Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

13 dicembre 2013

«Va’ pensiero»: un doc sull’Italia razzista ricordando le vittime
Storia dell’omicidio dei due senegalesi a Firenze
Proiezione stasera alla presenza della ministra Kyenge
l'Unità, 13-12-2013
Flore Murard-Yovanovitch
IN UNA SCUOLA DI SESTO SAN GIOVANNI, UNA MAESTRA CANTA «FACCETTA NERA» E POI DICHIARA «IO NON SONO RAZZISTA». Un ritornello già sentito, ma forse il vero nodo della questione del razzismo italiano. Subdolo, sdoganato e raramente perseguitato come odio razziale. Quel nodo mai sciolto, lo coglie invece il regista Dagmawi Yimer in Va’ Pensiero, il suo ultimo film sulla strage razzista di Firenze, che sarà proiettato stasera al cinema Stensen di Firenze alla presenza della ministra Cécile Kyenge. Il 13 dicembre 2011, un «folle» Gianluca Casseri che si scoprirà poi dichiarato neonazista, sparò su degli ambulanti senegalesi nel cuore della città antica. Due morti: Samb Modou e Diop Mor. Fu uno choc per Firenze, per il Paese, ma ben presto il sipario è caduto. Come si vive quando sai che un uomo ha cercato di ucciderti per il colore della tua pelle?
Quali sono le cause di tale violenza razziale? Il regista etiope Yimer, pone le sue domande direttamente alle vittime. Dedicato a Moustapha Dieng, colpito alla spina dorsale e ancora ricoverato in ospedale, il documentario ritrae la sopravvivenza degli altri due superstiti Mor Sougou e Cheikh Mbengue, dopo l’eccidio del mercato di San Lorenzo. Gli incubi, la paura, la difficoltà di vivere, di fare crescere i figli, di tornare ad aprire le bancarelle, e la questione mai sciolta: com’è possibile nel 21° secolo essere colpito perché di pelle nera?
Le loro storie s’intrecciano con quella di Mohamed Ba. Un’altra vittima di un tentato omicidio razziale, ma rimasto meno conosciuto. Il 31 maggio 2009, in pieno centro di Milano, questo cinquantenne senegalese riceve una coltellata nell’addome da un uomo con la testa rasata. Alla fermata del tram, sotto gli occhi di tutti. Fu lasciato dissanguato per ore sul marciapiede, senza soccorso. E soprattutto senza mai che la Questura svolgesse un’indagine appropriata, classificando come la solita «lite tra extracomunitari». Ancora oggi, questa vittima di aggressione razziale, non ha ricevuto la cittadinanza onoraria dall’Italia (quella concessa ai tre senegalesi fiorentini). Altro sipario dell’informazione. Altro abisso. Mor Sougou e Cheikh Mbengue, gravemente feriti a Firenze il 13 dicembre 2011 in pieno giorno, in occasione dell’eccidio di Piazza Dalmazia
Perché le ferite peggiori non sono quelle fisiche, sono quelle invisibili, morali. Psichiche diremmo noi, essere vittima di questo annullamento da parte di un altro essere umano. Che si ferma all’apparenza fisica, e non vede la tua irriducibile uguaglianza. Eppure «nessun uomo nasce razzista, ma lo diventa, perdendo gli affetti», racconta Ba, il favoloso cantastorie, narratore, attore, educatore che incanta bambini e adulti. E ti porta sul suo tappeto di parole, in Senegal, dove non esiste la parole straniero, e dove l’ospite è prezioso, lo si trattiene a casa più a lungo possibile ne dipende della reputazione, perché è un valore in sé.
Va’ pensiero, scena dopo scena ti conduce piano all’interno di quella violenza, con chi l’ha inspiegabilmente subita. Provoca con questa domanda: perché persiste oggi la violenza razziale? Questa malattia del nostro tempo. Il film-domanda di Yimer è molto poetico, dolce e fluido, con lo splendido montaggio di una professionista del calibro di Lizzi Gelber. In 60 minuti, ti conduce in un crescendo drammatico nell’odierno cuore di tenebra. Per renderlo «visibile».
Intanto, l’ideale è di «passare da vu-cumprà a vu-pensà», ironizza Ba sul palcoscenico, uscire dalla condizione di mere «braccia» per contribuire alla crescita del interculturalismo. In una sala gremita a Trastevere, il griot Ba dice che il film di Dagmawi Yimer parla a quella parte «bella e sana» della società italiana, che sa «danzare con gli altri». «Quelle centinaia di cittadini che ci hanno “curato” con la lora vicinanza, perché io non chiedo compassione, voglio vicinanza».



Boom di contatti per AkoayPilipino.eu, il portale dei filippini in Italia
Oltre 120mila visite nel mese di novembre. La gag di Bonolis e il tifone Haiyan gli argomenti più letti
stranieriinitalia.it, 13-12-2013
Roma, 13 dicembre 2013 - Boom di contatti, nel mese di novembre, per Ako ay Pilipino.eu, il portale dei filippini in Italia edito da Stranieri in Italia.
Lo scorso mese si è chiuso con un record di visite mensili, oltre 120mila: un trend che sembra consolidarsi anche a dicembre.
ll portale Akoaypilipino.eu racconta la vita quotidiana dei Filippini in Italia, circa 170 mila persone contando solo i regolari, e con grande attenzione alle novità dell’immigrazione e della burocrazia dà loro informazioni utili e consigli pratici per vivere bene qui. Tutto nella loro lingua.
Gli argomenti che in questo periodo hanno raccolto maggiormente l'attenzione dei lettori sono stati la (brutta) gag proposta dal conduttore Paolo Bonolis nel programma "Avanti un altro" sugli stereotipi dei filippini e lo speciale sulle vittime del tifone che ha devastato la madre patria il 7 novembre scorso.
Il portale è anche una finestra aperta sulla diaspora, considerando la presenza della migrazione filippina nel mondo chiamata ofw o overseas filippino workers. E’ un modo per mettere in contatto i Filippini in Italia con il resto del mondo con un semplice ‘click’.
Nel nostro portale “Spieghiamo passo per passo la procedura del rinnovo del permesso di soggiorno, come controllare i punti dell’accordo di integrazione, come usare l’autocertificazione o arrivare con il decreto flussi. Questa, insieme all’uso del tagalog, facilita la comprensione del continuo cambiamento delle norme”, dice Pia Gonzalez, redattrice del portale.
“La vita della comunità è molto importante per i Filippini. Le loro storie rappresentano l’integrazione”, aggiunge Gonzalez. La rubrica ‘Komunidad’ racconta allora gli eventi culturali, sportivi, religiosi organizzati dai Filippini in tutta Italia, e come amano la musica pop e sport come il basketball e il volleyball. “Ma soprattutto raccoglie storie ed interviste di alcuni personaggi che diventano ‘idoli’, buoni esempi da seguire”.
 


A Padula accolti 239 immigrati
Accolti da Caritas saranno sistemati in 5 strutture accoglienza
(ANSA) - PADULA (SALERNO), 12 DIC - Sono giunti a Padula, comune a Sud di Salerno, 239 migranti provenienti da Porto Empedocle (Agrigento), tutti tratti in salvo nell'ambito dell'operazione "Mare Nostrum".
Ad accogliere i migranti - originari per la maggior parte del Mali, della Guinea, del Gambia, della Nigeria e del Senegal - sono stati i volontari della Caritas. Tutti saranno sistemati in 5 strutture di accoglienza del Salernitano (Palinuro, Roscigno, Montesano sulla Marcellana, Padula ed Eboli). (ANSA).



Calcio, insulti razzisti al Trofeo Wojtyla: Watford lascia il campo
CIRDI, 13-12-2013
Neppure il calcio giovanile e un trofeo intitolato alla memoria di Karol Wojtyla riescono a dimostrarsi immuni al razzismo. Davvero assurdo quanto accaduto durante la sfida tra Watford e Latina, gara valida per la IX edizione della rassegna internazionale in corso di svolgimento a Roma. Un giocatore under 19 della compagine inglese, secondo quanto riferisce l’organizzazione anti-razzista ‘Kick it out’,  è stato oggetto di espressioni discriminatorie e la sua squadra ha deciso di lasciare il campo.
Il tecnico David Hughes ha invitato i suoi ragazzi ad abbandonare il terreno di gioco al quarto d’ora della ripresa sul risultato di 1-0 per il Watford. “Attualmente – precisa ‘Kick it out’ in una nota – non è noto se il presunto commento sia stato fatto da un giocatore avversario, da un membro dello staff tecnico o da un tifoso”. Hughes e il Watford si sono rifiutati di commentare l’episodio. ‘Kick it out’, intanto, ha lanciato un’indagine per fare luce su quanto accaduto.
Il ‘Watford Observer’ pubblica anche un commento di Gianfranco Zola, manager della prima squadra del Watford: “Ho parlato brevemente con David Hughes e stiamo esaminando la questione per capire cosa sia accaduto esattamente. Di certo tutto questo non mi piace, ma prima di dire altro voglio sentire gli organizzatori per saperne di più. Sembra ci sia stato qualcosa fra i giocatori, ma ho bisogno di avere un quadro generale completo prima di fare ulteriori commenti”. L’organizzazione del torneo, intanto, si è limitata a riferire che il match è terminato 3-0 per la squadra laziale, senza specificare altro.
Fonte: Repubblica.it Sport



Immigrazione: Spagna, bimbi comprati per agevolare ingressi
Dieci liberati e 12 arresti. Falsi genitori pagavano 2000 euro
Antonio Andreucci
(ANSAmed) - MADRID, 12 DIC - La mafia che gestisce l'immigrazione clandestina usa anche i bambini, vendendoli a chi cerca di entrare in Europa o di evitare l'espulsione una volta scoperti. Questa crudele tratta è stata scoperta dalla Guardia Civil spagnola che dopo due anni di indagini complesse, alle quali ha partecipato anche l'Interpol di diversi Paesi europei e africani, ha liberato dieci bambini e ha arrestato 12 persone.
Le indagini furono avviate in seguito alla morte, per annegamento, di un bambino che viaggiava con altri immigrati su un barcone proveniente dall'Africa e diretto a Melilla. Quando il suo corpo fu recuperato dai soccorritori, nessuno dei migranti che erano sulla barca lo rivendicò. Questo particolare fece insospettire la Guardia civil che cominciò a scavare più in profondità nel fenomeno, fino a scoprire collegamenti con la mafia che gestisce l'immigrazione clandestina.
A convincere gli investigatori che potesse celarsi anche un traffico di bambini, tutti sotto i dieci anni, furono anche alcuni episodi accaduti al largo della costa spagnola. Quando veniva intercettato un barcone con gli immigrati, questi ultimi minacciavano di gettare in acqua i bambini o di incendiare le barche qualora non fossero agevolati nel viaggio. Quale genitore - si sono chiesti gli agenti - farebbe una cosa del genere? L'inchiesta, denominata 'Erodoto', ha permesso di scoprire che per ogni bambino venivano versate dai falsi genitori cifre tra i 1.500 e i 2.000 euro. Si trattava sempre di persone provenienti dall'Africa Subsahariana e dall'Algeria. I bambini venivano comprati prima della partenza e usati come 'scudo' in caso di intercettazioni in mare o per altri problemi con le autorità. Una volta arrivati a Melilla, quindi su territorio europeo, appena venivano a mancare le condizioni per cui erano stati comprati i bambini venivano rimessi in vendita. Per alcuni di loro questo è accaduto anche più di una volta.
Scoperto il traffico, sono state avviati anche accertamenti complessi per risalire al DNA dei "genitori" e dei bambini. In 12 casi è risultato che i genitori non erano quelli biologici.
Così i bambini sono stati affidati ai servizi sociali spagnoli di Melilla e gli immigrati clandestini che li avevano utilizzati sono stati rinchiusi in carcere. (ANSAmed).

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