Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

02 marzo 2012

Immigrazione: Cancellieri e Riccardi in visita a Lampedusa
Sopralluogo in Centro accoglienza chiuso dal settembre scorso
(ANSA) - LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 2 MAR - Sono giunti a Lampedusa il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri e il ministro della Cooperazione e dell'integrazione Andrea Riccardi, per un sopralluogo nell'isola meta degli sbarchi di immigrati (oltre 50 mila in sei mesi) provenienti dal Nord Africa. La prima tappa della visita sara' il Centro d'accoglienza, chiuso dal settembre scorso dopo l'incendio appiccato da un gruppo di tunisini. Subito dopo Cancellieri e Riccardi si sposteranno alla ex base militare Loran. (ANSA).



Il Governo non presenta l’emendamento al decreto semplificazioni per allungare la durata dei permessi di soggiorno.
Il provvedimento, a rischio inammissibilità, verrà presentato in un altro disegno di legge.
Immigrazione Oggi, 02-03-2012
Il Governo non presenta l’emendamento al “decreto semplificazioni” per allungare la durata dei permessi di soggiorno. La conferma è giunta ieri da uno dei due relatori del dl, Stefano Saglia (Pdl), che ha dichiarato come, alle commissioni Affari costituzionali e Attività produttive, l’emendamento non sia “mai arrivato”.
Saglia ha spiegato che, per non incorrere in una bocciatura per inammissibilità, il Governo abbia deciso di presentare la misura in un altro provvedimento. “Non credo – ha dichiarato il relatore – che sia una materia da trattare in questo provvedimento, penso che sia meglio affrontarla in un altro testo. Il decreto semplificazioni non è il più idoneo”.
A far preoccupare il Governo era stata la bocciatura di un emendamento, sulla stessa materia, presentato dalla Lega Nord e ritenuto inammissibile.
Il provvedimento del Carroccio, collegato all’articolo 17 del decreto in discussione che contiene le misure di semplificazione per le assunzioni di lavoratori extra Ue, proponeva di accorciare da sei a tre mesi la durata dei permessi di soggiorno per attesa occupazione.



Gli immigrati si mobilitano contro il razzismo e la precarietà
Anche a Catanzaro si è riunito il Comitato "Primo Marzo" fissando un incontro con il prefetto
CatanzaroInforma.it, 02-03-2012
Gli immigrati si mobilitano contro il razzismo e la precarietàCatanzaroInforma.it: Gli immigrati si mobilitano contro il razzismo e la precarietà
Cosa davvero accadrebbe se i milioni di immigrati che vivono e lavorano in Europa decidessero di incrociare le braccia o andare via? A lanciare la provocatoria riflessione è il collettivo “Primo Marzo 2012, una giornata senza di noi”, un progetto nato in Francia nel 2009 come forma di reazione all’ondata razzista e poi allargatosi in tutta Europa sulla base di reti territoriali che si sono formate anche a Catanzaro. Ieri mattina il Comitato locale ha organizzato presso la Provincia un incontro su “Immigrazione e diritti civili” con il coinvolgimento delle associazioni di immigrati presenti sul territorio per discutere di alcuni punti chiave del dibattito. “I migranti non vogliono pagare le tasse e i costi della crisi più di tutti gli altri lavoratori – ha detto il referente Khalid Elsheikh -, le leggi italiane considerano i migranti come nemici da combattere come si può ben evincere dalle regolamentazioni sul contratto di soggiorno per lavoro, sulla legge sicurezza ed emergenza profughi, sul principio di un soggiorno “a punti” e sulla tassa del permesso di soggiono che vorrebbe scaricare sul salario dei più poveri il costo della politica”. Per questo motivo lo stesso Comitato ha chiesto al Prefetto Antonio Reppucci di essere ricevuto martedì per poter sottoporre alla sua attenzione un documento che sarà indirizzato al Ministro  dell’interno, Anna Maria Cancellieri, attraverso cui si ribadisce la contrarietà alla legge Bossi-Fini invocando la cancellazione del contratto di soggiorno per lavoro, la chiusura dei CIE ed una regolarizzazione generale di chi non ha permesso di soggiorno. Non di meno gli immigrati chiedono di costruire insieme una forma di mobilitazione ancora più grande che possa aiutare a cambiare lo stato di cose.



“Un giorno senza di noi”, niente sciopero ma tante occasioni di riflessione: dagli immigrati il 12% del Pil.
2,2 milioni i lavoratori stranieri che versano 6 miliardi di Irpef.
ImmigrazioneOggi, 02-03-2012
Producono il 12,1% del PIL, versano 6 miliardi di euro di Irpef a fronte di un reddito medio dichiarato di 12.507 euro a testa. È questo l’apporto dei 2,2 milioni di lavoratori immigrati all’economia italiana.
A renderlo noto è stata la Fondazione Leone Moressa che ieri, in occasione dello “sciopero giallo degli immigrati”, ha stimato il “valore economico” degli immigrati.
L’Italia – scrivono i ricercatori – conta oltre 2,2 milioni di occupati stranieri, la maggior parte concentrati nelle aree settentrionali: oltre mezzo milione nella sola Lombardia, oltre 200mila in Emilia Romagna, Piemonte, Lazio e Veneto. Ma dal 2008 al 2011 si è assistito in Italia ad un aumento del tasso di disoccupazione di 3,4 punti percentuali passando dell’8,1% all’11,5%, raggiungendo 291mila immigrati senza lavoro. Questo significa che nel triennio considerato un nuovo disoccupato su quattro ha origini straniere. La crisi sembra però non aver fermato la voglia di fare impresa da parte degli immigrati: gli attuali 402mila imprenditori di origine straniera (che rappresentano il 9% di tutti gli imprenditori in Italia) sono aumentati in numerosità nell’ordine del 3% dal 2010. Tra lavoro dipendente e autonomo gli stranieri, secondo alcune stime, contribuirebbero alla formazione del 12,1% del Pil nazionale, che tocca il 15% in Umbria e che supera il 14% in Veneto, Piemonte, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna.
Gli stranieri sono occupati prevalentemente in lavori dalla media e bassa qualifica. Quasi un terzo è occupato in professioni non qualificate e il loro numero è cresciuto più di quanto non si sia verificato per altre professionalità. Tra le prime professioni più ricoperte da stranieri, sembra che molti mestieri “manuali” siano stati “snobbati” dagli italiani, che hanno lasciato progressivamente il posto agli stranieri, assistendo ad un vero e proprio effetto sostituzione. Nel caso di categorie come la ristorazione (cuochi, camerieri, baristi), i lavoratori non qualificati nell’industria e le figure di saldatori, montatori e lattonieri i nuovi ingressi di stranieri hanno superato di gran lunga gli abbandoni degli italiani (oversostituzione). Si registra una perfetta sostituzione (quando il flusso in entrata di stranieri è simile a quello in uscita degli italiani) nel commercio ambulante e nelle professioni di laccatori, palchettisti e pittori. Si tratta di sostituzione parziale per i magazzinieri, manovali edili, muratori, carpentieri, ponteggiatori, pavimentatori, idraulici, installatori.



Nei seggi aperti a Milano con il pensiero al Senegal “Ci torno sempre, ora ho paura delle violenze”
Corriere della sera, 02-03-2012
Jean Claude Mbede
Mentre circa 5 milioni di senegalesi andavano alle urne la scorsa domenica per scegliere il nuovo presidente del Paese africano, circa 5 mila connazionali investivano i seggi elettorali a Milano città gemellata con Dakar, la capitale del Senegal. L’amministrazione ha dato il proprio contributo all’organizzazione del voto: oltre 8 seggi elettorali (8) in città, il Comune di Milano ha anche fornito le cabine elettorali e le urne, predisponendo inoltre il servizio di vigilanza da parte della Polizia locale. Per la elezione tenutasti domenica scorsa pero, la comunità senegalese aveva più di un timore.
La paura di vedere il Paese di origine trascinato negli scontri dopo le elezioni.
    “La nostra paura è che il Senegal cada nelle violenze, per questo chiediamo ai politici di garantirci un Paese stabile dove siamo lieti di tornare, come spesso accade”.
Questa la opinione di Babacar, 34enne, in Italia da 14 anni, laureato in infermeria ostetrica, sposato con una italiana di Vicenza con cui ha due bambini che, mentre ci racconta della sua preoccupazione, lo chiamano al suo ruolo di padre. Così in centinaia i senegalesi di Milano incontrati domenica e lunedì nel consolato milanese dove si svolgeva il conteggio dei voti. Alcuni giovani senza ordine, però,  hanno costretto alcuni cronisti ad allontanarsi accusandoli di dire il falso su quanto accaduto nel loro Paese. Nonsotante l’atmosfera tesa tra i rappresentanti dei vari candidati, alla fine si è votato nella calma. Fadima, 23enne residente in provincia di Varese si era iscritta nelle liste elettorali, era presente domenica al consolato, però non ha voluto votare: ” Ho cambiato idea quando hanno annullato la candidatura di Youssou N’dour, il mio candidato”, racconta, ” io sono venuta solo per vedere come si svolge lo scrutinio ed incontrare altri connazionali”.
    Perché la comunità senegalese è tra le più attive di Milano? “E’ per mantenere i  legami con il nostro Paese – dice Fall, venditore e studente a Milano-. Anche perché la vita in occidente è noiosa, si lavora e non c’è tempo per incontrare la gente”, conclude.
Molto diverso della vita in Senegal, dove il senso della famiglia è molto diffuso. Oggi è venuto anche Lamine, 43enne arrivato da Lodi. “Sì che sono preoccupato. Vogliono rovinare il Senegal, un Paese tradizionalmente stabile e pacifico”. Lamine svolge la sua attività commerciale tra Milano e Dakar. A Milano, vende prodotti senegalesi e africani, come borse di pelle, e a Dakar, ha aperto un negozio di made in Italy:”  Aspetto i saldi, compro a costi bassi e li rivendo nel mio Paese”. Per lui, l’attività commerciale si fermerebbe subito se il Paese si lasciasse trascinare nelle violenze viste durante la campagna elettorale. Lui che va e viene tra i due Paesi ogni sei mesi. Così come Modou, addetto alla sicurezza per conto di una magazzino a Milano. In Italia da 8 anni, ha lasciato in Senegal, moglie e bambini. E fa il possibile per tornare ogni anno nel periodo tra luglio e settembre: “Per garantire ai bambini di cominciare l’anno scolastico” e stare insieme a loro. (La bellissima foto in alto è di Nicola Marfisi)

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