Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

02 luglio 2012

Immigrazione: ventina migranti dopo sbarco si dileguano
Arrivati su un gommone nel trapanese
(ANSA) - MARSALA (TRAPANI), 2 LUG - Una ventina di migranti sono sbarcati, ieri sera sulla costa di Petrosino, tra la localita' balneare di Biscione e il lido Torrazza. Sono arrivati su un gommone lungo circa quattro metri. A notare la presenza degli extracomunitari sono stati alcuni villeggianti che hanno avvertito vigili urbani, carabinieri e guardia costiera. Gli immigrati sono riusciti a far perdere le loro tracce, probabilmente mischiandosi alla numerosa comunita' nordafricana dell'entroterra di Marsala.



Cittadinanza alle seconde generazioni: giovedì riprende la discussione in Commissione affari costituzionale della Camera; domani sit-in in piazza.
Manifestazione organizzata dal Forum Immigrazione per ribadire che la legge “è urgente e prioritaria”.
Immugrazioneoggi, 02-07-2012
Il Forum Immigrazione sarà mercoledì 4 luglio dalle 10 alle 14 in piazza Montecitorio per ribadire, alla vigilia della ripresa della discussione in Commissione affari costituzionali della Camera delle quattro proposte di legge in materia di cittadinanza ai minori stranieri, che chi nasce e cresce in Italia è italiano.
In una nota, gli organizzatori affermano che “una riforma della legge sulla cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati e cresciuti in Italia, basata sullo ius soli, è oggi urgente e prioritaria perché non si può lasciare una intera generazione di figli di questo Paese orfani di una chiara carta d’identità, una generazione di italiani di fatto ma stranieri per legge”.
Marco Pacciotti, coordinatore nazionale del Forum Immigrazione, e Khalid Chaouki della Rete Nuovi italiani, tra i promotori del sit-in dichiarano di essere “determinati a continuare il nostro impegno perché l'Italia finalmente si doti di una legge che rispetti il cambiamento avvenuto nella società e che ridia finalmente un po’ di giustizia e di civiltà in un Paese che ne ha un bisogno assoluto”.



Immigrati: non naufraghi ma ''fantasmi'' del sistema. Esposto Arci
(ASCA) - Cecina, 2 lug - Un esposto legale alla procura di Roma, per ritrovare circa 300 ragazzini, partiti dalla Tunisia tra marzo e maggio 2011 per scappare alle rivolte in corso, e poi scomparsi. Con un dato certo su cui contare: di nessuno di questi e' stato trovato un corpo, una valigia, un documento, come succede sempre dopo un naufragio. E qualche elemento in piu' della loro sopravvivenza: video privati, ma anche di tg nazionali e stranieri, che li ritraggono casualmente tra gruppi di persone salvate in mare o in transito verso i centri di identificazione. Simona Sinopoli e' l'avvocato che per Arci ha redatto l'esposto per chiedere alle autorita' di indagare sul destino di questi 300 ragazzini, e al XVIII Meeting Internazionale Antirazzista organizzato dall'Arci a Cecina dall'1 al 7 luglio ci racconta di ''un grande impegno da parte delle autorita' inquirenti'' per verificare quello che potrebbe, nella peggiore delle ipotesi al vaglio, configurarsi come un ''buco'' nel sistema delle identificazioni e dei respingimenti.
Questi ragazzini di sarebbero, cosi', trasformati in ''fantasmi'' del sistema, in giro per l'Europa o, peggio, detenuti in qualche centro in Italia oltre il Mediterraneo.
In questo caso si studia su 4 viaggi della speranza: uno del 1 marzo 2011, il secondo dell'11 aprile, il terzo del 5 maggio 2011, l'ultimo del 29 marzo 2011, tutti avvenuti nei momenti piu' difficili della Primavera araba. I genitori di alcuni di loro da gennaio sono in italia e ''come Arci/Asgi abbiamo sottoscritto il loro esposto - spiega Sinopoli - perche' si indaghi a tutto campo, allegando video, foto, testimonianze di amici dirette o di telefonate, in cui questi ragazzini descrivono il loro sbarco, il loro salvataggio, oppure sono ritratti per caso nell'ambito di riprese panoramiche''. ''C'e' - conclude Sinopoli - il ragionevole dubbio che siano vivi e per questo stiamo collaborando con grande intensita' con gli inquirenti''. Per capire dove sono andati, che cosa sia successo loro e per escludere che questa loro ''sparizione'' dipenda da violazioni del loro diritto d'asilo come da semplici intoppi burocratici che li hanno trasformato, pero', da ragazzini in fuga a ''fantasmi''.



GIORNATA RIFUGIATO: IMMIGRAZIONE E MODELLI ACCOGLIENZA
JUsticetv, 02-07-2012
Christopher Hein In varie parti d’Italia, in questi giorni, istituzioni e organizzazioni hanno creato eventi per celebrare la giornata mondiale del rifugiato. A Catania al Palazzo della Cultura si è svolto un convegno dal titolo "Rifugiati:quale modello di accoglienza?".
Un progetto che prevedeva oltre ad dibattito anche una suggestiva mostra fotografica con scatti che rivelano l’integrazione tra immigrato e Catania.  A fare il punto sul fenomeno dei richiedenti accoglienza  in Sicilia è il direttore del consiglio italiano per i rifugiati, Christopher Hein.  “Lo scenario in Sicilia è simile alle altre regioni d’Italia” dice ai microfoni di Justice Tg “qui nella zona di Catania troviamo il centro di accoglienza di Mineo dove ci sono 1800 richiedenti asilo che arrivano dal nord Africa, Libia in particolare. Per questo fenomeno bisogna cambiare la cultura e capire che non è un’emergenza ma una realtà da trattare con una giusta politica, che significa” secondo noi “permettere di avere in tempi non troppo lunghi un permesso di soggiorno e, quindi, permettergli di lavorare e una volta che la situazione politica in Libia è stabilizzata programmare in rimpatrio che però deve essere programmato attraverso un’attività diplomatica tra i due Paesi. Soluzioni che” sottolinea Hein “costerebbero molto meno all’Italia rispetto a quanto si sta attuando adesso”.
Catania negli ultimi sei anni ha garantito accoglienza a circa 300 persone, con servizi di orientamento, assistenza, con l'obiettivo di rafforzare le opportunità di integrazione.



La Prefettura di Lecce presenta il protocollo d’intesa tra sindacati e datori di lavoro per regolamentare il mercato dei braccianti agricoli a Nardò.
L’accordo ha carattere sperimentale, è unico in Italia, limitato alla stagione estiva e nell’ambito territoriale.
Immigrazioneoggi, 02-07-2012
Una riunione del Consiglio territoriale dell’immigrazione di Lecce dedicata ai braccianti agricoli di Nardò. A riunirla, venerdì scorso, è stata il prefetto Giuliana Perrotta con l’obiettivo di illustrare il protocollo d’intesa tra le organizzazioni sindacali datoriali e dei lavoratori relativo all’avviamento al lavoro della manodopera impiegata nelle fasi di raccolta delle produzioni ortofrutticole stagionali di Nardò, ratificato in sede di Conferenza provinciale permanente della Pubblica amministrazione, cui hanno aderito, al momento, sette aziende con oltre 120 lavoratori.
Attraverso tale strumento pattizio – spiega una nota della Prefettura – si tende a favorire il giusto equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro per evitare illecite intermediazioni della manodopera che rappresentano il pre requisito del noto fenomeno del caporalato.
Al riguardo, le associazioni di volontariato, le organizzazioni sindacali di categoria, le associazioni datoriali e dei lavoratori, nonché gli enti locali presenti sono stati sensibilizzati a favorire una campagna di informazione per l’iscrizione nelle liste di collocamento da parte dei lavoratori, unitamente all’invito alle aziende operanti nel settore ortofrutticolo di attingere da tale serbatoio.
Il protocollo in questione ha carattere sperimentale, perché unico in Italia, limitato nel tempo (stagione estiva) e nell’ambito territoriale, riferendosi all’area del nord-ovest del Salento.



L'esercito di ambulanti stranieri e il mondo opaco degli invisibili
In Italia ci sono attualmente oltre 165mila imprese individuali dedite al commercio ambulante. Sono in crescita costante: il 3% in più in un anno. Il 44% sono immigrati. L'oscuro serbatoio di irregolari, secondo gli ultimi dati forniti a Repubblica dalla Camera di commercio di Milano. Il primato assoluto dei marocchini
la Repubblica, 30-06-2012
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Aida ha 27 anni e vive a Torino. D'estate si trasferisce sulla costa adriatica. Vende abiti e artigianato africano, trasportando in spiaggia un grande cesto in equilibrio sulla testa. Aida è senegalese e fa l'ambulante regolare. Come lei, in Italia sono un esercito (oltre 165mila nel 2012), in crescita costante (il 3% in più in un anno). Ed è boom di stranieri: oltre 74mila, il 10% in più del 2011. E questa è solo la punta dell'iceberg, gli iscritti alle Camere di commercio, sotto la quale si estende il mondo opaco e invisibile degli ambulanti irregolari.
Il boom degli ambulanti stranieri. Quello degli ambulanti è un mercato ad altissima incidenza di stranieri. Grazie agli ultimi dati forniti a Repubblica dalla Camera di commercio di Milano, è possibile tracciare una mappatura nazionale: le imprese individuali attive nel commercio ambulante sono quest'anno 165.640, cinquemila in più del 2011. La parte del leone spetta proprio agli immigrati: sono ben il 44,8% del totale, aumentati di 7mila unità in un anno. Nei primi nove mesi del 2011 su 10mila nuovi ambulanti, oltre il 69% è straniero "Insomma, in questo settore - spiegano alla Camera di commercio - la diminuzione degli italiani è stata più che compensata dall'aumento degli immigrati".
Chi è l'ambulante straniero. Per lo più marocchino (nel 45% dei casi) e poi senegalese (16%), bengalese (10%) e cinese (7,7%). Una specialità: "Solo in questo campo - conferma la Camera di commercio - tra le prime nazionalità abbiamo gli africani". Per capire, i romeni sono solo noni (l'1,1%). Pochissime le donne, come Aida. La stragrande maggioranza degli ambulanti stranieri è composta da uomini: anche le città con la quota femminile più alta, come Napoli con 428 e Torino con 454, vedono comunque prevalere il sesso maschile (almeno tre volte più numeroso).
Il record di Caserta. La mappa italiana degli ambulanti stranieri vede in testa la provincia di Caserta con oltre 3.500 iscritti alla Camera di commercio (pari al 4,8% del totale), seguita da Roma e Palermo (4,6% entrambe), Napoli (4,5%) e Milano (4,4%). In fondo alla classifica Rieti (con un insignificante 0,1%) ed Enna (addirittura lo 0%). Se si guarda dove la presenza degli stranieri ambulanti cresce di più, la classifica cambia: a Foggia nel 2012 sono aumentati del 27,5%, a Udine del 20,5%, a Palermo del 20,4%, a Vibo Valentia del 20%. Non mancano province in negativo. Un caso per tutte: a Padova gli ambulanti d'origine immigrata sono crollati in un anno dell'11,5%.
Cosa si vende sulle bancarelle degli stranieri. Oltre 40mila ambulanti vendono abbigliamento e calzature (in testa anche qui i marocchini, seguiti da senegalese, cinesi e nigeriani). Trentunomila sono impegnati nel commercio di "prodotti vari" (bigiotteria, elettronica ecc.) e solo duemila vendono prodotti alimentari (con i tedeschi che balzano al terzo posto della classifica degli ambulanti stranieri).



Cittadinanza, l'incontro nazionale dei Comitati al meeting di Cecina
Oggi alle 14.30 a Cecina al MIA, il meeting internazionale antirazzista 1organizzato da Arci 2 l'incontro del Comitato nazionale con i Comitati territoriali della Campagna L'Italia sono anch'io 3. Il 6 luglio prossimo si svolgerà una Conferenza nazionale alla Camera dei deputati. La promessa di Fini di calendarizzare il dibattito sulla riforma
la Repubblica, 01-07-2012
CECINA - Oggi, 1° luglio, alle 14.30 a Cecina al MIA, il meeting internazionale antirazzista 4organizzato da Arci 5 l'incontro del Comitato nazionale con i Comitati territoriali della Campagna L'Italia sono anch'io 6 per programmare insieme le prossime fasi di lavoro  finalizzate a sostenere la discussione delle proposte di legge e ad ampliare il consenso attorno alla riforma della cittadinanza, tema sul quale il 6 luglio prossimo si svolgerà una Conferenza nazionale alla Camera dei deputati.
Alla conclusione della conferenza alla Camera per L'Italia Sono Anch'Io potrebbe svelarsi il paese che potremmo essere, vitale, sano, ragionevole. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini ha annunciato la calendarizzazione delle due proposte di legge, entro giugno. Il Ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, ha parlato dell'esigenza di "fare gli italiani", battaglia che portiamo avanti da 150 anni. L'auspicio di tutti, dunque, è che l'impegno dei mesi scorsi, che ha visto coese centinaia di migiaia di persone nel sottoscrivere le due proposte di legge di riforma sulla cittadinanza, debba continuare, sperando che presto si vedano i risultati di questo sforzo.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha parlato chiaramente riferendosi alla riforma, oggetto della campagna. Oggi chi nasce in Italia non ha la cittadinanza, e gli stranieri regolari da oltre 5 anni non votano alle amministrative. Per questo scopo si è firmato per mesi in tutte le città italiane



Minori immigrati soli in Italia Il governo tace e non paga
L'accusa arriva dal Coordinamento nazionale comunità di accoglienza 1 (CNCA): "Le associazioni e le cooperative che assistono i giovani immigrati non ricevono i fondi promessi e non c'è nessun impegno per il 2013". Alla fine del 2011 erano 5.756 i minori stranieri non accompagnati sul territorio nazionale (fonte: A buon diritto). 2
VLADIMIRO POLCHI
la Repubblica, 29-06-2012
ROMA - "Il governo ha abbandonato i minori stranieri sbarcati in Italia". La denuncia arriva dal Coordinamento nazionale comunità di accoglienza 3 (CNCA): "Le associazioni e le cooperative che assistono i giovani immigrati non ricevono i fondi promessi e nessun impegno è stato preso dalle istituzioni per il 2013". Per capire meglio, basta pensare che alla fine del 2011 erano ben 5.756 i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio nazionale (fonte: A buon diritto).
Il credito verso lo Stato. Il CNCA chiede risposte immediate al governo italiano "in merito alla grave situazione venutasi a creare in riferimento all'accoglienza dei minorenni stranieri giunti in Italia a seguito della cosiddetta 'emergenza Nord Africa' ", ospitati nelle numerose comunità residenziali specie del Sud Italia. "Riteniamo inammissibile - dichiara Liviana Marelli, responsabile Minori del CNCA - che le cooperative sociali e le associazioni che hanno prontamente garantito disponibilità all'accoglienza abbiano accumulato un ingente credito nei confronti dello Stato, responsabile della mancata erogazione delle risorse economiche per il periodo 2011-2012. Se prendiamo in considerazione tre sole organizzazioni del CNCA, i minorenni accolti sono stati circa 150 e il credito vantato è di 270mila euro. Il conto, dunque, viene fatto pagare a organizzazioni che già sono sotto forte pressione, a causa dei pesanti tagli al sociale decisi sia a livello nazionale sia locale".
L'incognita 2013. "Inoltre - continua Marelli - nulla è stato previsto in vista della conclusione della fase emergenziale, cioè dal 2013 in poi. Chi garantirà le risorse per le accoglienze e i percorsi di avvio all'autonomia dei ragazzi? A chi le organizzazioni che hanno minori accolti dovranno fare riferimento per la gestione dei progetti individuali? Il minorenne solo, e presente a qualunque titolo, sul territorio italiano ha diritto alla tutela. Noi esigiamo che lo Stato rispetti questo diritto fondamentale".
 


Neonazisti tra reazione e nostalgia alla ricerca del "colpevole" della crisi
la Repubblica, 28-06-2012
Dal reportage "Oltrenero" (Contrasto) di Alessandro Cosmelli
Il loro nemico è lo "straniero" causa di tutti i problemi. Puntano a un network internazionale. Le occasioni per incontrarsi sono raduni politici, ma soprattutto concerti. Con la musica e il web sfuggono alla repressione. E sperano di entrare nel Parlamento Europeo
ROMA - Il loro nemico? Le banche e l'Europa, ma soprattutto "lo straniero". Perché l'obiettivo dichiarato dei nuovi camerati sono immigrati, arabi e islamici soprattutto, oltre che rom ed ebrei. E politica, ideologia e riferimenti storici si confondono tra gli appartenenti alla nuova internazionale nera: decine di migliaia di estremisti della destra più radicale in Europa. Neonazisti, nuovi e vecchi fascisti, nazi-skin, bonehead, hammer-skin, autonomi nazionalisti, movimentisti e cani sciolti. Da nord, in quella Norvegia ancora scossa dalla strage del 22 luglio 2011 (77 morti tra Oslo e Uttoya e un responsabile - Anders Behring Breivik, 33 anni  -  attualmente sotto processo) a sud, nella Grecia segnata dal successo elettorale del partito neonazista Alba d'Oro (quasi il 7% e 21 seggi, per la prima volta, in Parlamento). Attraverso Ungheria, Russia, Serbia, Germania, Inghilterra, Austria, Francia, Spagna e Italia. Truppe di vecchi nostalgici, piccole masse di reazionari, ma soprattutto una crescente folla composta da nuove e nuovissime generazioni di europei sostengono i partiti dell'odio e dell'intolleranza, si organizzano in piccoli e grandi gruppi movimentisti, si rendono responsabili di aggressioni, pestaggi e omicidi, trovando punti di contatto nella musica e attraverso il web, spesso oltre l'ideologia.
La politica. Per dirla con Kinga Goncz, parlamentare europea ed ex ministro degli Esteri ungherese: "La crescita del fenomeno è evidentemente legata alla crisi. Oltre ai casi più eclatanti di Grecia e Francia, penso a quanto successo in Slovacchia, Romania e Olanda: le urne hanno premiato i partiti socialdemocratici e quelli di estrema destra, perché i cittadini cercano soluzioni politiche, ma anche i colpevoli. E penso all'intolleranza nei confronti di immigrati e Rom. Il pericolo esiste e lo dimostrano i programmi razzisti e xenofobi dei partiti che legittimano il fenomeno".
Così come le parole d'ordine sempre più diffuse, dai discorsi dei leader populisti alla moltiplicazione dei messaggi nei forum su Internet, identificando i responsabili nel "turbocapitalismo", nei "banchieri", recuperando antichi attacchi alla "lobby ebraica". Ma da Berlino Maik Baumgaertner, giornalista e studioso dell'estrema destra avverte: "In questi anni la crescita dei collegamenti tra i gruppi più radicali è stata esponenziale. Ci sono evidenze di incontri tra neonazisti tedeschi e loro omologhi austriaci, spagnoli, svizzeri, scandinavi. Le occasioni sono raduni politici, ma soprattutto concerti. Perché la ricerca è quella della comunità identitaria, all'interno della quale si scambiano esperienze, anche per sfuggire alla repressione esercitata dalle autorità nei singoli Paesi di provenienza". Perché poi, è ancora Goncz a parlare: "Il proporzionale puro permette a questi partiti di entrare nel Parlamento Europeo".
Dove l'attuale regolamentazione non permette di negare finanziamenti a gruppi chiaramente xenofobi, come quelli aderenti alla cosiddetta "Alleanza Europea dei Movimenti Nazionalisti", dietro alla quale si muove un personaggio come Bruno Gollnisch del francese Front National e che comprende gli ungheresi di Jobbik, l'inglese British National Party, i Nazionaldemocratici svedesi, il Partito della Libertà austriaco, gli spagnoli di Democrazia Nazionale, così come gli italiani di Fiamma Tricolore". Proprio dall'Italia sono arrivati, in questi anni, segnali di novità attraverso il movimentismo di Casa Pound, che anche "in Germania, così come in Spagna e Francia oppure in Scandinavia, raccoglie un crescente interesse nelle nuove generazioni", avverte Baumgaertner. "Nella scorsa estate un gruppo di neo-nazisti della Sassonia hanno visitato Casa Pound a Roma, riportandone impressioni entusiaste: "Imparare dall'Italia", era il titolo del racconto diffuso attraverso il web. Credo che ciò che affascini di più i ragazzi europei sia l'apparente modernità delle strategie di Casa Pound, l'utilizzo del web e della musica e il non essere un'organizzazione dichiaratamente nazista, in altre parole il loro smarcarsi da vecchi schemi dell'estrema destra radicale".
La repressione. "Ma non abbiamo strumenti per un effettivo coordinamento europeo", rivela una fonte investigativa italiana, interrogata a proposito della prevenzione e del controllo del fenomeno. "Ci sono leggi e direttive diverse in ogni Paese europeo, che impediscono un'azione efficace. Inoltre da dieci anni ormai la priorità è quella del terrorismo islamico e gli eventuali collegamenti transnazionali tra gruppi neonazisti e neofascisti non vengono monitorati in maniera condivisa". Quasi a confermare quanto ammesso da Bodo Becker, portavoce dell'Ufficio Federale della Protezione della Costituzione tedesca (Bundesamt fur Verfassungsschutz): "Quello che possiamo fare è passare le informazioni ai nostri colleghi oltre confine, ogni volta che i soggetti da noi "attenzionati" perché appartenenti a organizzazioni e gruppi pericolosi si spostano in Repubblica Ceca, Belgio, Francia o in altre parti d'Europa". Nella Germania sconvolta dall'operazione che a novembre 2011 smantellò la cellula terroristica neonazista Nationalsocialist Underground (NSU), dopo che questa si era resa responsabile di 10 omicidi  -  9 uomini di origine straniera e una poliziotta  -  svariate rapine e attentati nel corso di 13 anni, la pressione sui rigurgiti neonazisti è aumentata. E la fotografia della situazione tedesca fatta da Becker è un esempio del fenomeno. "In Germania li dividiamo in tre tipologie.
Ci sono gli aderenti al partito Npd (Nationaldemokratische Partei Deutschlands), attivi politicamente e non direttamente riconducibili a episodi di violenza: hanno contatti con organizzazioni simili in Europa, come gli inglesi del British National Party, e sono quantificabili in 9.600 unità. Gli estremisti di destra, parte di una scena underground legata alla musica (hate music) o alle tifoserie calcistiche, skinheads ed ex skinheads, caratterizzati dalla tendenza alla violenza non necessariamente ideologica: più o meno 8.300 soggetti che si ritrovano, a livello internazionale, in occasione di ricorrenze e date storiche, in Spagna, Belgio o Scandinavia, oltre che qui in Germania. Infine i neonazisti, la componente più dinamica e rilevante, proprio perché uniti da un'ideologia violenta e pronti ad agire, che sono circa 5.600. Nel loro caso i contatti europei sono più difficili da valutare, ma hanno relazioni certe con il resto del continente. Il limite in tutti e tre i casi è quello della barriera linguistica, che diminuisce la potenzialità dell'eventuale organizzazione transnazionale". E poi, riassumendo in cifre il censimento dell'estrema destra tedesca: "165 band e più di 1.000 siti web".
Web. Perché da Altermedia e Thiazi Forum, i più importanti siti di estrema destra in Germania, fino a Stormfront "importato" dall'America, passando per il francese Zentropa, oggi è Internet a offrire il modo per superare tali barriere. Come spiega ancora l'europarlamentare ungherese Goncz: "Il web è cruciale, è lì che si riconoscono e aderiscono, mobilitandosi attraverso i social media. La Rete li fa sentire meno isolati. E, a differenza dei vecchi partiti queste nuove organizzazioni sono brave a usare Internet, in questo aiutati dalla maggiore conoscenza dell'inglese da parte dei più giovani".
Un esempio è proprio quello di Jobbik, "movimento per un'Ungheria migliore". Ancora Goncz: "Hanno un programma vecchio, antisemita, che risulta persino difficile da accettare dalle forze omologhe nel resto d'Europa, dove prevale l'intolleranza nei confronti degli immigrati stranieri, degli arabi. Ma in Ungheria la situazione è particolare, abbiamo avuto due gravi crisi in vent'anni, prima di quella attuale c'è stato il periodo della fine del regime comunista. Le nuove generazioni si ribellano sempre contro il passato e quindi  -  nel nostro caso - contro il comunismo. Jobbik rappresenta il nuovo, ai loro occhi, lontano dalla corruzione. Qui le aspettative nei confronti della democrazia erano molto alte, la vicinanza e il legame storico con l'Austria ci aveva fatto guardare a quel benessere come qualcosa di imminente, quasi di dovuto. Invece le cose non sono andate così. E la delusione soprattutto tra i più giovani è stata grande".
Musica. La musica, quindi. Perché è fenomeno diffuso e aggregante, dal rock "identitario" alla cosiddetta "hate music". Sonorità dure e testi più o meno espliciti. Band che si riconoscono nel circuito (anche e soprattutto online) di Blood and Honour: sezioni in tutta Europa, fino alla Russia, band nate nel segno dei veri "iniziatori", gli inglesi Skrewdriver. Formazione nata nell'ambito del punk-rock inglese a fine anni Settanta, ma poi convertita dal cantante (e leader del nascente National Front) Ian Stuart a guidare la trasformazione razzista, fascista e neonazista di parte della scena skinhead. Dal 1982, con la nascita di Rock Against Communism e dei relativi concerti, propagandosi nel resto d'Europa, fino agli inizi degli anni Novanta. E oltre, perché sciolti gli Skrewdriver, e per quanto minoritario e represso il fenomeno  -  tanto che in Germania Blood and Honour è al bando da 12 anni  -  continua l'attività di band come gli inglesi Brutal Attack, i tedeschi Lunikoff Verschworung, Oidoxie, Endstufe, Kraftschlag e Blitzkrieg, ma anche gli italiani Legittima Offesa e Timebombs, per citare solo alcuni dei nomi più attivi in Europa.
Da Oslo a Firenze. La radiografia dell'estremismo di destra racconta un continente scosso, oltre che dalla strage di Breivik in Norvegia, da quella del 13 dicembre a Firenze dal 50enne Gianluca Casseri (suicidatosi dopo aver ucciso due senegalesi), che frequentava Casa Pound, oltre che dalle decine di aggressioni, violenze e omicidi a sfondo xenofobo registrati in tutta Europa. "Oslo e Firenze sono stati gesti isolati di persone disturbate, ma nati nel clima di odio alimentato da politici e gruppi di estrema destra", afferma l'europarlamentare Kinga Goncz. "Non sono collegamenti che si possano provare, ma sono evidenti"



Regressione e paura per la Tempesta perfetta
la Repubbblica, 28-06-2012
Dal reportage "Oltrenero" (Contrasto) di Alessandro Cosmelli
Dietro il fenomeno della destra c'è il ritorno ai nazionalisti come protezione dal nuovo e dal diverso. Un'involuzione che taglia tutto il Continente. Una miscela esplosiva fatta di anti-elitismo, annti-europeismo, anti-immigrazione. Gli europei hanno metabolizzato la democrazia, ma ciò non toglie che quello che è già successo possa tornare
Il sogno europeo, simbolicamente racchiuso in una monetina chiamata Euro, rischia di disintegrarsi. Il pericolo è che l'Europa Unita 'regredisca' agli stati nazione antecedenti alla caduta del Muro di Berlino: economie isolate dal filo spinato delle restrizioni monetarie; paesi etnicamente vergini e con forti culture endogene. Regredire è un verbo che ben descrive il processo d'involuzione in atto non solo a livello economico ma anche e soprattutto a livello culturale e politico. Si tratta di un fenomeno che taglia trasversalmente tutto il continente e che affonda le sue radici nel grande calderone della globalizzazione.
Il nazionalismo, con tutte le sue molteplici facce, appare come l'unica ancora in grado di proteggerci dai cambiamenti radicali in atto; eventi, fatti e circostanze che non piacciono a noi europei. L'Alba Dorata greca, il partito di estrema destra che nelle elezioni di maggio ha saltato la barricata del 5% ed è entrato in parlamento, è manifestamente razzista e se la prende con gli extra-comunitari che hanno fatto della Grecia la porta d'ingresso nell'Europa Unita, come se la responsabilità dell'immane debito greco fosse loro e non di chi fino ad ora ha governato il paese. A sua volta, gran parte dell'opinione pubblica tedesca sfoggia sentimenti altrettanto irrazionali e nazionalisti quando attribuisce al carattere indolente dei greci la responsabilità dell'attuale crisi economica e rifiuta di pagare i loro debiti sulla base di queste considerazioni.
Usi e costumi 'stranieri' sono il capro espiatorio del peggioramento generale del tenore di vita europeo. In Olanda e nel resto dei paesi scandinavi l'arrivo degli immigrati mussulmani ha svuotato interi quartieri, facendo precipitare il valore degli immobili. I nordici considerano barbare le usanze mussulmane - come quando per la Id al-Adha si sgozzano gli agnelli nei giardini di casa e se ne appendono le carcasse sulle verande per farli dissanguare nel rispetto del rito Halal. Eppure questa cerimonia onora Abramo, personaggio chiave nella religione cristiana, un credo ed una cultura che l'estrema destra europea nostalgicamente dichiara di voler difendere dall'Islam. Anche all'interno dell'Europa Unita ritroviamo una narrativa 'razzista' secondo la quale il diverso, e cioè chiunque non sia nato dentro i vecchi confini nazionali, è causa di tutte le sciagure. Così portavoce del governo finlandese dichiarano apertamente che la crisi dell'euro dilaga nelle nazioni dove corruzione e criminalità sono endemiche, e cioè quelle mediterranee, attribuendo connotazioni culturali ai deficit di bilancio ed all'ampiezza dei debiti pubblici.
La diversità, di qualsiasi forma essa sia, dal credo religioso fino agli usi e costumi alimentari, è il comun denominatore del malessere europeo, e, paradossalmente, la paura del diverso è ciò che meglio di qualsiasi altro attributo oggi definisce gli abitanti dell'Europa Unita. Da almeno un decennio la destra tradizionale e quella estrema hanno intuito l'esistenza di questa frattura esistenziale ed infatti da allora la cavalcano come tigre con discreti successi. Oggi se ne iniziano a raccoglierne i primi frutti grazie anche all'inerzia della politica tradizionale.
Le invettive e le minacce che Le Pen padre lanciava alla fine degli anni Novanta contro la contaminazione dell'immigrazione maghrebina in Francia sono ormai entrate nel lessico della destra europea. "Sebbene questa non abbracci apertamente la violenza neppure ne condanna apertamente il lessico, volutamente lascia aperto uno spiraglio di tolleranza," spiega Matthew Goodwin, che insegna all'università di Nottingham. E' quello che fanno Cameron e la Merkel quando dichiarano morto il multiculturalismo, ma anche ciò che proclama la nuova destra italiana quando non prende le distanze dal fenomeni come CasaPound.
Il lessico della contaminazione attraverso l'esposizione a culture straniere, la cui manifestazione più conosciuta è l'odio per gli immigrati, costituisce le fondamenta di una paura tanto irrazionale quanto viscerale che da almeno dieci anni infetta gli europei: il terrore, insomma, di ritrovarsi cittadini di un'Europa senza identità, una costruzione fittizia nata dall'ingordigia dell'élite di Bruxelles. Evocativa di questa paura è l'immagine di Eurabia, l'asse Europa-Arabia all'interno del quale cristiani ed ebrei saranno assoggettati con la forza alla legge islamica. Formulato dall'inglese Giselle Littman-Orebi, che si firma Bat Yeor, questo ipotetico stato del terrore viene ripreso spesso dallo stragista norvegese Breivik per giustificare azioni violente a difesa del popolo norvegese contro l'establishment.
Come con il fascismo ed il nazional-socialismo, il populismo della destra del XXI secolo è intriso di tematiche popolari ed anti-governative. Una formula che, ahimè, continua a funzionare.
Alle ultime elezioni in Finlandia il partito di destra Veri Finlandesi ha guadagnato il terzo posto passando al 4 al 19%. L'agenda politica mischia xenofobia e nostalgia nazionalista a temi cari al vecchio stato assistenziale della sinistra sessantottina, quali la sperequazione dei redditi. Forte nella retorica del leader, Timo Soini, è la difesa della gente comune contro l'establishment del denaro.  Lo stesso cocktail viene somministrato al pubblico dal Fronte Nazionale francese, dai Democratici di Centro olandesi dal partito della Libertà austriaco e dal Partito del Popolo Svizzero. A sua volta il populismo di questa destra, che pesca senza vergogna nell'acquario della vecchia sinistra anche per quanto riguarda l'attivismo porta a porta, si ispira alle vittorie riportate nel 2009 da partiti populisti apertamente anti-immigrazione quali la Lega italiana, il British National party e gli ultrà ungheresi confluiti nel Jobbik.
Ed ecco la miscela esplosiva: anti-elitismo, anti-europeismo, anti-immigrazione. Una pozione contro lo status quo che, se somministrata globalmente, dovrebbe riportarci allo status quo ante, a quando la complessità del mondo contemporaneo non esisteva e gli europei erano al sicuro dal mondo.
Studiosi della destra attribuiscono il forte elemento di nostalgia ad una serie di fattori verificatesi negli ultimi anni. Matthew Goodwin sostiene addirittura che questi stanno preparando una tempesta perfetta. "Negli ultimi dieci anni si è diffusa in Europa l'islamofobia, la paura che l'immigrazione approfitti dei servizi pubblici e dello stato assistenziale a nostre spese e che mini la cultura nazionale. A questi sentimenti si sovrappone l'ansietà dei mussulmani riguardo al loro futuro in Europa, la mancanza di una risposta chiara da parte dei partiti istituzionali ed una crisi economica epocale."
Se l'11 settembre ha foraggiato l'anti-islamismo introducendo la figura del terrorista islamico quale nemico della cultura occidentale, lo scoppio della bolla finanziaria nel 2008 ha infatti prodotto un'ondata di panico nell'estrema destra. La battaglia è diventata violenta ed anche fisica perché si teme per la propria famiglia, per la propria sopravvivenza. Rimandare indietro le lancette del tempo è l'unico modo per evitare la catastrofe. Nell'immaginario collettivo dell'estrema destra, dunque, siamo prossimi ad armageddon, perché allora meravigliarci se un rappresentante di Alba Dorata trasforma una tribuna elettorale in un round di boxe, prendendo a pugni ed a schiaffi la collega socialista?
La violenza, che fino a qualche tempo fa era latente o marginalizzata, oggi esplode nelle strade e persino sui nostri teleschermi. E viene naturale domandarsi come mai queste teste calde non siano finite sotto il radar delle forze dell'ordine. La risposta è semplice: la moderna estrema destra europea ha legami con chi dovrebbe proteggerci dalle manifestazioni di  estremismo politico.  Nelle elezioni di maggio il 50% della polizia di Atene ha votato per Alba Dorata, contribuendo ai sensazionali risultati elettorali (7%). Ultrà di destra e poliziotti usano gli immigrati per sfogare la propria frustrazione esistenziale.
In Germania, lo scorso novembre, la scoperta della cellula neo-nazista Zwichau ha messo a nudo le negligenze della polizia nei confronti di tre estremisti di destra a piede libero dal 1998. I tre sono accusati di aver ucciso 9 immigrati ed una poliziotta. L'indagine pubblica condotta a seguito della scoperta della cellula ha anche frantumato alcuni miti quali quello che l'apologia di nazismo è prodotto dell'ex Germania orientale. Infatti la maggior parte dei neo-nazisti in clandestinità appartengono alla Germania occidentale ed hanno forti legami con la criminalità organizzata e con quella spicciola.
Il ponte tra eversione di destra e crimine è il mercato delle armi gestito da sempre da elementi appartenenti a queste nebulose. Chi non ha un decennio per pianificare una strage come Breivik, ma vuole sfogare la propria rabbia, cerca nel sottobosco del crimine gli strumenti per farlo. E come spesso succede, l'attivista politico finisce per essere risucchiato dalla mala, un ambiente dove in fondo si trova a suo agio dal momento che le regole del gioco sono basate su rapporti di forza e violenza. E' questo il caso di due italiani dell'estrema destra Alessandro Alvarez e Francesco Durante, finiti accoltellati a Milano sui navigli per un regolamento di conti con la mala.
L'asse estrema destra-criminalità fa particolarmente paura nell'Europa centrale e dell'est, dove la tradizione democratica è molto debole, è quello che sostiene il professor Goodwin. Ad esempio in Ungheria l'estrema destra ha forti connessioni con i gruppi paramilitari, o in Croazia dove ci si imbatte in uomini come Karamarko, soprannominato "il Putin Croato". Ex capo della polizia di Zagabria ha lavorato a lungo per i servizi segreti di intelligence ed è stato ministro degli interni per i governi Sanader e Kosor. Quando nel 2009 l'ex primo ministro Ivo Sanader è stato arrestato, Karamarko è stato indicato come il trait d'union tra la mafia e il palazzo.
E' però improbabile che nel breve periodo si verifichi una rivoluzione di destra nell'Europa Unita poiché i veri valori europei non lo permetterebbero. "Gli europei hanno metabolizzato la democrazia e la maggior parte della gente non è violenta," conclude Goodwin. Siamo lontani dagli anni venti e trenta, ma questo non significa che bisogna abbassare la guardia, con la crisi economica che non accenna a scomparire all'orizzonte, il pericolo che l'estremismo di destra si trasformi in una forza politica popolare esiste. E' già successo in passato e quindi può succedere ancora.

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