Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Il razzismo esiste, ma è sbagliato gridare «al lupo, al lupo»


Questi i fatti per come li abbiamo potuti ricostruire. Mercoledì 23 giugno alle ore 21.30 tre operai senegalesi si presentano in una pensione a Meolo in provincia di Venezia, ma vengono insultati e cacciati dal proprietario.
Ne nasce uno scandalo. Così la figlia del titolare: «io non ero presente. Ma, se è successo così, ci dispiace. Il fatto di aver accettato tranquillamente la prenotazione dimostra che per noi non c’era alcun problema ad ospitarli. Purtroppo mio padre è ultra 70enne, ha problemi di salute e una certa mentalità. Anche per noi costituisce un problema quotidiano. Ma non so se valga la pena montare un caso su questo fatto: qui alloggiano albanesi, ex jugoslavi e altri stranieri». In effetti, in assenza di prove contrarie, la spiegazione appare plausibile. Non così è sembrato a molti tra coloro che hanno ripreso la notizia e a tantissimi navigatori di internet che ne hanno fatto l’occasione per una vibrante denuncia del “razzismo veneto”. Guai a sottovalutare, evidentemente: il razzismo esiste, è insidioso e dissimulato e il “giustificazionismo” è molto diffuso. Ma è altrettanto vero che non abbiamo alcun bisogno di gridare “al lupo al lupo”. Razzista è termine massimamente denigratorio, forse il più stigmatizzante all’interno dei sistemi democratici, certo il più riprovevole per le culture che fino a qualche decennio fa erano maggiormente condivise in Italia (quella “cattolica” e quella “socialista”). Guai a non definire con parole appropriate l’intolleranza, la discriminazione, la xenofobia, quando si manifestano. Ma guai a utilizzare banalmente il termine “razzista” quando si sia in presenza d’altro. Non è un modo per rafforzare la convivenza bensì un mezzo per degradarla.
l'Unita 29 giugno 2010
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