Parole Saggi

Italia-tazzismo
Ieri, alla Camera dei deputati, la seduta delle 12 è stata sospesa per qualche minuto dal presidente a causa delle proteste inscenate dalla Lega Nord durante il resoconto sull'immigrazione del ministro dell'Interno Angelino Alfano. Le parole del ministro hanno fatto infuriare i deputati leghisti che hanno reagito esponendo cartelli come "Alfano dimettiti" e "Alfano ministro dei clandestini".

In effetti si è trattato di dichiarazioni distanti dalla linea politica di quel partito che vorrebbe un blocco immediato degli arrivi via mare e il cui motto più in voga è «fora da i bal». Alfano ha, invece, parlato della necessità di istituire presidi dell'Unione europea nei paesi di transito per accogliere le richieste di asilo e protezione umanitaria. La sua proposta va nella stessa direzione e coincide largamente con il piano europeo di "ammissione umanitaria" di cui si è ampiamente parlato nel periodo successivo alla tragedia di Lampedusa. Quel piano prevede l'istituzione, con il coinvolgimento di tutti gli Stati Membri e delle organizzazioni internazionali, di presidi dell'Unione europea nei Paesi rivieraschi della sponda sud del Mediterraneo. E perché sia possibile lì, nei luoghi di partenza o di transito dei flussi migratori, l'avvio della procedura di concessione della protezione umanitaria. L'analisi del ministro Alfano mette in evidenza le profonde differenze tra gli sbarchi del 2011 e quelli odierni: "se allora i migranti erano per la maggior parte tunisini in fuga dagli sconvolgimenti che interessarono per primo quel Paese, oggi i migranti hanno nazionalità diverse". E infatti "i Paesi più rappresentati sono l'Eritrea con 3.618 persone, il Mali con 1.753, il Gambia con 1.239, la Somalia con 1.921, la Nigeria con 888, il Senegal con 780, e il Pakistan con 580". Ma non è l'unico punto che diversifica i due periodi. C'è da considerare il fatto che la maggior parte delle persone che viaggiano su quei barconi sono dei potenziali richiedenti asilo che otterranno una forma di protezione, come dimostra anche la "bassa percentuale dei dinieghi, inferiore a un terzo". Nel suo discorso Alfano fa riferimento anche alle forme di ospitalità da attuare perché si riduca l'esclusione dai circuiti di accoglienza di molti richiedenti asilo. Attualmente, infatti, la maggior parte dei fondi economici destinati a questo aspetto viene per lo più spesa per soluzioni che oltre a garantire vitto e alloggio non offrono altri servizi. Sarebbe necessario - come è stato in questo contesto più volte ribadito - aumentare i fondi per altre forme di accoglienza che, in Italia, consistono nel sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) e nel centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara). Un passo di questo tipo è stato di recente compiuto dal governo, ma non è sufficiente a rispondere alle richieste. Si tratta di una situazione che il ministro ha dimostrato di conoscere perfettamente, ed è per questo che ci auguriamo che le sue parole diventino fatti.

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