Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

23 maggio 2014

Migranti, l`utopia della civiltà
il manifesto, 23-05-14
Annamaria Rivera
Fra i tanti difetti della campagna elettorale per le europee - anzitutto lo stile più che mai grossolano e sguaiato - salta agli occhi la marginalità, se non l`assenza, almeno in Italia, di un tema che fu caro a studiosi insigni come Fernand Braudel, nonché a qualche politico illuminato, ad alcune formazioni di sinistra e tuttora a ciò che resta del movimento alter- mondialista: il progetto, di un`area euro-mediterranea basata sul dialogo interculturale e sulla reciprocità in ogni
campo, volta a unificare lotte e rivendicazioni sociali, anche a valorizzare il pluri verso meridiano e a rifondame la
«civiltà conviviale», per dirla alla Braudel.
La stessa Conferenza di Barcellona del 1995, che ambiva a fare del bacino mediterraneo uno spazio «di pace, stabilità e sicurezza», fondato sul partenariato - per la verità, soprattutto sulla creazione di una zona di libero scambio - pur
con ambivalenze e difetti, oggi appare come l`utopia di un tempo remoto. Di questa «utopia» poco resta. Prevalgono,
invece, le politiche neocoloniali, le strategie tendenti a rinchiudere i paesi della sponda Sud in un modello neoliberale avente come cardini il pagamento del debito e i diktat del Fondo monetario internazionale, nonché il ricatto che vin-cola la «coo-pe-ra-zione» ad accordi-capestro: quelli che delegano loro la parte più sporca del lavoro di «contenimento» dei flussi di profughi e migranti irregolari.
Sicché quel che più spicca oggi è il volto tragico del Mediterraneo, i cui principali luoghi-simbolo sono l`isola di Lampedusa, il nord della Libia, la frontiera tra il Marocco e l`Algeria, le doppie barriere di Ceuta e Melilla: spazi ove si consumano violenze e gravi violazioni dei diritti umani. Pur di ridurre la porosità delle frontiere mediterranee, l`Unione europea non solo ha esteso la propria sovranità fino al continente africano e dunque estemalizza le frontiere, finanzia centri di detenzione, pattuglia e respinge. Non solo si è dotata di complessi dispositivi politico-militari, di cui Frontex è l`espressione emblematica. Ma chiude, anche, entrambi gli occhi di fronte a nefandezze altrui.: deportazioni collettive, torture, stupri, lager ove sono ammassati i migranti e i profughi respinti, quando non abbandonati alla morte in zone frontaliere del deserto.
Tutto ciò si consuma perlopiù nell`indifferenza dell`opinione pubblica dei paesi europei e di buona parte delle Mite politiche. Oppure è oggetto, ciclicamente, di rappresentazioni distorte e allarmistiche Quanto alla pietas per le vittime, allorché si esprime è solo un sussulto effimero. Come documenta efficacemente Carlo Lania sul manifesto del 21 maggio scorso, tra i profughi costretti a fuggire da conflitti, violenze, dittature, sempre più numerosi sono i minorenni soli; e sempre più spesso l`infinita ecatombe marina comprende tra le vittime un certo numero di bambini. Ma neppure questo colpisce a sufficienza l`immaginario collettivo, né concorre a produrre una narrazione pubblica del Grande Esodo. Non vi sono monumenti o memoriali ufficiali a ricordare il sacrificio di migranti e profughi.
Sebbene in misura inadeguata, la vicenda dell`emigrazione italiana, soprattutto transoceanica, continua ad avere qualche risonanza nella memoria pubblica o almeno nell`immaginario dei non immemori. Qualcuno ancora canta o almeno conosce «E da Genova/ in Sirio partivano/per l`America...», mentre non ci sono canzoni popolari, che io sappia, a rammemorare i naufragi di Porto Palo, della Kater I Rades, di Lampedusa, Malta, Tunisia, Canale di Sicilia, Kerkennah, Libia, Scicli e ancora Lampedusa e Malta...
Le vecchie talpe del nazionalismo, del neo-colonialismo, del leghismo e d`altri razzismi hanno ben scavato e le talpe più giovani «né di destra, né di sinistra» ne perpetuano l`opera: quelle vittime non sono «nostre», appartengono a un`umanità che forse non è veramente tale, neanche quando assume le sembianze del cadavere di un bambino.
Una tale rimozione non è priva di conseguenze sul piano delle politiche dell`immigrazione e dell`asilo, delle concrete condizionicli vita e di lavoro dei migranti, del loro status giuridico, della loro esclusione dai confini della cittadinanza, della discriminazione e del razzismo che subiscono. Vi è, mi sembra, un`influenza reciproca tra il modo in
cui l`immaginario e la coscienza collettivi percepiscono migranti e profughi, o li rimuovono dal proprio orizzonte, e la concretezza delle politiche che li respingono, li escludono, li emarginano, li discriminano o li rendono meteci o schiavi, a disposizione di un capitalismo ridivenuto selvaggio. Tutto ciò, a sua volta, contribuisce alla crisi attuale dell`Unione europea. Che non è solo economica e finanziaria, ma anche politicoideologica, come a ragione rimarca Slavoj iek. Una delle sue espressioni è l`avanzata in tutta Europa sia della destra apertamente fascista e razzista, sia di quella nazionalista,
populista, identitaria e/o cripto-fascista (aggettivo che í Wu Ming riservano al grillismo).
Come icasticamente scriveva nel 2006 Rada Ivekovic, nel rifiutare ai profughi e ai migranti «l`approdo, i permessi di soggiorno, i documenti e la cittadinanza, l`Europa, immemore delle sue promesse e speranze mediterranee, riconfigura al ribasso anche la propria cittadinanza, finendo con lo sminuirla».
E anche intorno a questo complesso di questioni che si gioca il destino dell`Unione europea. Per contrastame la deriva imperialista e neoliberale - come aspirano a fare le sinistre che appoggiano la candidatura di Alexis Tsipras - occorre, fra l`altro, affidare il continente a un Mediterraneo di pace, uguaglianza e giustizia sociale. Almeno idealmente, per cominciare.



Angelo Hu: 19 anni, seconda generazione e consigliere comunale
Corriere.it, 23-05-14
Stefano Pasta
Giovedì 10 aprile, Angelo, 19 anni, è diventato consigliere comunale a Campi Bisenzio, cittadina di 44mila abitanti in provincia di Firenze: era il primo dei non eletti nella lista di Sel e, a seguito di un rimpasto di giunta, ora è entrato in Consiglio. Potrebbe fare notizia la sua giovane età, ma in realtà la novità sta nelle due lettere del suo cognome: Hu. Angelo, infatti, è la prima seconda generazione di origine cinese che riesce a ricoprire una carica politica elettiva in Italia. Dalla nascita ai sette anni ha vissuto a Firenze, prima di trasferirsi a Campi («Una migrazione di ben 19 chilometri!») dove i genitori, arrivati in Italia all’inizio degli anni Novanta, lavorano nel settore della pelletteria. Dall’età di 16 anni, Angelo si impegna in Associna e in altre realtà associative; contemporaneamente, si avvicina alla politica, fino alla candidatura.
    Prima un passaggio importante: spente le 18 candeline, sceglie di chiedere la cittadinanza italiana, rinunciando a quella cinese. Con un po’ di amarezza, ma senza indecisioni: «Continuo a non capire come mai la Cina, come molti paesi asiatici, non permetta la doppia cittadinanza. Certo non ne potevo più della fila interminabile per rinnovare il permesso di soggiorno, ma la mia è stata soprattutto una decisione di prospettiva: ho chiaro che voglio vivere “a casa mia”, l’Italia».
Alla notizia dell’elezione di Angelo, specialmente sui social network e sul web, non sono mancati i commenti razzisti, che ricordano gli attacchi contro il ministro Kyenge (qui parlammo di “test Kyenge” ) e lo considerano «non ancora abbastanza italiano». Tuttavia, gli “in bocca al lupo” sono stati la maggioranza. «Ho ricevuto – racconta Angelo – molti sms di incoraggiamento da membri della comunità cinese o da ragazzi, come me, sinoitaliani. Sento tante aspettative anche dagli italiani “di vecchia generazione”: forse in me vedono una generazione di italiani di origine straniera, con mentalità diversa rispetto ai nostri genitori, che spesso fanno l’Università e che possono dare tanto a Campi e al nostro paese». Il neoconsigliere sottolinea come questa non sia una novità per Campi Bisenzio, dove gli stranieri sono il 16% della popolazione, i cinesi da soli il 6,86%; secondo il programma Intercultural Cities, un’iniziativa congiunta tra il Consiglio d’Europa e la Commissione europea che redige un “indice interculturale” analizzando la governance, le politiche, i discorsi e le pratiche delle città, Campi Bisenzio è decisamente un modello da imitare. Per Angelo, «nella nostra storia recente, una decisione è stata particolarmente lungimirante:
    negli anni ’90, tutti i cinesi vivevano nella frazione di San Donnino, ribattezzata San Pechino, fino a quando l’amministrazione scelse di “gestire” la situazione, evitando di ignorare il problema e trovando nella comunità cinese un interlocutore dialogante. Ora, le famiglie cinesi vivono in tutta la città e non ci sono più ghetti».
Angelo spera che la sua elezione «spinga sempre più giovani italiani di origine cinese ad impegnarsi nella politica e nella società civile»; pensando ai suoi coetanei, vede due categorie: “i ragazzi banana”, gialli fuori ma bianchi dentro, cioè con tratti somatici cinesi ma anche una nuova mentalità sinoitaliana, che non si ritrovano certo nella descrizione stereotipata che spesso si fa di questa comunità; poi ci sono “i ragazzi limone”, gialli sia fuori che dentro, che hanno scelto, o subito la scelta, di chiudersi nel solo cerchio della comunità cinese e che sono disillusi verso l’Italia. «Ecco – dice – per loro spero che la mia elezione sia un’opportunità per cambiare idea!».
Infine, Angelo ricorda come Campi Bisenzio abbia avuto, nel 2008, un altro primato: il primo assessore di origine cinese in Italia, Giada Lin, che aveva la delega per i rapporti con la comunità cinese. Era una signora arrivata in Italia nel 1991 (come i genitori di Angelo), un’emigrata di “prima generazione”, che aveva lavorato per il Comune come traduttrice e mediatrice culturale. Ora tocca a Angelo e anche questo un segno di come il Belpaese stia cambiando. Una nuova generazione di mediatori culturali ideali e naturali è cresciuta in Italia: i ragazzi di “seconda generazione” sono dei veri e proprio equilibristi interculturali fin dalla nascita e per la politica, così interrogata dalla presenza di persone di origine diverse, non possono che essere una risorsa.



A Berlino è finita la pacchia per lo straniero disoccupato
Una norma chiede di cacciare i cittadini continentali che truffano il welfare, ma anche chi è senza lavoro da oltre sei mesi
Merkel: “L’Ue non è un’unione spciale”
il fatto, 23-05-14
Alessio Schiesari
Dopo sei mesi, i cittadini europei disoccupati sono pregati di lasciare la Germania. Questa la misura più drastica invocata dal governo di Berlino per bloccare quello che media e politici tedeschi definiscono Sozialturismus, cioé il turismo del welfare. D’altra parte, come ha spiegato l’altra sera Angela Merkel, “L’Ue non è un’unione sociale: non pagheremo i sussidi a chi sta in Germania a cercare lavoro”. Il precursore è stato il Belgio, ora tocca a Berlono. E, in un futuro nemmeno troppo prossimo, potrebbe essere la volta del Regno Unito. L’assalto al trattato di Schengen, o almeno alla parte che prevede la libera circolazione delle persone su tutto il territorio europeo, è in atto. Tra il 4 e l’11 giugno il Bundestag, il Parlamento di Berlino voterà una legge per “togliere il diritto a risiedere in Germania” – la definizione è di un alto funzionario del ministero dell’Interno – ai cittadini comunitari senza lavoro che abbiano percepito per almeno sei mesi il sussidio di disoccupazione. In tempi di Grosse Koalitione, le possibilità che il provvedimento passi sono altissime: il disegno di legge infatti è stato scritto a quattro mani dal ministro dell’Interno in quota Cdu (centrodestra) Thomas de Maizière e dalla titolare degli affari sociali Andrea Nahles, che proviene dalle file socialdemocratiche. Il numero di italiani interessati è molto alto: sono infatti 65.081 i connazionali che chiedono il sussidio di disoccupazione al governo federale. Non tutti rischiano di perdere il diritto di risiedere in Germania: una quota consistente di chi percepisce l’assegno lavora, ma non ha un salario sufficiente a sopravvivere o riceve l’aiuto da meno di sei mesi. Molto dipenderà da quale sarà la formulazione definitiva della legge, ma non è difficile prevedere che la comunità italiana (la seconda più numerosa del Paese con 245 mila lavoratori e oltre mezzo milione di residenti) sarà tra le più colpite.
NEGLI ULTIMI MESI, l’immigrazione è stata vissuta come un vero e proprio allarme. Nel 2013 la Germania è stato il secondo Paese Ocse per arrivo di immigrati, alle spalle dei soli Stati Uniti. Cinque anni fa, era al sesto posto. In dodici mesi sono arrivate 1,22 milioni di persone e, tra queste, 787 mila provengono dai Paesi dell’Unione Europea. La crisi dei Paesi mediterranei ha fatto impennare il flusso di lavoratori verso il cuore dell’Europa (gli italiani sbarcati in Germania sono stati 32 mila, in crescita del 51 per cento rispetto al 2012) e il recente allargamento dell’Ue a Romania e Bulgaria ha fatto il resto. L’attenzione dell’opinione pubblica più conservatrice e quella dei partiti nazionalisti come Alternative für Deutschland si è concentrata sulle difficoltà di integrare bulgari e rumeni, ma le nuove norme varranno per tutti. Non che i tedeschi abbiano tutti i torti. Una parte consistente della legge si concentrerà sugli abusi ai danni del munifico sistema di welfare tedesco. Ad esempio il Kindergeld, un assegno di 180 euro al mese per ogni figlio di lavoratore. Secondo le statistiche del governo, nel 2012 ben 600 milioni distribuiti attraverso questo sussidio sono finiti fuori dai confini nazionali. E, nonostante il tasso di natalità dei tedeschi sia il secondo più basso d’Europa, nel 2013 le richieste di Kindergeld sono aumentate del 30 per cento. Per questo chiunque venga pizzicato a fornire dati falsi per accedere alle prestazioni di assistenza, o a contrarre matrimoni solo per acquisire la cittadinanza tedesca, sarà punito con il carcere fino a tre anni e, una volta scontata la pena, non potrà fare ritorno in Germania.
Il discorso però cambia, e parecchio, per quei cittadini europei che in Germania non hanno commesso nessun reato, ma sono costretti a richiedere un sussidio perché temporaneamente senza lavoro. In Belgio, il primo Paese a utilizzare le deroghe al trattato di Schengen previste dalla direttiva europea 2004/38 (che permette di interdire la permanenza ai cittadini comuniutari che diventino un onere per il Paese ospitante), non si è verificata nessuna espulsione, ma agli “indesiderati” vengono ritirati i documenti necessari a trovare un lavoro e perfino ad affittare una stanza. Dal ministero degli Interni tedesco fanno sapere che “si potrebbe ricorrere ad una misura simile, ma è ancora presto per dare dei dettagli”.



La Merkel taglia i sussidi agli immigrati fannulloni
La Cancelliera contro i "turisti del welfare", stranieri che si trasferiscono in Germania solo per ottenere le generose indennità di disoccupazione
il Giornale, 23-05-14
Noam Benjamin

Berlino - Colpo magistrale per Angela Merkel. Per mesi ha lasciato che fossero solo i cristiano-sociali bavaresi (Csu) a lamentarsi degli immigrati.
«Chi imbroglia è fuori» è stato il titolo della campagna condotta lo scorso inverno dal partito di Monaco e che siede al Bundestag accanto ai deputati della cancelliera (Cdu). A far scattare la formazione-sorella bavarese era stato Schengen, ossia la possibilità dall'1 gennaio di quest'anno anche per i cittadini bulgari e romeni di risiedere ovunque in Europa. La Csu temeva un ricorso massiccio dei nuovi immigrati agli assegni famigliari e all'Hartz IV, il generoso sussidio di disoccupazione concesso in Germania. La corsa alla richiesta di sussidi non c'è stata, tuttavia negli ultimi mesi si è fatta più forte anche la campagna di Alternative für Deutschland (AfD), il partito che vuole il ritorno del marco tedesco e il dimezzamento delle competenze della Commissione Ue. La cancelliera ha ignorato tanto i primi quanto i secondi, limitandosi a organizzare un tavolo di lavoro dei 16 Länder federati per studiare l'intreccio fra immigrazione comunitaria e welfare nazionale.
Poi, a soli tre giorni dal voto per le europee, intervistata dalla Passauer Neue Presse, ha dichiarato: «L'Unione europea non è un'unione sociale», annunciando nuove misure per dare un giro di vite al fenomeno del parassitismo sociale da parte degli immigrati. La cancelliera tiene alla sua fama di leader europeista e le era finora mancato il pretesto per intervenire. L'assist le è stato fornito a inizio settimana dall'Avvocatura generale della Corte europea di Giustizia, secondo cui è legittimo che la Germania rifiuti i propri sussidi a immigrati Ue che risultino essere «turisti del welfare». La Repubblica federale sa essere generosa e spende 33,7 miliardi di euro l'anno in trasferimenti sociali: 26,8 vanno ai cittadini tedeschi, la parte restante a stranieri (europei ed extra-Ue) legalmente residenti. Per ottenere l'Hartz IV bisogna essere in cerca di lavoro o in formazione. Da domani, però, gli immigrati non potranno più barare. Questo il parere dell'avvocato generale Melchior Wathelet, che da Lussemburgo raccomanda di escludere dai benefici coloro che «non si vogliono integrare nel mercato del lavoro». È il caso appunto di una romena di 24 anni e residente in Germania da tre che si è vista rifiutare il sussidio dal Job Center di Lipsia perché, riporta la stampa tedesca, «priva di qualifiche, non in formazione, né intenta a cercare un lavoro». La Corte europea non ha detto ancora l'ultima parola ma difficilmente si opporrà al parere dell'Avvocatura generale.
«Non vogliamo pagare l'Hartz IV ai cittadini europei che sono in Germania solo per cercare un lavoro», ha dichiarato Merkel. Il governo sta lavorando a nuove misure che impediscano anche la concessione degli assegni famigliari (circa 180 euro) per i bambini di immigrati che non stiano lavorando. «Siamo impegnati a fondo per eliminare gli abusi», ha sentenziato la cancelliera rioccupando il centro della scena politica su un tema scottante. A chi sgarra saranno comminate sanzioni che vanno da un «foglio di via» di durata quinquennale, al carcere fino a tre anni. Dai banchi dell'opposizione si sono subito levate le proteste dei Verdi, la cui leader parlamentare Katrin Göring-Eckardt ha accusato il governo di essersi messo a fare una campagna populista e illegale perché incompatibile con i Trattati Ue. Gli ultimi dati ufficiali del governo tedesco dicono intanto che il numero di stranieri in Germania ha raggiunto la cifra record di 7,2 milioni e che le 250mila persone arrivate nell'ultimo anno sono all'80% cittadini Ue. Nelle stesse ore è stato reso noto che, all'interno dell'area Ocse, la Germania è diventata la seconda meta al mondo per l'immigrazione dopo gli Stati Uniti.



Toscana, 800 mila euro per l’occupazione degli immigrati
La Regione stanzia fondi per aiutare gli stranieri arrivati per motivi umanitari a trovare un'occupazione dignitosa e migliorare le proprie competenze
Redattore sociale, 22-05-14
FIRENZE – Aiutare gli stranieri che sono arrivati in Toscana per motivi umanitari a trovare un'occupazione dignitosa e migliorare le proprie competenze per inserirsi nel mercato del lavoro e nella società. E' questo l'obiettivo del progetto che la Regione Toscana ha presentato nell'ambito del bando del ministero dell'Interno finanziato grazie al Fondo europeo per l'integrazione dei cittadini di paesi terzi. Le risorse che la Toscana può destinare al progetto ammontano a 800 mila euro. I potenziali destinatari sono 800. I Partner del progetto sono, oltre la Regione, le Province di Pisa, Firenze e Prato, l'Istituzione centro Nord Sud (Pisa), la Società della salute (Pisa), la Provincia di Prato e i Comuni di Firenze e Prato.  
Il progetto, che ha avuto il via libera dalla giunta, su proposta dell'assessore alle attività produttive credito e lavoro Gianfranco Simoncini, servirà a rafforzare una rete di servizi integrati sul territorio, per l'informazione, l'orientamento e la valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri, finalizzati al loro inserimento nel mercato del lavoro.
I cittadini stranieri che potranno beneficiare di queste opportunità sono quelli regolarmente iscritti al collocamento, con valido permesso di soggiorno nel nostro paese per motivi umanitari. Sarà data un'attenzione particolare ai cittadini stranieri vittime di tratta o di situazioni di violenza, ai titolari di protezione internazionale, ai soggetti svantaggiati.
Snodo dei servizi integrati previsti dal progetto, saranno i centri per l'impiego, che si faranno carico di interventi costruiti su misura, con percorsi individualizzati, sperimentando un modello territoriale innovativo per promuovere l'occupazione, attraverso una piattaforma di servizi, incentrati sull'utente. Sono previste attività di tutoraggio, bilancio di competenze, piani di intervento persponalizzato, coaching, counseling orientativo,  orientamento al lavoro. La sperimentazione prevede la realizzazione di pratiche coordinate su più territori, che potranno essere potenziate nel contesto di progetti e programmi finanziati con fondi comunitari e disseminate sull'intero territorio regionale.  

 

Minori immigrati e "Ius soli": lunedì alla Camera se ne comincerà a parlare tra non poche difficoltà
La cittadinanza legata alla conclusione di un ciclo di studi obbligatori sembra mettere d'accordo più schieramenti politici
la Repubblica, 21-05-14
VERONICA DI BENEDETTO MONTACCINI

ROMA - Khalid Chaouki, coordinatore dell'intergruppo parlamentare immigrazione, dice che "la legge sulla cittadinanza verrà fatta entro l'anno, l'Italia è pronta". Il 26 maggio sarà un giorno decisivo per l'iter dello ius soli con l'audizione alla Camera della proposta di legge. La cittadinanza legata alla conclusione di un ciclo di studi obbligatori sembra mettere d'accordo più schieramenti politici. Uno ius culturae misurato sulla volontà di apprendimento della cultura del paese ospitante da parte del minore. Un compromesso a ritroso, rispetto alla cittadinanza ai figli di genitori stranieri legalmente residenti in Italia da almeno 5 anni, inizialmente proposta dal Pd. Lex ministro per l'Integrazione Cécile Kyenghe, ad ogni seduta parlamentare legge una lettera di un bambino senza cittadinanza; ma si ha un'idea realistica di quanti siano i minori immigrati, di come si distribuiscono e soprattutto delle difficoltà che incontrano oltre a quella della cittadinanza negata?



Studenti stranieri. Ultimi giorni per le borse di studio del ministero degli Esteri
Le domande vanno inviate online entro le 12.00 del 28 maggio. Ecco il bando e l'elenco dei Paesi beneficiari
stranieriinitalia.it, 23-05-14
Roma – 22 maggio 2014 – Chi vuole studiare in Italia con l’aiuto della Farnesina si affretti.
Sono rimasti solo pochi giorni per aggiudicarsi una delle borse di studio del ministero degli Esteri italiano dedicate agli studenti stranieri. È un’opportunità offerta ai cittadini di oltre cento Paesi del mondo per un vasto ventaglio di corsi: universitari o di alta formazione professionale, artistica e musicale, master, dottorati, scuole di specializzazione ecc.
Tra i requisiti previsti dal bando, oltre a un titolo di studi adatto, all’età massima di 35 anni e alla regolarità del corso di studi c’è un’adeguata conoscenza della lingua italiana. Le borse di studio hanno la durata di tre, sei o nove mesi e l’importo varia a seconda del Paese e del corso di studi. Le domande vanno presentate online, attraverso il sito borseonline.esteri.it/BorseOnLine/, entro le 12.00 (ora italiana) di mercoledì 28 maggio 2014.
SCARICA IL BANDO PER L’ANNO ACCADEMICO 2014-15



L’altra America
I bambini-schiavi ‘fumati’ nelle piantagioni di tabacco Usa

il fatto, 23-05-14
Angela Vitaliano
New York Cento, 150 dollari al giorno: quando sei un immigrato “stagionale” e hai solo pochi mesi a disposizione per mettere da parte un po’ di denaro prima di ritornare alla tua ancor piu’ disperante povertà, sono una cifra allettante . Anche se per quella cifra devi stare piegato a raccogliere tabacco, a pulirne le foglie con le dita che diventano appiccicose e quel sapore in bocca, come se avessi perennemente una sigaretta a penzolarti fra le labbra. Allettanti anche se il contratto di lavoro non prevede un limite di ore giornaliere o settimanali e, dunque, solitamente, in quei campi ci passi tutto il giorno e tutta la settimana, con sole 24 ore di riposo. E, disgraziatamente, resta una cifra “allettante”, anche se hai 7 anni e, inutile dirlo, non dovresti lavorare né in un campo di tabacco del Nord Carolina, né in un qualsiasi altro posto al mondo: a 7 anni il tuo lavoro dovrebbe essere semplicemente vivere. Descrive uno scenario probabilmente ignoto a molti americani, il rapporto pubblicato da Human Rights Watch che ha per titolo “I bambini nascosti del tabacco”. Nascosti e, dunque, ignorati. Le loro storie sono colpi allo stomaco. Centoquaranta interviste, quelle condotte dall’associazione, che svelano un mondo molto vicino alla schiavitù, sebbene questa volta “allargato” ai latinos, i piu vicini e i più poveri. Arrivano in Nord Carolina, in Kentucky in Tennessee e in Virginia con le loro famiglie, hanno dai 7 ai 17 anni e lavorano alle stesse condizioni dei loro genitori che, poi, ricevono la loro paga giornaliera. “È duro, assolutamente duro – racconta Jessica Rodriguez che scoprì, per la prima volta, un campo di tabacco a soli 11 anni – Il nostro capo era una donna molto gentile che ci portava da mangiare ogni giorno ma anche mentre mangiavamo stavamo seduti in mezzo al tabacco”. Tabacco, calore, umidità e sudore. Dalle 6 del mattino alle 7 di sera “Spesso – continua Jessica – mi sentivo male per il troppo caldo e mi veniva da vomitare, mi sembrava che il mio stomaco volesse uscire fuori dal mio corpo. Allora qualcuno arrivava con dell’acqua e dei crackers e mi davano qualche minuto per riprendermi prima di tornare al lavoro”.
IL 75% DEI BAMBINI INTERVISTATI ha riportato sintomi di vario tipo, legati al contatto prolungato con il tabacco e, dunque, a forme di avvelenamento da nicotina: vomito, nausea, emicrania, capogiri, irritazioni della pelle e bruciore agli occhi. Oltre 1800, fra bambini e adolescenti, di età inferiore ai 18 anni, sono stati vittime, solo nel 2012, di incidenti, per fortuna non mortali, durante l’orario di lavoro; e due terzi delle vittime minorenni di incidenti sul lavoro, sempre nello stesso anno, appartenevano al mondo del lavoro agricolo. Le aziende produttrici di sigarette, peraltro, non hanno finora messo in pratica nessun tipo di politica restrittiva per impedire alle fattorie l’utilizzo di manodopera minorenne. In più, una regolamentazione in tal senso, proposta dall’amministrazione Obama è stata bocciata per l’opposizione compatta dei repubblicani.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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