Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

10 settembre 2010

ROM: PARIGI ATTACCA L'EUROPARLAMENTO, "BASSA POLITICA"
(AGI) - Parigi, 10 set. - La Francia all'attacco dell'Europarlamento per la risoluzione di censura sulle espulsioni dei Rom. Per il ministro dell'Immigrazione, Eric Besson, si e' trattato di "un'operazione di bassa politica" guidata da socialisti e verdi "per accusare Parigi". In un'intervista a France Info, il ministro ha affermato che gli eurodeputati "non conoscono il diritto comunitario" perche' spetta alla Commissione europea verificare il rispetto delle regole dell'Ue. Inoltre la direttiva del 2004, ha sottolineato, distingue tra "liberta' di circolazione e liberta' di soggiorno" in un altro Paese dell'Ue di cui non si ha la nazionalita'.
Duro anche il sottosegretario agli Affari europei, Pierre Lellouche: "Il Parlamento europeo sta perdendo credibilita' e gliel'ho detto in faccia", ha dichiarato a France Inter.



Strasburgo. Votata risoluzione proposta dal centrosinistra
Il Parlamento Ue alla Francia: «Fermate le espulsioni di rom»
il Sole, 10-09-2010
Leonardo Martinelli
«La Francia deve sospendere immediatamente le espul-ioni dei rom». Parola del parlamento europeo, che ieri ha votato una risoluzione in merito. La risposta di Parigi non si è fatta attendere: «Cessare i rimpatri? Fuori discussione», ha commentato Eric Besson, ministro dell'immigrazione.
E così, dopo il Vaticano e l'Onu, anche l'Europa si scaglia contro l'operazione lanciata da Nicolas Sarkozy a fine luglio. E che, in tre mesi, prevede lo sgombero di almeno la metà dei campi nomadi presenti sul territorio francese: un programma realizzato finora metodicamente. Per l'Europarlamento le espulsioni di massa e la raccolta delle impronte digitali, iniziata fra i rom dalle autorità francesi, sono contrarie al diritto europeo. E «le limitazioni di circolazione e di soggiorno per motivi di ordine pubblico e di sicurezza non possono mai obbedire a considerazioni di tipo etnico».
La risoluzione, proposta dalle forze politiche del centrosinistra, è stata approvata con 337 voti a favore, 245 contrari e 51 astensioni. Besson, però, ha "subito messo in chiaro che le autorità francesi non intendono rispettare la risoluzione: «Il Parlamento europeo - ha commentato - è venuto meno alle sue prerogative. Non dobbiamo subire un diktat politico. La Francia sta applicando scrupolosamente il diritto comunitario».
Besson, in seguito, accompagnato da Pierre Lellouche, sottosegretario agli affari europei, è volato a Bucarest, dove ha incontrato le autorità rumene. Lì i colloqui si sono svolti in un'atmosfera di apparente serenità. Teodor Baconschi, ministro rumeno degli Esteri, ha detto che «occorre evitare polemiche sterili. Con la Francia abbiamo progetti comuni». Baconschi ha ricordato che la Romania sta preparando un nuovo piano di inserimento dei rom. «Andremo insieme a Bruxelles a difenderlo - ha precisato Lellouche - e chiederemo più fondi alla Commissione europea». Lellouche, però, in precedenza, in un'intervista rilasciata al quotidiano Le Monde, aveva fatto capire che, nel caso Bucarest non si impegni di più nell'integrazione dei rom, la Francia potrebbe opporsi alla sua entrata nello spazio Schengen, prevista nel 2011.



SMACCO PER IL PRESIDENTE FRANCESE, «TRADITO» DAGLI UOMINI DI CAMERON ALL'EUROPARLAMENTO. MARONI: LA RISOLUZIONE UE NON CI RIGUARDA
Espulsioni, Strasburgo censura Sarkozy
La Stampa, 10-09-2010
Marco Zatterin
Sui Rom passa la mozione di socialisti e verdi. I conservatori inglesi si astengono
Il Parlamento europeo censura la Francia per aver allontanato «in massa» i rom dal Paese e condanna «la retorica incendiaria e discriminatoria che ha caratterizzato il dibattito politico durante i rimpatri», con la conseguenza di «dare credibilità a dichiarazioni razziste e azioni dei gruppi dell'estrema destra». E una bocciatura decisa, quella che vola da Strasburgo alla volta dell'Eliseo, ottenuta dai gruppi della sinistra dell'euroassemblea che hanno battuto con ampio margine il centrodestra che difendeva il presidente Nicolas Sarkozy. Al quale, oltre allo scappellotto politico, arriva anche un perentorio invito a sospendere «immediatamente» la messa al bando dei nomadi.
È un passo senza effetti pratici, ma la portata è tale che difficilmente potrà essere trascurato, dalla Francia e dagli altri Paesi, come l'Italia, che stanno studiando di imitarne l'esempio. Anche se il ministro degli Interni Roberto Maroni dichiara: «La risoluzione Uè non ci riguarda». La risoluzione scritta da socialdemocratici, liberaldemocratici, verdi e sinistra unitaria - passata con 337 si, 245 no, 51 astensioni - invita Commissione e Consiglio a premere su Parigi perché freni l'esodo che sinora ha chiuso cento campi nomadi e cacciato un migliaio di persone, perlopiù con passaporto Ue. L'accusa è di aver violato la direttiva sulla libera circolazione che prevede la possibilità di introdurre limitazioni «caso per caso» e nel rispetto di precise garanzie personali. Netta la replica (da Bucarest) del ministro dell'immigrazione  transalpino, Eric Besson: di un dietrofront «non se ne parla .nemmeno». La mozione della Sinistra ha profittato della compattezza dello schieramento, oltre che dell'astensione dei conservatori/riformisti britannici (Ecr) che non se la sono sentita di votare contro, perché il dilemma rom riguarda poco gli inglesi e poi perché il testo non introduce la necessità di comunitarizzare la strategia per la migliore integrazione delle comunità rom. Alla risoluzione del centrodestra - caduta con 287 si e 328 no - è invece mancato l'appoggio dei leghisti, preoccupati per il riferimento a un rapido ingresso di Romania e Bulga¬ria nel Club di Schengen in cui sono aboliti i controlli personali alle frontiere.
La sinistra attacca anche la Commissione e la risoluzione «deplora la tardiva e limitata risposta in qualità di guardiana dei Trattati, nel dovere di verificare l'aderenza delle azioni degli Stati membri alle leggi primarie della Ue». La responsabile dei diritti umani, Viviane Reding, ha fatto sapere che il caso francese è ancora sotto scrutinio, anche se un'analisi interna scritta dai servizi dell'esecutivo comunitario ha sollevato la scorsa settimana parecchi dubbi sulla compatibilità delle espulsioni coi trattati europei. Bisognerà che facciano in fretta, anche ad avviare un dibattito serio a livello europeo come viene chiesto da molte capitali, fra cui Roma. I cittadini devono essere sicuri; i nomadi che non violano la legge devono esser certi che i loro diritti saranno garantiti sino in fondo.
«Questa decisione impone uno stop alle politiche xenofobe dei governi di destra e ribadisce che cacciare i rom è cacciare cittadini europei», ha commentato a caldo David Sassoli, capogruppo Pd a Strasburgo,
con toni analoghi a quelli di Luigi De Magistris (Idv). «È stato puro killeraggio politico per colpire Sarkozy senza tenere in nessun conto ciò che più conta, cioè una vera politica, gestita a livello europeo, di integrazione dei rom», gli ha risposto l'omologo del Pdl, Mario Mauro. «Sì alle espulsioni», ha gridato Francesco Speroni, capodelegazione della Lega. Una task force studierà come sono stati utilizzati i fondi Ue per i Rom e il dossier finirà presto sul tavolo dei ministri degli Esteri. Il voto di ieri è un messaggio preciso. La storia, però, non finisce qui.



Su Sarkozy due tegole in un giorno Censura Ue, perquisita sede del partito

l'Unità, 10-09-2010
Luca Sebastiani
Il Parlamento europeo approva una risoluzione che condanna Parigi per le espulsioni collettive dei rom. E intanto riesplode lo scandalo Woerth-Bettencourt. Agenti della finanza perquisiscono la sede dell'Ump.
Parigi - Prima una perquisizione dei finanzieri alla sede del partito, poi una censura europea alla politica di rimpatrio dei rom. Ieri è stata decisamente una giornata nera per Nicolas Sarkozy, che nel giro di poche ore ha dovuto incassare due colpi che rischiano di imbrogliargli ancora di più le carte in questa azzardata partita coi sindacati. Le due notizie possono infatti apparire distanti dalla riforma delle pensioni che martedì ha portato in strada trai due e i tre milioni di persone; ma in questo fine mandato tutto gira intorno all'ultima riforma sarkozista, la sola che può ancora spianare al presidente la strada della rielezione, o meno.
Del resto è stato proprio per allontanare lo spettro dell'affaire Woerth-Bettencourt e dedicarsi anima e corpo alle pensioni, che in luglio Sarkozy aveva dato il via alla campagna contro i rom. Con una manovra di diversione in puro stile sarkozista, il presidente aveva chiamato alla carica contro il nemico interno, predisponendo il rimpatrio dei rom irregolari e lo sgombero sistematico dei campi abusivi.
INUTILI RICHIAMI
Sordo ai richiami dell'Onu e di Benedetto XVI, il governo francese aveva rimandato in Romania e Bulgaria un migliaio di nomadi sotto l'occhio delle telecamere, generando il clamore delle opposizioni e il plauso dell'elettorato del Fronte Nazionale. L'operazione gli era valsa un rimbalzo di due punti nei sondaggi sul gradimento -che oggi si aggira intorno al 34 per cento- ma, cosa più importante, gli aveva permesso di riprendere in mano l'agenda politico mediatica del paese dopo gli scandali dell'affaire Woerth Bettencourt.
Ieri però, con i sindacati che hanno già chiamato per il 23 una seconda giornata di mobilitazione sulle pensioni, la diversione sulla politica della sicurezza gli è tornata indietro come un boomerang. A Strasburgo i parlamentari europei hanno approvato a maggioranza una mozione di censura proposta dalla sinistra. Trecentotrentasette deputati, contro 245 (51 astenuti), hanno mandato a Parigi un testo che esprime «grande preoccupazione per le misure di espulsione prese dalle autorità francesi e di altri paesi nei confronti dei Rom e sollecita l'immediata sospensione di tutte le espulsioni». Non solo, perché la mozione fa una lezione di Diritti umani al paese che se ne vuole il più scrupoloso difensore nel mondo, quando afferma che «le espulsioni di massa sono vietate dalla Carta dei Diritti Fondamentali e dalla Convenzione europea per la protezione dei diritti umani». A Parigi il viso della repressione antirom, il ministro dell'immigrazione Eric Besson, si è subito sbrigato ad opporre alle parole di Strasburgo un diniego netto, dichiarando che il governo francese non intende minimamente sospendere le espulsioni.
Sarà, ma intanto «la retorica incendiaria e discriminatoria che ha caratterizzato il dibattito politico durante i rimpatri dei Rom» -così il documento di Strasburgo ha chiamato la campagna sarkozista- ha fatto rinascere i sospetti sulla cortina fumogena che Sarkozy ha voluto diffondere per coprire lo scandalo Woerth-Bettencourt, che ieri, fatalità, ha rifatto capolino dal dimenticatoio dove l'Eliseo intendeva parcheggiarlo.
SCAMBIO DI FAVORI
La storia è fin troppo nota. Lo scandalo riguarderebbe un presunto scambio di favori tra il ministro del Lavoro Eric Woerth e la ricca miliardaria Liliane Bettencourt, padrona di L'Oreal.
Ci sono ben quattro inchieste preliminari in corso, che stanno accertando se ci siano stati finanziamenti illeciti a favore della campagna di Sarkozy nel 2007; se il gestore della fortuna della Bettencourt, Patrice De Maistre, abbia o meno assunto la moglie del ministro per ricambiare qualche favore fiscale; e, infine, se Woerth abbia attribuito la Legion d'Onore a De Maistre per ringraziarlo dei finanziamenti.
Mercoledì per verificare alcune di queste ipotesi la Guardia di fi-nanza si è presentata alla sede dell'Ump, il partito di Sarkozy. Forse non hanno trovato nulla, ma la notizia, quando ieri è stata diffusa, non deve certo aver fatto piacere a quella maggioranza di francesi (il 55% per cento) che reputa che il presidente dovrebbe tornare sui suoi passi e rinunciare a portare l'età pensionabile da 60 a 62 anni.
Tanto più che Woerth è colui che conduce la riforma per conto dell'Eliseo, contribuendo a diffondere il senso di ingiustizia che circonda le mosse di Sarkozy.



La Francia andrà avanti con le espulsioni di immigrati clandestini

Notizie Fresche, 10-10-2010
Il Ministro dell'Immigrazione francese Eric BessonIl Ministro dell’Immigrazione francese, Eric Besson, ha detto che il governo di Nicolas Sarkozy andrà avanti con le espulsioni di stranieri presenti sul loro territorio illegalmente e ha denunciato la “proliferazione delle menzogne” che hanno portato alla condanna del Parlamento europeo.
Così si è espresso il Ministro francese Besson in una dichiarazione di risposta al testo approvato oggi dal Parlamento Europeo (lo stesso Parlamento che ha fatto passare la legge sulla vivisezione degli animali), nel quale viene chiesto alla Francia di fermare “immediatamente” le espulsioni di zingari.



Espulsione Rom, l'europarlamento censura Parigi

la Repubblica, 10-09-2010
STRASBURGO — «Sospendere immediatamente tutte le espulsioni» perché «violano la legislazione europea in quanto rappresentano una discriminazione su base razziale». È quanto chiede alla Francia e agli altri Stati membri la risoluzione approvata dal Parlamento europeo con 337 voti favorevoli, 245 contrari e 51 di astensioni. L'aula di Strasburgo si è dichiarata «molto preoccupata per le misure adottate dalle autorità francesi e da quelle di altri Stati membri nei confronti di Rom e nomadi». Immediata la replica francese: la so spensione delle espulsioni, ha di chiarata il ministro dell'immigrazione  Eric Besson, «è fuori questione".



Voto choc a Strasburgo: Francia condannata per l’espulsione dei rom

il Giornale, 10-09-2010
Marcello Foa
La sinistra prevale a sorpresa in aula grazie alle assenze nello schieramento conservatore
Non sta bene allontanare i Rom non in regola. Non sta bene nemmeno se esiste una norma europea che vieta la permanenza in un Paese se non si dispone di lavoro e redditi regolari. E poco importa se la Commissione europea, per una volta, abbia poco da obiettare. In Europa sopravvive una sinistra qualunquista, generica, che ha perso il contatto con la realtà, ma che, appena può, si infervora in nome di una grande causa. Quarant’anni fa manifestava contro la guerra nel Vietnam facendo il gioco dei Khmer-Rossi; negli anni Ottanta occupava le piazze protestando contro i missili americani, per la gioia del Cremlino; da qualche tempo è l'alfiere della multiculturalità, di un'immigrazione selvaggia, di un continuo sradicamento delle identità, ma non si rende conto che così fa il gioco dei gruppi di potere che, senza mai esporsi, promuovono la globalizzazione e l'appiattimento del mondo.
Quella sinistra, ieri, è resuscitata nell'aula dell’Europarlamento, approfittando di tante, troppe assenze di un centrodestra in teoria maggioritario. Strasburgo conta 736 deputati, ma ne erano presenti appena 582. E 337 di questi hanno approvato una risoluzione che condanna Parigi per le espulsioni dei Rom e chiede l'immediata sospensione del provvedimento. I toni sono durissimi. Si denuncia «la retorica incendiaria e discriminatoria che ha dato credibilità a dichiarazioni razziste», si evoca la violazione dei diritti umani e bolla come «illegale la raccolta delle impronte digitali dei Rom».
Insomma, Sarkozy quasi come Hitler.
Peccato che la realtà sia molto diversa e che la Francia, come già aveva fatto l'Italia, cerchi di risolvere una situazione che la grande maggioranza dei cittadini giudica intollerabile ovvero il rifiuto di integrarsi e di rispettare le più elementari norme civili da parte degli zingari e la loro propensione all'illegalità. Ovunque sorgano insediamenti aumenta la microcriminalità: furti, rapine, scippi.
Per costruire un'Europa giusta bisogna essere in due. Ma la risoluzione del Parlamento europeo capovolge il problema: mette sotto accusa chi dice basta, anziché chiedere ai gitani un atteggiamento più costruttivo. Il blocco formato da socialdemocratici, liberaldemocratici, verdi e sinistra radicale ha vinto perché ha votato compatto, mentre il Ppe, partito di maggioranza relativa, non ha saputo mobilitare le sue truppe, al pari degli euroscettici. È verosimile che molte defezioni vengano da Paesi come la Romania e la Bulgaria, e che altre siano state provocate dalla disattenzione o dal timore di apparire politicamente scorretti. Le cifre parlano chiaro: il Ppe, di cui il Pdl è membro, ha 265 seggi, i conservatori 54, gli euroscettici 32. Eppure i no sono stati appena 245.
Il voto è comunque ininfluente, in quanto il Parlamento di Strasburgo non dispone di alcun potere coercitivo. E infatti la Francia ha annunciato subito che se ne infischierà, allegramente. «La sospensione del provvedimento non è neppure in discussione», ha annunciato il ministro dell’immigrazione Eric Besson, proprio da Bucarest, dove si trova in visita per cercare di ottenere dal governo locale garanzie su progetti di integrazione dei Rom. Da attuare in Romania, non in Francia.
Ed è significativo che le reazioni ufficiali dei romeni siano state tutto sommato contenute. I gitani sono, da sempre, un problema anche per questo Paese, che è consapevole di giocarsi l’avvenire in seno all’Unione europea. Besson, in un’intervista, è stato esplicito: «La Francia ha sempre sostenuto l’entrata della Romania nella Ue, ma se non si muoverà nella direzione auspicata ognuno ne trarrà le debite conseguenze». Il linguaggio è allusivo, ma il senso chiarissimo: senza piani di integrazione, Parigi si opporrà all’inclusione della Romania nella zona Schengen.
Il dibattito scatenato dal voto di ieri è, insomma, retorico; così come il tentativo di ampliare la gittata colpendo anche l’Italia. La risoluzione è giustificata anche dal fatto che «il ministro dell’Interno italiano ha annunciato l’intenzione di promuovere regole europee più restrittive sull’immigrazione e sulla libertà di movimento, ed in particolare per i Rom».
Un calcetto negli stinchi a Maroni voluto da eurodeputati del Pd e dell’Idv. Tranquillamente ignorabile.



Espulsione dei rom, scontro Francia-Ue
Bettencourt, perquisito il partito di Sarkozy
Il Messaggero, 10-09-2010
Francesca Pierantozzi
PARIGI - Un «non se ne paria» forte e secco arriva dalla Francia all'«invito» del parlamento di Strasburgo a «sospendere immediatamente» le  espulsioni dei Rom. Dopo qualche giorno di ripensamenti, l'Europarlamento ha alla fine adottato ieri una risoluzione firmata da socialisti, liberali, verdi e comunisti, in cui si esprime la «viva preoccupazione» per la politica francese  di «riaccompagnamento» alla    frontiera dei gitani di origine romena e bulgara, e in cui si «invita» Parigi (la risoluzione non ha valore coercitivo)   a fare  subito marcia indietro.  Il  documento fa anche riferimento in maniera critica alla posizione italiana.
La risposta francese non si è fatta aspettare e non poteva essere più chiara. Se n'è fatto carico il ministro dell'immigrazione  e dell'Identità Nazionale, Eric Besson, che aveva scelto proprio la giornata di ieri per una visita lampo a Bucarest. «Voglio dire molto chiaramente che è escluso che la Francia sospenda i riaccompagnamenti nei Paesi d'origine, si tratti di romeni, bulgari o cittadini di altre nazionalità» ha detto Besson prima di incontrare il premier romeno Emil Boc e il ministro degli esteri Teodor Bacon sclii. Non solo Besson non ha accolto l'invito europeo, ma ha subito rilanciato con un'altra richiesta, invitando a sua volta la Romania a «lanciare un piano d'emergenza» per l'integrazione della minoranza Rom sul suo territorio, denunciando apertamente le «carenze» di Bucarest. Accompagnato dal ministro agli Affari Europei Pierre Lellouche, Besson ha chiesto alla Romania «impegni precisi sulla cooperazione poliziesca e giudiziaria, la lotta contro il traffico di esseri umani, e l'integrazione dei Rom». In una conferenza stampa congiunta, francesi e romeni hanno però cercato di trovare un terreno d'intesa, impegnandosi ad agire insieme presso I'Ue «per sostenere l'impegno della Commissione a favore dell'inserimento sociale dei rom e per ottenere i finanziamenti necessari». «Basta con le polemiche sterili», ha concluso Besson rivolgendosi ai ministri romeni, i quali hanno prudentemente evitato di commentare la decisione   dell'Europarlamento. I francesi, invece, non hanno esitato a puntare il dito contro Strasburgo. «Il Parlamento europeo è uscito    dalle sue prerogative - ha detto Besson - e la Francia non è naturalmente tenuta in nessun modo a sottostare    a un diktat politico».
Sarkozy ha più volte esortato i suoi a «non cedere di un millimetro» sulla politica di sicurezza e lotta alla criminalità inaugurata questa estate. Il presidente, alle prese con la delicata riforma delle pensioni da una parte e le rivelazioni a catena dell'affaire Bettencourt dall'altro, ha però negli ultimi giorni invitato il governo a fare «paziente opera di spiegazione». Dopo aver rovinato l'estate, gli scandali minacciano di rendere sgradevole anche l'autunno di Sarkozy, Mercoledì la polizia è entrata nei locali della sede dell'Ump, il partito del presidente, per una perquisizione legata allo scandalo Bettencourt, che coinvolge il ministro de) Lavoro Eric Woerth per conflitto di interessi e presunto finanziamento illecito della campagna presidenziale di Sarkozy. Secondo un dirigente dell'Ump i poliziotti, inviati dalla procura di Nanterre che conduce l'inchiesta, hanno «fatto ricerche in archivio senza portar via nessun documento». Il caso - e lo scandalo - non è comunque ancora chiuso.



Immigrazione II ministro Maroni difende il suo piano Sicurezza ed elogia il sindaco Alemanno. Critiche dalla Bindi
«Niente ipocrisie sui Rom»
Il Tempo, 10-09-2010
«La differenza tra noi e loro è che loro fischiano e lanciano i lacrimogeni, noi al massimo non applaudiamo la Bindi», spiega un ragazza con indosso una maglia verde griffata «Atreju 2010» a un suo coetaneo. È appena finito il dibattito sull'immigrazione in cui so¬no intervenuti il ministro dell'Interno Roberto Maroni e, per l'appunto, la presidente del Pd Rosi Bindi.
Il titolare del Viminale commenta la risoluzione del Parlamento europeo che condanna la politica attuata da Sarkozy sui rom spiegando che «c'è solo un minimo accenno all'Italia». Alla Bindi che lo accusa di vedere gli immigrati come una minaccia di cui aver paure, il ministro dell'Interno - tra gli applausi - risponde: «Io sono contrarissimo alla politica delle porte aperte: l'accoglienza deve sposarsi con la sicurezza. Non posso - spiega -mettere a rischio la sicurezza dei miei cittadini, serve un punto di equilibrio». La presidente del Pd ribatte: «Ci dobbiamo fare caricò dei nomadi, non dobbiamo mandarli via perché sono un problema che non ci riguarda», spiega. Ma anche stavolta è secca la replica del ministro: «La sinistra mi ha lanciato tante accuse in passato, ha detto che sono peggio di Hitler, che ho fatto leggi razziali. In questo c'è ipocrisia, bisogna metterci la faccia su ciò che si fa. Quando si dice che bisogna chiudere i campi nomadi e creare le condizioni per l'inclusione sociale, io chiedo perché a Roma prima di Alemanno ciò non si è fatto e si tolleravano campi con condizioni di vita inammissibili -sottolinea - Siamo arrivati noi e abbiamo fatto un piano nomadi che si fonda su due principi: il rispetto della legalità e la promozione sociale». La Bindi sorride e scuote la testa, ma il dibattito prosegue con tranquillità. Fuori dall'area riservata alla festa dodici persone, tra cui alcuni giovani gravitanti nell'area di Forza nuova, tentano di entrare nell'area riservata all'incontro. La polizia li blocca. Verranno denunciate per manifestazione non autorizzata. Dentro le posizioni di Maroni e Bindi rimangono inconciliabili, ma nessuno si accorge di nulla. Il dibattito di Atreju può continuare.



Via i Rom, l'Ue boccia Sarkozy Ma ammonisce anche l'Italia

Bresciaoggi.it, 10-09-2010
L'EUROPA CONTRO LE DISCRIMINAZIONI. La risoluzione dell'Europarlamento è stata approvata con 337 voti, 245 i no
Maroni: pregiudizio negativo La Lega attacca: sì alle espulsioni Le minoranze: pagina di civiltà Gli espulsi rientrano in Francia
STRASBURGO
Il Parlamento Europeo boccia clamorosamente la politica delle espulsioni dei Rom, voluta dal presidente francese Nicolas Sarkozy. E preventivamente condanna, citandole nelle premesse, anche le intenzioni analoghe del ministro dell'Interno Roberto Maroni. Che denuncia «un pregiudizio politico negativo» sulle politiche italiane per l'immigrazione, che «applicano solo le direttive Ue», e ritiene che la risoluzione non ci tocchi: «Non mi sembra un reato», dice, aver «espresso l'opinione che l'Unione europea debba intervenire per regolamentare più efficacemente la circolazione dei comunitari».
La risoluzione, approvata dall'Europarlamento con 337 voti a favore, 245 contrari e 51 astensioni, è stata presentata dai socialdemocratici (S&D), dai liberaldemocratici (Alde), dai Verdi e dalla sinistra radicale (Gue). Chiede non solo l'immediata sospensione delle espulsioni da parte «delle autorità francesi e di altri paesi» ma critica «la retorica incendiaria e discriminatoria» che ha caratterizzato il dibattito sulla questione. Secondo il testo, le espulsioni «sono una discriminazione su base razziale ed etnica che viola la Direttiva 38 del 2004 sulla libertà di libera circolazione», mentre «la raccolta delle impronte digitali dei Rom espulsi è illegale ed è contraria alla Carta dei Diritti fondamentali (art. 21, commi 1 e 2)».
Il documento prende di petto anche la Commissione Ue, per la «tardiva e limitata risposta» alle espulsioni francesi, e la sua mancata sorveglianza sul rispetto delle norme europee da parte degli stati membri, «in particolare alle direttive sulla non-discriminazione della libertà di movimento e il diritto di protezione dei dati personali».
La Francia risponde subito con il ministro dell'immigrazione, Eric Besson, a Bucarest per discutere con i colleghi romeni un piano per integrare i Rom in Romania, e non in Francia. La sospensione delle espulsioni, assicura, «non è neppure in discussione».
Furente la Lega, che ha gridato in aula «sì alle espulsioni!» ed espresso con Francesco Speroni «sdegno» per «il solito trucco delle sinistre europee»: «Il voto sui Rom è il trionfo della melassa buonista e dell'ipocrisia benpensante», tuona l'eurodeputata Mara Bizzotto: «Mentre i cittadini chiedono sicurezza e ordine a casa propria, l'Europa preferisce spendere altri soldi inutili per l'integrazione dei Rom». E Mario Mauro, presidente dei deputati del Pdl al Parlamento europeo, parla di «volgare strumentalizzazione politica» della sinistra.
Di parere opposto, naturalmente, gli esponenti del centrosinistra: per la vicepresidente dei deputati del Pd Rosa Calipari la risoluzione è «uno stop preventivo» alle espulsioni annunciate dal ministro dell'Interno Roberto Maroni. Per Luigi de Magistris dell'Idv, il PE ha scritto «una pagina di democrazia e civiltà» censurando le politiche di discriminazione e criminalizzazione delle minoranze più deboli, come quella dei Rom, del governo Sarkozy, immediatamente seguito dal governo italiano«.
La censura europea infiamma un dibattito già molto aspro e aumenta le difficoltà del presidente Sarkozy, che ieri ha subìto anche la perquisizione della sede del suo partito per un'oscura vicenda di finanziamenti illegali. Per di più, le espulsioni decretate sembrano aggirabili: ieri tre rom espulsi hanno passato la frontiera col Belgio sotto gli occhi delle telecamere. E sono rientrati pochi minuti dopo in Francia, in quanto liberi cittadini di un paese Ue.



337 voti a favore contro 245 e 51 astensioni
Il parlamento europeo : «La Francia sospenda l'espulsione dei Rom»
Corriere dela Sera.it, 09-09-2010
Votata una risoluzione che censura le politiche di rimpatrio. Il ministro Besson: «Non ci fermiamo»
STRASBURGO - Il Parlamento Europeo ha adottato la risoluzione sui Rom che censura le politiche francesi di espulsione dei Rom presentata dal centrosinistra con 337 voti a favore contro 245 e 51 astensioni. L'Europarlamento invita quindi la Francia a «sospendere immediatamente le espulsioni dei rom». Gli eurodeputati, che criticano «ritardo e limitatezza» dell'azione della Commissione di Bruxelles nel reagire , ricordano nella risoluzione che le espulsioni di massa e la raccolta delle impronte digitali sono illegali, auspicando che i responsabili politici evitino «la retorica provocatoria e discriminatoria». La risposta francese è arrivata poco dopo, per voce del ministro dell'immigrazione, Eric Besson: «Non è neppure in discussione che la Francia sospenda le espulsioni dei Rom».
NON SOLO LA FRANCIA NEL MIRINO - La sospensione delle espulsioni di massa chiesta a maggioranza dal parlamento europeo riguarda naturalmente anche gli altri Stati membri, anche se il caso francese è in primo piano. Nella risoluzione, presentata dai gruppi dei Socialisti e Democratici, Liberal-democratici, Verdi e Sinistra radicale, si esprime in particolare «viva preoccupazione» per le misure adottate dalle autorità francesi e si sottolinea che le espulsioni di massa violano la legislazione europea in quanto rappresentano una discriminazione su base razziale. Non mancano dal testo adottato critiche rivolte a Consiglio e Commissione per la mancanza d'impegno sulla questione: si invita pertanto l'esecutivo di Bruxelles «a sostenere con determinazione i valori e i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'UE e dai trattati e a reagire con rapidità», conducendo «un'analisi completa della situazione in Francia e in tutti gli Stati membri per quanto riguarda la conformità delle politiche relative ai Rom alla legislazione Ue».
NO ALL'ASSOCIAZIONE DI IMMIGRAZIONE E CRIMINALITA' - Il Parlamento europeo «respinge qualsiasi dichiarazione che associ le minoranze e l'immigrazione alla criminalità e crei stereotipi discriminatori» deplorando «la retorica provocatoria e apertamente discriminatoria che ha caratterizzato il discorso politico durante i rimpatri dei Rom, dando credibilità a dichiarazioni razziste e alle azioni di gruppi di estrema destra». I deputati affermano che «limitazioni della libertà di circolazione e di soggiorno per motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza e di sanità pubblica possono essere imposte esclusivamente in relazione al comportamento personale» e mai secondo «considerazioni generali di prevenzione o all'origine etnica o nazionale». La risoluzione menziona inoltre il fatto che «il ministro degli Interni italiano ha annunciato la sua intenzione di propugnare l'adozione di norme dell'UE più rigorose sull'immigrazione e la libertà di circolazione».
SCONTRO IN ITALIA - La posizione del Parlamento europeo spacca in due l'Italia. «Vogliamo fare meglio o peggio della Francia, come minaccia ogni tanto Maroni, in tema di espulsione dei cittadini romeni? Bene, prepariamoci ad essere censurati come il governo Sarkozy da parte del Parlamento Europeo» ha detto Rosa Villecco Calipari, vice presidente dei deputati del Pd commentando la notizia che il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione del centrosinistra sui Rom che censura le politiche francesi di espulsione. «Non esistono -aggiunge- europei meno europei degli altri, questa è la lezione che arriva da Strasburgo, nè il sacrosanto bisogno di sicurezza e legalitá dei cittadini può essere la scusa per mettere in campo azioni che non puniscono un singolo comportamento criminale, ma un'intera nazione».
Sdegno per il voto che condanna le espulsioni è stato espresso invece espresso dal capodelegazione della Lega Nord e copresidente del gruppo Eld, Francesco Speroni, secondo cui «tale risoluzione non ha alcun fondamento giuridico: siamo di fronte al solito trucco delle sinistre europee che, anziché andare nelle sedi competenti, ossia i tribunali, muovono accuse di violazioni giuridiche inesistenti, facendo davvero una gran brutta figura». «Se passassero i principi di questa risoluzione - ha aggiunto Speroni - cadrebbero il concetto di frontiera e di Stato nazionale e sia noi sia la maggioranza dei cittadini europei non vogliamo rinunciare nè agli Stati nazionali, nè alla loro tutela».



Islam e Occidente
Il caso Dopo le pressioni di Obama e del mondo intero
Il pastore americano rinuncia a bruciare il Corano in piazza
Corriere della Sera, 10-09-2010
«In cambio no alla moschea a Ground Zero»
NEW YORK — Terry Jones fa dietrofront. Il pastore della Florida che minacciava di bruciare copie del Corano nel nono anniversario della strage dell'11 settembre ha rinunciato al progetto che aveva sollevato un'ondata di indignazione. «Una scelta legata alla decisione di spostare il centro culturale islamico progettato nei pressi di Ground Zero», ha dichiarato Jones, che domani andrà a New York per incontrare l'imam del centro. Fonti del Cordoba Center hanno però subito smentito le dichiarazioni del reverendo su presunte «trattative».
Nel corso della giornata lo stesso Barack Obama era intervenuto sulle minacce di Jones di dare alle fiamme il testo sacro islamico: «Bruciare il Corano è un regalo per Al Qaeda». In un'intervista al canale Abc il presidente americano aveva definito «fruttuoso per la campagna di reclutamento di Al Qaeda» il falò paventato dal reverendo. «Il gesto di Terry Jones — aveva spiegato Obama — potrebbe generare violenze gravi in Afghanistan e in Pakistan e alimentare il reclutamento di individui desiderosi di farsi esplodere nelle città americane ed europee». Anche la guru dei Tea Party Sarah Palin era scesa in campo contro il pastore battista. «Bruciare libri è contro gli ideali americani», affermava nella sua pagina Facebook l'ex governatrice dell'Alaska, che condannava «una provocazione inutile, non molto diversa da quella di costruire una moschea vicino a Ground Zero». In un'intervista Terry Jones aveva dichiarato che una chiamata da parte del Pentagono, del Dipartimento di Stato o della Casa Bianca avrebbe potuto fargli cambiare idea. In tarda serata non erano giunte conferme di eventuali telefonate. L'Interpol aveva lanciato un allarme terrorismo legato a possibili ritorsioni. Una simile allerta era stata diramata anche dal Dipartimento di Stato che aveva messo in guar¬dia i viaggiatori Usa contro «possibili dimostrazioni violente anti-americane nel mondo». Dopo le proteste che da giorni infiammano la piazza islamica, dall'Afghanistan al Cairo, ieri il capo della missione Onu a Kabul, Staffan de Mi-
stura, aveva avvertito che l'incidente «potrebbe causare un rinvio delle elezioni parlamentari in Afghanistan». L'ex premier britannico Tony Blair, rappresentante del Quartetto per il Medio Oriente, aveva lanciato l'invito «a leggere il Corano piuttosto che bruciarlo», mentre la comunità ebraica Usa aveva condannato l'iniziativa, paragonandola ai falò di libri fatti dai nazisti negli Anni 30, alla vigilia dell'Olocausto.
Ieri alcuni agenti dell'Fbi hanno fatto visita al pastore in Florida. Intanto il sito Internet della sua chiesa veniva oscurato per «violazione delle norme che impegnano gli utenti a non diffondere materiale che incita alla violenza, mette in pericolo la sicurezza pubblica 0 compromette la sicurezza nazionale».



Svolta dopo l'allarme lanciato dall'Interpol: rischio di attentati in tutto il mondo
Obama ferma il rogo del Corano
Corriere della Sera, 10-09-2010
Interviene il presidente, il religioso della Florida rinuncia
Barack Obama ferma il rogo del Corano, il gesto di protesta chiesto da Terry Jones, il pastore della Florida, nell'anniversario dell'11 settembre. «Un'iniziativa deleteria, che può favorire i terroristi di Al Qaeda», aveva detto il presidente americano avvalorando l'allarme dell'Interpol sulla possibilità di attacchi.



REGOLARIZZAZIONI
False dichiarazioni vendute agli immigrati La truffa dell'impiegato e dell'infermiera
la Repubblica, 10-09-2010
Trecento euro per attestare che lo straniero abitava presso di lei. Così la donna con un dipendente comunale, hanno permesso a tanti stranieri di regolarizzare la propria posizione
L'inganno funzionava così: quando allo sportello comunale in cui lavorava U. G. si presentavano cittadini stranieri con qualche difficoltà nel perfezionamento della sanatoria per la mancanza di domicilio, il dipendente suggeriva loro di rivolgersi all'infermiera D.M.A. Questa, dietro il compenso di 300 euro a pratica, poi destinato ad essere diviso con il complice, offriva la disponibilità "sulla carta" del proprio appartamento per poi procedere a false cessioni di fabbricato e consentire all'immigrato di turno di ottenere il certificato di idoneità alloggiativa. A conclusione della "pratica", U. G. rilasciava il documento, stavolta 'regolare' in tutte le sue parti.
Ma la coppia è caduta nella rete degli agenti del Commissariato Prenestino, che hanno fatto scattare le manette. Ad insospettirli proprio l'elevato numero di cessioni di fabbricato presentate dalla donna in un periodo breve. Le indagini hanno raggiunto un punto di svolta quando una delle vittime, bengalese, ha raccontato agli agenti tutto il meccanismo, confessando di aver accettato la proposta di U. G. e di aver pagato per avere i documenti.
I truffatori sono stati incastrati e sono finiti in manette quando il cittadino del Bangladesh si è presentato presso l'ufficio comunale per concludere le pratiche: ad osservare le operazioni erano presenti anche gli agenti. I due sono stati bloccati e vengono contestati loro i reati di tentata concussione in concorso, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, falso materiale e uso di atto falso.
Vista la presenza assodata di documenti-truffa, l'Ufficio Immigrazione sta verificando le domande di regolarizzazione per accertare la veridicità dei requisiti e procedere eventualmente ad altre indagini.



IMMIGRATI: REGIONE VENETO, NUOVI ARRIVI? NO, PRIMA I RESIDENTI

(ASCA) - Venezia, 10 set - Favorire l'integrazione degli immigrati regolari come risorsa nella fase di passaggio dalla crisi economica a quella della ripresa; l'integrazione sociale e scolastica, puntando con forza alla conoscenza della lingua italiana e della cultura veneta; il rientro volontario con la costruzione di reti di cooperazione; la formazione personale e professionale. Sono questi i principali obiettivi che si prefigge il ''piano triennale regionale degli interventi nel settore dell'immigrazione'', approvato dalla Giunta veneta su proposta dell'assessore ai flussi migratori Daniele Stival, e trasmesso al Consiglio regionale per il prosieguo dell'iter.
''L'immigrazione regolare - sottolinea Stival - e' un fenomeno che va accompagnato e regolato in maniera attenta e collegata all'attuale congiuntura. Per questo abbiamo deciso di puntare su aspetti legati all'economia, al lavoro, e ad un'integrazione a 360 gradi, che non puo' prescindere, ad esempio, dalla conoscenza della lingua italiana e della cultura veneta, essenziale perche' agevola l'inserimento lavorativo, favorisce la partecipazione alla vita sociale, previene situazioni di disagio sia per l'immigrato, sia per la comunita' d'accoglienza.
Quanto piu' forte sara' l'integrazione degli immigrati regolari - sottolinea Stival - tanto piu' facile sara' anche combattere l'immigrazione clandestina, che non siamo disposti a tollerare in alcun modo. Ritengo anche fondamentali due aspetti come la realizzazione di percorsi mirati ai rientri in patria e la priorita' da dare agli immigrati residenti rispetto ai nuovi ingressi''. Per quanto riguarda il lavoro, il Piano indica proprio la via di concentrarsi di piu' sull'integrazione degli stranieri presenti, piuttosto che sulla gestione di nuovi ingressi, alla luce dell'attuale non facile situazione economica. In questo senso saranno promosse azioni che mirano alla sensibilizzazione, informazione e formazione rivolte alle associazioni di migranti per aumentare la loro capacita' di trasferire informazioni ai lavoratori; all'informazione alle imprese con titolare straniero per aumentare le loro capacita' di accedere alle opportunita' offerte dal mercato del lavoro regionale; alla sperimentazione di modalita' per attestare le competenze possedute dai lavoratori immigrati e rafforzarne il grado di occupabilita'; al rientro volontario attraverso la costruzione di reti di cooperazione tra Italia e Paesi d'origine, in raccordo con il Ministero competente. Sul fronte dell'integrazione sociale e scolastica, gli interventi del Piano si pongono alcune priorita': inserimento scolastico, insegnamento della lingua italiana e promozione di interventi educativi per i minori; informazione sulle leggi nazionali e regionali, sulle regole di soggiorno e in materia di lavoro; aggiornamento degli insegnanti e degli operatori scolastici; valorizzazione della mediazione linguistico-culturale; inserimento delle donne immigrate; promozione del dialogo tra la cultura veneta e le altre culture. Il Piano prevede anche il consolidamento dell'Osservatorio Regionale Immigrazione e della Rete Informativa Immigrazione.



Festival Mantova/ Navarro Valls: sì cittadinanza agli immigrati
"Non posso ammettere che un cristiano sia antilaico"
Virgilio, 10-09-2010
Sono temi di ampio respiro - democrazia, coscienza religiosa, scienza - quelli scelti da Joaquin Navarro Valls per il suo confronto con il pubblico al Festivaletteratura di Mantova. Presentando il suo ultimo libro "A passo d'uomo" (Mondadori), il direttore della sala stampa vaticana - nel periodo del pontificato di Giovanni Paolo II - ha preso posizione su temi caldi dell'agenda politica, partendo dall'immigrazione: "Se noi non offriamo la possibilità ai migranti di diventare cittadini allora lasciamo campo libero all'insicurezza. Ma se offriamo uno sforzo di educazione, se convertiamo il migrante in cittadino allora il problema può essere risolto". E ancora: "Una società che non ha una propria identità e che per trovarla aggredisce l'altro, il diverso, dimostra solo il suo vuoto interiore, una profonda crisi di valori". Acuto anche il punto di vista sul tema della laicità: "Non posso ammettere che un cristiano sia antilaico" ha detto Navarro Per un motivo semplice: "L'atto di fede si fa, cresce e vive nella libertà. Un cristiano, dunque, non ha lo spazio per non essere laico, io mi considero addirittura un tifoso della laicità anche se non mi sfuggono i problemi che porta il laicismo, che è un'imposizione di idee in nome della libertà". Sul tema del rapporto con l'islam Navarro sostiene peraltro che sia necessario approfondire il dibattito rispetto ai termini in cui viene tradizionalmente posto: "Di quale islam parliamo, dovremmo sempre chiederci? Non è una questione da poco, con Giovanni Paolo II - dall'Indonesia al Senegal - sono stato in Paesi che mi hanno offerto uno splendido esempio di convivenza e intelligenza". Poi ha rivelato un aneddoto: "Ricordo che una volta, in Vaticano durante un incontro con alcuni cardinali, in fase di preparazione per alcuni incontri inter religiosi, qualcuno si alzò e chiese a Giovanni Paolo II da dove partire per avviare un vero dialogo, un dialogo anche con i non credenti. Il papa rispose subito:"L'uomo. L'uomo è in comune con tutti...". Navarro ha poi concluso il suo intervento parlando delle difficoltà della Chiesa al termine di un anno molto complesso: "Il motivo della mia fede non è nella morale, è invece la risposta a Cristo. C'è un motivo superiore alla morale per cui io credo ed è il dono della Grazia. Da qui dobbiamo ripartire".



Molfetta Day, esempio di integrazione
Azzollini: gli immigrati rispettino le nostre regole

Quindici, 10-09-2010
MOLFETTA - Biglietto da visita in tutto il mondo, gli emigrati molfettesi. Forte il loro senso di appartenenza alla patria, viva espressione dei valori della città di Molfetta: fede e devozione religiosa, complicità con la propria terra, ma anche nostalgia. Il Molfetta Day, indetto dall'Associazione Molfettesi nel Mondo, con il patrocinio del Comune di Molfetta, celebra la presenza in città degli emigrati molfettesi, che onorano la propria terra in ogni dove.
Un corteo ha aperto la manifestazione pubblica: le delegazioni dei molfettesi nel mondo e il Consiglio Comunale hanno sfilato da Piazza Vittorio Emanuele lungo il Corso Umberto fino alla Villa Comunale, dove è stata deposta la corona d'alloro al busto di Simon Bolivar (abbruttito dallo sterco degli uccelli e da alcune scritte), con picchetto d'onore. Stessa cerimonia a Piazza Municipio, prima della seduta del Consiglio Comunale.
"Quasi 60mila molfettesi in tutto il mondo, le cui radici restano ben salde nella città di Molfetta", ha commentato Carlo Schilardi, Prefetto di Bari, stupito dall'affetto culturale verso la città di Molfetta anche da parte delle nuove generazioni, "i figli dei nostri emigrati". L'augurio che questa manifestazione, ideata dal dott. Pietro Centrone, presidente della Fondazione Vincenzo Maria Valente, possa continuare nei prossimi anni e raccogliere sempre più partecipanti.
Successivi gli interventi di opposizione e maggioranza, rispettivamente di Mario de Robertis (IdV) e Mauro Spaccavento (Pdl), quest'ultimo soffermatosi sul gravoso problema dell'immigrazione nel territorio italiano. "Ricordando le difficoltà dei nostri concittadini, emigrati nel secolo scorso, non dobbiamo lacerare la dignità degli immigrati di oggi - ha ribadito il consigliere di maggioranza - dobbiamo evitare la loro ghettizzazione".
Eppure, proprio la Legge n.94 del 15 luglio 2009, ideata e approvata dal Governo Berlusconi, trita sotto le suole proprio questo valore fondamentale. L'istituzione dei Centri di Identificazione ed Espulsione (prima Centri di Permanenza Temporanea e di assistenza) sembrano configurarsi come luoghi di detenzione senza finalità assistenziale.
"Aprirci e non rintanarci nel nostro egoismo", la speranza del vescovo Mons. Luigi Martella (nella foto accanto al sindaco Azzollini), che ha fatto eco alla convivialità delle differenze di don Tonino. Cercare la formula migliore per una solidale e rispettosa convivenza.
Un esempio d'integrazione e affermazione socio-lavorativa nel paese di accoglienza, gli emigrati di Molfetta per il sindaco-senatore-presidente Antonio Azzollini, ultimo nella scaletta degli interventi, impegnatosi nella creazione delle condizioni occupazionali che possano arrestare il flusso emorragico dei giovani fuori dell'Italia, sia a livello cittadino che nazionale.
Anche il sindaco Azzollini ha indugiato sull'immigrazione in Italia e a Molfetta: "dirò qualcosa che ora stupirà anche il vescovo Mons. Martella, ma questa è la mia idea". Gli immigrati sul suolo cittadino (tra 2mila albanesi e rumeni) rappresentano un problema da affrontare "nella solidarietà e con responsabilità". Nessuna confusione, è necessario accettare le regole culturali e religiose del paese di accoglienza, lavorare, integrarsi e alla fine affermare la propria identità, come hanno fatto all'inizio del secolo XIX gli emigrati di Molfetta e dell'Italia: l'Azzollini-pensiero non ha mancato di essere più chiaro. "Ad esempio, se non è permesso ai cittadini italiani di professare la propria religione nei paesi stranieri - ha continuato il sindaco Azzollini - non vedo perché noi dovremmo fare il contrario e lasciare che gli altri ci dicano cosa fare".
A conclusione, la consegna delle targhe commemorative alle varie delegazioni.



La visita
Confronto con delegazione Usa su istruzione e immigrazione
Cinque, 10-09-2010
Il presidente dei Consiglio regionale dei Lazio, Mario Abbruzzese, ha ricevuto ieri mattina una delegazione
dell'Associazione delle Assemblee legisiative degli Stati Uniti d'America (Ncsl), guidata dai senatore Don Baifour.
L'Associazione rappresenta 7500 legislatori nei 50 Stati e territori degli Stati Uniti. Il presidente Abbruzzese ha
affrontato i temi dell'istruzione e dell'immigrazione, auspicando la creazione di una società «che non sia sem¬
plicemente multietnica, ma che diventi, invece, interetnica». E ha concluso il suo intervento con l'invito
al presidente Balfour e ai membri della delegazione a far sì che «questo confronto sia l'occasione per intra¬
prendere nuove collaborazion, prevedendo interscambi tra i rispettivi uffici legislativi che supportano il funzio¬
namento tecnico e organizzativo delle Assemblee. Queste, infatti, hanno un ruolo fondamentale nel recepire
le istanze dei cittadini, tanto più in un questo momento di crisi. Se infatti le politiche nazionali si concentrano
su obbiettivi macro, alle Regioni/Stati federali è demandato il compito non residuale  di declinare,   
attuare   e   sostenere   le  politiche così dette 'micro', ma di grande impatto sulla vita delle persone». Don Balfour, dal canto suo, ha sottolineato come dal 1996 il Dipartimento di Stato ha chiesto alla Ncsl di condividere le esperienze governative federali con i Consigli regionali e le Assemblee italiane. Balfour si è poi soffermato sull'importanza delle relazioni che esistono fra gli Stati e il Governo Federale degli Usa. Il senatore degli States ha chiuso il suo intervento ricordando che «Negli ultimi 80 anni ci sono stati continui confronti fra il Governo federale e quelli statali proprio sulle politiche di federalismo fiscale. Negli anni Ottanta Ronald Regan ha intrapreso la strada del decentramento delle responsabilità agli Stati. Strada portata avanti anche da Clinton. Oggi Obama sta facendo un passo indietro, aumentando il peso del Governo federale».



























































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