Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

23 maggio 2011

Il tema "immigrazione" nelle minacce elettorali dei politici della destra
Unità 21 maggio 2011
Osservatorio Italia-Razzismo
È periodo di elezioni ed ecco che il tema immigrazione furoreggia. Pare infatti, a detta degli avversari del candidato sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che lo stesso candidato voglia “costruire nuove moschee” oppure “creare una grande moschea con tanto di minareto e centro islamico”. Insomma, c’è il rischio che se vince Pisapia, si creino veri e propri covi di terroristi. Luoghi di chiamata alle armi e non di preghiera. Infatti è da escludere che in posti come questi si possano radunare i fedeli, quelli pregano negli sgabuzzini dei negozi di connazionali, nei garage dei quartieri periferici, in miserabili spazi in angoli oscuri di palazzi fatiscenti. Ma perché mai i “terroristi” musulmani dovrebbero utilizzare come punti di incontro, per mettere in atto strategie contro l’Occidente, posti accessibili a tutti, ordinati, puliti, in piena luce dove è più facile individuare (e magari controllare) chi vi accede? Mistero della Fede! Ma dietro alla paura del terrorismo c’è la paura del diverso, di chi è titolare di una cultura vissuta come minacciosa perché non occidentale. E per l’ennesima volta compare un elemento di fobia dell’Islam che ha il suo fondamento nella concezione di quella religione come un blocco monolitico che non si adatta alla realtà in cui vive. E la negazione pubblica di nuovi spazi per il culto va proprio nella direzione di confermare quel pregiudizio. Una ricerca su islamofobia e antisemitismo, a cura dell’associazione torinese “passatopresente”, segnala come una percentuale molto elevata del campione intervistato abbia espresso diffidenza e ostilità contro l’Islam, considerandola come una cultura statica e scarsamente articolata al suo interno. Significativo è quanto quella ricerca segnala: esiste un’ampia sovrapposizione tra le due aree di fobia, nei confronti dell’Islam e nei confronti degli ebrei. Come a dire che il pregiudizio ha più di una radice in comune.




Mons. Marchetto: "Stati europei non chiudano porte agli immigrati"
stranieriinitalia.it 23 maggio 2011
Gli Stati del Mediterraneo non chiudano le porte a chi chiede asilo e siano ''responsabili'' nell'evitare che il ''mare nostrum'' diventi ''mare monstrum''.
E' l'appello che sull'emergenza immigrazione, e sulle tante persone che sono morte nel Canale di Sicilia, ha lanciato mons. Agostino Marchetto, ex segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti.
''Io stesso - ha detto ai microfoni della Radio Vaticana - ho parlato di 'mare nostrum' e 'mare monstrum', perche' c'e' il rischio che quello che e' stato considerato un mare che unisce, diventi un'occasione per dover lamentare tutte queste vittime. Vittime che sono nostri fratelli e sorelle che vogliono raggiungere la liberta', fuggire dalle persecuzioni''. Secondo mons. Marchetto, ora ''la situazione si aggrava, perche' il dieci per cento di coloro che vengono dalla Libia trova la sua fine in mare. Quindi si tratta di un ''mare monstrum'' che ingoia i suoi figli''.
''Credo che gli Stati - ha spiegato - debbano essere richiamati alle loro responsabilita'. Responsabilita' che in questo caso diventa disponibilita' nel ricevere coloro che hanno diritto di chiedere asilo".




Baglioni: “I politici sono impreparati”
livesicilia.it 23 maggio 2011
I migranti ‘’sono entrati nella mia casa in affitto di Lampedusa” e ”non hanno toccato niente, al massimo si saranno scolati qualche bottiglia di vino. Prove di integrazione…”. Lo racconta, in una intervista al Corriere della Sera, Claudio Baglioni, sottolineando che verso i migranti ha visto ”la solidarietà straordinaria dei lampedusani” e ”la vergognosa impreparazione della politica. Italiana, europea, mondiale”.
Il cantautore si dice ”contrario ai respingimenti”, ma convinto che ”gli arrivi devono essere regolati, governati”. E qui ”c’è un deficit politico enorme: si parla ancora di emergenza” ma è ”un’emergenza che dura da vent’anni”. E una ”questione epocale” come quella dell’immigrazione ”non può essere occasione di propaganda o litigio tra politici ignoranti che dibattono di cose di cui non sanno nulla”.
Dell’immigrazione, aggiunge, non dovrebbe occuparsi il ministero dell’Interno, considerandola ”una questione di polizia” ma quello ”del Welfare”. Maroni, comunque, ‘’se non altro si è dato da fare”. Dopo la visita di Berlusconi sull’isola, ha parlato con il premier e, dice, ”ho avuto l’impressione che si sia fatto condizionare dal briefing dell’ultimo minuto”, facendo poi promesse di cui ”i lampedusani hanno riso”.
Quanto al suo orientamento politico ”dicevano che fossi democristiano, perchè a mia insaputa ero finito con Al Bano in un cartellone della campagna contro il divorzio. In realtà sono sempre stato a sinistra, anche se non ero comunista” ma ”riformista”. E nel ‘68 ”non ho mai partecipato agli scontri di piazza, perchè nelle divise vedevo mio padre carabiniere”.




Immigrati: sbarco a Casuzze, 3 scafisti fermati
ragusanews.it 23 maggio 2011
Santa Croce Camerina - Tre egiziani sono stati fermati a seguito delle indagini avviate dopo lo sbarco di 46 migranti avvenuto nella notte tra giovedi e venerdì. Si tratta di Ali Mhammed Daouet Rachid, di 26 anni, Ahmed Muhammar, di 38 anni, Ateya Abu Zed, di 25 anni, che sono indiziati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché sono ritenuti i presunti scafisti del motopesca che, dopo un inseguimento in mare, si era arenato a Casuzze di Santa Croce di Camerina. Il provvedimento restrittivo è stato eseguito dalla Squadra Mobile di Ragusa, dalla Guardia di Finanza di Pozzallo e da carabinieri della Compagnia di Modica. Il fermo è stato disposto dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Modica, Alessia La Placa, con il coordinamento del procuratore capo, Francesco Puleio. Il positivo risultato ottenuto con l’operazione di Polizia Giudiziaria è il frutto di una coordinata attività info – investigativa effettuata dagli uffici operanti. In particolare poco prima delle due tra giovedì e venerdì le forze dell’ordine erano intervenuti a seguito di una segnalazione per un’imbarcazione che trasportava immigrati clandestini. Nella circostanza è stato effettivamente individuato in prossimità di Capo Scalambri un natante che si dirigeva verso il litorale ragusano e che, alla vista dell’unità navale della Guardia di Finanza, aveva iniziato la fuga compiendo continue e pericolose manovre per evitare il tentativo di abbordaggio. Dal motopesca, inoltre, erano stati lanciati contro l’imbarcazione italiana vari oggetti e cime, nel tentativo di speronare il guardiacoste. Il natante clandestino mentre continuava la sua corsa verso la riva, a causa del basso fondale, si era arenata a “Casuzze” terminando la navigazione. Numerosi extracomunitari tentavano di allontanarsi lanciandosi in acqua, ma erano stati bloccati a terra da pattuglie automontate, fatte confluire in zona. Pertanto, il motopesca con quarantasei extracomunitari era stato trainato a Pozzallo e i clandestini sistemati presso il Centro di Prima Accoglienza pozzallese. I tre egiziani sono stati associati presso le Case Circondariali di Ragusa e Modica.




IMMIGRATI: AFFIDATO SERVIZIO RIMOZIONE BARCONI LAMPEDUSA
Asca 20 maggio 2011
La struttura del Commissario delegato per l'emergenza immigrazione rende noto che e' stata aggiudicata nella giornata di ieri la gara d'appalto per il servizio di messa in sicurezza, rimozione, trasporto, demolizione e avvio a recupero o smaltimento delle 42 imbarcazioni giunte dalle coste del Nord Africa attualmente ormeggiate o incagliate nel porto di Lampedusa.
Le attivita', che avranno inizio entro pochi giorni all'esito dei normali controlli in corso sulle dichiarazioni dei requisiti rilasciate dall'impresa aggiudicatrice dell'appalto, consisteranno nel caricare i relitti su una nave e trasportarli fuori dall'isola, in un sito - individuato dall'appaltatore - autorizzato al loro recupero o smaltimento. L'importo per il quale e' stata aggiudicata la gara, pari a circa 590 mila euro, e' comprensivo dell'intero servizio: messa in sicurezza, rimozione, carico e scarico dei relitti sul vettore navale, trasporto via mare fino al luogo individuato, conferimento presso impianti di recupero o smaltimento.
Contestualmente, si sta procedendo all'individuazione di una ditta cui affidare il servizio di raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento dei vari oli e carburanti presenti nelle stesse imbarcazioni, l'attivita' di gestione dei materiali assorbenti dislocati nel porto di Lampedusa e usati per la rimozione degli inquinanti precedentemente fuoriusciti nonche' l'ispezione degli scafi stessi con l'eventuale rimozione dei contenitori di idrocarburi. Anche tale attivita' avra' concreto inizio entro pochi giorni.
Successivamente, la struttura del Dipartimento della Protezione civile che supporta le attivita' del Commissario delegato provvedera' a bandire una gara per la rimozione e lo smaltimento di tutte le altre imbarcazioni che sono state depositate, nel corso di questa emergenza, in diverse aree dell'isola di Lampedusa.
E' stata invece rinviata, a causa delle cattive condizioni del mare, l'attivita' di rimozione e trasferimento in altro sito delle ultime due imbarcazioni ancora in grado di navigare, che era prevista per oggi.





I radar anti-immigrati rifiutati dalla Sicilia invadono le coste sarde
La Nuova Sardegna 22 maggio 2011
Umberto Aime
CAGLIARI. C'è chi dice: «Sardi, state tranquilli, i nostri radar sono innocui». Sarebbero a prova di bambino, e non farebbero male, annunciano i benefattori, neanche a un pulcino. Sarà, ma allora perché a Siracusa, nell'oasi del Plemmirio, a mettersi di traverso è stato anche un ministro dell'ambiente? Stefania Prestigiacomo del Pdl ha detto no.E lo ha detto così forte da convincere le giacche militari che quella torre da trentasei metri sul livello del mare era meglio piazzarla altrove. Perché, in Sicilia, gli anti-radar hanno vinto, mentre sulla costa occidentale della Sardegna le parabole ormai spuntano dovunque? È un mistero nazional-militare, per chi da settimane fa scudo, col corpo, all'invasione degli «El/M-2226» della guardia di finanza, radar più traliccio, a Capo Sperone, una delle meraviglie di Sant'Antioco, a Capo Pecora, paradiso incontaminato di Fluminimaggiore, a Ischia Ruggia, resistente testimonianza di epoca spagnola nella stupenda penisola del Sinis, a Tresnuraghes, e ancora nella suggestiva borgata dell'Argentiera, nel Sassarese. Qua e là, a intervalli regolari lungo la costa ovest dell'isola, i militari sono decisi a prendersi dell'altro, forse tutto, paradiso compreso: perché? Dicono di farlo in nome della sicurezza, visto che con le «padelle» costruite in Israele, scruteranno il mare e bloccheranno, in acque internazionali, l'arrivo di scafisti e clandestini dal Nord Africa. È strano l'ordine che i militari vogliono eseguire a tutti i costi, in Sardegna, perché se il Sulcis è una possibile alternativa a Lampedusa, cosa c'entra l'Argentiera? Sta a nord, come l'Asinara, altro possibile sito, da tutt'altra parte per gli schiavisti. La risposta arriva da «Almaviva Italia», che tempo fa ha vinto in solitaria l'appalto milionario per tessere la rete italiana del sistema «Fortezza Europa». Almaviva è una Spa, sede legale a Roma, appartiene alla famiglia Tripi, passata dai call center al consulting&tecnology per Equitalia, carabinieri e altre forze dell'ordine. Ecco la sua risposta: «I radar di cui noi abbiamo l'esclusiva per l'Italia, siamo i concessionari dell'Elta System, serviranno a tenere non solo sotto controllo l'immigrazione, ma anche a fermare il traffico di droga, gli attacchi terroristici, il contrabbando e la pesca illegale». E come se non bastasse, nel carico, ci mettono anche qualcosa di umanitario: «A Lampedusa - svelano - i nostri impianti hanno salvato molti poveretti da morte sicura». Da chi li vende, gli «El/M» sono vantati per la loro capacità di intercettare - fino a cinquanta chilometri dalla costa - motoscafi e gommoni fuorilegge, anche i più piccoli, persino quelli che sul mare schizzano ad oltre dieci miglia di velocità. Eppure questi gioiellini tecnologici, sicuramente utili, nessuno li vuole sotto casa, davanti e tanto meno in paradiso. Ormai sulla Rete i siti No-radar Sardegna sono una cinquantina, con anti-militaristi e ambientalisti scatenati nelle chat-rivolte, mentre a protestare, sulla terra, da giorni ci sono padri di famiglia, impiegati, consiglieri regionali della maggioranza e dell'opposizione, e parlamentari, che continuano a chiedersi, come minimo, «perché i radar li vogliono mettere proprio lì?». Certo è che sulla dislocazione degli impianti, «Almaviva» si tira fuori di slancio: «A decidere i siti - dicono - è stata la guardia di finanza, non noi. È stato così in Sardegna, e anche negli altri diciassette punti della futura rete nazionale». Sicilia, Salento e spiagge dell'Adriatico, la compagnia non manca in questa cartina di un'Italia, che fra pochi mesi sarà la piattaforma del sistema integrato «C4i». Che non è parente del droide «C-3PO», lo svampito di Guerre stellari, ma - ma com'è scritto nel capitolato pubblicato sulla Gazzetta europea - è «un sistema di comando e controllo a distanza, operativo 24 ore su 24, utilizzabile in qualunque condizione meteo, attraverso radar di profondità attrezzati per la sorveglianza costiera». Il progetto è stato finanziato dall'Europa e poi assegnato ad «Almaviva Italia», senza bisogno di gara.Il primo lotto era intorno ai cinque milioni, gli altri importi sono stati secretati, e la famiglia Tripi si è presa tutto, con questa motivazione: «È l'unica azienda, in Italia, a possedere le prescrizioni tecniche e i diritti necessari per la realizzazione», scrive l'ufficio approvvigionamenti. Punto e basta, non c'è abuso, la legge permette l'assegnazione diretta in esclusiva. Nessuno ha contestato il vincitore, e stessa fortuna ha avuto la mappatura, mai uno straccio di ricorso. Così «C4i» è diventato un progetto blindato ed è dal 2009 che il gruppo Tripi e i comandanti in divisa marciano assieme, compatti, da una conferenza di servizi all'altra.
Il 15 febbraio, ad esempio, erano al tavolo organizzato dal Provveditorato Opere pubbliche interregionale Lazio-Abruzzo-Sardegna, per i lavori a Capo Sperone. Com'è andata? Scontato, il radar è stato autorizzato e le ruspe, insieme a tutto il resto, si sono mosse subito, anche se sulla strada per l'ex faro hanno trovato l'ingresso sbarrato dal sindaco (è accaduto lo stesso all'Argentiera, a Fluminimaggiore e Tresnuraghes) e da interi comuni, pronti al presidio, a digiunare e a incassare - se necessario - un bel po' di botte dai carabinieri, che prima o poi arriveranno in assetto anti-sommossa. Loro, gli indigeni, continuano a ribellarsi in mezzo alla polvere, senza sapere che altrove, negli uffici tecnici, per i radar è filato sempre tutto liscio.
Ma è possibile che non ci sia mai stato un parere negativo? Secondo il protocollo 01361 del ministero delle Infrastrutture, è accaduto più volte. In ordine di apparizione, nella pratica Capo Sperone: prefettura di Cagliari, giudizio favorevole, Parco Geomineraio della Sardegna, non esistono vincoli ostativi, Servizio sostenibilità ambientale dell'assessorato all'ambiente, «se il progetto è eseguito nel rispetto delle prescrizioni su habitat, specie animali e vegetali di interesse comunitario, nulla osta». E ancora: il Servizio pianificazione urbanistica dell'assessorato agli enti locali, che vota sì «all'opera militare di interesse nazionale, nonostante (è l'ammissione) ricada in una zona dall'elevato pregio ambientale ma (per fortuna) non prevede nuovi volumi e dunque il cantiere può essere aperto», anche se nella fretta si è dimenticata il parere sul traliccio, alto venti-trenta metri. Poi c'è il salvacondotto concesso dalla Soprintendenza archeologica, «nel sito in oggetto non è stata accertata presenza di reperti», stringato, basta e avanza. Un altro parere, appena più dubbioso, è quello dei Beni ambientali: teme per i ruderi dell'attiguo ex faro militare, ma gli promettono che non ci sarà impatto e vota sì. Sono tutti okey seriali, con in successione quello dovuto del Comando militarea, «l'area demaniale è concessa», e uno appena più laico del geometra comunale. È lui a invocare l'esclusione di opere che possano danneggiare l'ambiente, e subito dopo fa verbalizzare: «Soprattutto niente pali per la rete elettrica, solo cavi interrati». Sarà accontentato. D'accordo l'ambiente, ma all'uomo e agli effetti possibili delle radiazioni, qualcuno ci ha pensato? Nessuno o quasi, quel 15 febbraio, è sconcertante ma vero. Perché supposto che i radar abbiano davvero appena 50 watt di potenza, meno del micro-onde casalingo, così dichiara Almaviva, e anche la loro frequenza non sia quella denunciata dagli ambientalisti, 300 GHz, l'auspicata Arpas, l'agenzia per la salute, sarà coinvolta, si legge, soltanto «entro i novanta giorni dall'attivazione delle apparecchiature, periodo nel quale il gestore degli impianti dovrà formulare, all'ufficio, la dichiarazione di avvio, come previsto dalle direttive regionali in materia di inquinamento elettromagnetico». Dunque, è dopo la costruzione del basamento in cemento, l'ancoraggio del traliccio, l'accensione della parabola rotante, e la messa in moto, che qualcuno verificherà gli eventuali effetti collaterali: è o no singolare? Lo è, anche se Almaviva fa sapere che i suoi macchinari sono puliti e liberi da ogni sospetto. Altre Arpa li hanno testati e il verdetto è stato positivo, per poi essere confermato dall'università di Cagliari, sostengono sempre dal gruppo Tripi.Eppure su una relazione tecnica, pescata su internet, proprio sull'«El/M-2226» appaiono un'infinità di misteriosi se non preoccupanti omissis. Forse è per questo che, a Siracusa, il «pugno nell'occhio» volevano toglierselo di mezzo. Ma il parco di Plemmirio, adesso liberato, è in Sicilia, dove quando vanno su di giri minacciano e ottengono, mentre Capo Sperone, Capo Pecora, l'Argentiera, Ischia Ruggia sono altrove. In Sardegna, 35 mila ettari di servitù militari, a terra, 20 mila chilometri quadrati, in mare. Mancavano soltanto i radar di pronfondità, eccoli, sono pronti. A meno che stavolta a vincere non siano gli scudi-umani della rivolta.




Schifani: "Lampedusa è tornata alla normalità, in tutta la sua bellezza"
Adnkronos 21 maggio 2011
Il presidente del Senato oggi sull'isola per incontrare le categorie produttive, ma anche le Forze dell'Ordine e le organizzazioni di volontariato. Intanto il maltempo fa slittare ancora il trasferimento dei profughi sulla nave 'Excelsior'. "Non ci sono piu' immagini tragiche, Lampedusa e' tornata alla normalita'. L'isola e' cambiata e ha il diritto di farsi vedere in tutta la sua bellezza per attirare turisti". Lo ha detto il presidente del Senato Renato Schifani a Lampedusa per incontrare le categorie produttive, ma anche forze dell'ordine e organizzazioni di volontariato. "Il nostro si sta impegnando in prima persona in tutti i modi possibili", ha affermato. Il presidente del Senato al Comune ha incontrato il sindaco Bernardino De Rubeis e i componenti della Giunta comunale. Sempre al municipio ha incontrato i rappresentanti delle categorie produttive di Lampedusa. Poi si è recato alla base dell'Aeronautica militare per l'incontro con le forze dell'ordine e i rappresentati delle organizzazioni umanitarie impegnate nell'accoglienza degli immigrati sull'isola. "Se non fosse stato per le forze dell'ordine, le categorie produttive e il volontariato la vicenda degli immigrati a Lampedusa avrebbe assunto toni gravi e tragici" ha detto Schifani. "Sono venuto qui a Lampedusa in nome del Parlamento e interpretando il sentimento degli italiani - ha detto ancora - sono qui per esprimere tutta la mia gratitudine". E parlando del salvataggio effettuato nella notte tra il 7 e 8 maggio in cui furono salvate oltre 500 persone proprio davanti alle coste di Lampedusa, Schifani ha detto: "Episodi come questo che hanno fatto il giro del mondo dimostrano che l'Italia e' questa, che Lampedusa e' questa e che Lampedusa sta gestendo bene il problema. L'isola merita attenzione in tutti i sensi". Ha parlato, quindi, anche degli imprenditori che lamentano problemi economici: "L'economia dell'isola sta pagando un prezzo troppo alto e noi siamo qui per questo". "Come ha detto opportunamente il cardinal Angelo Bagnasco qui a Lampedusa bisogna passare dalle parole ai fatti, cerchero' di stimolare il governo a fare la sua parte e nello stesso tempo stimolo gli italiani e anche i politici a venire a trascorrere le loro vacanze a Lampedusa" ha aggiunto il presidente del Senato che ha poi ricordato le parole espresse proprio a Lampedusa dal presidente della Cei, cardinale Bagnasco, che aveva 'bacchettato' i politici, sia italiani che europei che, a suo dire, "parlano molto e fanno poco". "Aiutiamo chi ha aiutato", ha concluso Schifani. Intanto è ancora in rada, e restera' li' anche questa notte, la nave traghetto 'Excelsior' che dovrebbe trasferire i circa 700 profughi sbarcati nei giorni scorsi sull'isola. Il maltempo che da due giorni ha colpito l'isola impedisce l'attracco della nave che resta in rada. Un altro tentativo verra' fatto domani.




Immigrazione: campagna Tolba' contro mutilazioni femminili
Ansa 21 maggio 2011
Una campagna di sensibilizzazione, che coinvolga istituzioni, scuola, sanita' e volontariato, per prevenire e contrastare la pratica delle mutilazioni genitali femminili (Mfg) tra gli immigrati. E' questo l'obiettivo dell'iniziativa ''Stop alle MFG! Conoscere, informare e prevenire'', che ha consentito all'associazione medici volontari ''Tolba''' di Matera di raccogliere 940 firme per una petizione europea e di programmare due incontri sull'argomento, il 26 maggio a Potenza e il 28 a Matera.




Legali o rimandati a casa
Lastampa.it 23 maggio 2011
Marco Zatterin
Legalizzare i legalizzabili e spedire a casa gli altri.
L’Italia risponde a Bruxelles e giura d’essere pronta ad assumersi ogni responsabilità nei confronti dei 25 mila immigrati di Lampedusa ai quali ha consegnato in aprile un permesso di soggiorno e un titolo di viaggio. Fra cinque mesi, quando i discussi documenti diverranno carta straccia, il ministero degli Interni farà la conta e valuterà cosa fare dei nuovi sans papier. Di quelli che saranno rimasti, almeno, visto che il grosso potrebbe per allora essere integrato fra i 500 mila tunisini che vivono con pieno diritto in Francia.
Tre settimane fa la Commissione Ue ha scritto ai servizi del ministro Roberto Maroni per chiedere informazioni sulla natura dei documenti assegnati ai migranti in fuga dalla Libia in guerra, interessata a capire la loro compatibilità col Trattato di Schengen, oltre che ad avere informazioni sul destino che attende i migranti legalizzati per decreto. La risposta del Viminale è arrivata, quasi scontata per la sua seconda parte, e aperta per la sua prima. Sui permessi di viaggio, infatti, l’Italia ha reiterato la sua linea, affermando di essere nella legalità. Costruita, si sottolinea a Bruxelles, «sui buchi del sistema legislativo».
E’ una delle lacune di Schengen che Bruxelles si era già messa in testa di correggere. La disputa italofrancese, insieme con le pressioni del Nord europeo, ha spinto la commissaria per l’immigrazione, Cecilia Malmstroem, ad accelerare il passo di una riforma già programmata. Nel Pacchetto Immigrazione del 4 maggio la svedese ha aperto alla revisione del Patto che abolisce le frontiere, suggerendo una comunitarizzazione dei processi di reintroduzione dei controlli di confini «in modo da evitare che ogni paese faccia da solo». Proprio questo, col senno di poi, ha convinto più di una capitale (Parigi e Copenaghen in testa) a fare forza perché il piano sia rinviato almeno di un po’. Strano, ma vero. «Ci sono manovre degli stati sul Consiglio e del Consiglio sulla Commissione», svela una fonte europarlamentare. «Il dossier non è in caledario», spiega il portavoce della Malmstroem. Di date non se ne fanno. «Meglio dopo il vertice Ue del 24 giugno - dicono nei quartieri dei deputati Ue -. Van Rompuy non vuole altre beghe, sopratutto ora che in molti si sono accorti che è più facile chiudere le frontiere con le norme vigenti», non si deve negoziare a Bruxelles. Meglio aspettare, è il messaggio dell’ultimo momento che somiglia a «meglio non far nulla». La riforma slitta, insomma, nonostante i proclami. La realtà è che i Trattati funzionano se gli stati vogliono farli funzionare. «La Francia non può spingere più di tanto contro l’Italia - sottolinea un esperto -, sennò si viene a scoprire che mancano ancora 7000 persone per colmare la quota di 9500 immigrati che Parigi ha negoziato con Tunisi». Così sul riconoscimento dei documenti di Lampedusa, questione che le regole vogliono essere in prevalenza bilaterale, cade lentamente il silenzio. Resta il dubbio su cosa accadrà in settembre ai 25 mila (presunti). I documenti «possono essere convertiti alla loro scadenza in presenza dei requisiti richiesti per concedere i permessi di soggiorno per motivi di studio, lavoro o famiglia - scrive l’Italia a Bruxelles - e resta aperta tale possibilità per coloro che abbiano i requisiti, e ne facciano richiesta, di ottenere l’asilo». Le posizioni degli altri, «saranno riesaminate in stretto raccordo con le organizzazioni di protezione dei migranti, anche al fine delle eventuali procedure di allontanamento». Roma si terrà quelli che deve, altro non si può, se non violando le regole. E non c’è alcun interesse di farlo.

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