Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Il censimento e gli immigrati: un contributo oltre i pregiudizi

Italia-razzismo
Bilanci di fine anno. Secondo il 15° censimento Istat la popolazione residente in Italia è di 59.433.744 persone. Negli ultimi dieci anni il dato ha subito un aumento contenuto: +4,3% rispetto ai 56.993.744 residenti del 2001. L’aumento si deve principalmente alle persone straniere (in crescita in tutte le regioni) mentre gli italiani diminuiscono al centro oltre che in Piemonte, Liguria e Friuli-Venezia Giulia.

Ma il contributo della popolazione straniera va al di là dell’aspetto demografico: con il loro lavoro gli stranieri contribuiscono per oltre il 12% del Pil. Il sostegno economico è dimostrato anche se si considerano i valori dei tassi di occupazione. Da metà 2007 a metà 2012 l’occupazione straniera è cresciuta di 850mila unità, di cui 85mila negli ultimi 12 mesi. E così, il valore che esprime l’occupazione dei lavoratori extra-Ue supera quelli medi riferiti al totale della popolazione e fa sì che l’occupazione totale non scenda al di sotto del 57%.
Secondo il Rapporto della Fondazione Moressa, poi, i contribuenti nati all’estero – oltre 2 milioni – versano nelle casse dello Stato circa 6,2 miliardi di euro. Una cifra molto alta che è aumentata del 4,6% rispetto all’anno precedente nonostante siano diminuiti gli stessi contribuenti. Ma il Rapporto Moressa dice di più: il lavoro straniero si mostra complementare e non sostitutivo di quello italiano. In molti settori il numero degli occupati è cresciuto sia per gli stranieri che per gli italiani.
Poi c’è il capitolo riservato ai «richiedenti asilo», ossi coloro che lasciano il proprio Paese di origine a causa di guerre, carestie e conflitti religiosi o sociali. Per loro la ricerca di lavoro non è il loro primo obiettivo. E non perché siano «scansafatiche» ma perché hanno inizialmente bisogno di ristabilirsi dal trauma della fuga. Ecco perché sarebbe opportuno mettere a punto un sistema efficiente di accoglienza in grado rispondere a esigenze di carattere psicologico, linguistico, abitativo ed economico. Attualmente non è così e quei 58mila rifugiati in Italia sono per lo più utenti che contribuenti, che fanno un’enorme fatica ad affrancarsi dalla visione assistenziale che noi vogliamo cucirgli addosso.
l'Unità, 27-12-2012

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