Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

11 dicembre 2013

Gli emigrati fuggono e gli italiani emigrano
Quasi dimezzati i permessi di soggiorno, quasi raddoppiati gli espatri
il Giornale, 11-12-2013
Tiziana Paolocci
Roma Si fugge per mancanza di lavoro, perché la vita è troppo cara o semplicemente per offrire ai figli un futuro migliore. Il Belpaese lo è sempre meno e di sicuro non ha più l'effetto calamita sugli stranieri. Anzi. Non solo nell'ultimo anno è diminuita l'immigrazione ma è lievitato il numero degli italiani che scelgono di abbandonare la nazione.
A fotografare una situazione, che risente pesantemente della crisi economica, è il rapporto annuale della fondazione Ismu di Milano. Proprio la Lombardia dal 2007 ad oggi è in termini assoluti la capolista per numero di emigrati: si è passati dal 4.000 del 2002 ai 14.000 del 2012. Record di cancellazioni anagrafiche lo scorso anno anche in Molise (+147 per cento), Campania (+137 per cento), Basilicata, Puglia e Sicilia. Negli ultimi dodici mesi sono andati via 68mila italiani, nel 2011 50mila e nel 2010 40mila.
Bisogna considerare, poi, che i dati lsmu si basano solo sulle residenze realmente spostate, pertanto sfugge il numero totale dei nostri connazionali che nel 2012 hanno tentato l'avventura lontano da qui. Il freno tirato nell' economia italiana ha portato molti di loro a preferire la Germania, seguita da Svizzera, Regno Unito e Francia. Ma l'«emergenza lavoro»ha bloccato anche l'immigrazione, convincendo perfino una buona percentuale di stranieri a tornare a casa. Il rapporto, infatti, evidenzia che la popolazione non italiana al primo gennaio di quest'anno era stimata in 4,9 milioni di persone, di cui meno di 300mila irregolari, con un più 6 per cento rispetto al 2012, ma si tratta soprattutto di nascite, ricongiungimenti familiari e Cittadini che non erano stati contabilizzati nel 2011. Per di più, sempre nel 2011, si erano trasferiti in un altro Paese 200.000 stranieri. «I nuovi permessi di soggiorno rilasciati per motivi di lavoro nel corso dello scorso anno sono stati 67.000 - rivela l'Ismu - in pratica quasi dimezzati se si guarda ai dati del 2011».
Questo perché illavoro scarseggia e la disoccupazione tra gli stranieri è aumentata del 25 per cento negli ultimi due anni, anche per via di una platea più ampia di attivi. Il calo più drastico, comunque,si è avuto nell'industria e nell'edilizia, mentre aumenta il numero di immigrate impegnate nell' assistenza familiare. E in generale, la scarsità di liquidità, spinge più di uno straniero su dieci a non rivolgersi al sistema sanitario in caso di necessità.
Anche la ricchezza prodotta in Italia, invece di divenire volano per l'economia, scompare rapidamente. La nostra penisola, infatti, dopo la Francia, è il Paese Ue da cui parte il maggiore ammontare di soldi che gli immigrati inviano nel loro Paesi d'origine (6,83 miliardi di euro nel 2012). Una cifra che, però,nel 2012 ha registrato una contrazione di oltre mezzo miliardo di euro rispetto 7,39 miliardi dell' anno precedente. La flessione, come evidenza la ricerca Eurostat, è stata più marcata per le rimesse verso Paesi extra-Ue, passate da 6,16 a5,73 miliardi, mentre quelle verso altri Stati dell'Unione sono scese da 1,23 a 1,10 miliardi di euro.


 
L'INTERVISTA
«È il mercato che regola i flussi ma c'è sempre bisogno di loro»
Il Messaggero, 11-12-2013
Angela Padrone
ROMA Con la crisi, professor Ambrosini, non c'è più spazio nel mercato del lavoro per gli immigrati?
«Questo non si può dire. Non esiste una soglia oltre la quale non si va. E' vero che oggi c'è una crisi e che gli ingressi sono diminuiti... Però non dimentichiamo che negli anni 90 al Nord c'erano dei manifesti contro gli immigrati che dicevano "la barca è piena", e non erano neanche un milione. Oggi sono 5 milioni». Maurizio Ambrosini insegna Sociologia dei processi migratori all'università di Milano, dirige la rivista Mondi Migranti e ha scritto recentemente "Immigrazione irregolare e welfare invisibiíe. Il lavoro di cura attraverso le frontiere", per il Mulino.
Cosa dimostra il paragone tra oggi e gli anni 90?
«Che il mercato regola i flussi in maniera più efficace delle politiche».
E infatti adesso molti addirittura se nevanno.
«I dati vanno interpretati, non sono del tutto trasparenti e a volte certe notizie ad effetto non corrispondono del tutto alla realtà. In complesso sembra che siano aumentati quelli che lavorano in modo regolare e che siano diminuiti gli irregolari».
Non puo negare che siamo di fronte a una crisi che investe tutti.
«Adesso c'è una situazione di crisi, per cui sono diminuiti gli ingressi. Però io credo che sarebbe ben triste se ci accorgessimo di non aver più bisogno di immigrati. Vorrebbe dire che il Paese non cresce più. Se invece riprenderemo a crescere allora avremo di nuovo bisogno di altri ingressi di lavoratori immigrati. Insomma l'alternativa agli immigrati è il declino».
Si dice che oggi ci sia concorrenza tra italiani e immigrati per gli stessi lavori.
«Mah, questo è più quello che si dice piuttosto che una realtà. Non vedo queste schiere di italiani che vogliano fare gli sguatteri o le badanti. Soprattutto non c'è nessun italiano che vuole fare il badante, perché è un lavoro che richiede completa disponibilità». Quindi pensa che in questo settore lo spazio per gli immigrati non diminuirá? «No perché è la nostra economia che lo chiede, anzi lo chiedono le famiglie».



"Educazione e studi garantiti a tutti cosi affrontiamo l'accoglienza"
la Repubblica, milano, 11-12-2013
TIZIANA DE GIORGIO
FRANCESCO De Sanctis, direttore dell'Ufficio scolastico regionale, secondo il presidente della Fondazione Ismu Cesareo lo ius soli non ha senso se non all'interno di un pacchetto completo dove è previsto un percorso di scolarizzazione adeguato. A che punto è il processo di integrazione nelle nostre scuole?
«Le scuole lombarde hanno investito tantissimo in questo e continuano a farlo. È un processo in continuo movimento. I numeri ce lo impongono: stiamo parlando di 191.526 alunni stranieri seduti fra i banchi della nostra regione, quasi 70mila solo nelle primarie. Al di là delle questioni legate alla cittadinanza, abbiamo il compito di garantire un percorso di studio a tutti e que- sto non può che passare attraverso un processo di integrazione continuo».
Di che investimenti parla?
«Quest' anno abbiamo stanziato più di 5 milioni di euro per finanziare i progetti negli istituti di ogni ordine con un alto tasso di studenti di nazionalità straniera. Questo non vuol dire che nelle 754 scuole coinvolte ci sia un disagio legato alla presenza di stranieri, anzi. Perché il punto è proprio qui: per garantire uguaglianza non si deve intervenire nell' emergenza, è fondamentale lavorare per farsi che ci sia un supporto solido costante»,
Che tipo di progetti sono?
«Di varia natura, ma tutti finalizzati al sostegno dell'apprendimento per gli stranieri, al rispetto da parte dei compagni e alla conoscenza delle differenti culture, al principio dell'accoglienza, insomma».
L'immigrazione rallenta, ma dall'inizio dell'anno scolastico nelle scuole milanesi c'è un flusso continuo di arrivi di alunni stranieri per via dei ricongiungimenti familiari. La prefettura ha parlato di 70 casi trattati al giorno. Com'è la situazione su questo fronte?
«Siamo intervenuti con Palazzo Marino e il provveditorato, tutto sembra essere sotto controllo. Gli alunni vengono smistati per alleggerire le scuole nei quartieri ad alto tasso migratorio, non solo per evitare che alcuni istituti diventino ghetti, ma anche per non costringere i genitori nuovi arrivati a girare di scuola in scuola alla ricerca di un posto per il figlio».
Casi però diversi rispetto agli stranieri di seconda generazione.
«L'eta media va dai 12 anni in su, la maggior parte di loro non sa una parola di italiano. L'impegno per questi ragazzi è ancora più grande, tutto il personale sta facendo il massimo».



Viminale: "Nel 2013 sbarcate 42mila persone in Italia"
I nuovi dati forniti dal direttore centrale dell'Immigrazione e della Polizia delle frontiere presso il ministero dell'Interno
stranieriinitalia.it, 11-12-2013
Roma, 11 dicembre 2013 - "Il numero dei migranti sbarcati quest'anno sulle coste del nostro Paese è di circa 42mila".
Ad aggiornare il dato, nel corso di un'audizione davanti al Comitato parlamentare Schengen, e' Giovanni Pinto, direttore centrale dell'Immigrazione e della Polizia delle frontiere presso il ministero dell'Interno.
"Fino a giugno erano 9mila - ha ricordato Pinto - l'esplosione c'e' stata da luglio in poi ed, al di la' delle oggettive condizioni meteomarine favorevoli, e' legata probabilmente alla partenza di un gran numero di siriani dall'Egitto in conseguenza della reintroduzione dell'obbligo di visto".
"Molti siriani - ha spiegato il direttore centrale dell'Immigrazione - avevano sposato la causa dei Fratelli musulmani, partecipando anche a manifestazioni di piazza, e dopo la deposizione di Morsi nei loro confronti c'e' stato un prevedibile giro di vite: c'e' chi e' tornato in Libano, in Giordania, in Turchia e chi invece ha preso la via del mare, destinazione Italia".
 Il numero degli sbarchi e' tornato a crescere dopo la forte diminuzione dell'anno scorso (13.267) e il "picco" di due anni fa (62.692), legato alle "primavere arabe", e interessa "per lo piu' migranti legittimati alla protezione internazionale, siriani ed eritrei su tutti"; ma "se il dato dei 'viaggi della speranza' e' piu' visibile, piu' spettacolarizzato dai media e, purtroppo, piu' drammatico perche' a rischio c'e' la vita di uomini, donne e bambini", il grosso dell'immigrazione continua ad essere rappresentato dai cosiddetti "overstayers".
"Si tratta - ha spiegato Pinto - di stranieri che entrano in Italia con un visto temporaneo o con un passaporto valido e poi alla scadenza del titolo di soggiorno restano e vanno ad ingrossare le file della clandestinita'. Se si vanno a leggere le cifre dell'ultima regolarizzazione, del resto, si scopre che di gran lunga ai primi posti ci sono cittadini dell'Est europeo, che certo non entrano via mare".
Per Pinto, "il gap economico tra aree ricche e aree povere crea anche fenomeni nuovi e preoccupanti, come ad esempio quello di egiziani ed algerini che comprano biglietti aerei 'strumentali' su tratte come Cairo-Roma-Tbilisi o Algeri-Orano-Roma-Istanbul: una volta a Fiumicino, o chiedono asilo politico oppure mettono a rischio la stessa sicurezza dello scalo tentando di eludere i controlli e fuggendo in pista".

 

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