Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Attacco antirazzista


Mauro Valeri
Questa volta, la decisione che dovrà prendere il giudice sportivo sugli episodi di razzismo denunciati in alcune partite di calcio giocate nel fine settimana, sarà più difficile del solito, perché le aspettative sono particolarmente elevate. Per due motivi. Il primo è che da più parti si inizia ad avanzare il sospetto che qualcosa non vada nelle decisioni del giudice. Il secondo è per verificare quale sia la tipologia di episodi che possiamo considerare di discriminazione razziale. Per chiarire il primo motivo, riassumiamo brevemente qual è l’attuale situazione nelle diverse serie, sempre utilizzando i dati dell’Osservatorio sul razzismo nel calcio gestito dall’Associazione culturale Panafrica di Roma. La serie A, dove tutto ciò che accade e dove tutte le decisioni che vengono adottate sono sempre passate sotto la lente d’ingrandimento dei media, appare, almeno per il momento, poco interessata dal razzismo. Ma le lamentele non mancano, perché a molti appare che questa situazione sia dovuta da una sorta di (immotivata) benevolenza del giudice sportivo, favorita da curiosi episodi di “non ascolto” di cori e insulti riportati invece dai media. Il giudice, ad esempio, ha deciso di non emettere alcuna sentenza sui cori razzisti rivolti dai tifosi cagliaritani contro Balotelli e Eto’o in una partita di due mesi fa. Il motivo: “nessun coro è stato riportato ‘a referto’”. Eppure la stampa ne aveva parlato diffusamente già poche ore dopo la fine della partita, chiedendo addirittura la squalifica del campo sardo. Niente. Che si fosse trattato comunque di razzismo è venuto in mente a molti quando hanno letto che i tifosi del Cagliari erano stati nuovamente coinvolti, all’inizio di ottobre, in cori razzisti, questa volta verso un calciatore nero del ChievoVerona. Sarà perché è ottobre, ma almeno le urla erano state messe a referto. Ciononostante, l’ammenda non scatta neanche questa volta perché il giudice sportivo, “preso atto che altri sostenitori (del Cagliari), in numero prevalente, hanno immediatamente e chiaramente manifestato la propria dissociazione da tale riprovevole comportamento”, delibera di non adottare provvedimenti sanzionatori nei confronti della Società Cagliari. Poco o nulla conta il fatto che si tratta, nei fatti, di una sorta di recidiva. Ma il giudice si trincera dietro una logica ferrea: “mi attengo al referto”. All’inizio di novembre, un nuovo problema “audio” impedisce, a tutti coloro che sono pagati da Lega e Figc per ascoltare, di non accorgersi degli ululati razzisti rivolti dai tifosi laziali contro il milanista Seedorf, ululati che sono invece riportati da alcuni quotidiani. Ovviamente nessuna ammenda. In tal modo, a parte le decisioni che il giudice prenderà martedì, la serie A per ora è “immacolata” dal razzismo. Restano però quel “zitti tutti” con cui Balotelli ormai firma i suoi gol, portando il dito sul naso e rivolgendosi a quelli che gli lanciano gli insulti (che lui sente benissimo!). E’ un gesto che è diventato un vero simbolo antirazzista, e ben ha fatto Sedizioni a proporlo come copertina del primo numero della rivista appena pubblicata di “Calcio perlustrato” e intitolato “Che razza di gioco è questo”, tutto dedicata alla discriminazione razziale nel mondo del calcio.
La situazione cambia leggermente se esaminiamo la serie B, dove le attenzioni dei media, ma anche le ammende, sono più contenute. A settembre, il giudice sportivo ha punito, con meno di 10.000 euro, gli insulti razzisti rivolti dai tifosi della Triestina ad un calciatore del Lecce. L’ammontare dell’ammenda è stata stabilita anche tenendo conto di un’attenuante che viene ormai riconosciuta a tutte le società calcistica: l’aver operato “concretamente con le forze dell’ordine a fini preventivi e di vigilanza”. Nulla di strano se non fosse che, con grande clamore, pochi mesi fa era stato stabilito che di fronte ad un coro o uno striscione razzista, si sarebbe dovuto sospendere la partita! Ma probabilmente a Trieste vale un’altra regola. Forse per i soliti problemi di “audio” il giudice non ha invece punito i cori razzisti dei tifosi del Padova contro un giocatore del Gallipoli. Il presidente della squadra pugliese, che, giustamente, aveva provato a sollevare il caso, ha rimediato soltanto rimbrotti dal collega veneto. Comunque, nessuna ammenda. Invece, il giudice ha punito, ma sempre con meno di 10.000 euro, i cori razzisti rivolti dai tifosi ascolani contro un calciatore del Torino (Ogbonna, il black italian che sta ben figurando nella Nazionale Under 21). Le tifoserie di Triestina e Ascoli (così come quella del Padova), sono state in passato già coinvolte in episodi di razzismo da stadio, a dimostrazione della difficoltà (o forse scarsa volontà) a combattere il fenomeno anche laddove si sa bene chi siano i responsabili. Passiamo ora alla Prima Divisione, che negli ultimi anni è stata interessata da diversi episodi di razzismo (non fosse altro per l’alto numero di squadre che disputano i tre gironi). Finora sono tre le squadre punite. Tutte con un’ammenda di 5.000 euro. Il Verona, perché suoi sostenitori, durante il primo tempo, avevano intonato cori razzisti ogni volta che il pollone viene giocato da un calciatore d colore dell’Andria. Ancora una volta, nessuna sospensione della partita. Anche il Pro Patria, viene multata con 5.000 euro per i cori razzisti urlati dai suoi sostenitori conto un calciatore “di colore” del Varese. Stessa ammenda irrogata al Benevento per i cori razzisti contro un giocatore “di colore” del Como. Tre episodi, tutti e tre puniti. Sembra che, fino a prova contraria, in Prima divisione i problemi acustici siano stati risolti! In 2° Divisione, invece, la situazione appare decisamente (e finalmente) sottocontrollo. L’unico episodi razzista ha riguardato un calciatore del Naoicattaro, squalificato per tre giornate per “aver rivolto ad un calciatore avversario di colore [Doudou ndr] una frase offensiva e di discriminazione razziale”. L’episodio si era chiuso con le scuse da parte del presidente e del capitano della squadra, accettate dal senegalese Doudou.
Ricapitolando: 10 episodi censiti, di cui però solo la metà puniti, per un totale di poco meno di 35.000 euro di ammende irrogate! Tenendo conto della situazione registrata nelle stagioni precedenti nello stesso numero di partite giocate, l’attuale campionato è forse quello meno razzista! E’ per questo che se ciò che è accaduto tra sabato e domenica sarà punito dal giudice, obbligherà a cambiare parere. Cosa è accaduto? Veniamo così al secondo motivo di interesse per la prossima decisione del giudice. Sono stati denunciati dai giornali tre episodi abbastanza particolari, che obbligano ad una ulteriore riflessione su cosa debba essere considerato “episodio di razzismo”. Il primo episodio, forse il meno complesso, è avvenuto a Bologna, dove i tifosi locali hanno riservato ululati razzisti a Balotelli appena lui è sceso in campo e quasi ogni volta che ha toccato il pallone. In attesa dell’ammenda, non resta che evidenziare ancora una volta la mancata applicazione della norma che riguarda la sospensione della partita. Se, come dicono molti, è nei fatti inapplicabile per i motivi di ordine pubblico che potrebbe generare, allora è bene passare ad un’altra ammenda: la riduzione dei punti in classifica! Il secondo episodio invece richiede un’interpretazione più articolata, perché avvenuto a Torino, durante la partita Juventus-Udinese. La vittima è ancora una volta Mario Balotelli, cioè un giocatore di una squadra che non era neanche schierata in campo! Ma contro Balotelli gli juventini giocano una partita tutta loro, dopo che l’anno scorso, proprio per insulti razzisti rivolti al black italian, la Juventus era stata punita con una partita a porte chiuse e la macchia di tifoseria razzista. A voler stare a quanto riportato dai quotidiani, l’insulto rivolto a Balotelli non contiene esplicitamente termini razzisti (“Se saltelli, muore Balotelli”). Il ct della Juventus, Ciro Ferrara, pur dichiarandosi “contrario a qualsiasi forma di razzismo e discriminazione”, ritiene che quel coretto non è razzista, sebbene è evidente a tutti che una parte della curva juventina ce l’ha con Balotelli anche (e soprattutto) per il colore della sua pelle. Staremo a vedere cosa ne pensa il giudice. Il terzo episodio – che però getta una luce interpretativa anche sul secondo - si è registrato sempre in occasione di Juventus-Udinese. All’inizio della partita, come previsto dalla norma, lo speaker fa un annuncio sull’importanza della lotta al razzismo. I tifosi juventini però lo fischiano. Lo stesso avviene anche quando lo speaker fa un identico annuncio durante la partita (e lo fa anche per evitare un’eventuale ammenda!). A rendere il tutto imbarazzante per la società bianconera è la coincidenza tra questi episodi e l’avvio di una campagna antirazzista, dal titolo assai poco fantasioso “Un calcio al razzismo”, che vede impegnati Amauri, Del Piero e Sissoko. Per la Juventus sembra iniziata una battaglia, che ha già visto impegnate altre squadre, contro la componente razzista della propria tifoseria, e che si prospetta assai difficile.
Resta comunque l’impressione che il razzismo continui ad essere sottovalutato dalle istituzioni calcistiche, che, come già abbiamo avuto modo di scrivere, da una parte lanciano proclami assai duri contro il razzismo, dall’altro sembrano non saperlo riconoscere e quindi volerlo combattere concretamente. Le voci più perfide parlano di un tentativo da parte di queste istituzioni, di voler nascondere il problema del razzismo, anche perché da qualche mese è iniziata la corsa per aggiudicarsi gli Europei 2016, che vuol dire anche ottenere finanziamenti consistenti. E, guarda caso, tra gli indicatori che la UEFA utilizza per scegliere il paese a cui assegnare l’importante torneo, vi sono anche le iniziative contro il razzismo che la Lega e la Federcalcio hanno adottato. A chi vorrebbe rivendersi un’immagine edulcorata degli stadi italiani (“In Italia non c’è razzismo”), è bene ricordare che è andata già male quando l’Italia ha provato a farlo alcuni anni fa, con il risultato di perdere gli Europei 2012. E poi basta andare una domenica in qualche stadio e vedere come sventolino ancora bandiere con simboli vietati dalla UEFA senza che questo sia punito. Sarebbe più onesto capire realmente quale sia l’attuale situazione (come cerca di fare l’Osservatorio sul razzismo nel calcio), evitando di fare il giochino delle tre carte, per cui il razzismo “scompare” perché diviene una semplice “offesa”, punita quindi non in base all’articolo del codice di giustizia sportiva dedicato espressamente alla lotta contro il razzismo, ma con un’ammenda meno grave (un po’ sulla falsariga di quanto avviene in molte città italiane, in cui episodi di razzismo vengono spesso classificati come episodi di semplice “bullismo”). Ma questa volta la partita in gioco è ben più complessa, ed è bene giocare d’attacco. Attacco antirazzista.


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