'altro vi sono dipartimenti di altissimo livello, soprattutto l'astrofisica e l'ottica non lineare, unica al mondo a saper costruire parabole riflettenti di dieci metri di diametro con uno spessore di alluminio rigorosamente calibrato a otto atomi, non uno di più, non uno di meno. Il telescopio ottico binoculare dell'osservatorio di Mount Graham è attualmente il più potente al mondo.
A dispetto dell'eccellenza di molti dipartimenti, si è rivelato impossibile aumentare significativamente le tasse d'iscrizione, in quanto la Costituzione dello Stato dell'Arizona sancisce che l'istruzione deve essere «per quanto possibile» (as much os possible) gratuita. Per ogni minimo aumento sono fino ad ora insorti vigorosamente studenti e famiglie. Orgogliosa della «diversità» di studenti e docenti, di ogni lingua e provenienza, l'università ha stabilito numerose borse di studio per i giovani delle tredici tribù indiane locali. Resta ora da vedere con quali risultati ci si opporrà alla nuova legge sull'immigrazione. Terra, (quindi, di contrasti interessanti e forse anche un po', solo un po', come una vecchia canzone italiana la definiva, «terra di sogni e di chimere».



Due giorni di festa nella strada. Settanta gli appuntamenti
Canti, balli e musica: via Padova sceglie «l’aggregazione pacifica»

Corriere della Sera.it, 24-05-2010
Matteo Speroni

Il quartiere lancia la sfida della cultura. I promotori: qui ci sono problemi ma anche enormi risorse
MILANO - Anche via Padova domenica si è risvegliata con lentezza per i postumi della vittoria dell'Inter a Madrid. Ma già in tarda mattinata la gente ha cominciato a scendere in strada, a partecipare a un'altra festa, la due giorni «Via Padova è meglio di Milano», che sabato e domenica ha coinvolto tutta l'area da piazzale Loreto a Crescenzago con più di settanta appuntamenti tra musica, teatro, incontri, proiezioni, giochi, sport, organizzati da una cinquantina di associazioni. E la sera erano in centinaia i milanesi, non soltanto della zona, che si sono radunati a ballare al Parco Trotter in occasione del concerto conclusivo dell'Orchestra di via Padova, ospite la cantante Malika Ayane. «Con questa partecipazione - commenta Carlo Bonaconsa dei comitati promotori - siamo riusciti a trasmettere l'idea di una via Padova con problemi, è vero, ma anche con enormi risorse, in grado di rigenerarsi e trasformarsi».
Dopo l'omicidio del giovane egiziano avvenuto il 13 febbraio scorso - e le tensioni che ne sono seguite - il quartiere ha mostrato l'altra faccia, quella dell'aggregazione pacifica. La strada si è popolata di famiglie, giovani e anziani, italiani e stranieri, incuriositi da attori e suonatori itineranti. Grande successo ha riscosso la musica, ma anche il teatro per i bambini e, ad esempio, un banchetto per la degustazione di qualità di caffè da tutto il mondo. Grazie al clima estivo, il punto più frequentato è stato il parco Trotter (visitato ieri mattina anche dal sindaco Letizia Moratti), un'oasi verde animata da eventi e banchetti. In strada, la festa ha rivelato qualche sorpresa: «A un certo punto sono comparsi alcuni clown - racconta Daniela Airoldi Bianchi del Teatro Officina - che si sono messi a giocare con automobilisti e passanti. Non sappiamo chi fossero e da dove venissero, un'iniziativa del tutto spontanea. Come quella di un indiano che ha preso il microfono per cantare con noi durante uno spettacolo, o di un nordafricano con cui ho ballato la tarantella».
Al centro culturale islamico di via Padova 144 (che fa parte della rete dei promotori) raccontano che è arrivata una delegazione del Comitato interculturale di Quarto Oggiaro con la proposta di partecipare alla festa della loro zona il 12 e 13 giugno e fanno sapere che stanno già organizzando una partita di calcio Italia-Resto del mondo. Divisi in campo, ma tutti insieme in città.



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