Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

25 novembre 2014

Al massimo 90 giorni nei Centri di Espulsione. In vigore le nuove regole
Taglio drastico del  tempo di permanenza nei Cie, che finora poteva arrivare a 18 mesi. Per gli ex detenuti, il limite scende a 30 giorni
stranieriinitalia.it, 25-11-2014
Roma - 25 novembre 2014 – Da diciotto a tre mesi. Sei volte in meno. Di tanto scende il tempo massimo di permanenza dietro le sbarre per chi ha l'unica colpa di essere in italia senza un permesso di soggiorno valido.
Il taglio è previsto dalla legge europea 2013- bis (L. 161/2014) in vigore da oggi. Sarà sempre il giudice a convalidare e prorogare la permanenza degli stranieri irregolari nei Cie, ma "il  periodo massimo di trattenimento dello straniero all'interno  del  centro  di identificazione e di espulsione – recita la nuova legge - non può essere superiore  a  novanta giorni". Scaduto quel termine, lo straniero che non è statao identificato e rimpatriato andrà lasciato libero.
La nuova legge interviene poi anche su uno degli aspetti più critici dei Cie, cioè il passaggio al loro interno di ex detenuti stranieri che hanno scontato la pena in carcere, ma per i quali bisogna ancora terminare le procedure di identificazione per  rimaptrio. D'ora in poi, "lo  straniero  che  sia  gia'  stato  trattenuto  presso  le strutture carcerarie per un periodo pari a novanta  giorni  puo'  essere  trattenuto  presso  il centro per un periodo massimo di trenta giorni".
L'abbassamento dei tempi di permanenza nei Cie è stato chiesto per anni dalle organizzazioni umanitarie, anche alla luce dei risultati dell'innalzamento a 18 mesi introdotto nel 2011. L'efficacia delle espulsioni, infatti, non è aumentata (effettivamente rimatriati meno del 50% dei trattenuti), ma  nei Cie sono aumentate le tensioni, quindi le rivolte, e la disperazione, quindi gli atti di autolesionismo.



Cargo con migranti alla deriva a Creta
Media, a bordo fino a 700 migranti
Ansa, 25-11-2014
Una nave da carico con a bordo un numero imprecisato di migranti - tra i 500 e i 700 secondo l'emittente Tv Skai - è alla deriva a causa di un guasto al motore a circa 30 miglia nautiche al Sud-Est di Creta. Secondo le prime informazioni, riferisce Skai, sul posto sono giunte altre navi che navigavano nelle vicinanze e unità della marina militare ellenica per soccorrere le persone a bordo. Il cargo batte bandiera della Repubblica di Kiribati, un'isola-stato dell'Oceano Pacifico centrale.



Ma quale buonismo
Le politiche sull`immigrazione tra improvvisazioni e irrazionalità. Tor Sapienza e qualche numero
Il Foglio, 25-11-2014
Luigi Manconi
Uno. Certo, non era necessario che esplodesse il "paradigma Tor Sapienza" per toccare con mano la crisi drammatica, se non il fallimento, della politica italiana per l'accoglienza e l'asilo. Quella politica ha rivelato da tempo tutta la sua fragilità e i fatti più recenti riproducono, nei tratti essenziali, tensioni e conflitti già manifestatisi nei primi anni Novanta. Quando, cioè, gli stranieri in Italia erano poco più di 600mila (oggi sono circa 4milioni e 800mila). In altre parole, le aspre contraddizioni determinate dalla convivenza tra residenti e immigrati non dipendono, in primo luogo, dai numeri. Ovvero dalle dimensioni quantitative della presenza straniera. Quelle dimensioni contano, eccome, ma non rappresentano il fattore precipitante delle periodiche lacerazioni. Ma se è vero che, a produrre i conflitti a sfondo etnico, è la struttura della politica per l'accoglienza, e la sua incapacità di programmazione e mediazione, perché mai parlare ostinatamente d'altro? Perché mai giornalisti intelligenti come Mario Ajello e Cesare Martinetti non riescono proprio - si capisce che ci provano, ma è più forte di loro - a evitare il solito armamentario dell'ideologia anti-ideologica? Ed è esattamente questa che fa capolino quando si invoca come prioritaria la "condanna di un razzismo astratto che non vuole dire niente" e di una "retorica dell'integrazione buonista" (Ajello); e si denuncia come "utopia tardo-novecentesca" il "falso mito del multi-culturalismo" (Martinetti). Va da sé: non è il solo argomento utilizzato da questi valenti editorialisti e, tuttavia,  è quello che risulta infallibilmente più suggestivo. Ma davvero pensate - amici miei, pragmatici immaginari - che le cose stiano in questi termini? Davvero siete convinti che nell'Italia di oggi dominino retoriche e dispositivi ideologici ispirati alla filantropia multi razziale? Quest'ultima, già drammaticamente gracile mezzo secolo fa, è attualmente in rotta dovunque e risulta appannaggio residuale  di appena alcune minoranze, di ispirazione religiosa o di ambizione soi-disant rivoluzionaria. La gran parte delle culture che trattano l'immigrazione (sotto il profilo dell'analisi scientifica o dell'azione sociale) sono sostenute da altre motivazioni e perseguono altri obiettivi. E anche quei movimenti che valorizzano la dimensione della solidarietà come collante di una pacifica convivenza inter-etnica, appaiono consapevoli, in genere, delle enormi fatiche che ciò comporta. La parola "multiculturalismo", poi, viene utilizzata quasi solo come categoria descrittiva di una situazione in cui si trovano a contatto più stili di vita e sistemi di valori: e non certo come il tratto qualificante di una visione irenistica della società futura. E se c'è un termine del tutto improprio rispetto ai contesti in cui si applicano le politiche per l'accoglienza e agiscono gli operatori del settore (poliziotti e preti, sociologi e mediatori) è proprio quello di "buonismo". Che è poi un lemma particolarmente rivelatore, perché costituisce l'indicatore maggiormente espressivo di una sorta di falsa coscienza dei gruppi dirigenti e dei ceti intellettuali del nostro paese. In sintesi, ci si comporta e si parla e si scrive e si formulano giudizi come se si vivesse sotto il giogo del politicamente corretto. Un apparato dispotico di senso che trionferebbe non solo in materia di immigrazione ma relativamente a gran parte delle questioni che sono oggetto di discussione pubblica. Nella mentalità corrente e, in particolare, nei facitori di opinione prevarrebbe insomma una cupa dittatura del pensiero e, soprattutto, del linguaggio, tale da uniformare il flusso del discorso collettivo, quello domestico come quello istituzionale. Così condizionando sia il senso comune, che produce quelle parole, sia gli atti che da queste discendono. Ne consegue l'idea che - se a Tor Sapienza un gruppo di delinquenti assalta un gruppo di profughi - tra le cause vi sarebbero "il buonismo" e l'illusione del "multiculturalismo". E sarebbero questi ingannevoli messaggi a impedire una seria politica verso gli stranieri. Ma va là.
L`accoglienza dei nostri emigrati
In Italia domina ben altro: una sgangherata strategia che non ha nulla di "buonista" e "multiculturalista" e che, piuttosto, è fatta di irrazionalità e sospetto, di rigidità e respingimenti, di chiusure arcigne e improvvisazione pasticciona. Prova ne è che, contrariamente a quanto vorrebbe l'opinione consolidata, i rifugiati riconosciuti dal nostro paese sono 68mila mentre in Francia sono 218mila, nel Regno unito 150mila e in Germania 590mila.  E se la politica per gli stranieri, a livello centrale e locale fosse davvero ispirata  dalla "retorica dell'integrazione", come spiegarsi i più recenti dati sui flussi da e per l'Italia? Nel corso del 2012 sono entrati nel nostro paese per lavoro (dipendente o autonomo) circa 37mila stranieri, e, nel 2013 il numero si è ancora ridotto (35.600); gli italiani che, nel 2012, si sono trasferiti all'estero per lavoro sono stati 78.941 e, nel 2013, già sfioravano i 95mila. Speriamo che questi nostri connazionali possano trovare nei paesi di destinazione un'accoglienza, non pretendo "buonista", ma almeno un po' "accogliente".
Due. Alessandra Moretti rilegge Antonio Albanese: meno pilu pi tutte.
Tre. L'eurodeputata del PD rilegge la pubblicità dell'omonima bevanda: Moretti la birra senza baffi. (copyright Antonella Soldo)



Moschee, avanti tra le proteste
Leghista in aula con il velo. La maggioranza lascia l`aula. E sui luoghi di culto tira dritto
La Repubblica, 25-11-2014
La discussione sul bando per le aree della città dove costruire una moschea arriva in Consiglio. Con il centrodestra che rinsalda l`alleanza sul fronte anti islam e con la maggioranza che abbandona l`aula dopo le provocazioni. «Nessuna moschea a Milano» grida il consigliere leghista Igor Iezzi travestito con il «niqab» inneggiando al «terrore». In piazza, protestano in decine. «Servono luoghi dove pregare sereni: il confronto è indispensabile» ribatte l`assessore Majorino.
a pagina 5
Moschee, in aula coperto dal velo
Leghista camuffato da fondamentalista: grazie Pisapia, vi ricambieremo con il terrore
I Fratelli d`Italia preparano il banchetto, i leghisti si radunano con le bandiere pochi passi più in là e infine s`abbracciano tutti sotto lo stesso striscione: «Nessuna moschea a Milano». Nel suo piccolo, anche qui il centrodestra si salda su un fronte comune antistranieri,
antimmigrati, anti islam.
Poche decine di manifestanti, qualcuno resta fuori, qualcun altro s`accoda al consigliere del Carroccio, Igor lezzi, che per l`occasione ha indossato un lenzuolo marrone, tagliato all`altezza degli occhi come se fosse un niqab, un velo integrale. È lui a promettere il momento più movimentato in aula, dove si discute del bando per il luoghi di culto che si aprirà la prima settimana di dicembre. Iezzi tiene fede alle aspettative, invocando Allah ed esprimendo riconoscenza nei confronti del sindaco Giuliano Pisapia «a nome della mia comunità»: «Grazie al pulpito che ci è stato regalato, istituiremo il terrore». Alla performance del leghista camuffato da estremista islamico (il velo è da donna, ma si esprime al maschile), non assistono i consiglieri di maggioranza, che un po` alla volta lasciano l`aula.
Il presidente Basilio Rizzo aveva provato a bloccarlo subito, sulle parole «si dice che Allah sia grande e che vi sarà misericordioso»: «Non si possono offendere le altre religioni», aveva intimato. Proteste dall`opposizione e dai sostenitori sugli «spalti», il discorso su «invaderemo la città» è andato avanti.
Tutt`altra forma, ma analoga sostanza, nell`intervento del capogruppo di Forza Italia, Pietro Tatarella, che riprende alcuni temi già sostenuti dall`opposizione contro le scelte del centrosinistra: «State affrontando la questione in modo un po` blando; state prendendo come interlocutori una parte della comunità islamica che ci fa paura; state svendendo aree pubbliche». Al termine della seduta, FI consegna all`assessore Pierfrancesco Majorino 800 firme degli abitanti di zona 2 contro l`inclusione nel bando dell`edificio abbandonato di via Esterle. Si raccolgono adesioni a centrodestra anche per indire un referendum. Per Fratelli d`Italia, Riccardo De Corato porta in aula la replica dell`assessorato lombardo al Territorio a una sua interpellanza dove, però, in sostanza si dice che non ci sono ancora elementi sufficienti per valutare se il «piano servizi del Comune» risponda o meno ai requisiti fissati nella legge regionale 12.
La scelta di Palazzo Marino ad ogni modo ha i numeri sufficienti nella maggioranza per andare avanti. Majorino spiega che continuerà nei prossimi giorni il giro dei consigli di Zona interessati (2, 4 e 8): «Il confronto è duro, ma indispensabile». E le argomentazioni sono le stesse con le quali ha esordito, ieri, in consiglio: garantire la costruzione di luoghi «dove potersi trovare serenamente in preghiera» significa «superare gli scantinati». Finora le amministrazioni non se ne sono occupate, è la sua linea, generando un ironico «capolavoro»: «Sono riuscite a scontentare i fedeli e gli abitanti della zona». Con il bando sulle aree pubbliche, «stiamo tutelando l`interesse di tutti».
A. Cop.



Sicilia, Mons. Montenegro: “Migranti pericolosi? Anch’io diventerei cattivo”
Canicatti Web, 25-11-2014
“Si pensi a questi rifugiati, che devono stare nei centri in tutta Italia mesi e mesi, alcuni anche anni, prima di avere una risposta. Se io ad esempio fossi un migrante di 20/30 anni, che deve stare tutta la giornata senza far niente ad aspettare una risposta sul proprio futuro, dopo alcuni giorni m’incattivirei anche io! Sono dei ‘ragazzoni’ che con i nostri ragazzi avrebbero voglia di fare qualcosa e non gli è permesso. In compenso sono costretti a stare dentro un centro d’accoglienza senza far niente per mesi, a guardare la strada e il cielo. E pretendiamo pure che diventino lindi e pinti? Questa sarebbe l’accoglienza?”.
Così parla Mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, presidente della commissione Cei per le migrazioni e presidente della fondazione “Migrantes”. “L’Italia continua ad essere un Paese caratterizzato da una forte emigrazione”. Lo conferma è arrivata ieri durante l’incontro per esaminare il Rapporto italiani nel mondo, curato dalla Fondazione Migrantes.
Sulla ‘risorsa migrazione’ chiaro il pensiero dell’arcivescovo Montenegro “Questi spostamenti, questa mobiltà di tanta gente non è soltanto un problema come noi solitamente lo vediamo. Chi si sposta e va in un’altra nazione come noi che riceviamo gli altri porta una ricchezza, una capacità, una professionalità: chi riceve dovrebbe essere in grado di rendersene conto e di approfittarne in senso buono. Tutti gli immigrati che arrivano da noi non sono un peso, molti sono laureati, molti hanno svolto la loro professione nella loro terra e ora per la guerra o per altri motivi devono lasciare ma è assurdo che debbano fare gli ambulanti perché io ho visto un ingegnere che vendeva oggettini per strada… Ecco quella non è una ricchezza se ci fosse una accoglienza? E quanti dei nostri, non solo operai e lavoratori, ma anche persone con un titolo di studio andando in altre nazioni potrebbero mettere a profitto quello che hanno dentro”.
Su Agrigento e Lampedusa, che oggi vivono anche il rischio che tra i migranti che arrivano sui barconi dal nord Africa ci siano anche infiltrati dell’Isis, Montenegro aggiunge “Questo è possibile, il mondo è sempre un miscuglio di bene e di male. Bisogna esser capaci di fare dei buoni controlli e di saper filtrare. Quando son partiti i nostri migranti italiani verso l’America o altri Paesi, noi abbiamo esportato i mafiosi. E’ stato un rischio anche allora. Non possiamo vivere come se fossimo in una bolla di sapone come dice Papa Francesco. Forse dovremmo essere meno colonizzatori e cercare di investire in quelle terre pensando anche al bene di quella gente e non soltanto ai nostri interessi. Perché se oggi c’è migrazione, il male non è la migrazione, la migrazione è solo un sintomo, il male più grande è l’ingiustizia. I migranti denunciano un’ingiustizia che esiste. Non possiamo pensare che tutto si risolva accomodando sempre le cose”.
Intanto “Mare Nostrum” è stato sostituito dall’operazione europea “Triton”. “Bisogna vedere com’è impostato Triton – ha continuato l’arcivescovo di Agrigento -. Il rischio è che vogliano fare muro per difendersi. Ma che futuro c’è se ci si difende e non ci si siede a mensa tutti quanti? Non credo che salveremo l’umanità alzando muri! Ormai l’umanità sta prendendo una velocità diversa. Purtroppo il cuore dell’Europa è la finanza, non l’uomo. Se si parla di soldi forse ci intendiamo, se si parla di uomini c’intendiamo un po’ meno. La Germania sta portando avanti una politica molto più intelligente dell’Italia perché la gente emigra ed invecchia e loro accolgono migranti che possano coprire quei vuoti che ci saranno in futuro. Cosa che noi non stiamo facendo”.

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