Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Termini Underground La protesta sotterranea merita tutte le luci

l'Unità, 2-11-2010
Italia-razzismo Osservatorio
Tutto avviene sottoterra o, meglio, in un sottopasso che attraversa i binari della Stazione Termini di Roma e da una porticina che dà accesso ai locali di un circolo del Dopolavoro Ferroviario.
E’ qui, per iniziativa dell’Associazione Ali Onlus e per simpatia solidale dei soci del Dopolavoro, che i locali si trasformano in palestra e sala prove per una scuola di ballo particolare, frequentata da allievi di ben sedici nazionalità (italiani inclusi). La particolarità di questa palestra sta nel fatto che i ragazzi sono quasi tutti dei rifugiati politici - come Farid, afgano di vent’anni fuggito dai sobborghi di Kabul - o immigrati alle prese con problemi di regolarizzazione – come nel caso di Anido, venuto in Italia dall’Albania -. Un piccolo miracolo di convivenza, cementato dall’hip hop e dalla gratuità dei corsi e reso complicato dalla decisione delle Ferrovie dello Stato di sfrattare la palestra e mettere a reddito gli angusti locali. Ne nasce una vertenza che vede mobilitarsi anziani del Dopolavoro Ferroviario e ragazzi del corso, e un documentario, presentato alla Festa del Cinema di Roma: Termini Underground, di Emilia Zazza, che racconta l’intrecciarsi della mobilitazione per salvare la scuola e l’allestimento di uno spettacolo, in chiave hip hop, ispirato all’Eneide. Storie che s’intrecciano, Enea che diviene un rifugiato e il protagonista, Farid che, avendo trovato lavoro in un bar, rischia di saltare la “prima”, la festa di un allievo che ottiene la cittadinanza e l’ansia per le decisioni - burocraticamente sorde - delle FF.SS. Tra qualche settimana i promotori di questa storia rientreranno nei locali, decisi a resistere, purché, da sotterranea, la loro vicenda emerga alla luce del sole.
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Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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