Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

17 maggio 2012

Immigrati, la Cancellieri chiude le porte "Troppi disoccupati, quest'anno niente flussi"
Il ministro dell'Interno: "La crisi è drammatica, stop a nuovi ingressi di extracomunitari". Potranno entrare solo gli stagionali: "Il mercato è in grado di assorbirli"
la Repubblica, 17-05-2012
ALBERTO CUSTODERO
ROMA - Chiuse le frontiere agli immigrati, in Italia c'è crisi. I disoccupati sono troppi. E il lavoro scarseggia. Lo ha deciso ieri il ministro dell'Interno. "Stiamo valutando con il ministro del Lavoro se aprire un nuovo decreto flussi - ha dichiarato Anna Maria Cancellieri - ma la situazione economica è drammatica. Non abbiamo molta offerta di occupazione". Gli immigrati che ci sono nel Paese, in sostanza, sono più che sufficienti per assorbire l'offerta di lavoro. Diverso il discorso sugli stagionali: "Per loro - ha precisato il titolare del Viminale - abbiamo fatto il decreto perché siamo sicuri che il mercato li assorbirà".
Lo stop al decreto flussi, però, potrebbe rinforzare gli arrivi irregolari, in particolare dalle coste del Maghreb. "Se il flusso di migranti dalla Libia verso le nostre coste tornasse intenso - ha ammesso il ministro - ci metterebbe in grande difficoltà". L'obiettivo di Palazzo Chigi è risolvere il problema dell'immigrazione clandestina entro la fine dell'anno: "O i migranti diventeranno indipendenti - è l'aut aut della Cancellieri - o saranno rimpatriati". Ma la Caritas (dopo la sospensione a febbraio dei respingimenti), ha lanciato un allarme proprio sulla ripresa degli sbarchi da Libia e Tunisia: "A migliaia, con il bel tempo, sono pronti a raggiungere l'Italia. Il Paese deve attrezzarsi per fronteggiare il flusso dal Nord Africa". Lampedusa, per la sua posizione, resta la mèta più appetibile per le "carrette del mare" cariche di clandestini. Per far fronte a un'eventuale emergenza, il centro di accoglienza sull'isola, devastato nei mesi scorsi da un incendio, secondo la Cancellieri potrebbe riaprire entro la fine di maggio.
Sul tema è intervenuto anche il presidente della Repubblica. Quest'anno in 23 sbarchi sono approdati 1.056 clandestini. Ma molti di quelli partiti dalla Tunisia sono spariti nel nulla. Alle madri dei dispersi il presidente della Repubblica ha espresso solidarietà. "Profonda comprensione - ha detto Napolitano - per il dramma di famiglie tunisine che hanno perduto i loro cari in viaggi della speranza troppe volte diventati viaggi della morte. Massimo impegno da parte dell'Italia nel cercare notizie degli scomparsi".



Migranti, l'emergenza si chiuderà a fine anno
Lo ha annunciato il ministro dell'Interno al Senato
Avvenire, 17-05-2012
PAOLO FERRARIO
Il governo è intenzionato a dichiarare chiusa l'emergenza immigrazione entro fine anno. Lo ha detto ieri il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, in audizione alla commissione Diritti umani del Senato.
«C'è la volontà di chiudere l'emergenza col massimo rispetto dei diritti delle persone - ha detto la titolare del Viminale -. Lo Stato non può continuare a farsi carico di questa situazione, vista anche la crisi economica: i migranti diventeranno in- dipendenti o saranno rimpatriati». A questo riguardo, ha aggiunto il ministro, è in corso «un dialogo con le Regioni». «Entro fine mese - ha ricordato - faremo il punto della situazione, verificheremo quanti migranti hanno avuto il permesso umani- tario, a che punto siamo con le commissioni ed i ricorsi, in modo da avere un piano per fronteggiare ia situazione fino a fine anno, quando si concluderà l'emergenza».
La crisi economica ha portato l'esecutivo a rivedere anche la politica dei flussi. «La situazione occupazionale del paese è drammatica - ha confermato Cancellieri- Per questo per ora abbiamo previsto solo i flussi stagionali, su cui abbiamo cer- tezza di un mercato che li possa assorbire. Col ministero del Lavoro stiamo valutando se e in che misura aprire il decreto flussi, che è legato ad una domanda di occupazione e in questo momento non ne abbiamo molta».
Nel corso dell'audizione, il ministro ha presentato i dati aggiornati degli sbarchi di migranti sulle coste italiane. La prima evidenza è che nel corso del 2012 il flusso migratorio dalla Libia e dalla Tunisia si è ridotto notevolmente rispetto al 2011. In tutto sono sbarcati 1.056 persone durante 23 operazioni. In ogni caso, ha assicurato il ministro, «il livello di attenzione del governo resta sempre alto ed è costante l'impegno volto alla ricerca di strumenti efficaci di contrasto all'immigrazione irregolare». Il ministro ha però anche aggiunto che «se il flusso di migranti dalla Libia tornasse intenso ci metterebbe in grande difficoltà». Tra aprile 2011 e lo stesso mese di quest'anno, ha proseguito Cancellieri, sono stati rimpatriati 22.643 immigrati da parte della polizia di frontiera che, ha sottolineato, «ha svolto sempre il proprio operato con molto scrupolo e con correttezza, nel rispetto delle regole anche internazionali di condotta».
Infine, la rappresentante del governo ha annunciato che, entro questo mese, sarà presa la decisione se confermare o meno lo stato di "porto non sicuro" per lo sbarco di migranti attribuito all'isola di Lampedusa. «A giorni - ha concluso Cancellieri - ci sarà un nuovo sopralluogo per vedere se siamo in grado di garantire l'accoglienza temporanea: valuteremo poi se il porto è o non è sicuro. Entro maggio avremo un'idea precisa su disponibilità e strutture».



L'allarme della Cancellieri
«In Italia c'è crisi» E il governo pensa di fermare gli immigrati
Libero, 17-05-2012
CHIARA PELLEGRINI    
ROMA - La riforma del lavoro, in dirittura di arrivo al Senato, sospende e allunga i tempi per l'espulsione dei lavoratori extracomunitari.
Con la Bossi-Fini il lavoratore che perdeva il lavoro aveva sei mesi di tempo per cercarsi uno nuovo posto. Oggi l'articolo 58 della riforma del lavoro, firmata dal ministro del Lavoro Elsa Fornero, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Mario Monti, scardina di fatto questo principio. Nel testo del provvedimento le parole "per un periodo non inferiore a sei mesi", della Bossi-Fini, sono state sostituite dalle seguenti: "Per un período non inferiore ad un anno ovvero per tutto il periodo di durata della prestazione di sostegno al reddito percepita dal lavoratore straniero, qualora superiore". Etc, etc.
In buona sostanza gli immigrati stranieri lavoratori avranno diritto di permanenza nel nostro Paese per 12 mesi, fatto salva la presenza di am-mortizzatori sociali come: cassa integrazione, indennità ordinaria di disoccupazione o prepensionamenti. II paradosso è che, proprio ieri, il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, ha frenato sul nuovo decreto flussi. «Stiamo valutando», ha detto la titolare del Viminale, «con il ministro del Lavoro se aprire un nuovo decreto flussi, ma la situazione economica è drammatica, non è che abbiamo molta offerta di occupazione. Abbiamo invece fatto il decreto sugli stagionali per-ché eravamo sicuri che il mercato li assorbisse». A questo punto la domanda è d'obbligo: perché allungare i tempi di presenza dei lavoratori extracomunitari, cancellando di base il principio cardine della Bossi-Fini, se la situazione in Italia è, per ammissione dello stesso ministro «drammatica»? Delle due, una.
II ministro del lavoro, nel testo di presentazione della riforma, si giustifica spiegando che «per evitare che la crisi economica determini l'irregolarità dei lavoratori stranieri che abbiano perso il posto di lavoro, occorre adottare misure che ne facilitino il reinserimento nel mercato, favorendo l'offerta che provenga dal bacino di immigrati già all'interno del paese piuttosto che ricorrendo a nuovi flussi dall'estero». Bene. Peccato che nel frattempo sia tornata l' emergenza immigrazione. A ribadirlo ieri è stata sempre la Cancellieri, che ha sottolineato la preoccupazione di una ripresa massiccia di arrivi irregolari dall'Africa. «La Libia è una preoccupazione reale, che non sfugge al governo», ha detto la titolare del Viminale, «Se il flusso di migranti dalla Libia verso le nostre coste tornasse intenso ci metterebbe in grande dificoltà» ha ammesso Cancellieri. Proprio pochi giorni fa, il 12 maggio scorso, il ministro degli Esteri libico Ashour Bin Khaial, a Roma per incontrare il collega italiano Giulio Terzi di Sant'Agata, aveva messo in guardia l'Italia e l'Ue da un «peggioramento sul fronte dell'immigrazione clandestina». La Cancellieri tranquillizza tutti: «Lo Stato non può continuare a farsi carico di questa situazione, vista anche la crisi economica: i migranti diventeranno indipendenti o saranno rimpatriati». Entro i tempi previsti dalla riforma dei lavoro. Ovviamente.



«Sugli immigrati serve cooperazione ma attenti alle vite»
il sole, 17-05-2012
Un viaggio per testimoniare l'amicizia e la «profonda ammirazione» per un Paese che, per primo, ha aperto le porte alla «primavera araba» e che oggi è tra quelli su cui più alte sono le aspettative di riuscita. Giorgio Napolitano ha voluto innanzitutto dare atto alla Tunisia di aver messo un moto un processo di democrazia, di essere «un esempio» per gli altri paesi dell'area e, su queste basi, rafforzare ora i rapporti bilaterali e quelli dell'euro-mediterraneo perché «senza aiuti anche le conquiste istituzionali sono a rischio». Insomma, non solo strette di mano ma contributo fattivo allo sforzo di democratizzazione tunisina, come ha detto incontrando il presidente tunisino Moncef Marzouki. «Ci rendiamo benissimo conto dell'entusiasmo degli amici tunisini ma non si può solo celebrare alla devozione e ai principi di libertà; bisogna ora stabilire dei rapporti che veramente aiutino la Tunisia a consolidare le relazioni, che diano contenuto e sviluppo al nostro appoggio».
Il presidente della Repubblica arriva a Tunisi in mattinata, prima tappa la residenza di Marzouki: al centro della visita anche la questione dell'immigrazione non solo come problema economico e sociale ma soprattutto umanitario. È per questa ragione che ha voluto incontrare i familiari di alcuni emigranti dispersi durante «viaggi di speranza che spesso si trasformano in viaggio di morte». È a loro che il presidente promette «la piena attenzione umanitaria dell'Italia e il massimo impegno nel cercare notizie degli scomparsi». Insieme a lui il ministro degli Esteri Giulio Terzi che proprio con il suo omologo tunisino ha messo a fuoco l'aspetto immigrazione. Ma già il capo dello Stato incontrando il presidente Marzouki e il premier Jabali aveva detto: «Vogliamo che tra Italia e Tunisia ci sia cooperazione attraverso l'immigrazione legale e regolata ma anche di fronte ad arrivi illegali l'Italia ha sempre dato priorità alla salvezza di vite umane».
Il capo dello Stato ci ha tenuto a incontrare presso la sede dell'ambasciata la comunità italiana e in particolare gli imprenditori a cui ha riconosciuto come da tempo agiscano «con spirito cooperativo, senza arroganza rispettando leggi e tradizioni locali: nonostante le difficoltà dell'ultimo anno siete rimasti al vostro posto».
Ma il clou della visita sarà l'intervento di Napolitano, oggi, all'assemblea costituente dove si sta costruendo un futuro democratico per il Paese. «Si sta aprendo un processo costituente il cui esito – ha detto Napolitano – sarà quello di avere una Tunisia autenticamente stabile e solida perché basata sul consenso popolare». Poi una nota critica nei confronti delle relazioni che, in passato, troppe volte hanno portato l'Europa a intrattenere rapporti in diversi Paesi arabi dove «c'è stata una illusione di stabilità che era però mistificatoria e precaria perché fondata su una repressione dei diritti». Ora le aspettative sono soprattutto sulla Tunisia che a molti osservatori appare come il Paese che davvero che la può fare.



Tunisini dispersi in mare Napolitano incontra i familiari
Gli esami incrociati sulle impronte digitali dei migranti tunisini avrebbero dato esiti negativi. Non vi sarebbe  traccia del loro arrivo in Italia. Si tratta di centinaia di ragazzi, molti anche di minori, partiti all'indomani della rivoluzione sui mezzi dei trafficanti. L'esito deludente della prima tornata di ricerche in Italia è stato comunicato lunedì ad una delegazione delle  madri dei dispersi dal presidente tunisino Marzouki
la Repubblica, 176-05-2012
SABINA AMBROGI
ROMA - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo il colloquio di oggi con il Presidente tunisino Moncef Marzouki, ha incontrato alcuni rappresentanti delle famiglie dei migranti dispersi, garantendo la piena attenzione umanitaria dell'Italia e il massimo impegno nel cercare  notizie. Questi riconoscimenti ufficiali sono  l'inizio di un processo che colloca l'evento dei "dispersi" all'interno dell'epica fondante della Rivoluzione dei gelsomini e della nascita della nuova democrazia. Un "lutto" quindi, non  solo per le singole famiglie, ma  episodio collettivo e parte del processo di risimbolizzazione della società tunisina, alla stessa stregua del suicidio di Bouazizi 1 che ha acceso la rivoluzione, e dei martiri che l'hanno consentita.
Non c'è tratta del loro arrivo in Italia. Ad oggi però, i primi esami incrociati sulle impronte digitali dei migranti tunisini effettuate dal Servizio Immigrazione del ministero degli Interni, avrebbero dato esiti negativi. Non vi sarebbe quindi traccia del loro arrivo in Italia. Si tratta di centinaia di ragazzi, talvolta anche di minori, partiti all'indomani della rivoluzione sui mezzi di fortuna dei passeurs, loro connazionali trafficanti di esseri umani, che hanno approfittato delle situazioni di disorientamento e di paura della popolazione impegnata a liberarsi  dalla dittatura. L'esito deludente  della prima tornata di ricerche effettuate in Italia  è stato comunicato lunedì  a una delegazione delle  madri dei dispersi dallo stesso  presidente Marzouki  e dal sottosegretario degli Affari Sociali Houcine Jaziri.
Le pressioni delle madri sui governi. Una delle madri, parte di questo movimento spontaneo nato in Tunisia (una delegazione è presente a Roma) per fare pressione sul proprio governo e su quello italiano, chiedendo chiarezza circa il destino dei propri cari, riporta che Marzouki non avrebbe chiuso la partita delle ricerche, rilanciandole invece, come avvenuto oggi durante l'incontro con Napolitano che ha  appunto garantito la disponibilità dell'Italia in tal senso. L'incomprensibile quantità di lentezze, di ambiguità e di poca chiarezza (non sono stati ammessi né attivisti né giornalisti all'incontro delle madri con Marzouki)  con cui le autorità tunisine hanno informato i loro connazionali ha però che anche esasperato gli animi già logorati da un anno di attese e  - forse  ingiustamente -  alimentato speranze e supposizioni che allargano la vicenda oltre i nostri confini nazionali.
Le ipotesi ancora da seguire. Tuttavia, volendo credere al fatto che nessuno di questi migranti, a distanza di un anno, sia stato in grado di chiamare i propri cari, potrebbero esserci ancora delle piste da seguire. La prima è che i dispersi sarebbero molti di più rispetto alle impronte verificate oggi in Italia (257 su almeno 800 e oltre che non rispondono all'appello) e mandate solo due mesi fa dal governo tunisino a Roma, e dopo mesi di attese. Ciò attesterebbe dunque che gli esami delle impronte sono ancora da completare. La seconda è che, al momento degli sbarchi a Lampedusa, moltissime identificazioni non sono mai state fatte e quindi moltissimi non hanno lasciato alcuna traccia  di sé né a Lampedusa e presumibilmente neppure nei Cie da dove sarebbero scappati appena arrivati. E questo rilancerebbe  la ricerca anche a livello europeo.
Rassegnate all'idea di non vederli più. Molte delle madri dei dispersi sono rassegnate all'idea che non vedranno più i propri figli e ne reclamano allora i corpi, operazione che riporterebbe sulle coste della Sicilia sud orientale dove i pescatori italiani continuano a trovare cadaveri. Altre però forniscono senza tregua una dettagliata documentazione anche video estrapolata dai tg italiani e altri particolari che  proverebbero la vita dei propri cari. Di sicuro la tenacia e la radicalità con cui le madri tunisine hanno preteso le ricerche, grazie anche alla campagna "Da una sponda all'altra vite che contano" dell'associazione femminista "2511" di Milano, ha  prodotto una serie di precedenti dei quali non si potrà non tenere conto in futuro. Uno fra tutti il fatto che per la prima volta delle impronte sono servite per un'operazione squisitamente umanitaria e non di controllo o espulsione.
Una nuova lettura dei fatti. Una ricostruzione diversa dei fatti, che potrebbe lanciare le basi per ripensare le politiche migratorie del nostro Paese e dell'intera Europa, se oggi si vuole davvero parlare di democrazia in questi paesi, dove c'è stata una ribellione alle dittature. Una possibilità, questa, testimonianta sicuramente dalla presenza di Giorgio Napolitano, domani 17 maggio, all'Assemblea Costituente tunisina. Federica Sossi, professoressa di filosofia morale all'università di Bergamo e ideatrice della campagna che ha sostenuto le madri tunisine "da una sponda all'altra vite che contano", dice: "Il controllo delle migrazioni prevede che le persone non possano partire e quindi accetta implicitamente la conseguenza di viaggi pericolosi, compresa la morte, la  scomparsa. Queste politiche sull'immigrazione sono state possibili con la complicità dei governi dittatoriali, come quello di Ben Alì in Tunisia. Ma oggi, dopo la rivoluzione, sono tutte da rivedere, anche in quel processo di transizione verso la democrazia. Non esiste, infatti, democrazia senza libertà di movimento".  
 

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