Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

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                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

31 marzo 2011

BERLUSCONI E L'EMERGENZA IMMIGRAZIONE
«Mai più caos a Lampedusa» Gommone affonda, 7 morti
Avvenirre, 31-03-2011
La prima delle sei navi che dovranno rapidamente (entro 48/60 ore, è stata la promessa di Berlusconi, giunto ieri sull'isola), svuotare Lampedusa è partita  alle 6 di questa mattina, con 1.500 tunisini a bordo. Nel frattempo, nuova tragedia in serata nei pressi di Lampedusa. Un gommone carico di migranti sarebbe affondato nel Canale di Sicilia. Non si conosce con esattezza il numero delle vittime. In un primo momento si parlava di 11 persone morte, ma secondo le ultime ricostruzioni potrebbero essere 7.
LE PROMESSE DI BERLUSCONI
Tutti i migranti via dall'isola entro 48-60 ore. È la promessa fatta dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, giunto a Lampedusa per dare il via al trasferimento dei circa 6mila tunisini. Dal palco allestito davanti al Municipio, il premier ha spiegato che "il piano è scattato a mezzanotte. Ci sono 6 navi, e si tratta per una settima, con una capienza di 10mila passeggeri". Gli immigrati saranno "portati in Italia, non solo in Sicilia ma anche in altre regioni. Libereremo anche il Centro di accoglienza e una nave sarà sempre qui per trasferire i nuovi arrivati".
Lampedusa deve essere rimborsata per il sacrificio a cui è stata sottoposta: ci saranno "una moratoria fiscale" e la richiesta di istituire "una zona franca urbana". "Candideremo Lampedusa al Nobel per la pace", ha poi garantito Berlusconi, spiegando di voler "diventare lampedusano" anche lui e di aver comprato per questo "una casa bellissima a Cala Francese". La candidatura dei lampedusani al Nobel era stata lanciata da una lettrice proprio dalle colonne di Avvenire.
L'ACCORDO GOVERNO-REGIONI
Governo e Regioni hanno raggiunto nella serata di ieri un faticoso accordo sull'emergenza migranti. Saranno organizzate cinque tendopoli per svuotare Lampedusa: il piano prevede il raddoppio della tendopoli di Manduria (da 1.500 a 3.000 posti) e l'accelerazione della realizzazione di quelle di Trapani (800 posti), Caltanissetta (500), Potenza (500), Pisa (500).
Nel corso della Conferenza unificata tra Stato e Regioni, il braccio di ferro ha riguardato soprattutto l'equa distribuzione sull'intero territorio dei migranti. Le tendopoli proposte e i nuovi Cie (Centri di identificazione ed espulsione), con l'eccezione di Pisa, sono infatti tutte previste nel sud. La Lega ha premuto per questa soluzione immediata.
Alla fine del lungo incontro, l'accordo è stato illustrato da Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni: "Il governo si impegna a collocare i Cie equamente su tutto il territorio nazionale tenendo conto anche del fatto che alcune regioni ospitano già queste strutture". L'unica regione esclusa è l'Abruzzo, ancora alle prese con i postumi del terremoto del 2009.
Il piano straordinario a cui lavora il governo prevede che la pressione migratoria possa riguardare 50 mila persone tra profughi e immigrati clandestini. Dei primi si occuperanno le Regioni e gli enti locali, mentre sui secondi le competenze spettano al ministero degli Interni che si impegna a rimpatriarli. L'accordo non convince del tutto l'Anci (l'Associazione dei Comuni). Per Flavio Zanonato, delegato all'immigrazione e sindaco di Padova, "a palazzo Chigi con il governo abbiamo soltanto fatto chiacchiere, si è parlato cioè di un'emergenza che non c'è, quella dei profughi, mentre si sottovaluta quella dei migranti".
L'intesa tra governo ed enti locali ha fatto due "vittime": si sono dimessi dai loro incarichi Alfredo
Mantovano, sottosegretario agli Interni, e Paolo Tommasino, Pdl, sindaco di Manduria, la cittadina pugliese che accoglierà il maggior numero di extracomunitari (agli attuali 1.300 se ne aggiungeranno almeno altri 1.400). Nei giorni scorsi il sottosegretario Mantovano aveva rassicurato il consiglio comunale di Manduria sul fatto che la locale tendopoli non ne avrebbe ospitati più di 1500.



A Lampedusa sbarca Silvio La Qualunque
Europa, 31-03-2011
Roberto Della Seta e Francesco Ferrante
A Lampedusa abbiamo passato due giorni. Abbiamo toccato con mano il dramma dei migranti, costretti a dormire ammassati in centri di accoglienza strapieni. Abbiamo visto la giusta esasperazione dei lampedusani, esacerbati per una situazione ormai fuori controllo che finisce per incenerire ogni anelito d’ospitalità. Ma abbiamo visto soprattutto lo sbarco di un uomo che neanche di fronte a una tragedia immane come questa rinuncia a vendere sogni: Silvio Berlusconi. O meglio: Silvio La Qualunque.
Il premier ha detto che nell’isola manca colore e quindi farà ridipingere le case come a Portofino, che manca il verde e dunque la rimboschirà, che costruirà ospedali e scuole, che ne farà una zona franca nonché a burocrazia zero e inoltre che convincerà i tunisini a tornare a casa.
Poi ha annunciato di aver comprato, pare via internet, una villa a Lampedusa e quindi di essere un po’ lampedusano anche lui. Per finire con l’annuncio a effetto: l’isola sarà completamente svuotata entro poche ore.
Che dire? Speriamo davvero che dopo quelli sui rifiuti a Napoli e sul terremoto a L’Aquila questo sia l’ultimo comizio show del premier fatto sulla pelle dei cittadini, e soprattutto che non finisca male come nei due precedenti citati.
Ieri abbiamo visitato il centro di accoglienza di contrada Imbriacola, dove potrebbero essere ospitate in condizioni ottimali circa seicento persone, ma che oggi ne accoglie più di 2.500. Il risultato è davvero disperante: nelle stanze di venticinque metri quadrati adibite a dormitori vivono trenta-trentacinque persone, e dunque ciascuna dispone di meno di un metro quadrato a testa, in una situazione disumana nettamente al di sotto di qualsiasi carcere italiano. Alla stazione marittima la situazione non è migliore. Abbiamo incontrato migliaia di persone in attesa, costrette a dividersi solo tre bagni chimici, con conseguenze igieniche che sono facilmente immaginabili.
Ai volontari non si può rimproverare nulla. Si stanno spendendo senza risparmio per assistere gli immigrati in una situazione di difficoltà estrema. Quello che fa davvero rabbia è la sensazione di un’emergenza evitabile grazie a un piano di smistamenti e trasferimenti rapido. Basta ricordare che durante la guerra in Kosovo, in Germania arrivarono ben 350 mila kosovari, tutti poi assorbiti ordinatamente.
Invece qui, con numeri infinitamente più piccoli, tutto avviene nella massima lentezza, creando uno stato d’emergenza permanente. Come appare evidente, questa situazione è stata creata ad arte per alimentare un ingiustificato allarme nell’opinione pubblica, a spese degli immigrati e dei lampedusani. È infatti lampante l’intento criminale del governo di far “scoppiare” l’isola, per poi prendersi il merito di una prima evacuazione.
Tuttavia, in questo modo si tampona l’emorragia ma non si ricuce la ferita. Resta il problema di dare un’ospitalità dignitosa ai migranti che da Lampedusa verranno smistati in giro per l’Italia, smettendola di usare un’emergenza umanitaria gestibile per miserabili fini politici della destra.
Anche perché gli sbarchi difficilmente si fermeranno, e il rischio vero è che anche stavolta vada a finire come tristemente successo in altri due finti miracoli del premier, Napoli e L’Aquila.



Catastrofe morale
l'Unità 31 marzo 2011
Luigi Manconi
Tecnicamente parlando. Il discorso di Silvio Berlusconi nella piazza di Lampedusa è sotto il profilo linguistico e sotto quello semantico uno dei punti più bassi della retorica politica e della oratoria pubblica degli ultimi decenni.
 Lì il carisma berlusconiano si rivela per quello che è: a’ mossa del varietà napoletano tra le due guerre. Il che non significa, certo, che quel discorso risulti inefficace. Ma, al di là del successo immediato, le parole di Berlusconi, trascinano l’azione del Governo in una via senza uscita. E, infatti, il superamento dell’ostilità dei lampedusani non attenua di una virgola il bilancio davvero fallimentare registrato dall’esecutivo nelle ultime settimane. L’Italia appare ridotta ad appendice insignificante di strategie geopolitiche decise da altri, e a una mera “espressione geografica” nelle relazioni sovranazionali e nella sfera delle responsabilità politiche e morali alle quali aspira un paese che si vuole grande. Nessun ruolo nei confronti dei movimenti democratici del Nord Africa e degli assetti futuri del Mediterraneo e nessun programma credibile per le diverse emergenze umanitarie. Una politichetta miserabile e gretta, che limpidamente si esprime nel discorso di Berlusconi a Lampedusa: la galvanizzazione degli umori più bassi e la blandizie verso le pulsioni più oscure, l’intesa complice e l’ammiccamento ruffiano e la promessa mirabolante. Il modello è, platealmente l’animatore di un Club Med. Ma Berlusconi non evoca la spensieratezza smargiassa e vitalistica del Fiorello delle origini, bensì la più bolsa interpretazione di un copione improbabile, destinato all’Attor Giovane (che so? Un Massimo Ciavarro). Il Premier che compra casa in località Cala Francese recita torpidamente una parte che il pubblico già conosce, annoiando e annoiandosi (avete presente Ric e Gian al declino della loro carriera?). E, tuttavia, quelle parole di Berlusconi vanno messe in fila con quelle pronunciate in questi giorni dagli esponenti del centro destra. Una sconfinata ignoranza su ciò di cui parlano (migranti e profughi), una irriducibile propensione alla minaccia e alla prepotenza, un linguaggio triviale e privo di qualunque relazione con la realtà, la grammatica, il diritto internazionale. In poche settimane è stato completato quel processo di stravolgimento in senso xenofobico del discorso pubblico avviato da tempo; è stata travolta l’interdizione morale e culturale che proteggeva lo straniero dalla nostra tentazione all’intolleranza e alla discriminazione; il vocabolario pubblico ha accolto, legittimato e riprodotto le parole della xenofobia, non per mediarle e controllarle, ma per usarle come altrettanti corpi contundenti. Finissimi scienziati della politica analizzano, compunti, il “foera di ball” di Umberto Bossi e ci spiegano come rappresenti la sintesi geniale di un grande disegno politico. Sarà, ma è anche il segno di una catastrofe morale che non andrebbe blandita quasi fosse una manifestazione di innocente folclore. È, né più né meno, che una mascalzonata. E il fallimento del ministro dell’Interno Roberto Maroni e il ridicolo nel quale affonda il ministro degli Esteri Franco Frattini disegnano i tratti psicologici di un ceto politico che oscilla tra paranoia e aggressività. Questo per quanto riguarda la scena pubblica. Dietro, nel back stage - dove provvisoriamente si trova, tra gli altri, il Parlamento della Repubblica - viene approvata un’inversione dell’ordine del giorno, che anticipa il voto sul disegno di legge sui tempi dei processi. Gratta gratta, la roba è lì.
 


L'immigrazione scuote il Governo
Mantovano si dimette, intesa con le Regioni - Berlusconi: «Lampedusa libera in 48-60 ore»
il Sole, 31\-04-2011  
Marco Ludovico

ROMA L'emergenza immigrazione esplode nel governo alla vigília del consiglio dei ministri. Oggi si pre annuncia tesa la riunione a p alazzo Chigi, che dovrebbe discutere anche del decreto legge sul finanziamento delia missione in Libia (182 milioni) e l'embargo all'export di armi verso Tripoli, oltre alpossibile accordo con Tunisi sui rimpatri.
La giornata di ieri comincia con il viaggio trionfale a Lampedusa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che annuncia: «Lampedusa libera in 48-60 ore». Ma termina conle dimissioni del sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, furibondo contro la decisione di raddoppiare o quasi le presenze di clandestini nel centro di Manduria: Mantovano si era impegnato per una presenza massima di 1.500 immigrati ce ne sono già circa 800 - poi la decisione governativa di trasferire nel centro pugliese al- tri 1.400 tunisini provenienti da Lampedusa. E in serata arriva la notizia, non confermata però dalla Guardia costiera, delia trage¬dia di un gommone di eritrei ed etiopiaffondato allargo del canale di Sicilia: forse undici sono i morti, compreso un bambino.
Certo, il governo mette a segno la disponibilità di massima degli enti locali all'accoglienza dei possibili jomila profughi. Tutte le regioni, eccetto 1'Abruzzo, sono coinvolte, con tanto di posti - fino a un numero massimo - assegnati. Al nord, Valle d'Ao- sta (100 posti), Piemonte (3.800), Liguria (1.400), Lombardia (8.300), Trentino Alto-Adige (900), Fruli Venezia Giulia (1.000), Veneto (4'.200). Al cen¬tro Italia, Emilia v Romagna (3.700). Toscana (3.200), Marche (1:300), Lazio (4.800), Molise (300). ,A1 sud, in Campania (5.000), Puglia (3.500), Basüicata (500), Calabria (1.700). Infrne Si¬cilia (4.300) e Sardegna (1.400). Va detto, però, che sono numeri virtuali, anche perché destinati a rifugiati: ma i «richiedenti asilo» fmora non sono neanche 2mila, a fronte di 22mila clandestini giun- ti dall'inizio dell'anno. Cioè quelli che andranno nei «Cie (centri di identificazione ed espulsione, n.d.r.) temporanei», come li ha definiti il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Osserva Mario Staderini (Radicali): «Per gestire i Cie temporanei, nuove carceri a cielo aperto, ci vuole tempo, denaro e soprattutto forze dell'ordine che tengano sotto controllo decine di migliaia di persone». Critici anche i sindacati di polizia: per Cláudio Giardullo (Silp Cgil) «ci sono seri rischi di sicurezza pubblica» e Felice Romano (Siulp) sottolinea che «oggi la pri¬ma e inderogabile emergenza è quella umanitaria: dare accoglienza dignitosa agli immigrati». Sull'intesa con gli enti locali c'è daregistrare la posizione critica dell'Anci, rappresentata ieri dal delegate all'immigrazione e sindaco di Padova Flávio Zanona- to. «A palazzo Chigi con il Governo abbiamo soltanto fatto chiacchiere e propaganda. Si è parlato cioè di un'emergenza che non c'è; quella dei profughi. Di quella ché invece c'è, ed è grave, vale a dire degli immigrati, non si è par-lato affatto». In realtà Maroni avrebbe detto nella riunione che le Regioni dovranno ospitare an- che2mila clandestini sbarcati negli ultimi giorni. Poi, al question time in parlamento il titolare dei Viminale comunque assicura che «i tunisini saranno tutti rimpatriati». Duríssimo il leader del Pd Bersani: ««Non è possibile - osserva - che Maroni dica in aula una cosa, eun altro ministro (Bos¬si, n.d.r.) dica "fora d'iball". Non è possibile che a Bologna, a Lucca o a Prato, se c'è un amministratore che si offre per fare la sua parte, venga attaccato dai partiti che sostengono il governo. Se le cose stanno cosi - sostiene Bersani - se volete fare il "fora d'i bail" allora fatelo da soli».
Il leader delia Lega, Umberto Bossi, apprezza gli annunci di Berlusconi: «Svuoterà Lampedusa mandandoli via» dice e chi gli chiede se le navi che hanno eva¬cuate Lampedusa porteranno i clandestini in Tunisia, aggiunge: «Lo spero». Dagli Usa interviene anche il presidente delia Repubblica Giorgio Napolitano: «Quello degli sbarchi a Lampedusa - di¬ce il capo dello Stato durante una intervista pubblica alla New York University - non è solo un problema italiano, perché a Lam¬pedusa non c'è solo la frontiera dell'Italia, ma anche quella dell'Europa». Pesano nella maggioranza anche le dimissioni di Mantovano: «Bisogna ascoltarlo, spero siano dimissioni simboli- che» osserva il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
Prosegue intanto il botta e risposta con la Ue. Il ministro degli Affari esteri Franco Frattini parla di «Europa inerte». Da Bruxelles la replica: «All'Italia 80 milioni in 2 anni».



DIPLOMAZIE ALLA PROVA
Sbarchi: la Farnesina attacca, la Ue si piega
Avvenire, 31-03-2011
Pier Luigi Fornari
Duro atto d’accusa del ministro degli Esteri, Franco Frattini nei confronti dell’Unione europea, che in serata di fronte ai ripetuti appunti della Farnesina sollecita gli altri 26 Paesi membri ad aumentare gli sforzi per aiutare l’Italia a far fronte al massiccio afflusso degli immigrati. Parte Frattini, denunciando dagli schermi di Sky tg24 che «l’Europa è inerte» perché non bastano i soldi stanziati dalla Ue per far fronte all’emer­genza degli sbarchi a Lampedusa bensì è necessario «un intervento politico», per affrontare la questione con «solidarietà». Il capo della nostra diplomazia specifica: «Servono interventi politici non soldi, la Ue parli ai francesi che stanno mettendo un muro a Ventimiglia quando è noto che l’80% degli im­migrati tunisini che arrivano a Lampedusa parlano francese e che quindi hanno magari parenti in Francia».
L’intenzione della Farnesina, ovviamente, non è quella di portare tutti oltralpe, ma dice il ministro: «Creiamo una programmazione europea che permetta di affrontare questa questione in tema di solidarietà tra Pae­si. Questo spetta all’Europa ». Non si tratta, insiste, di continuare a promettere l’erogazione dei limitatissimi fondi messi a di­sposizione dai 27, «bensì di prendere una iniziativa prevista da una legge europea che ha stabilito con chiarezza che quando ci sono afflussi improvvisi di sfollati verso uno o più Paesi, la Ue deve adottare un piano straordi­nario che includa la distribuzione tra i Paesi membri degli sfollati per un periodo temporaneo necessario per attuare poi il rimpatrio di coloro che non sono rifugiati, come in questo caso i tunisini, ma sono semplicemente immigrati economici». E descrive lo spettacolo degli immigrati respinti a Ventimiglia come «uno degli aspetti gravi di mancanza di solidarietà da parte francese e di mancanza totale dell’Europa, non spetta all’Italia aprire un contenzioso con la Francia».
Ma Bruxelles in prima battuta si de­fila. «Quanto abbiamo visto finora è che le persone arrivate in Italia dalla Tunisia sono emigrate per motivi economici. Se ne stanno occupando le autorità italiane: la responsabilità è loro», replica Matthiew Newman, portavoce della commissione, riferendo che la commissaria agli Affari Interni, Cecilia Malm­strom, è in Tunisia e domani riferirà sulla sua missione. Ma alla fine è proprio la commissaria a rispondere. «Siamo pronti a esaminare richieste specifiche» d’aiuto dell’Italia, assicura dalla Tunisia, sottolineando: «Siamo in contatto giornaliero con il ministro dell’interno Roberto Maroni e le autorità italiane e stiamo cercando di aiutarli a organizzare i rimpatri in maniera ordinata». I migranti, ammette la Malmstrom, vanno a Lampedusa perché è l’isola più vicina, ma non c’è dubbio che nei sommovimenti in corso in alcuni Paesi nordafricani rappresentano «una sfida per tutta l’Unione».
Ma l’iniziativa di Bruxelles sembra limitarsi alla moral suasion. «Gli Stati Ue vogliono mo­strare solidarietà, e allora devono trasformare questa solidarietà in realtà», argomenta la esponente dell'esecutivo' comunitario, su­bito aggiungendo che «la commissione europea può solo incoraggiarli. Non può obbligare gli Stati a prendersi le persone». Quanto all’Italia avrebbe «ricevuto un sacco di soldi dal­la Ue», che però sarebbe pronta, «se c’è bisogno, a versarne altri».



Troppi clandestini a Manduria Mantovano lascia il governo
Le dimissioni del sottosegretario pugliese: aveva annunciato ai suoi conterranei l'arrivo di 1.500 immigrati. Invece saranno il doppio
il Giornale, 31-03-2011  
Francesca Angeli
Roma Il premier Silvio Berlusconi annuncia che altri 1.450 tunisini arriveranno oggi nella tendopoli di Manduria in Puglia e il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, si dimette per protesta insieme al sindaco della cittadina, Paolo Tommasino anche lui del Pdl. E ora sia il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, sia il sindaco di Ro¬ma, Gianni Alemanno chiedono ci sia un «chiarimento» nel governo. «Mantovano va ascoltato», avverte La Russa che chiede al sottosegretario di ritirare le dimissioni. Era stato proprio Mantovano a garantire ai suoi conterranei pugliesi che la tendopoli avrebbe ospitato al massimo 1.500 immigrati. Con i 1.450 caricati ieri sulla nave Excelsior in partenza da Lampedusa invece si sfiorala cifra di 3.000 persone. Non solo. La tendopoli di Maduria era stata inizialmente allestita allo scopo di ospitare i profughi provenienti dalla Libia. Fino ad ora però la maggioranza degli stranieri che hanno invaso Lampedusa è arrivata dalla Tunisia. Si tratta dunque di clandestini, come ha più volte tenuto a ribadiré il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Clandestini che andrebbero trattenuti nei Cie, i centri di identificazione, per poi essere espulsi o rimpatriati. La gestione di un Cie poi è assai diversa da quella di un centro di accoglienza, occorre garantire sorveglianza e sicurezza. Garanzie che al momento assentinella tendopoli di Manduria.
Non ci sono cifre ufflciali ma sono già oltre 500 gli stranieri fuggiti dalla tendopoli allestita in provincia di Taranto . Ed è assai prob abile che gli altri 1.500 tunisini in arrivo abbiano tutta l'intenzione di fare altrettanto. Certamente non basterà rinforzare la recinzione della tendopoli, rialzando la rete di protezione fino a 4 metri perché le forze dell'ordine possono fare ben poco. La tendopoli di Manduria è nata come un centro di accoglienza e le autorità locali fino ad ora non sono state in grado di costringere gli immigrati a restare nel centro contro la loro volontà anche se si tratta di clandestini. La richiesta di asilo a ieri infatti era stata avanzata soltanto da 230 str anierisugli oltre 1.300 giunti a Manduria. Tra di loro poi potrebbero esserci anche veri e propri criminali. Lo stesso Berlusconi aveva parlato del rischio che arrivassero in Italia detenuti evasi dalle carceri tunisine. Anche se poi il premier ha assicurato che tutti i tunisini diretti a Manduria erano stati identificati e tra loro non risultavano evasi.
La tendopoli è in grado di ospitare fino a 3.200 persone ma è evidente che ci sono enormi rischi per la sicurezza, come sottolinea il presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido. «A Lampedusa occorreva una risposta immediata ma noi ci aspettavamo 850 profughi - dice Florido - ora la collaborazione si trasforma in protesta perché la solidarietà senza la sicurezza serve a poco».
Si stima infatti che già in 500 siano fuggiti verso il nord e la Francia. I carabinieri sono dovuti intervenire l'altra notte nella stazione di Orio che è stata letteralmente presa d'assalto dai tunisini che senza nessuna difflcoltà avevano abbandonato la tendopoli nel tentativo di raggiungere il Nord. Ieri ne sono stati intercettati 23 che erano già arrivati a Torino. Uno di loro aveva fatto richiesta di asilo gli altri sono stati in parte tra- sferiti nei Cie mentre una decina sono stati lasciati andare con 1' ordine di lasciare l'Italia entro cinque giorni.



Le giravolte del Cav sull'immigrazione
DI FRANCESCO PERSILI
Il Riformista, 31-03-2011
Il Cavaliere arriva a Lampedusa e al fora di ball di Bossi sugli immigrati risponde con il coeur in man: «Sono poveri cristi». Il premier smentisce , almeno  nei toni, il Senatur, ma, poi, annuncia «presidi in mare» e l'acquisto di pescherecci «affinché non siano utilizzati per le traversate».
Alla fermezza aggiunge comprensione senza le lacrime, però, di quasi 15 anni fa quando assimilava «commosso» i viaggi dei migranti a una fuga verso la libertà. Pasqua 1997, una nave di albanesi viene speronata al largo della Puglia, l'allora capo dell'opposizione se la prende con il governo di centrosinistra: «Sono cose che non possiamo permettere», disse con la voce increspata e l'anima in tumulto dopo l'incontro con i pochi sopravvissuti. Nel mirino le politiche sull'immigrazione dei governo Prodi: il pattugliamento del basso Adriatico diventa «una macchia k da pulire» e il blocco navale deciso dall'esecutivo, codici alia mano, «una decisione azzardata, forse, indegna per un Paese che ha una grande tradizione di solidarietà e di accoglienza». Dalla Lega gli danno del piangina, prima di tornare insieme nel 2001. Intorno all'immigrazione il Cavaliere costruisce la sua rivincita proponendo la ricetta: «Lavoratori si, clandestini no». Berlusconi premier interviene al Parlamento europeo e parla dell'Italia come di un Paese «dalle radiei Cristiane, aperto a chi ha di meno e a chi soffre», ma appena Fini discute della possibilita di estendere il voto per le amministrative agli immigrati regolari, il Carroccio si mette di traverso, e al Cavaliere non resta che pren- dere atto. Congela la proposta, e la liquida cosi: «Non è nel programma del governo». Intanto che l'Europa, secondo gli obiettivi del Trattato di Lisbona, cerca di migliorare il funzionamento delle economie attraverso politiche di immigrazione che bi- lancino diritti, sicurezza e legalità, in Italia si evoca ogni due per tre l'invasione e si teorizzano politiche law and order. Anche se nel 2008, durante un incontro con Sarkozy, il Cavaliere ritiene «inopportuno» introduire il rea¬to di immigrazione clandestina, il go-verno sceglie la linea dura. Mentre il ministro dell'Interno Maroni nel 2009 spiega che «i clandestini vanno respinti senza entrare nelle analisi dei motivi per cui sono venuti», Berlusconi, in Egitto, rilancia la stretta sul- 1'immigrazione chè sui barconi che salpano verso il nostra Paese ci sono persone «non vittime di ingiustizie» ma «reclutate dalle organizzazione criminali». In quei giorni di emergenza umanitaria nelle acque dei Mediterrâneo, di fronte al «rischio intolleranza» paventato dal presidente Na-politano, e «alie violazioni dei diritti umani» che allarmano anche l'Onu e il Vaticano, il premier non va tanto per il sottile: «Si ai rimpatri, non apriremo le porte a tutti, non faremo come la sinistra». Accoglimento solo per chi ha diritto «all'asilo politico», «rigore» nei respingimenti e una visione dell'integrazione «diversa» da quella dell'opposizione: «No all'Italia multietnica».
Berlusconi aggiusta il tiro qualche mese dopo, ospite a Nessma, la televisione del suo amico Tarak ben Ammar, quando abbozza una nuova strategia: «Occorre aumentare la possibilité di entrare legalmente in Italia e nei Paesi europei». Il premier ripassa la storia dell'emigrazione italiana: «Per questo abbiamo il dovere di guardare a quelli che vogliono venire da noi con totale apertura di cuore». Ma la primavera porta una nuova campagna elettorale, Berlusconi fïuta l'aria e, per coprirsi, anche rispetto alla Lega, aggiorna l'equazione: «Meno clandestini significa meno criminalità». A questo scopo, il premier aggiunge che «si spenderà personalmente per fare in modo che l'Europa si carichi dei costi del pattugliamento delle coste del nord Africa». Alla festa Pdl, qualche mese do-po, può vantare trionfante il successo dell'attività diplomatica con i Paesi dell'Africa mediterranea. «Siamo passati da 29.500 a 3.500 arrivi». Del resto, «sono abituato a risolvere i problemi», ammette il premier, che sbarca a Lampedusa e sgrana il rosá¬rio di promesse: «L'isola sarà liberata entro due giorni, avrà una nave a disposizione, fondi straordinari, un piano di rilancio turístico, la moratoria fiscale e previdenziale, la candidatura a Nobel per la Pace» e un nuo- vo cittadino: lui, che a Lampedusa ha appena comprato «una villa». Berlusconi resta fedele alla linea: rimpatri per non permettere nuovi arrivi e slancio umanitario verso gli immi¬grati in «fuga da un mondo senza li-bertà, democrazia e benessere». Tan¬to a far la voce grossa, in campagna elettorale, ci pensera Bossi. Sarà per questo che il premier ha suggerito al sindaco di Lampedusa di dotare l'isola di un po' più di verde?



IMMIGRAZIONE E BUFALE DI GOVERNO
L'EMERGENZA E LA PROPAGANDA
l'Unità 31-03-2011
Pietro Soldini
RESPONSABILE IMMIGRAZIONE CGIL
Ancora una volta il governo italiano e il ministro dell'Interno, ci costringono alia vergogna per come stanno gestendo la situazione degli arrivi a Lampedusa, mancava solo lo show di Berlusconi.
Gli sbarchi a Lampedusa erano assolutamente prevedibili e invece il ministro Maroni non li ha volu-ti prevedere perche impegnato a propagandare la "Missione compiuta" dei suo ministero di azzera- mento degli sbarchi, di chiusura dei centro di Lam-pedusa in seguito all'accordo italo-libico. Una posizione propagandistica che gli awenimenti delia Li¬bia e piú in generale del Nord Africa hanno clamorosamente smentito. Peraltro nel período in cui l'accordo italo-libico "ha funzionato" circa 50.000 profughi sono sbarcati in Grécia, anch'essa frontiera europea. Altri centinaia di migliaia si sono ammassati in Libia, e non sappiamo quanti di loro sono morti in mare e nel deserto. Comunque mentre noi gridiamo all'invasione, oltre 300.000 persone hanno lasciato la Libia dal confine tunisino ed egiziano.
Gli immigrati che arrivano a Lampedusa sono "persone" e come tali vanno accolti e assistiti. L'ipo- tesi di un loro rimpatrio non potrà che awenire con i tempi e le procedure previste dalla Direttiva Euro- pea n. 115 con la collaborazione degli interessati e dei loro paesi d'origine. Ogni altra ipotesi agitata dal ministro Maroni, come quella dei "rimpatri fozosi", è assolutamente impraticabile.
La protezione umanitaria, per quelli che sono arrivati e che potrebbero arrivare (50.000?) spalmata su tutto il territorio, non potrebbe certo essere considerata insopportabile. È insopportabile lasciarli ammassati a Lampedusa, senza assistenza e quasi senza cibo, compresi i minori. È evidente che il Governo non vuole affrontare e risolvere 1'emergenza, ma vuole coltivarla. È falso affermare che 1'Italia sia la in Europa a farsi carico dei rifugiati: in Italia abbiamo 55.000 contro i 600.000 delia Germania, 300.000 in Francia, 200.000 nel Regno Unito. In quanto alie risorse 1'Italia, per l'accoglienza e l'integrazione spende quasi zero del proprio bilancio e ciò che spendiamo proviene dal fondo europeo (Fei circa 75 milioni).
Il governo ed il ministro Maroni si stanno assumendo una grave responsabilità per la situazione di caos a Lampedusa, per la violazione dei diritti umani, i disagi alia popolazione locale e la spregiudicata ed irresponsabile strumentalizzazione nei confronti dell'opinione pubblica.
Occorre un'operazione di verità perche gli immigrati, che arrivano sulle nostre coste, non sono col- pevoli di nulla, né si può addossare la responsabilità all'Europa, alia sinistra, ai buonisti, e prendere atto del fallimento di questo governo.



a Lampedusa: "Clandestini via in 60 ore". Ma per Fli il premier è un pagliaccio
Berlusconi sull'isola per il piano emergenza. Per il rilancio "costruiremo un resort e un casinò". Futuristi: "Clown"
Libero ,31-03-2011
l Presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, è arrivato a Lampedusa, accolto dall'entusiasmo della folla. Giunto al municipio dell'isola ha preso la parola per presentare il piano di emergenza e ha promesso: "Tra 48-60 ore Lampedusa sarà abitata soltatnto dai suoi abitanti". Il Cavaliere era atterrato poco prima delle 13.30 all'aeroporto dell'isola. Polizia e carabinieri, in tenuta antisommossa, avevano creato due file all'ingresso esterno dello scalo, reso inaccessibile per chiunque. Gli impegni del premier e la buona accoglienza riservata dai lampedusani a Berlusconi, però non hanno convinto la pattuglia di Futuro e Libertà. Per loro, Berlusconi è un "clown".
ATTACCO FUTURISTA - Secondo i deputati siciliani di Fli, Carmelo Briguglio, Fabio Granata, Nino Lo Presti e Pippo Scalia, "non ci sono parole per descrivere il comportamento del presidente del Consiglio a Lampedusa dinanzia a una tragedia umana di proporzioni storiche. La ripetizione del 'ghe pensi mi' - proseguono i rappresentanti del partito di Gianfranco Fini - senza alcuna proposta concreta da parte di Berlusconi, aggravato dall'ostensione della propria potenza economica qual è l'atto di concessione alla popolazione di acquistare nell'isola l'ennesima villa, lascia attoniti e incapaci di qualunque commento. L'unico giudizio possibile è quello dell'Ambasciata Usa rivelato da Wikileakas: un premier clown. Cosa c'è di più inaccettabile" conclude caustica la pattuglia "di un clown in una tragedia?". Critico nei confronti del Cavaliere anche il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione: "Mettiamo in guardia il presidente del Consiglio e il governo dal continuare a procedere con annunci spot".
"NAVI PRONTE AD OPERARE" - Nel suo discorso alla popolazione Berlusconi aveva sottolineato come "libereremo anche il centro di prima accoglienza e ci sarà sempre una nave, che getterà l'ancora nelle vostre acque, pronta a operare immediatamente per l'imbarco degli eventuali nuovi arrivati per dislocarli in altre situazioni. Lampedusa", ha assicurato il Cavaliere, "tornerà un paradiso. Abbiamo dato incarico a Rai e Mediaset di fare dei servizi che attirino gli italiani sull'isola, che è sempre stata un paradiso e tornerà ad esserlo". Inoltre, ha continuato il premier, "abbiamo ottenuto di far controllare i porti e le coste per non consentire nuovi sbarchi. Abbiamo anche attuato misure imprenditoriali. Ve ne dirò una variopinta", ha chosato, "abbiamo comprato pescherecci affinché non passano essere utilizzati per le traversate. Abbiamo ottenuto", ha ribadito, "l'impegno della riaccettazione di tutti i tunisini che riusciremo a portare indietro".
"ZONA FRANCA E ZERO BUROCRAZIA" - Il piano per l'emergenza, ha continuto Berlusconi, prevede la richiesta per l'istituzione "di una zona a burocrazia zero e della zona franca urbana. Le leggi europee", ha sottolineato, "ce lo consentono". Il Presidente non dimentica gli sforzi compiuti dai lampedusani, e sottolinea che "l'isola deve essere rimborsata per il sacrificio a cui è stata sottoposta". Presto, ha assicurato Berlusconi, "l'isola verrà riportata a condizioni normali", e per questo "stamattina sono arrivati 140 uomini delle forze armate, ed è scattato un piano per la pulizia" di Lampedusa.
"NOBEL PER L'ISOLA" - Berlusconi ha poi annunciato che "nel prossimo consiglio dei ministri presenteremo la candidatura di Lampedusa al Nobel per la pace". Infine, ha aggiunto, "per garantire il mantenimento degli impegni mi sono detto che devo diventare lampedusano anch'io. Così ieri sera ho comprato casa a Cala Francese". Si tratta di "Villa due palme", una tipica casa isolana, a due piani per un totale di 330 metri quadri. L'immobile risulta in vendita sul sito della stessa agenzia di Lipari, anche se  - si specifica - le trattative siano riservate.
SBARCO A MEZZOGIORNO - Per Lampedusa quella tra martedì e mercoledì è stata una notte di relativa calma, senza nessun arrivo di carrette del mare. Gli approdi sono ripresi mercoledì mattina, quando intorno a mezzogiorno, poco prima dell'arrivo del premier, nel porto vecchio dell'isola è arrivato un barcone con un centinaio di clandestini. "Son poveri cristi, la loro è una fuga da un mondo senza libertà, democrazia e benessere", aveva spiegato in precedenza Berlusconi riferendosi ai profughi.
MARONI: "SARANNO TUTTI RIMPATRIATI" - Successivamente il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha fatto sapere che i tunisini arrivati a Lampedusa "saranno tutti rimpatriati". Il titolare del Viminale lo ha ribadito nel corso del question time alla Camera. "Saranno accolti nei centri che ci sono già e in quelli ulteriori che abbiamo dovuto predisporre, e poi saranno tutti rimpatriati in Tunisia. Questo", ha sottolineato Maroni, "è l'accordo che abbiamo stretto" con le autorità locali. In tunisia non c'è la guerra e dunque è solo questione di volontà". Sempre Maroni ha poi dichiarato che "incontrerò il ministro dell'Interno francese. Siamo nell'area Schengen, e non è possibile che vengano ripristinate le barriere". Il riferimento di Maroni è ai respingimenti effettuato a Ventimiglia dalle autorità transalpine.
NAVI PER I TRASFERIMENTI  - Sono già cinque su sei le imbarcazioni giunte a Lampedusa e che serviranno per il trasferimento dei clandestini. L'obiettivo, aveva spiegato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, è quello di "svuotare l'isola entro sabato". Fattispecie poi confermata da Berlusconi. Ad essere imbarcati sulla nave militare San Marco e sui cinque traghetti civili saranno soltanto i nordafricani già indentificati. I tunisini che nel centro di accoglienza sono già stati sottoposti alle operazioni di identificazione e al prelievo delle impronte digitali sono 2.500: l'obiettivo è raggiungere quota 3mila entro la giornata di mercoledì. Attualmente sull'isola si trovano circa 6mila immigrati. Al porto dell'isola, teatro di scontri e proteste negli ultimi giorni, mercoledì c'è stato anche un allarme bomba, successivamente risultato falso: era corsa la voce che ci fosse dell'esplosivo a bordo del barcone con cui è approdata l'ultima centinaia di migranti. Le verifiche della polizia hanno poi dato esito negativo.
FRATTINI CONTRO L'EUROPA - Martedì mattina sull'emergenza immigrazione è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha duramente criticato l'Europa, definita "assolutamente inerte". Il responsabile della Farnesina sottolinea la necessità di "un piano straordinario per la distribuzione dei migranti in vista del rimpatrio di chi non ha diritto a restare". Secondo Frattini "la Ue non può dire all'Italia 'avete sette milioni di euro, arrangiatevi'".
EMERGENZA SANITARIA -   Rimane l'allerta sanitaria sull'isola. Secondo gli esperi del ministero della Salute, il sovraffollamento a Lampedusa fra gli immigrati "rende alto il rischio di diffusione, anche epidemica, di malattie infettive trasmissibili per via orofecale o respiratoria". Una situazione che "desta forti preoccupazioni dal punto di vista igienico, anche se non sono emersi per ora quadri clinici legati a malattie infettive tra le popolazioni giunte sull'isola dal Nord Africa". E’ quanto emerso dalla missione di due giorni del ministero della Salute e dell’Organizzazione mondiale della sanità.



Lampedusa, è giallo su un gommone rovesciato  Profughi: "11 morti", scettica la Guardia Costiera
Tragedia nel giorno della liberazione. Un peschereggio egiziano affonda. Sei superstiti raccontano che a bordo c'era anche un bambino. Spostati i primi immigrati nelle tendopoli a Trapani, Caltanissetta, Potenza e Caserta
il GIornale, 31-03-2011
Mariateresa Conti
Tragedia nel giorno della liberazione di Lampedusa, con la partenza in nave dei primi 1.450 immigrati che assediavano l’isola, destinazione Manduria, in Puglia. Ieri sera un gommone, con una ventina di profughi eritrei e somali, è affondato nel Canale di Sicilia. Undici le vittime, tra cui un bambino. Appena sei i superstiti, soccorsi dalla Guardia costiera dopo un primo intervento, sembra di un peschereccio egiziano.
Una tragedia. Inevitabile in questo esodo biblico dall’Africa, che ha già portato sulle nostre coste oltre 22mila immigrati e che, secondo le stime, arriverà a 50mila profughi. Un’emergenza che però, almeno sul fronte dell’alleggerimento di Lampedusa, si avvia a soluzione, con l’apertura di nuove tendopoli e il trasferimento dall’isola dei migranti. È già pronta Trapani, con 88 tende e circa 700 posti. E sono quasi pronte Caltanissetta, che può accogliere 500 profughi, Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, 800 posti, e Potenza, Palazzo San Gervasio, 64 tende per 500 persone. E poi ci sono già Mineo (Catania), con il suo Villaggio dell’accoglienza, e i centri di accoglienza sparsi per l’Italia previsti dal piano predisposto dal ministro dell’Interno Roberto Maroni.
È partito il contro-esodo da Lampedusa. Le navi promesse dal governo sono approdate prima ancora del premier nel porto dell’isola, accolte dal tripudio dei residenti, ma ancor di più dalla gioia degli immigrati stremati. Per prima ha attraccato la «San Marco», della Marina militare. Scaglionato l’arrivo delle altre imbarcazioni. In campo per fronteggiare l’emergenza umanitaria ci sono anche due traghetti di Grandi navi veloci da 2mila e 3mila posti. Un sollievo, per la maggiore delle Pelagie. Sin dalle prime ore della mattina la collina sopra il porto, ribattezzata ormai come collina della vergogna, si è praticamente svuotata, mentre contemporaneamente 140 uomini del Genio civile hanno avviato la pulizia straordinaria. I clandestini si sono riversati in massa sul molo e spontaneamente si sono incolonnati, in un’atmosfera quasi di festa, per essere imbarcati. Un’operazione lunga, e anche piuttosto complessa. I migranti, prima di salire a bordo, vengono filmati e schedati ad uno ad uno nel centro di accoglienza dell’isola. Solo dopo possono imbarcarsi e partire. Una procedura che crea un’emergenza nell’emergenza anche sul fronte giustizia. Per la legge Bossi-Fini, infatti, i migranti che arrivano irregolarmente vanno iscritti nel registro degli indagati. Ma la Procura di Agrigento non ce la fa materialmente, per mancanza di mezzi, a reggere il flusso. Sinora gli indagati sono solo 2mila, a fronte di oltre 22mila arrivi.
La situazione, comunque, sembra avviarsi alla normalizzazione. Ieri si è registrato un solo arrivo, di un centinaio di profughi. E l’inizio delle partenze ha tranquillizzato gli isolani ormai allo stremo. I primi 1.450 immigrati, partiti ieri sera, sono stati indirizzati a Taranto per poi essere spostati alla tendopoli di Manduria. Gli altri man mano saranno smistati nei centri di accoglienza previsti dal piano del Viminale dopo l’accordo raggiunto con le Regioni e ratificato dal ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto e dai rappresentanti delle Regioni a Palazzo Chigi. A Lampedusa resterà inoltre un traghetto pronto a portare via subito i clandestini che sbarcano.



La lunga marcia dei profughi sui sentieri della guerra
A Ventimiglia situazione sempre più tesa. Frontiera blindata, in molti tentano la via dei monti
la Repubblica, 31-03-2011
GIUSEPPE FILETTO
Il sogno dei disperati si spegne a Ponte San Ludovico o a Ponte San Luigi, davanti a otto gendarmi che li respingono in Italia. Tornano a Ventimiglia, senza che nessuna autorità pubblica si occupi di loro. Tanto che alle 19.30 di ieri, dopo la distribuzione dei pasti caldi ad opera della Cgil, hanno deciso di marciare verso il confine francese, lasciando la stazione ferroviaria.
Un centinaio di immigrati poi sono stati convinti a tornare indietro dall´annuncio del sottosegretario Sonia Viale, che promette un centro di accoglienza negli ex depositi delle Ferrovie. In serata sono arrivate cento coperte mandate dalla Croce Rossa.
«Siamo qui e ci rimaniamo, finché non riusciremo ad arrivare in Francia, in Spagna, in Germania, dove abbiamo i parenti», dice Karim Harb, 36 anni, partito da Gabes 40 giorni fa, ha pagato 1000 euro per la traversata che lo ha sbarcato a Lampedusa, poi è scappato dal centro di accoglienza di Bari e giunto cinque giorni fa a Ventimiglia. Ha tentato di passare a Nizza, ma è stato fermato dalla polizia francese e tenuto cinque giorni in cella, infine rispedito in Italia. Controlli sempre più serrati a Ponte San Luigi: i gendarmi guardano dentro ogni auto in transito e fermano quelle sospette, i furgoni con targa italiana.
Più passano i giorni, più la situazione di emergenza a Ventimiglia diventa ingestibile, con almeno 200 immigrati che spingono alla frontiera e vengono respinti dalla polizia francese. Tornano nella stazione ferroviaria, girano per la città, ma agli abitanti non chiedono nulla: né cibo, tantomeno soldi. «Da soli non ce la facciamo – lamenta il sindaco Gaetano Scullino – qui ogni sera dai treni provenienti da Roma ne scendono una ventina».
La giornata di ieri è iniziata con l´arresto di un tunisino, regolarmente residente a Nizza: nel bagagliaio della sua auto la gendarmerie ha scoperto cinque nordafricani stipati come sardine. Alla polizia di frontiera italiana hanno confessato di avere pagato 200 euro a testa ed hanno chiesto di riavere i soldi perché l´operazione non è andata a buon fine. Nell´ultima settimana in carcere sono finiti 12 "traghettatori".
I nuovi passeur sono quasi tutti tunisini, che vivono in Cote d´Azur: con le loro auto coi vetri oscurati fanno la spola tra Ventimiglia e Mentone. Contattano i clienti sulla piazza della stazione, chiedono almeno 100 euro, ma nove volte su dieci il trasporto fallisce. La polizia li scopre, li riporta a Ponte San Ludovico, alla frontiera.
I clandestini rimasti senza un soldo tentano di varcare il confine attraverso la montagna, di percorrere i vecchi sentieri utilizzati da chi si rifugiava in Francia prima della Seconda Guerra Mondiale, ma anche nel dopoguerra da chi andava a Mentone per il mercato nero: per vendere olio e comprare quello che si poteva. «Sono i percorsi raccontati da Biamonti – ricorda Gianni Balestra, proprietario del negozio Eurodrink – sono ancora praticabili, ma ci vuole gente del posto, una guida per condurti fino in Francia, altrimenti ti perdi tra le montagne». Quaranta chilometri a piedi da Grimaldi e Mortola, frazioni arrampicate sul mare di Ventimiglia. «Non abbiamo argent, ma qui, in Italia, non c´è neppure il pane – sentenzia un giovane di 20 anni che stringe tra le mani un panino ed una Coca Cola – quaranta chilometri a piedi, anche 100 tra le rocce, niente problemi, è da due mesi che viaggio e cammino, sono passato da Lampedusa e dal Villaggio degli Aranci di Mineo, da dove sono scappato».
 


MIGRANTI RESPINTI DALLA FRANCIA SOLIDARIETÀ A SENSO ÚNICO DI SARKÒ
Corriere della sera, 31-03-2011
Fiorenza Sarzanini
Per sfuggire ai controlli e riuscire a varcare il confine con la Francia si erano chiusi nel bagagliaio dell'auto di un passeur. E hanno rischiato di morire. A salvarli sono stati i poliziotti italiani. È successo ieri alla frontiera di Ventimiglia, inquietante fotografia del dramma di migliaia e migliaia di disperati che abbandonano la Tunisia per arrivare in Europa, Sono centinaia i migranti respinti dalle autorità di Parigi. Rispediti nel nostro Paese senza ne- anche accertare se tra loro ci sia chi ha diritto all'asilo politico.
Cosi come accaduto per l'intervento militare in Libia, Nikolas Sarlcozy mostra i muscoli. E l'ltalia appare sullo scenario internazionale sempre più debole e isolata. Due anni fa, quando l'accordo con la Libia diedè il via ai respingimenti, il nostro Paese fini al centro di una bufera scatenata dall'Onu e dall'Unione Europea. Entrambi gli organismi chiesero conto delle procedure utilizzate. Il commissario europeo Jacques Baxxot sottolineò come «la legislazione comunitaria stabilisca il principio del non respingimento» e da Laurens Jolies, rappresentante dell'Alto commissariato per i rifugiati, arrive» un monito preciso: «Fennate i respingimenti o sarete responsabili delle conse- guenze».
Oltre il valico di Ventimiglia la polizia francese ha sistemato numerosi furgoni che proteggono le aree e servono a riportare indietro chi ha cereato di entrare e non ha il permesso. Di fatto viene ignorato il trattato di Schengen che prevede la libera circolazione, di fatto si nega quella solidarietà che invece si sollecita a gran voce da parte degli italiani, dei lampedusani, ormai da un mese obbligati a vivere sulla propria terra in condizioni disumane. Ma non ci sono reazioni, nessun rappresentante dell'Onu o dell'Unione Europea ha ritenuto di dover stigmatizzare la linea di Parigi. La figura dei presidente Sarkozy certamente ha avuto un rilancio dopo il ruolo di guida nella coalizione dei Responsabili nella guerra di Libia. Ma questo non può essere sufficiente per giustificare l'atteggiamento di arrogan- za con il quale ha scaricato sull'Italia l'intera gestione dell'emergenza legata all'arrivo dei migranti.



Migranti, per l'Europa un fallimento storico
Liberazione, 31-03-2011
Alessandro Dal Lago
Un'economia indebolita, con scricchiolii di abbassamento del rating all'orizzonte e persino di fuoriuscita dall'euro. Una società lacerata e ampiamente precaria. Istituzioni, come la scuola e l'università, penalizzate dall'ossessione per la riduzione della spesa pubblica. E soprattutto un governo che coire dietro ai processi del premier e, screditato com'è sulla scena intemazionale, si impegna in futili guenicciole diplomatiche con i più potenti vicini. Un'opposizione che non ha uno straccio di programma alternativo...
In questo panorama a dir poco oscuro, la cosiddetta emergenza immigrazione non fa che scoperdiiare la miséria in cui il paese ë stato condotto dall'attuale governo. Dico "cosiddetta", perche è impensabile che un paese di sessanta milioni di abitanti, e che resta una delle prime dieci economie al mondo, nonostante tutto, non sia capace di allestire un minimo di assistenza decente a 20.000 stranieri (tanti sono, più o meno, da gennaio). Se si tiene conto, soprattutto che la Tunisia in questo momento ne ospita forse più di centomila. E' grottesco che Maroni, dopo aver evocato mesi fa la fantastica cifra di mezzo milione di "clandestini", non sia in grado di offrire tendé e pasti decenti a quelli attuali.
Come è avvenuto in Campania con l'altra emergenza, quella dei rifiuti, la visita di Berlusconi a Lampedusa non è che una sceneggiata a fini di propaganda elettorale, utile a far dimenticare i processi e l'assorbimento del parlamento nelle sue faccende personali.
Ma dietro tutto questo c'è il fallimento, a questo punto storico, della politica italiana ed europea su migranti e profughi. L'Europa non è che un'etichetta monetaria, sotto cui i governi che contano perseguono i loro piccoli obiettivi di potenza. I patti scellerati con Gheddafi e Ben Ali, stipulati da mezza Europa, sono saltati davanti a rivolte e guerre civili e ora l'Afiica del nord non è che un terreno di scontro egemonico e petrolífero. Quando mai l'Europa (e l'Italia in essa) ha mai awiato una veia politica di sviluppo e cooperazione con paesi e territori che sono a poche centinaia di chilometri da Grécia, Italia e Spagna? Il risultato è ora il palleggiamento di alcune decine di migliaia di persone tra Lampedusa e Ventimiglia, oltre che l'isteria di govematori e amministratori locali. E non parliamo delle feroci boutade di Bossi che forse non fànno più nemmeno ridere i padani. Quello che si prepara nella striscia popolosa che va dal Marocco alla Cina, passando dalla polveriera mediorientale, è inimmaginabile: altro che emergenza immigrazione! Sarebbe necessaria ben altra strategia, economica e politica, per aflrontare i cambiamenti in popolazioni che non ne possono più dei loro tiranni, ma hanno tanti conti da regolare con un occidente che si prepara a combattere una guerra al mese. Quello che resta della sinistra in Italia, invece di fàrsi contagiare da un bellicismo facile facile, dovrebbe cominciare a riflettere sulla propria incapacita di reagire a tutto questo, sulle proprie ossessioni moraliste e giustizialiste che fanno passare in secondo piano ben altre questioni strategiche, in un mondo in cui qualsiasi conflitto si integra con quelli limitrofi.
Ma, per cominciare, è indispensabile ribadire che nessuna Realpolitik demografica può oscurare il diritto primario di profughi politici ed economici di essere accolti come esseri umani e persone dai paesi ricchi. La fuga è una necessita, l'accoglienza un dovere che nessuna comunità civile può ignorare.



I «nuovi» migranti sbarcati a migliaia: giovani, decorosi, pronti a cercar fortuna
Avvenire, 31-03-2011
DI PAOLO LAMBRUSCHI
La religiosa italiana e la sorella di Ben Hassin, nome di fantasia, si sono presentatenei giorni scorsi alla parrocchia di San Gerlando. Vengono da Brescia, il giovane, 25 anni, le ha contattate appena sbarcato a coninmano
la lettera di assunzione di un imprenditore. Naturalmente non è stato possibile, il giovane molto probabilmente sara rimandato in Tunisia. E chissà se mai si ripresenterà l'occasione di avere quel benedetto posto dilavoro in Italia. Storie cosi se ne sono ascoltate tante in questi giorni sull'isola, dove è arrívata un'ondata di immigrazione nuova. Giovane, età media 25 anni, povera si, ma non ala fame, fatta di giovani vestiti decorosamente, magari disoccupati causa chiusura per disordini delle aziende italiane e francesi che avevano investito sulla costa tunisina o lasciati a casa dal settore turistico. Oppure sono persone che hanno scelto di lanciarsi. Potevano permettersi gli 800- 1000 euro delia traversata, hanno visto aprirsi le porte dell'Europa e hanno tentato l'avventura delia vita, con approdo finale in Francia e Belgio, dove vivono parenti e amici. Molti di quelli sbarcati non avevano assolutamente idea né della loro situazione giuridica né di dove si trovassero.
I «nuovi» migranti sbarcati a migliaia: giovani, decorosi, pronti a cercar fortuna
«Domenica - racconta Valerio Landri, direttore delia Caritas diocesana agrigentina nel suo report alle Caritas di tutta Italia - un giovane tunisino mi ha chiesto timidamente e in un francese stentato di chiamare un suo parente a Modena, per chiedergli di venirlo a prendere, E non è mancato chi, appena sbarcatò, hà chiesto dove si trovasse la stazione dei treni». Poi c'è l'enigma dei 350 minori presenti sull'isola. La maggior parte di loro non è accompagnata, difficile che raccontino la loro vera storia. La novità è che i ragazzini di questa ondata di sbarchi targata 2011, dopo l'identificazione e il trasferimento in un centro di accoglienza in Sicilia, regolarmente spariscono nel nulla.



Le sfide dei governo
L'URGENZA DEI MIGRANTI UN BANCO DI PROVA
iL mESSAGGERO, 31-03-2011
FRANCO GARELLI
ANCHE se c'è chi ha parlato di fantapolitica, di miracolo alla Berlusconi, c'è davvcro da augurar- si che l'operazione "Lampedusa pu- lita" annunciata ieri dal nostro presidente dei Consiglio vada a buon fine, raggiunga il suo scopo, che è anzitutto di far fronte ad un'emergenza indcgna che fa dcl malc non soltanto aile migliaia di profughi ma anche a lutta l'Italia. Tuttavia, siamo ben consapevoli chc l'even- tualc soluzione dcl caos Lampedusa è solo un piccolo passo per far fronte a un fenomeno da che tempo annunciato, ma che di fatto ci ha colti impreparati e divisi, privi di una strategia efficace.
Gli interrogativi ricorrenti che la "situazione inaccettabile di Lampedusa" (corac l'ha definita il presidente Giorgio Napolitano) pone sul tappeto sono davvero molti e inquietanti. Perché anzitutto il governo ci ha messo giorni e giorni prima di decidersi ad affrontare questa emcrgenza? 1 rumors al riguardo non mancano, con alcuni che chiamano in causa il conflitlo e l'ordine sparso con cui i partiti al governo guardano a questo tipo di problemi, dal "fuori dalle balle" di Bossi all'ultimo riconoscimcnto dello stesso Berlusconi (fors'anche pressato dai Vescovi e dalfltalia più umanitaria) che si tratta di "poveri cristi" in fuga da mondi senza liberté e benessere. Non manca ovviamente chi ha visto in questo impasse una precisa volontà di pressione politica, tesa a far montare anche mediaticamente un fenomeno cosi allarmante da richiedere l'intervento della Comunità europea. evitando dunque che le tensioni e í problemi ricadano soltanto sul Pacsc che è più aile porte del Nord Africa.
In tutti i casi, l'immagine che emerge da questo scénario c quella di un Paese imprcparatoalle vicen- de difficili che ci possono coinvolgere da vicino. Eppure i warning non mancavano ed erano sotto gli occhi di tutti. Le rivolte nei regimi del Nord Africa hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla violenza, determinan¬do anzitutto un loro forte esodo nei Paesi limitrofi. In questo qua¬dro era facile prevedere che una
parte di tunisini, egiziani c libici cercassero in qualche modo di sbar- care sulle nostre coste, per evitare guai maggiori; cosi come non era difficile supporre che le guerre nei Nord Africa faccssero saltarc gli ac- cordi conclusi in questi anni dall'Italia con alcuni Paesi del Maghreb.
Accordi tesi a far si che i governi locali controllassero maggiormente l'esodo di clandestini dalle loro fron-tière. Tutti ricordano la minaccia lanciata qualchc settimana fa dal colonnello Gheddafi per fermare l'intervento militare deU'Occidente in Libia: se ciò avviene, fimmigrazione clandestina non avrà più freni, con buona pacedell'Europache saràinvasada milioni di neri. Si tratta certamente di una minaccia che potrà rendere ancora più roventi le coste di casa nostra, visto che a tutt'oggi l'esodo dalla Libia è appena iniziato.
Disinnescare Lampedusa, dunque, è solo il primo passo, a cui devono seguire alcune scelte di fondo che permettano di govemare questo fenomeno eomplesso, sia scoraggiando e contrastando oltre una certa misura nuovi Aussi di migranti, sia (acendo fronte aile nostre responsabilité umanitarie e internazionali. In particolare si dovrà chiarire lo statuto degli immigrati giunti in Italia.
In nome delle norme internazionali reccpitc dall'Italia non si potranno non accogliere quanti richiedono asilo e rifugio politico, che resteranno nei nostro territorio sino a conoscere l'esito délia loro domanda; e per i quali occorre prevedere (fondi permettendo) la collocazione in strutture recettive sparse sul territorio nazionale e la partecipazione a programmi di formazione linguistica e profcssionale.
Altri migranti, che invece non hanno diritto a restare sul nostro territorio, sarà forse necessário rimandarli ai rispettivi Paesi di origine, anche se questa operazione appare tutt'altro che scmplice. Siamo qui al cuore della vischiosità di questi flussi migratori, perché è difficile identificare questi sog-
getti, perché molti si nascondono tra le pieghe dclla nostra società, alimentano il lavoro sommerso, usufruiscono dcl mutuo aiuto di connazionali o parenti, magari in attesa di una prossima sanatoria; oppure usano il nostro territorio come ponte verso altre e più ambite mete curopee.
A complicare il quadro vi sono poi le figure più deboli, i minori non accompagna», o le donne in gravidanza che - come s'è visto - partoriscono in mare pur di offrire ai loro figli un futuro. Per loro la leggc prevede una tutela temporanea, ma l'asscnza di certezze.
In sintesi, anche se ingigantite dai numeri, le sfide che ci troviamo di fronte non sembrano poi cosi nuove:gestionedei flussi, eooperazioneeurome- diterranea, capacita di garantire protezionc internazionale. Il tutto certo richiede l'impiego di risorse economiche, capacita organizzative é progettuali, collaborazione di enti e centri presenti su tutto il territorio; ma può anche essere un banco di prova per un Paese che mira al contenimento ma che non dimentica anche di essere civile e umano.
 


La guerra del panino
Per un buono pasto ci teniamo i clandestini
Libero, 31-03-2011
FOSCA BINCHER
Se la Francia riporta con una scusa o con l'altra sul confine italiano migliaia di clandestini, e l'Italia non riesce a restituire mai la pariglia, è tutta colpa dei panini. Si, perche ai due centri di cooperazione di polizia e dogana di San Luigi a Ventimiglia e a Le Freney vicino a Modane in base agli accordi di Chambery firmati da Romano Prodi e Giorgio Napolitano le forze in campo sono esat- tamente identiche: in entrambi i casi 19 francesi e 19 italiani, fra poliziotti, carabinieri, finanzieri e doganieri. Única differenza: i francesi mangiano aspese dello Stato quando e come vogliono. Gli italiani no. E da quasi un decennio sindacati di polizia e ministero dell'Interno sono impegnati in una straordinaria guerra dei panino. Perche le regole sono regole. E anche per quei 38 poliziotti di frontiera in missione speciale per rispedire i clandestini in Francia, valgono le regole buone per qualsiasi commissariato. E le regole dicono che non si può mangiare a spese dello Stato nemmeno un panino se esiste una mensa a meno di 25 km di distanza. Quindi secondo gli accordi internazionali i nostri poliziotti anti-immigrato hanno licenza di fare indagini e perfino di pizzicare clandestini e irregolari fino a 30 km dal proprio confine. E lo stesso è concesso ai francesi. Ma se invece che a 30 km la caccia ai clandestini avviene a 24 km dalla propria caserma, all'ora di pranzo bisogna smettere le ricerche, tornare indietro a mangiare e poi ripartire con le proprie indagini. Única alternativa, entrare in un bar francese e pagarsi di tasca proprialaconsumazione perche lo Stato italiano si rifiuta di rimborsarla. Se a Ventimiglia questo avanti-indietro forse è possibile, a Modane-Le Freney è quasi inutile dare la caccia ai clandestini sepoi bisogna tornare apranzo alla mensa di Bardonecchia (che chiude i battenti alle 13 e 15): per farlo bisogna mettersi in fila indiana dietro ai Tir e imboccare il traforo del Frejus: un'ora per andare a pranzo e un'ora per tornare a caccia. Questo braccio di ferro è durato sette anni. Sette anni in cui i francesi prendevano i clandestini e ce li rispedivano indietro e per gli italiani appena se ne avvistava uno, suonava la campanella della mensa. Dopo sette anni la prefettura di Torino ha fatto una concessione: si può mangiare in Francia, ma solo alia trattoria dei camionisti all'autoporto dopo il traforo. Almeno un'ora di coda per consumare il pasto. E non è solo questione dei panino. Perche da anni i sindacati di polizia sono impegnati in un braccio di ferro anche sulla indennità di missione. Se si lavora in Francia i poliziotti sono effettivamente all'estero:avrebbero diritto a 110 euro lordi al giorno. Mail governo italiano riconosce solo l'indennità di missione nazionale: 6 euro al giorno. Che per altro paga con circa 18-20 mesi di ritardo. La differenza è notevole, anche se si tratta di 39 poliziotti in tutto. Ma lo è anche per loro. Perche stando fuori confine se devono chiamare casa con il telefonino privato i poliziotti pagano di tasca loro una telefonata internazionale.
Panini e telefonini hanno reso la missione italiana un'armata brancaleone. Ma la differenza sostanziale è anche un'altra: i 39 italiani non hanno autonomia né amministrativa né investigativa. Dipendono da Roma e ogni decisione deve essere presa nella capitale, I 39 francesi possono decidere tutto da soli. E sono pure portati inpalmo di mano dal loro governo. Tant'è che la prima visita ufficiale, piena di lodi, dei nuovo ministro deirinterno francese, è stata proprio ai suoi magnifici 39 ricacciatori di immigrati in Italia.



Le due Italie di fronte ai migranti
Europa, 31-03-2011
Cara Europa, a Manduria (ne ha parlato ieri Orlando nella sua lettera centrale) dove è stata allestita una tendopoli per i profughi dalla guerra di Líbia, è ormai «caccia al tunisino» - come scrive La Gazzetta del Mezzogiorno di oggi 29 marzo, che vi trasmetto per e-mail - riferendosi alle «ronde in azione» promosse da tale Antonio Ingrao. Il quale ha fermato due dei giovani tunisini fuggiti dal campo - tutti in viaggio verso la Francia, come precisa a quel giornale Hamadi Ksouri, nel ruolo di "mediatore culturale", che invece ha preferito rimanervi - e li ha consegnati alla polizia, per poi dichiarare alla Gazzetta: «Se non li blocca lo stato lo faremo noi, restino chiusi e non accadrà nulla». Ma altri manduriani hanno creato comitati di accoglienza.
IGNAZIO MONACO, TARANTO
FEDERICO ORLANDO
RISPONDI
' Caro Ignazio, grazie per le copie degli articoli pubblicati sulla Gazzetta, che ci danno il "clima" dell'Italia di questi giorni. Sappiamo tutti che il problema può essere risolto solo con una vera politica italiana ed europea, che ripartisca gli arrivi "legittimi" fra i vari paesi europei e, in Italia, fra le varie regioni. Ma intanto due cose vanno mandate a memoria. La prima è che c'è uríltalia che, col linguaggio dei Cimbri o dei Galli delia Val Padana, affronta il problema al grido di Fora di bali, che ricorda Brenno quando arrivò a Roma. L'altra è quella che si esprime nel "comitate di accoglienza" di Manduria, non único in Italia, e nello slancio soccorritore dei lampedusani: che protestano per 1'ignavia "opportunist;!" del governo, ma cerca di far fronte alie emergenze estreme dei migranti. Ieri il Corriere delia sera, ribaltando la presunta "lógica" delle notizie, ha dato la precedenza alia solidarietà dei lampedu¬sani (tutta pagina 6) rispetto al chiacchiericcio delle diplomazie belligeranti, riunite a Londra (pagina B), sulle sue ipotesi di esilio per Gheddafi, sull'armamento diretto dei ribelli, su future riunioni del "gruppo di contatto" a Doha e a Roma (finalmente una caramella a Frattini). Se già non 1'hai fatto, leggi e fa leggere al comitate di accoglienza di Manduria, 1'articolo di Felice Cavallaro da Lampedusa, con le immagini dei protagonisti: il sindaco De Rubeis che ricorda al premier in arrivo (in arrivo dopo due mesi di dramma) che mancano pasti per 2000 persone al giorno, essendone stati previsti per 4000; Ivana Policardi, figlia del fornaio deïïisola, che spesso regala pizze e ogni giorno prepara centinaia di pasti per 2 euro; la cuoca del Nautic che dice «Bussano al retrobottega, ti guardano e dicono «madame, coperta,fame, pane, e io dò coperte, offro panini»; Giusi Nicolini, direttrice delia riserva nautica, che ha coinvolto Livia Turco e il parroco, «Compriamo acqua, cibo e scarpe, coi fondi di Caritas e Pd»; 1'albergatrice Paola La Rosa, che anche di notte porta cibi e bevande calde agli affamati; il medico che ha curato la bellissima ragazza etíope che ha avuto le prime pagine dei giornali per aver partorito sulla scialuppa fra le onde («E il mare s'è calmato», ha detto): «Le donne di Lampedusa si sono precipitate con pannolini e carniciole». Quelle stesse donne che s'incatenano per protestare, non contro chi fugge dalle tragedie ma contro il governo assenteista che scarica tutto su cinquemila Cittadini italiani. Succederà qualcosa dopo la visita di Berlusconi (in corso mentre scriviamo)? Qualcuno ha ironizzato perché il premier, prima di partire, avrebbe detto «Conosco Lampedusa, perché ci sono stato in vacanza da ragazzo», che ha fatto tornare in mente Sarah Palin in campagna per le presidenziali Usa: «Io la Russia la conosco, perché dall'Alaska si vede». Come la metterà il premier col suo principale azionista Bossi che dice "Fuori dalle palle" ? Probabilmente con un bel rimpatrio forzato, come chiede La Padania e come forse pensava di fare Maroni. Ma realizzato dopo e non prima délia visita del premier, cosi il rimpatrio premierebbe non solo la Lega ma anche il Pdl presso gli elettori reazionari del Nord: quell'altra Italia, appunto, che ci fa ricordare antiche popolazioni celtiche con le pelli ai fianchi e le corna suïïelmo.



Oria invasa da immigrati e scattano i cortei e le proteste
La Gazzetta del Mezzogiorno, 31-03-2011
Fulvio Colucci e Eliseo Zanzarelli
A Oria i profughi sono ovunque. E la gente scende in piazza e protesta. Il centralino dei carabinieri è intasato, sono sempre più numerose le segnalazioni di profughi qui e là per il paese. L’altra notte, alcuni giovani a bordo di un furgoncino si sono messi in caccia di tunisini fuggiti dal centro d’accoglienza per riportarli indietro. Le ronde anti-immigrati sono all’ordine del giorno, come gli episodi di giustizia «fai da te».
Oria è un centro in provincia di Brindisi che conta poco più di 15mila abitanti ed è l’unico visibile a occhio nudo dal Cai (centro accoglienza e identificazione), che dista solo una manciata di chilometri. È qui, quindi, che si riversa la maggior parte degli ospiti che decidono di abbandonare la tendopoli presso l’ex aeroporto militare di Manduria. Il fenomeno immigrazione ha colto di sorpresa la popolazione locale, che già da lunedì si ribella contro una decisione piovuta dall’alto. Promossa da un comitato spontaneo, ieri si è tenuta una manifestazione proprio all’imbocco della provinciale. Lo striscione esposto dai manifestanti recitava così: «Dignità agli immigrati, sicurezza per i cittadini».
Così Angelo Lippolis, portavoce del comitato: «Qui rischiamo di diventare una seconda Lampedusa. La nostra non è xenofobia, ma semplice buonsenso: Oria non può già farsi carico dei migranti presenti, figurarsi delle altre migliaia in arrivo. Questa è un’emergenza sociale, perciò chiediamo che le istituzioni ci siano vicine, ci offrano delle garanzie e si adoperino per incrementare la sicurezza, che è carente. E pare debba andare avanti anche per molto, molto altro tempo ancora».
Il Comune per il momento è commissariato, ma si vota a giugno e qualcuno propone l’istituzione di un assessorato all’Immigrazione. I candidati a sindaco sono tre e sull’argomento sono sintonizzati tutti sulla stessa lunghezza d’onda: avanti così, proprio non si può andare. Gli animi, in alcuni casi, sono esasperati.
Una signora, nel corso della manifestazione di ieri, ha preso la parola per sfogarsi: «Ma quale accoglienza? E a noi chi pensa, che stiamo peggio di loro? Mio figlio necessita di un’operazione chirurgica urgente e sa quanto mi hanno chiesto? Diecimila euro! E noi quei soldi non li abbiamo. E la politica che fa? Bada agli immigrati e spende per loro fior di quattrini».
Le scuole da lunedì scorso chiudono le cancellate d’ingresso per riaprirle solo quando suona la campanella dell’ultima ora. I carabinieri, che da anni lamentano problemi di organico, sono tartassati dalle telefonate dei cittadini, oltre che dalle denunce di presunti reati - dalle violazioni di domicilio ai furti alle aggressioni ai tentativi di stupro - dei quali vengono ormai accusati i profughi senza che però si trovi mai alcun riscontro.
Lunedì è stata rubata una macchina che era parcheggiata per strada. Da queste parti accade spesso. I proprietari hanno subito collegato l’e pisodio alla presenza di tunisini, libici, africani in genere. Poi però si è scoperto che a rubarla erano stati i soliti noti del posto.
Eppure, qui come in tutta la Puglia e nel Brindisino in particolare, è ancora vivo il ricordo degli anni Novanta, quando ai tempi dell’esodo albanese anche Oria recitò la propria parte d’accoglienza. A decine qui trovarono casa, famiglia, lavoro: Bujar Arapi è ormai uno dei più noti e apprezzati artisti locali. La generosità, comunque, emerge nelle ultime ore. Sono sempre più i generi di prima necessità – pasta, pane, acqua, ma anche indumenti e scarpe - che i cittadini depositano al centro e sempre meno gli episodi di discriminazione. Segno che forse qualcosa sta cambiando.
È così che Oria, piccolo centro che nel breve volgere di un week end si è scoperto multietnico, vive oggi questa nuova esperienza. Tra paura e solidarietà. A pochi chilometri di distanza, in provincia di Taranto, Manduria si guarda allo specchio ed è percorsa dal brivido del razzismo. Il campo ricade in territorio manduriano. Il paese scruta la ruga più profonda: il segno dell’insicurezza. «Non dite cavolate, giornalisti! Qui ronde non ce ne sono. Siamo cittadini per bene, non siamo contro i tunisini. A loro ho regalato anche le sigarette».
Mentre il sole scende dietro le tende blu e il campo diventa un’enorme sagoma divorata lentamente dal buio, lo specchio in cui si guarda Manduria va in frantumi. «Le ronde sono una vergogna» urla un anziano dal ciglio della strada circondato dai ragazzi della «Rete antirazzista» giunti, ieri pomeriggio, da tutta la provincia di Taranto per manifestare chiedendo «la chiusura del campo perché - spiega il leader Enzo Pilò - non possiamo trovarci di fronte a qualcosa che somigli a Guantanamo».
Di rimando, Angelo, ritenuto una delle anime della protesta, si scaglia contro chi lancia le accuse: «Non sono razzista - grida - e non ci sono ronde. Noi non meniamo nessuno». Poi racconta: «Martedì sera abbiamo fatto un giro alla stazione e abbiamo intercettato trenta tunisini appena fuggiti dal campo. Abbiamo chiamato i carabinieri e, alla fine, i documenti li hanno chiesti a noi. Non abbiamo torto un capello a nessuno. Non siamo “acchiappaimmigrati”; vogliamo solo salvaguardare Manduria. Ci chiamano sceriffi, dicono che organizziamo le ronde. Chi mette gli striscioni definendoci razzisti non ha capito niente. La situazione è invivibile ma la colpa è di altri. Di chi? Di chi fa del male a noi, al nostro paese».



Oms: allarme sanita per il sovraffollamento Rischio tubercolosi
Il Messaggero, 31-03-2011
ROMA - Ora che il numero degli ospiti di Lampedusa ha superato i seimila, l'Organizzazione mondiale delia sanita parla di «forti preoccupazioni dal punto di vista igienico». Che vuol dire paura per la difTusione di malattie infettive. «Trasmissibili per via orofecale e respiratoria» corne si legge nella relazionc scruta dopo duegiorni di sopralluoghi insiemec a gli ispettori del ministero della Salute.
Le condizioni ci sono tutte: il sovraffollamento, le prccarie condizioni di vita dei migranti, la difficoltà nello smaltimento dei rifiuti, i problemi organizzativi nell'assicurare a tulti la possibilita di lavarsi come si dovrebbe e la malnutrizione, «Una situazione di questo tipo - spiega Walter Ricciardi, docente di Igiene alla Cattolica di Roma c responsable per la Sanità pubblica nel Consiglio superiore - espone al rischio Tbc e salmonellosi. Sia chiaro, non perché gli immigrali sono malati, ma perché non ci sono le condizioni ideali per essere certi di tenere lontanc le infezioni». La tubercolosi trova terreno fertile negli organismi indeboliti e nella con vi venza a stretto contatto. Si trasmettc con il respiro, non si può pensare al vaccino vista rcmergenza. «E' chiaro che dobbiamo pensare ad una sorveglianza collettiva e personale - aggiunge Ricciardi - ma anche ad un sostegno psicologico per evitarc altri tipi di patologie. Non infettive ma ugualmente invalidanti. Dobbiamo pensare anche alle donne musulmane che verso le quai i vanno adottate misure ad hoc perché non sfuggano alla tutela». Tra la popolazione, oltrctutto, si comincia a temere che i continui sbarchi possano compromettere l'igiene pubblica. Gli esperti parlanodi allarme ingiustificato. E si concen- trano nel disegnare una strategia preventiva per il futuro prossimo venture».
Il l3 aprile a  Roma summit tra specialisti di Italia, Europa e Oms con il coinvolgimento dei ministri della Sanità dei paesi che affacciano sul Mediterrâneo. Obiettivo: metteregiùun piano per evitare che, insieme ai profughi, viaggino anche le malattie.
C.MA.


 
Immigrazione, rivolta a Coltano donne si incatenano contro tendopoli

la repubblica, 31-03-2011
Prosegue l'occupazione all'ex centro radar dove sarà allestita la tendopoli che ospiterà 500 migranti.
Da stamani quattro donne tra cui un assessore di Pisa si sono incatenate. In corso un vertice in prefettura.
Quattro donne, tra cui l'assessore alle politiche sociali del comune di Pisa, Maria Paola Ciccone, una incinta e una invalida, si sono incatenate questa mattina davanti ai trattori che bloccano la strada di accesso all'ex centro radar statunitense di Coltano, dove il governo ha deciso di allestire una tendopoli che ospiterà circa 500 migranti provenienti da Lampedusa. Al presidio, al quale sono presenti anche alcuni sindaci dell'area pisana, è intervenuto il questore Salvatore Micillo, che si è fermato per alcuni minuti con i primi Cittadini.
Per discutere dell'intervento sull'area di Coltano si sta tenendo in Prefettura a Pisa un vertice a cui partecipano oltre al prefetto Antonio De Bonis, il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, il suo vice, paolo Ghezzi, il presidente della Provincia, Andrea Pieroni e il presidente del parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli, Giancarlo Lunardi: l'ex stazione radar statunitense, infatti, si trova all'interno di questa area naturale.
Filippeschi ha spiegato che nell'incontro chiederà al Prefetto i provvedimenti necessari per avviare i lavori per realizzazione della tendopoli. "Noi rispettiamo le leggi ed al momento nessun atto che ufficializzi l'intervento è stato presentato". Filippeschi ha poi sottolineato che gli amministratori chiederanno al Prefetto di farsi interprete col governo per "ripensare la decisione presa e rivalutare la proposta avanzata dalla regione", che prevede una distribuzione diffusa dei migranti in varie zone dei territori in localizzazioni più adeguate sotto il controllo delle associazioni di volontariato e gli enti locali.
Fin da lle prime ore di oggi un centinaio le persone giunte al presidio di Coltano (Pisa) per sbarrare pacificamente l'accesso dei mezzi d'opera all'ex centro radar americano dove sarà allestita la tendopoli che accoglierà circa 500 migranti sbarcati a Lampedusa. Oltre a tanta gente comune ci sono dalle 6 di oggi i sindaci della zona, guidati da quello di Pisa, Marco Filippeschi, e dal presidente della Provincia, Andrea Pieroni.
La nottata è trascorsa tranquillamente e una ventina di persone ha scelto di dormire all'aperto per scongiurare il rischio di un intervento notturno dei tecnici incaricati dalla prefettura di effettuare operazioni logistiche al campo che di fatto avrebbe vanificato le proteste degli ultimi giorni. Ieri pomeriggio a Coltano alcune centinaia di persone avevano partecipato a una manifestazione che ha sancito l'inizio del presidio permanente



GLI IMMIGRATI LA CHIESA E L'ICI
la repubblica, 31-03-2011
Caro Augias, la Chiesa cattolica interviene sul tema della forte spinta migratoria dal Maghreb, con inviti ed appelli alla solidarietà e all'accoglienza. In passato non sempre si è fatta sentire sui diritti degli immigrati calpestati, sullo sfruttamento dei loro lavoro, sulle loro condizioni di vita, sulle posizioni retrograde di un partito di governo qualè la Lega Nord, sulle politiche di respingimento-accoglimento nei campi di concentramento libici, sugli annegati nel Mediterraneo ecc. II cardinal Bagnasco ha affermato che i migranti sono un problema di tutta l'Europa; ma a questo punto credo siadiventatounproblemaanchedituttala Chiesa, non solo quella dei volontariato o dei preti e frati di frontiera. Il Vaticano, in questa emergenza, dovrebbe dare 1' esempio e mettere a disposizione degli immigrati le centinaia di immobili sfitti, vuoti o semivuoti di sua proprietà sparsi ovunque, su cui tra l'altro, per una favorevole congiuntura politica, non paga l'imposta comunale.
Giovanni Panunzio, insegnante di religione - Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
CORRADO AUGIAS  
Sono contento che un insegnante di religione abbia scritto una lettera dei genere, mi verrebbe da aggiungere che le sue parole riscattano un'intera categoria spesso criticata; non sempre per sua colpa bensi per le circostanze di fatto incostituzionali che ne regolano il reclutamento.Sarebbe un gesto veramente Cristiano se le alte gerarchie vaticane ordinassero di aprire conventi, case, ville e Seminari per accogliere i migranti. Ovviamente in numero proporzionato alia capienza dei luoghi. Sarebbe la ripetizione di ciò che, in diversa misura, accadde durante i mesi dell'occupazione nazista quando ci furono luoghi di religione nei quali parecchi perseguitati poterono trovare rifugio. Oggi, a situazione mutata, si aggiungerebbe un motivo in piü per questo gesto realmente Cristiano. La Chiesa gode di un'esenzione fiscale sugli immobili che non è sempre (quasi mai?) giustificata dalla reale destinazione dei luoghi. A volte basta una cappellina all'interno di una struttura alberghiera per dichiarare che l'intero immobile è adi- bito a finalità di religione esentandolo in modo truffaldino dalle imposte. Ecco un modo per riscattare certe ambiguità, ecco un modo per restituire all'erario, cioè agli italiani, unaparte di quei 70/80 milioni di euro (Stima di Chiara Saraceno—Rep. 27.3 u. s.) che la Chiesa annualmente sottrae al giusto tributo. Tutti conosciamoroperabenemeritadellaCaritasel'impegno dei suoi volontari. Ma è il gesto dall'alto che manca, quello "esemplare" nel senso che dà e ispira l'esempio. Esattamente come accadde durante l'occupazione nazista. Anche allora ci fu un certo coraggio alla base,però nel silenzio ostinato dei vertici. Animo cardinal Bagnasco, renda onore al suo abito.

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