Crimini e nazionalità. Quel precedente da non dimenticare
Proviamo a mettere a fuoco un pezzo della nostra realtà, che in genere ci sfugge: noi, qui in Italia, una sessantina di milioni di persone (autoctoni e non), distribuiti su tutto il territorio nazionale; e poi oltre 8mila Km di coste.

Lungo il tracciato di questo confine, nel corso del 2009 sono morte circa cento persone al mese, nel tentativo di oltrepassarlo per mare, quel confine. Lo hanno fatto e continueranno a farlo. Come una fatalità, come un imprevisto che ti prende alle spalle, come un destino (e forse è proprio un destino), l’esodo non si arresta. La postura aggressiva e la voce tonitruante del ministro dell’Interno non fermano le barche dei migranti: e solo la gretta utopia di una politica fondata sul panico sociale poteva immaginare che, invece, funzionasse. Appena due giorni fa, cento stranieri, tra i quali alcune decine di bambini sbarcano nel siracusano. Così le agenzie: “è stato un automobilista, che ha notato gli extracomunitari, in marcia sulla strada”: “nella zona sono  ancora in corso battute per individuare eventuali fuggitivi”. (Un esempio suggestivo di letteratura, come dire, da safari). La sorte di quelle persone, è probabilmente segnata: verranno “respinte”. Ad altre, è andata peggio. I dati, forniti dalla Comunità di Sant’Egidio e dal sito Fortress Europe, sono quelli di un bollettino di guerra. Il resoconto di una strage. Nei primi quattro mesi del 2009 i morti e i dispersi nel tentativo di raggiungere l’Italia sono stati 428. Nel 2008, 642. Il numero totale delle vittime dirette in Italia dal 1988 a oggi ammonta a 4638. stiamo parlando dei soli migranti diretti verso il nostro paese. Le cifre dei morti in mare mentre tentavano di raggiungere l’Europa sono assai più consistenti. E crudeli.

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