Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

14 dicembre 2010

L’atroce destino dei minori migranti cacciati come gli adulti
l'Unità, 14-12-2010
Italia-razzismo
Il Comitato per i minori stranieri non accompagnati (organo istituito presso il ministero del Lavoro) ha calcolato che dal 2000 al 2009 il dato che ne quantifica la presenza oscilla tra le 7/8 mila unità. Si tratta di un dato approssimativo in quanto non tutti gli arrivi vengono registrati, a causa delle reti criminali che li gestiscono, e anche quando la registrazione avviene è forte il rischio di una fuga successiva. Infatti, l’Italia non è considerata generalmente la meta finale ma una via di transito verso altri paesi come la Svezia o la Norvegia. Le modalità di arrivo sono quelle, via mare e via terra, riportate dalla cronaca: viaggi estenuanti a bordo di barconi affollati oppure – ed è ancor peggio, se possibile – precariamente appesi al fondo di un tir o nascosti all’interno del suo carico. L’ultima notizia del genere è di qualche giorno fa: undici ragazzi afghani tra i 13 e i 17 anni scaricati da un camion sull’Autostrada del Sole, sono stati intercettati dai carabinieri a San Cesario e affidati a una struttura di prima accoglienza. Il fatto è in linea con quanto avviene solitamente: l’età dei minori arrivati, la provenienza (si tratta infatti di paesi in stato di guerra o di guerra civile), la modalità di arrivo e la successiva sistemazione. Al momento dell’arrivo si provvede ad affidare la persona a una comunità o a una famiglia, garantendo un titolo di soggiorno (per minore) valido fino alla maggiore età. E poi? Se non c’è un lavoro o un percorso di studio avviato con una regolare documentazione, interviene la legge italiana in materia di immigrazione che, oltre a non essere comprensiva nei confronti di chi è irregolare, non predispone adeguate politiche di accompagnamento.



La crisi riduce i flussi di migranti

Aumentano le donne, minori triplicati in 7 anni
Avvenire, 14-12-2010
PAOLO LAMBRUSCHI
MILANO - Dopo un decennio di crescita costante, i flussi migratori verso l'Italia iniziano a rallentare causa recessione. E così, sostiene il sedicesimo rapporto sulle migrazioni della Fondazione Ismu presentato ieri a Milano, la crisi sta provocando una diminuzione degli arrivi rispetto a tre anni fa, prima dell'attuale depressione economica. Della quale i migranti risentono meno grazie alla continua domanda di assistenza famigliare e domestica. Il quadro è quello di un'immigrazione sempre più femminilizzata, con meno irregolari, più famiglie, minori triplicati dal 2003. Il rapporto, citando alcune indagini  sociologiche,  lancia però un allarme sul nostro atteggiamento verso i migranti, verso i quali crescono paura e ostilità.
Quanti sono. Al 1° gennaio 2010 gli immigrati regolari e irregolari presenti in Italia erano 5,3 milioni. La nazionalità più numerosa è quella romena con un milione e 112mila unità (il 22% del totale), seguita dall'albanese (586mila) e dalla marocchina (575mila).
«I flussi di ingresso restano vivaci - spiega il segretario generale della Fondazione Vincenzo Cesareo, sociologo della Cattolica-con un aumento di mezzo milione di presenze rispetto all'anno passato. Ma il saldo dei nuovi iscritti in anagrafe nel primo semestre del 2010 si chiuderà con un attivo di 300 mila presenze, lOOmila  unità in meno ripetto allo stesso periodo del 2007».
Boom dei minori. Secondo le proiezioni della Fondazione Ismu, il 2010 porterà una presenza record di minori, poco più di un milione, triplicati rispetto ai 353.000 del 2003. Il 60% circa di loro è nato in Italia, il che pone la questione della nuova legge sulla cittadinanza. Anche a scuola diminuiscono i nuovi arrivi. Dai dati relativi allo scorso anno scolastico, emerge che sono 674 mila gli allievi stranieri nelle scuole italiane (il 7,5% della popolazione scolastica), concentrati in prevalenza in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Sono più numerosi nelle primarie e provengono soprattutto da Romania, Albania, Marocco, Cina ed Ecuador. Solo 1.620 scuole, il 3%, sforano il tetto ministeriale di presenze superiori al 30%. Più famiglie. Aumenta la quota degli immigrati che vivono in famiglia. Dal 2005 al 2009 i ricongiungimenti l'hanno fatta crescere dal 39% del 2005 al 44,5% del 2009. Dimezzata invece la quota di coloro che vivono in coabitazione, con amici e conoscenti. Lavoro. Per Cesareo la situazione italiana, dove il nord assorbe due terzi della forza lavoro straniera, è «unica in Europa». Gli immigrati sono stati infatti meno colpiti dagli effetti della recessione. Mentre l'occupazione degli italiani ha fatto segnare un'ulteriore contrazione rispetto allo stesso periodo del 2009 (passando da 22 milioni e 966 mila a 22 milioni e 758 mila), gli occupati stranieri sono saliti da un milione e 741 mila a un milione e 924 mila, con un aumento di oltre il 10% e addirittura del 14% per quanto riguarda la componente femminile. Sale però anche il loro tasso di disoccupazione, passato dal 10,5 del primo trimestre 2009 al 13% dell'analogo periodo del2010, dato che però riguarda soprattutto i maschi. «Al calo dell'occupazione - è la spiegazione - nei comparti manifatturiero ed edilizio, fa fronte il boom delle cosiddette badanti. Questo rende l'immigrazione più femminile». Così oggi su 100 uomini presenti ci sarebbero 160 donne, nel 2007 erano 120 contro 100.
Calo degli irregolari. All'inizio del 2010 non avevano un valido titolo di soggiorno 544 mila stranieri, 16 mila in meno rispetto al primo agosto 2009.
«La contrazione - commenta Cesareo - può interpretarsi come primo effetto dell'ultima sanatoria nell'ambito del lavoro domestico. In termini relativi, il fenomeno dell'irregolarità ha raggiunto in questo biennio uno dei livelli più bassi nella storia delle migrazioni verso il nostro paese». Meno reati. In calo anche il tasso di criminalità con 261 mila stranieri denunciati quest'anno, contro i quasi 303 mila dell'anno scorso. Commette reati principalmente chi non ha un permesso di soggiorno. Nel 2009 il 25% dei denunciati era irregolare, contro il 6,3% dei denunciati regolari. Il calo maggiore è stato registrato per i furti in appartamento (un terzo in meno), le rapine in banca (calo di un quarto), i delitti contro le persone (meno 14,5%).
«L'affermazione che gli irregolari sono criminali è falsa - precisa Cesareo - questi dati indicano infatti che l'irregolarità in Italia aumenta la probabilità di verificarsi di un evento criminale, non che tutti gli irregolari siano delinquenti». Più di un terzo dei detenuti nelle carceri italiane è straniero.
Allarme intolleranza. Infine risimi segnala, alla fine di un decennio segnato da costanti flussi, la crescita dell'ostilità verso i migranti. Il 77% degli italiani teme che i clandestini incrementino la criminalità, contro il 31% dei francesi e una media europea del 61%. E da una recente indagine Swg, promossa nell'ambito delle iniziative dell'Osservatorio della Camera dei Deputati sui fenomeni di xenofobia e razzismo, risulta che metà dei nostri giovani tra i 18 e i 30 anni manifesta posizioni razziste. Ora bisogna puntare, conclude il rapporto, sull'integrazione.

La giornalista e la rete dei giovani
La Rete G2 delle seconde generazioni e una giornalista filippina sono i vincitori del Riconoscimento Ismu del 2010. Noemi Manalo, 52 anni, vive in Italia da oltre 20 anni. Dopo aver fatto la badante e la domestica, nel 2007 a Milano ha fondato l'Associazione nazionale Italo-Filippina che si occupa di dare assistenza legale e burocratica ai circa 2.500 iscritti e simpatizzanti. Sempre nel 2007 Noemi Manalo ha dato vita al settimanale free press Kabayan Times International di cui è la direttrice responsabile. Il giornale, scritto in inglese, tagalog e italiano, viene distribuito su tutto il territorio nazionale in 50mila copie ed è diventato in soli tre anni un ponte tra la comunità filippina e altre comunità. Grazie alle inchieste giornalistiche della testata sono state scoperte e denunciate truffe e soprusi ai danni di centinaia di filippini residenti in Italia. La Rete G2 è un'organizzazione nazionale apartitica fondata nel 2005 a Roma da figli di immigrati e rifugiati nati e cresciuti in Italia. Presente in molte città del centro Nord, è nata con l'obiettivo di affermare i diritti negati ai figli degli immigrati che, pur essendo nati e cresciuti in Italia, non hanno la cittadinanza del nostro paese. Soprattutto è diventata "portavoce" in sede istituzionale delle istanze delle seconde generazioni.



Immigrati, gli arrivi calati del 40 per cento
La crisi economica rallenta i flussi: in Italia entrano 100 mila stranieri in meno

Corriere Della Sera, 14-12-2010
MILANO - Era un sospetto, adesso è ufficiale: la crisi, tra i più deboli, ha colpito gli immigrati.
Lo dicevano sindacalisti, operatori sociali, rappresentanti delle comunità straniere. Si avvertiva alle file per il rinnovo del permesso di soggiorno come alle mense popolari. Lo fissa ora il nuovo Rapporto sulle migrazioni della Fondazione Ismu, il XVI, ormai punto di riferimento nazionale per cifre e analisi sul fenomeno: «Il 2010 registra un notevole rallentamento dei flussi netti di immigrati in arrivo in Italia». Il saldo dei nuovi iscritti all'anagrafe nel primo semestre di quest'anno è di 100 mila persone in meno una sottrazione del 40 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007.
Diminuisce la quota di chi sceglie l'Italia, aumenta il numero di quelli che se ne vanno. Una tendenza che inizia nella primavera del 2008, con i primi effetti della «difficile congiuntura economica» il rapporto la chiama apertamente in causa. E che per la prima volta viene concretamente misurata. In prospettiva, di qui al 2030: potrebbe continuare la flessione degli arrivi dall'Europa dell'Est, ma a compensarla potrebbero subentrare i flussi dall'Africa subsahariana come segnala anche l'Onu. Che potrebbero innescare una nuova crescita.
Già adesso, non si può parlare di un calo assoluto degli immigrati nel nostro Paese. L'Ismu li stima comunque in 5,3 milioni, di cui gli irregolari sarebbero 544 mila, 16 mila in meno rispetto al primo agosto 2009: «Uno dei livelli più bassi nella storia delle migrazioni». Di tutti gli stranieri, uno su cinque è romeno, mezzo milione sono albanesi, altrettanti marocchini.
Chi rimane è anche più radicato, meglio inserito, e ha portato in Italia coniuge e figli. Aumentano i nuclei familiari: 5 per cento in più tra 2005 e 2009. Diminuiscono gli alloggi stipati di connazionali senza legami di parentela.
Ma il dato di maggiore «vivacità» riguarda i minori. Il dossier parla di «un vero e proprio boom»: mai così tanti i bambini stranieri in Italia, la stima al 31 dicembre 2010 è che superino il milione di 24 mila unità. Cifra triplicata rispetto al 2003 erano 353 mila. Con un aspetto rilevante - e un nuovo impulso al dibattito sulla riforma della cittadinanza, che ancora non riconosce lo ius solis -: il 60 per cento è nato in Italia. Un punto su cui insistono i ragazzi della Rete G2 - Seconde generazioni, premiati ieri dall'Ismu con il Riconoscimento 2010 perché «contribuiscono alla modernizzazione del nostro Paese e alla costruzione di una società più equa e quindi più democratica».
Con loro a ricevere la targa annuale, l'imprenditrice di origini filippine Noemi Manalo, 52 anni, che ha fondato la free-press da 50 mila copie Kabayan Times e inventato il concorso di Miss Filippine in Italia. Rappresentante di successo di un mondo del lavoro, che a sorpresa, nel complesso, per gli immigrati non registra solo dati negativi: sono il 10 per cento in più gli occupati stranieri, soprattutto donne. Per contro, la crescita dell'offerta fa lievitare la disoccupazione: più 40 per cento in un anno.
Restano maggiori le possibilità di impiego al Nord, che assorbe il 60 per cento dei lavoratori. Nelle regioni settentrionali - Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte - si concentra anche la maggior parte degli studenti stranieri e il 65,5 per cento delle scuole che superano la soglia del 30 per cento degli alunni senza passaporto italiano.
La giovinezza degli immigrati risulta salutare per il momento per il sistema del welfare degli anziani italiani. Il calcolo tra quanto ricevuto e quanto pagato al settore pubblico per i residenti non comunitari è negativo: meno 3000 euro annui rispetto agli «autoctoni».
Infine, il dato più delicato e suscettibile di polemiche: la devianza. Nel 2009 sono diminuiti gli stranieri denunciati dalle forze di polizia meno 13,9 per cento, che restano però un terzo del totale dei denunciati. Così come un terzo dei detenuti nelle celle italiane è immigrato. I ricercatori dell'Ismu, però, lo scrivono chiaramente, a evitare equivoci: «Irregolari non significa criminali, più immigrati non significa più delinquenza».



Flussi d’ingresso in calo per la crisi economica.

Le stime della Fondazione Ismu contenute nel XVI Rapporto nazionale sulle migrazioni indicano meno iscrizioni anagrafiche e un numero inferiore di irregolari.
ImmigrazioneOggi, 14-12-2010
100 mila registrazioni anagrafiche in meno rispetto al 2007: questa la stima della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) per l’anno in corso contenuta nel XVI Rapporto nazionale sulle migrazioni. Un dato che, secondo l’organismo di ricerche è il risultato della crisi economica.
Il 40% di flussi in meno rispetto all’anno che precede la crisi economica – anche se va considerato che il 2007 è stato un anno eccezionale per l’ingresso di Romania e Bulgaria nella Ue – viene visto dall’Ismu come conseguenza “dell’azione frenante della difficile congiuntura economica”.
All’inizio del 2010, il Rapporto sottolinea come gli immigrati in Italia siano 5,3 milioni di unità (regolari e non), di cui 5,1 milioni provenienti dai cosiddetti Paesi a forte pressione migratoria, 500mila in più rispetto al 2009. La nazionalità più numerosa è quella rumena con un milione e 112mila unità (il 22% del totale), seguita dall’albanese e dalla marocchina (586mila e 575mila).
I ricercatori Ismu parlano inoltre di un vero e proprio boom di minori residenti in Italia: sempre secondo le stime al 31 dicembre 2010 sono quasi 1 milione 24 mila (triplicati da inizio 2003, anno in cui erano “solo” 353mila).
Per gli aspetti legati al lavoro, nonostante la crisi economica, si registra un aumento dell’occupazione immigrata pari a 183mila unità (+10% rispetto al 2009). Ma al contempo cresce il tasso di disoccupazione che è passato dal 10,5% del primo trimestre 2009 al 13% del primo trimestre 2010.
Una diminuzione si registra anche nei “tassi di criminalità” degli immigrati: elaborazioni Ismu dimostrano che il numero dei denunciati stranieri è diminuito del 13,9% passando dai 302.955 del 2008 ai 260.883 del 2009.
Nel corso del convegno di presentazione sono state assegnate due targhe Ismu, una all’imprenditrice filippina Noemi Manalo che ha fondato il settimanale Kabayan Times International, l’altra all’associazione Rete G2 Seconde Generazioni per il suo impegno nella lotta per i diritti delle seconde generazioni.
La sintesi del Rapporto.



IMMIGRAZIONE: L'ITALIA ANZIANA HA BISOGNO DI LAVORATORI

IMG Press, 14-12-2010
"Da sedici anni l'Ismu di Milano pubblica un rapporto sull'immigrazione in Italia, basato su ricche ricerche statistiche svolte da un gruppo di ricercatori, coordinati dal demografo Giancarlo Blangiardo. Per il 2010 - si legge sul Corsera - il Rapporto mette l'accento sulla diminuzione degli ingressi di adulti migranti, sul lieve calo degli extracomunitari irregolari (ma in Italia sono sempre più di 500 mila) e sul continuo incremento degli stranieri minorenni, che ormai sono più di un milione. La diminuzione dei nuovi ingressi è dovuta anche alla crisi economica, che ha frenato l'ingresso di nuovi operai. L'economia 'materiale' (il manifatturiero, l'agricoltura, la produzione di energia) sono tornati sotto i riflettori, riacquistando una centralità che in realta' non avevano mai perduto. Ma l'economia 'del fare' ha bisogno di gente che Centi diverse II nostro Paese continuera' a diventare sempre piu' colorato. Deve attrezzarsi per la fusione di genti diverse verso una nuova societa' Ma questa diminuzione e il primo segno del progressivo esaurirsi della spinta immigratoria? O quando passerà la crisi, entreranno di nuovo in Italia quattrocentomila immigrati l'anno, più o meno come nel decennio 1999-2008? Come diceva il fisico Nieis Bohr 'fare previsioni è difficile, specialmente sul futuro'. Ma è facile scommettere che l'Italia diverrà sempre più colorata. Nei prossimi anni l'Italia continuerà ad attrarre molte persone che fanno lavori manuali. Perchè essere ricchi (o anche solo moderatamente benestanti) vuoi dire evitare di fare lavori noiosi e faticosi, non provvedere direttamente all'assistenza dei parenti anziani e dei bambini, andare spesso a mangiar fuori (per lavoro o per diletto), andare in vacanza, vivere in posti dove le strade e i servizi urbani sono ben curati, lavorare in uffici puliti e ben tenuti, eccetera. Tutto ciò è garantito da legioni di persone che ricche non sono. Inoltre, chi pensava che il futuro fosse costruisce le cose: di ingegneri, di tecnici e di moltissimi operai e artigiani. E in Italia molti di questi lavori verranno necessariamente svolti da lavoratori stranieri. Nel decennio 2000-10, senza le immigrazioni, il numero di persone disposte a fare lavori manuali sarebbe drammaticamente diminuito, a causa di un numero di colletti blu pensionati molto maggiore rispetto al numero di giovani italiani disposti a fare gli operai. Di conseguenza, l'arrivo di tanti stranieri non ha aumentato l'offerta di lavoro manuale, ma si è limitato a mantenerlo costante. Ecco perchè - anche in tempo di crisi ú le associazioni artigiane e industriali lanciano allarmi sulla difficoltà di trovare frigoristi, montatori di infissi, piastrellisti, idraulici, panettieri, ma anche tecnici diplomati. E certamente nei prossimi vent'anni le cose non cambieranno, perchè in Italia, senza immigrazione, ogni quattro persone che compiranno 65 anni ci saranno solo tre persone che ne compiranno 20, e queste ultime saranno in gran parte diplomate. Quindi, è bene che l'Italia si attrezzi - dal punto di vista culturale, legislativo e organizzativo - per diventare un crogiuolo ove genti diverse si fondono per dar vita a una società nuova. E' un dato di fatto che può fare paura, ma è anche un'enorme opportunità, una sfida".



L'ITALIA CHE INVECCHIA LI FARÀ TORNARE

Corriere Della Sera, 14-12-2010
GIANPIERO DALLA ZUANNA
Da sedici anni l'Ismu di Milano pubblica un rapporto sullimmigrazione in Italia, basato su ricche ricerche statistiche svolte da un gruppo di ricercatori, coordinati dal demografo Giancarlo Blangiardo. Per il 2010 il Rapporto mette l'accento sulla diminuzione degli ingressi di adulti migranti, sul lieve calo degli extracomunitari irregolari (ma in Italia sono sempre più di 500 mila) e sul continuo incremento degli stranieri minorenni, che ormai sono più di un milione. La diminuzione dei nuovi ingressi è dovuta anche alla crisi economica, che ha frenato l'ingresso di nuovi operai.
Ma questa diminuzione è il primo segno del progressivo esaurirsi della spinta immigratoria? O quando passerà la crisi, entreranno di nuovo in Italia quattrocentomila immigrati l'anno, più o meno come nel decennio 1999-2008?
Come diceva il fisico Niels Bohr «fare previsioni è difficile, specialmente sul futuro». Ma è facile scommettere che l'Italia diverrà sempre più colorata. Nei prossimi anni l'Italia continuerà ad attrarre molte persone che fanno lavori manuali. Perché essere ricchi (o anche solo moderatamente benestanti) vuol dire evitare di fare lavori noiosi e faticosi, non provvedere direttamente all'assistenza dei parenti anziani e dei bambini, andare spesso a mangiar fuori (per lavoro o per diletto), andare in vacanza, vivere in posti dove le strade e i servizi urbani sono ben curati, lavorare in uffici puliti e ben tenuti, eccetera. Tutto ciò è garantitola legioni di persone che ricche non sono. Inoltre, chi pensava che il futuro fosse dell'economia «immateriale» — basata non si sa bene su cosa — proprio con la recente crisi ha dovuto ricredersi. L'economia «materiale» (il manifatturiero, l'agricoltura, la produzione di energia) sono tornati sotto i riflettori, riacquistando una centralità che — in realtà — non avevano mai perduto. Ma l'economia «del fare» ha bisogno di gente che costruisce le cose: di ingegneri, di tecnici e di moltissimi operai e artigiani. E in Italia molti di questi lavori verranno necessariamente svolti da lavoratori stranieri. Nel decennio 2000-10, senza le immigrazioni, il numero di persone disposte a fare
lavori manuali sarebbe drammaticamente diminuito, a causa di un numero di «colletti blu» pensionati molto maggiore rispetto al numero di giovani italiani disposti a fare gli operai. Di conseguenza, l'arrivo di tanti stranieri non ha aumentato l'offerta di lavoro manuale, ma si è limitato a mantenerlo costante.
Ecco perché — anche in tempo di crisi — le associazioni artigiane e industriali lanciano allarmi sulla difficoltà di trovare frigoristi, montatori di infissi, piastrellisti, idraulici, panettieri, ma anche tecnici diplomati. E certamente nei prossimi vent'anni le cose non cambieranno, perché in Italia, senza  immigrazione,  ogni quattro persone che compiranno 65 anni ci saranno solo tre persone che ne compiranno 20, e queste ultime saranno in gran parte diplomate. Quindi, è bene che l'Italia si attrezzi — dal punto di vista culturale, legislativo e organizzativo — per diventare un crogiuolo ove genti diverse si fondono per dar vita a una società nuova.
È un dato di fatto che può fare paura, ma è anche un'enorme opportunità, una sfida entusiasmante per gli anni futuri.



La crisi frena anche gli immigrati

Centomila in meno nei primi 6 mesi del 2010 rispetto allo stesso periodo del 2007. E molti tornano a casa
La Stampa, 14-12-2010
FRANCESCO MOSCATELLI
MILANO  - La crisi economica non ha colore né confini: e se gli italiani sono costretti a stringere la cinghia, per molti immigrati l'unica possibilità è fare le valigie e tornare a casa.
È quanto emerge dal XVI rapporto sulle migrazioni presentato ieri dalla Fondazione Ismu (acronimo di Iniziative e studi sulla multietnicità), l'organismo che ogni anno fotografa l'Italia che cambia. Un dato su tutti: nel primo semestre del 2010 il saldo dei nuovi iscritti al-l'anagrafe è stato di centomila unità (il 40 per cento) in meno rispetto allo stesso periodo del 2007.
«Ci sono stati molti rientri e la congiuntura economica ha certamente pesato sulle decisioni degli immigrati -conferma Gian Carlo Blangiardo dell'Università Bicocca di Milano, uno dei responsabili del rapporto -. Il calo del saldo fra arrivi e partenze è comunque stato inferiore rispetto a quello registrato in Spagna, dove ha pesato in modo bruciante la crisi dell'edilizia». Cos'è successo in Italia? Da una parte sono aumentati gli immigrati che lavorano: oggi sono 1 milione e 924mila, il 10 per cento in più rispetto al 2009 (per gli esperti questo dato, in controtendenza rispetto a quello generale sull'occupazione, confermerebbe l'esistenza di mercati del lavoro separati fra italiani e stranieri). Dall'altra è cresciuto anche il tasso di disoccupazione, dal 10,6 al 13 per cento.
«L'incremento del numero di occupati stranieri durante la recessione non significa che quest'ultima li abbia lasciati indenni - spiega Laura Zanfrini della Fondazione Ismu -. Al contrario: si sono trovati a fronteggiare contemporaneamente il rischio di perdere il proprio lavoro, soprattutto nell'industria, e l'accresciuta concorrenza determinata dalla dinamica dei nuovi flussi». Insomma: il numero
degli immigrati continua a crescere (sono 5,3 milioni, 500mila in più rispetto al 2009, fra i quali circa 544mila irregolari), ma a ritmi decisamente più lenti. In testa, per quanto riguarda le nazionalità più presenti, ci sono i rumeni -un milione e 112 mila -, seguiti dagli albanesi - 586mila - e dai marocchini -575 mila.
I dati sulla contrazione degli ingressi e sulla criminalità (le statistiche del Ministero dicono che gli stranieri regolari denunciati sono scesi dai 303 mila del 2008 ai 260mila del 2009) non sono gli unici interessanti. Altrettanto significativi sono i numeri che riguardano le donne (il valore medio della fecondità per donna che è sceso dal 2,50 del 2006 al 2,05 del 2009) e i giovani. «I minori sono un milione e 24 mila, il triplo di quanti erano nel 2003 - spiega Vincenzo Cesareo, segretario generale di Ismu -. E più della metà sono nati in Italia, 74mila solo nel 2009. Si tratta certamente di un contributo importante per dare vitalità alla demografia del nostro Paese. Va però ribadito che questo non risolve, anche in prospettiva, il problema del calo della natalità, sarebbe irrealistico pensarlo».
Per quanto riguarda l'al-tro tema caldo - il diritto di cittadinanza alle seconde generazioni - l'Ismu ha ribadito la sua posizione premiando la «Rete G2-Seconde generazioni», un'organizzazione apartitica fondata nel 2005 da figli di immigrati che si batte proprio per ottenere la cittadinanza.
Il rapporto, infine, prova anche immaginare il futuro. Come sarà l'Italia nel 2030? Uno degli scenari più probabili, accanto a un calo dei flussi provenienti dall'Est Europa (oggi è da lì che arriva la metà degli immigrati presenti in Italia), è quello di un boom dell’immigrazione di origine africana. L'Onu, infatti, ha stimato che fra vent'anni nell'Africa subsahariana si registrerà un surplus annuo di 15-20 milioni di lavoratori.
Prevedibile immaginare quale sarà la loro meta per tentare di vivere un'altra vita.



Immigrati, calano i flussi Più alunni stranieri nati in Italia

Avvenire, 14-12-2010
La crisi fa sentire i suoi effetti anche sul fronte dell'immigrazione. È quanto sostiene la Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) che ha presentato oggi il 16/o Rapporto sulle immigrazioni nella sede della Fondazione Cariplo.
Secondo il Rapporto, nonostante l'incremento di 5,1 a 5,3 milioni di presenze di stranieri in Italia, il 2010 si chiuderà con un saldo netto tra arrivi e partenze positivo per 300mila unità, contro le 400mila del 2009. In particolare, secondo Gian Carlo Blangiardo dell'Università Bicocca di Milano, «ci sono stati molti rientri e la crisi ha pesato sulle decisioni degli immigrati». Blangiardo nega invece che ci possa essere una influenza legata al clima sociale nei confronti degli stranieri: «È un fattore assolutamente accessorio, se uno straniero decide di restare lo fa indipendentemente da come la pensano gli altri cittadini, non credo poi che l'Italia sia un Paese razzista».
Il docente ha poi spiegato che il calo del saldo tra arrivi e parte in Italia è stato «inferiore a quello registrato in Spagna, pari al 30%, dove ha pesato in modo bruciante la crisi nel settore dell'edilizia».
Sono in crescita, però, gli alunni stranieri nati in Italia e in diminuzione i neo arrivati. Dagli ultimi dati relativi all'anno scolastico 2009/10, rilevati dall'Ismu nel XVI rapporto sulle migrazioni 2010, emerge che sono 673.592 gli allievi stranieri nelle scuole italiane (il 7,5% della popolazione scolastica).
La concentrazione degli allievi stranieri è un fenomeno rilevante in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte. Per ciò che riguarda la concentrazione degli alunni stranieri, si rileva come la percentuale di istituti scolastici non interessata dalla loro presenza sia del 26,1%. Sono, invece, 1.620 le scuole italiane (2,8%) che hanno una presenza di alunni stranieri superiore al 30%.
In un recente documento del Miur (2010), si sottolinea che nell'anno scolastico 2009/2010, tra le primarie che superano la soglia del 30% di allievi stranieri, un quarto si trova in Lombardia e il 65,5% tra Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte;rispetto alle secondarie di I grado, ben il 38% si colloca nel contesto lombardo e il 65,5% in sole tre regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto).
Al sud e nelle isole, solo 21 scuole superano la soglia del 30%. La maggior parte delle scuole quindi si adegua alla soglia del 30%. Gli approfondimenti statistici del Miur mettono in luce che molte sono state le scuole che si sono adeguate alla soglia del 30%, ma elevata è anche stata la concessione di deroghe. In Lombardia, ad esempio, l'84% delle scuole ha rispettato il provvedimento, alle restanti istituzioni scolastiche sono state concesse deroghe.
Non vi sono novità significative riguardo alle provenienze (tra le prime nazionalità si confermano Romania, Albania, Marocco, Cina, Ecuador), alla distribuzione degli studenti nei diversi ordini di scuola (con una maggiore concentrazione alle primarie) e alle differenze territoriali (si conferma una presenza significativa al nord e al centro).
Tuttavia, al trend generale degli ultimi anni, caratterizzato dal rallentamento nell'incremento degli alunni con cittadinanza italiana, corrisponde una progressiva trasformazione nella composizione della popolazione scolastica straniera. Infatti, da un lato, cresce significativamente la presenza dei nati in Italia da genitori stranieri (233.033 unità nel 2008/09: il 5% degli iscritti alle scuole dell'infanzia), dall'altro, si riduce il numero di alunni neo arrivati (41.421), ovvero coloro che hanno iniziato il processo di scolarizzazione nel Paese d'origine e che poi hanno dovuto interrompere il loro percorso per ricongiungersi ai genitori già in precedenza emigrati in Italia.



Crescono i segnali del radicamento: più imprenditoria etnica e associazionismo

Due le ipotesi dei demografi: rallentamento degli ingressi dall'Est Europa, con calo dei residenti stranieri. Oppure parallelo aumento delle migrazioni dall'Africa subsahariana, che avrà per 20 anni surplus di lavoratori
Avvenire, 14-12-2010
MILANO - Cresce l'integrazione in questo decennio italiano segnato dall'immigrazione. La cui chiusura consente agli studiosi dell'Ismu di determinare scenari inediti fino al 2030. Anzitutto i segnali di radicamento. Il rapporto Ismu ne indica due, l'imprenditoria etnica - segno di autonomia mobilità e crescita professionale - e l'associazionismo, strumento per la partecipazione alla vita sociale e canale privilegiato di contatto e comunicazione con le istituzioni. Ogni anno, ricorda l'indagine dell'Ismu, vengono avviate in Italia circa 37 mila attività con a capo un lavoratore non comunitario e un anno fa più di sette imprese individuali su 100 risultavano condotte da immigrati. Nel complesso, nonostante la crisi, le rimesse da lavoro autonomo, dipendente e provenienti dalla larga fascia del sommerso hanno retto registrando un lieve incremento annuo dal 2008 al 2009 di circa il 6%. Anche l'associazionismo promosso dai cittadini stranieri testimonia vitalità. Mancano ancora stime accurate sul fenomeno a livello nazionale, ma nella sola Lombardia vengono stimate oltre 500 associazioni di stranieri.
Come cambierà l'Italia dei migranti nei prossimi 20 anni?
Secondo il demografo Gian Carlo Blangiardo dell'Università Bicocca di Milano, «in questi anni ci sono stati molti rientri e la crisi, non certo il razzismo, ha pesato sulle decisioni degli immigrati interrompendo le tradizionali catene migratorie. Se la tendenza al rallentamento dei flussi permane nei prossimi tre anni, potremo disegnare nuove mappe demografiche».
Gli scenari possibili sembrano dunque due. Il primo, ipotizza  l'Ismu, prevede un rallentamento dei flussi dall'Est Europa, da dove arriva la metà dei migranti. Così nei prossimi 20 anni i residenti stranieri aumenterebbero in media di 187 mila unità annue, più bassa delle 431 mila mediamente registrate negli ultimi 7 anni. Il secondo scenario introduce l'eventualità che la caduta dei flussi est europei sia compensata dalla componente dell'Africa Subsahariana che tra il 2010 e il 2030 avrà un surplus annuo di 15-20 milioni di potenziali lavoratori. Scenario immutato, ma non è detto che crescano ai ritmi attuali le seconde e terze generazioni sconvolgendo il tessuto sociale, come paventato da alcuni ricercatori. I dati dimostrano infatti che le donne immigrate si adattano in fretta al nostro modello a natalità zero: nel 2006 il valore medio della fecondità delle straniere era stimato in 2,5 figli per donna ed è sceso a 2 nel 2009. E i valori si stanno abbassando nelle grandi città co-me Milano (1,5), Roma (1,3), Napoli (1,2), fino a non raggiungere neppure tra le straniere il livello di ricambio generazionale. «La crisi - ha commentato Natale Forlani, direttore generale del dipartimento immigrazione del ministero del Lavoro - può aiutarci a mettere ordine in un settore che va regolamentato. Primo, serve una nuova programmazione dei flussi perché non è possibile che gli immigrati regolarizzati siano in Italia da anni. E poi servono accordi diplomatici di cooperazione con i paesi che generano immigrazione, come ad esempio l'Ucraina e il Sudest Asiatico». Forlani ha infine ricordato che va contrastata l'etnicizzazione dei "lavori da immigrati", oggi retribuiti male e in nero, mentre devono restare appetibili anche per gli italiani.



La verità sugli immigrati

il Fatto Quotidiano, 14-12-2010
Ignazio Marino (*)
Per lavorare da immigrato avevo fatto anche io il mio test di lingua inglese. Nonostante questo la centralinista dell'ospedale mi riconosceva sempre prima che finissi di dire "good morning" per il mio forte accento straniero. Sono arrivato in America a metà degli anni Ottanta e, come tanti, sono rimasto con un visto a studiare, ma anche a lavorare come chirurgo. La mia situazione non era stabile e annualmente dovevo rinnovare i documenti e farmi riprendere le impronte digitali. La cittadinanza americana è arrivata dopo diversi anni. Ma questo non mi impedì di divenire il direttore del Centro Trapianti del Veterans Affairs Medicai Center, l'unico dipartimento per trapianti di fegato apparte¬nente al governo degli Stati Uniti.
In Italia potrebbe accadere? Permetteremmo, per esempio, a un marocchino di 37 anni di dirigere l'Agenzia Spaziale Italiana oppure il Consiglio Nazionale delle Ricerche?
L'invasione straniera
MI SEM BRA che la politica di questi tempi, anche a livello locale, sia molto impegnata nel rassicurare chi è preoccupato per una "invasione straniera" incapace di integrarsi: è una cultura che si nutre di provvedimenti simbolici e di ipertrofia burocratica, di affermazioni e scandalose campagne xenofobe, come il sapone anti-immigrati    distribuito qualche mese fa dalla Lega Nord nell'aretino; oppure del principio che lega il diritto di voto esclusivamente alla cittadinanza e non, ad esempio, alla contribuzione fiscale.
I diritti, tuttavia, dovrebbero accompagnare le regole per la sicurezza: il diritto alle cure, allo studio, al lavoro, ad avere un tetto sulla testa.
II rispetto della dignità personale dovrebbe essere al centro delle decisioni, come ha chiesto Mohammed Filtri, il ragazzo marocchino
accusato per errore della scomparsa di Yara Gambirasio.
Contraddizioni leghiste
COME MAI la Lega non ha alcun problema a concedere spazio ai cittadini extracomunitari quando si tratta di accudire i nostri anziani, pulire le nostre case, mandare avanti le fabbriche, raccogliere pomodori? Per la Lega è importante che siano invisibili e muti, resi incerti da una legge (la Bossi-Fini) che ha dimostrato di non funzionare e ha creato maggiore clandestinità. Il nostro dovere, invece, è di rendere più semplice la regolarizzazione per chi lavora e rispetta le leggi: barriere burocratiche insormontabili e incomprensibili fanno solo proliferare l'illegalità. Sfatiamo qualche luogo comune. Non è vero che "vengono tutti qui": da noi gli immigrati rappresentano il 6% della popolazione, contro il 12 dell'Irlanda, l'11 della Spagna il 10 dell'Austria e l'8 della Germania. Non è vero che "nei loro paesi non ci fanno costruire le chiese": in Marocco, ad esempio, i cattolici sono circa 27 mila (su una popolazione di 34 milioni di persone) e hanno 3 cattedrali e 78 chiese. Non è vero, inoltre, che "vengono qui e ci rubano il posto, lavorando in nero": semmai contribuiscono a pagare le nostre pensioni, visto che il 92% degli immigrati con permesso di soggiorno sono iscritti all'Inps. Di più, contribuiscono alla produzione del Pil per l'11%, secondo i dati della Caritas.
Un bimbo afghano
RAM LAH è un bambino afghano di 9 anni, giunto in Italia 3 anni fa, perché la sua mamma ha pagato mani estranee affinché lo portassero via. Nel congedarsi, con le lacrime che le rigavano il volto, gli disse: "Figlio mio, voglio che tu cresca in un paese dove non rischierai di saltare su una mina, dove se ti ammalerai potrai essere curato e dove potrai studiare". E Ramlah studia e parla bene l'italiano. L'immigrazione assieme alla tutela dell'ambiente sono le sfide della nostri epoca. Dobbiamo affrontarle con razionalità, rigore, intelligenza, e non diffondendo paura e odio. Ecco la verità. Alla luce di ciò, a mio avviso, gli tinici che dovrebbero prendere "cammelli e barchette" e andare a casa (per citare un celebre adagio anti-immigrati) sono la Lega e il Partito dell'Amore.
(*) senatore Pd e presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale



Per un'integrazione soprattutto politica

Lab, 14-12-2010
Il 4 dicembre si è svolto a Roma ,presso la sala conferenze del Collegio dei Salesiani,il Primo Congresso del Partito dei Romeni d'Italia Identità Romena, formazione politica di riferimento della comunità italo-romena costituita nel 2006 da un gruppo di italiani e romeni che hanno concepito questa organizzazione come un vero partito della integrazione. Il Congresso è stato onorato dalla presenza di personaggi politici di prestigio come Marco Pannella, leader del Partito Radicale, che ha dimostrato l'interesse del Partito Radicale verso le nuove forme di organizzazione politica delle comunità straniere e che ha avanzato proposte provocatorie e stimolanti come la doppia tessera Radicali - Pir per stabilire un contatto piu' stretto e diretto tra le due organizzazioni; come l'eurodeputato di Futuro e Liberà On. Potitto Salatto che ha ribadito le scelte del partito di Gianfranco Fini verso le tematiche della integrazione degli immigrati e del diritto di cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia; dell'On.Guido Melis del PD, Presidente del Gruppo Interparlamentare Amici della Romania che ha insistito sulla necessità di liberalizzare l'accesso a tutti i settori lavorativi dei lavoratori romeni che sono tutt'ora sottoposti ad una inutile moratoria del nulla osta sino a tutto il 2012 per determinate categorie di lavori di maggior specializzazione ed ingegno. Un elemento di grande interesse per i partecipanti al Congresso è stato l'intervento del Dott. Umberto Caruso, Vice Segretario del Nuovo Psi Pdl, con il quale il Partito Identità Romena ha sottoscritto un patto federativo di collaborazione politica nel febbraio di questo anno, che ha ribadito la volontà del Nuovo Psi di investire politicamente in questa collaborazione politica che si va a situare in una tematica che sta molto a cuore ai socialisti,quella della tutela e della difesa del lavoro e dei lavoratori, una tematica che affonda le sue radici proprio nelle origine del movimento e dello spirito socialista in Italia, auspicando una intensificazione delle iniziative sociali e politiche che il Nuovo Psi ed il Partito Identità Romena possono promuovere e proporre unitamente,sia per favorire una corretta integrazione della comunità romena e degli immigrati in generale,tramite la regolarizzazione e la presa di coscienza anche dei propri diritti sindacali e politici.
Hanno partecipato ai lavori congressuali anche una delegazione di Rete Liberal, il Presidente del Club di Roma per l'alternativa Europea Dott. Tommaso Sessa,il Presidente dell'Opera Nomadi Dott. Massimo Converso ed esponenti delle comunità moldava, ecquadoregna e peruviana oltre al Portavoce del Movimento Immigrati Edgar Gallego. Negli interventi di apertura del Congresso il Presidente del Partito Avv. Giancarlo Germani ed il Segretario Nazionale Mihai Muntean, entrambe riconfermati nelle rispettive funzioni dal Congresso, hanno sottolineato l'importanza di coniugare le istanze sociali e politiche della comunità italo-romena con una azione politica che ne assicuri la rappresentanza e ne tuteli la peculiare identità culturale. L'Avv. Giancarlo Germani ha insistito sulle motivazioni sociali e politiche che rendono importante la collaborazione politica avviata con successo anche a livello locale con il Nuovo Psi, facendo presente che la comunità romena è composta praticamente nella sua totalità da lavoratori impegnati in ogni settore della filiera produttiva italiana e ricordando la particolare attenzione che il partito socialista ha sempre coltivato verso le tematiche del lavoro e dei lavoratori, ha auspicato un rinnovato impegno del Nuovo Psi sulle tematiche del lavoro anche come mezzo di affrancazione,sviluppo ed integrazione delle comunità straniere in Italia.
Cinque milioni di lavoratori immigrati in Italia in questo particolare momento storico politico, privi delle necessarie tutele e garanzie in diversi campi della società italiana rappresentano una sfida che il Nuovo Psi non puo' perdere né lasciare inevasa.
In questo solco si inquadra anche la collaborazione avviata con il Partito Identità Romena e la decisione della segreteria Nazionale del Nuovo Psi di dare vita ad un dipartimento Immigrazione  della Segreteria Nazionale che apre nuove possibilità di incidere positivamente in questo particolare settore della società italiana, nel quale gli ideali e le proposte socialiste non possono che trovare un fertile terreno per rilanciare una azione politica che sia rivolta a milioni di persone in cerca di una affermazione e tutela dei loro diritti sociali,politici,civili e di tutte quelle tematiche legate al diritto al lavoro e dei lavoratori. Per il Partito Identità Romena,ha ribadito alla platea il Presidente è un onore poter collaborare politicamente con un Partito dalle grandi tradizioni come è il Nuovo Psi,vicino ad un Segretario come Stefano Caldoro,un galantuomo che è garanzia di impegno sociale e politico e che sta dimostrando nella Sua azione di Governatore della Campania quanto sia necessario coniugare l'azione politica all'esempio di uomo retto ed onesto. Il Congresso si è chiuso con la consapevolezza che il Partito Identità Romena costituisce una opportunità di avvicinamento alla politica di una comunità come quella romena che vanta oltre un milione e mezzo di residenti che godono del diritto di voto alle elezioni comunali ed europee,anche se subordinato alla iscrizione alle liste elettorali aggiunte. L'eliminazione di questo ostacolo burocratico posto alla partecipazione elettorale dei cittadini comunitari puo' essere un argomento politico forte per iniziare ad affermare il diritto di ogni cittadino comunitario a vedersi riconoscere quei "Bisogni e Meriti" cosi cari agli ideali socialisti che è ora di recuperare ed affermare con rinnovato vigore e slancio anche nel campo dei nuovi cittadini.



Decreto flussi 2010, Il provvedimento firmato alla fine di novembre consente, di fatto, di regolarizzare i lavoratori in nero
Ingresso per lOOmila immigrati
Il click day per ottenere il permesso di soggiorno sarà in calendario a febbraio
il Sole, 14-12-2010
Francesca Padula
Nuovo decreto flussi da 100mila posti per l'assunzione di colf, badanti e lavoratori subordinati extracomunitari. Il provvedimento che autorizza gli ingressi è stato firmato a fine novembre, per rispettare il timing della programmazione annuale delle quote, ma la notizia è trapelata solo ieri durante la presentazione del Rapporto annuale della Fondazione Ismu, a Milano. Dopo l'esame della Corte dei conti il decreto dovrebbe approdare in «Gazzetta Ufficiale» entro fine anno.
Subito dopo ci sarà un nuovo click day: la data non è ufficiale, ma si svolgerà molto probabilmente a febbraio e replicherà la procedura informatica sperimentata con gli ultimi due decreti flussi (2007 e 2008). In pratica sarà ancora una volta una "gara" di velocità (e fortuna) e le prime 100mila domande ricevute dal cervellone del Viminale daranno altrettanti permessi di soggiorno agli immigrati,  in base all'orario di arrivo delle domande. Anche il resto della procedura rispecchierà una prassi già sperimentata da imprese e famiglie italiane. Le domande dovranno essere presentate dai datori di lavoro, i quali di fatto anziché "prenotare" il posto per una chiamata diretta dall'estero (come prevede la legge Bossi-Fini) potranno usare il decreto per regolarizzare lavoratori e lavoratrici impiegati in nero. Così, quasi uno su cinque conquisterà il permesso: secondo le stime aggiornate dell'Ismu, infatti, gli immigrati  irregolari in Italia sono 544mila nel 2010, in calo di 16mila unità rispetto al 2009.
Metà ai privilegiati
Poco più della metà delle assunzioni (53mila) spetterà a egiziani, marocchini, albanesi, filippini e moldavi, cioè stranieri provenienti da uno dei 14 stati a forte pressione migratoria che da Africa, Asia ed Europa dell'Est fanno pressing sull'Italia (in virtù di accordi di cooperazione). Nell'ultima edizione del decreto flussi a questi "riservatari" - da Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Filippine, Ghana, Marocco, Moldavia, Nigeria, Pakistan, Senegal, Somalia, Sri Lanka e Tunisia - era stata dedicata una finestra ad hoc con una prima giornata di invio, separata da tutti gli altri aspiranti extraeuropei. Il resto delle assunzioni sarà ripartita tra colf e bandanti e titolari di
un permesso di soggiorno per tirocinio e studio che con il decreto flussi possono chiedere la conversione del titolo di soggiorno in permesso di lavoro.
Prefetture in sciopero
Stesso copione, pronti a replicare. Ma questa volta la notizia dell'ondata di nuove pratiche di assunzioni arriva in un momento di alta tensione in prefetture e questure dove da ieri sono in sciopero i lavoratori impiegati nei servizi all'immigrazione che chiedono la proroga di 650 contratti in scadenza a fine anno e l'avvio di un percorso di stabilizzazione. Gli sportelli unici dell'immigrazione sono gli uffici delle prefetture che istruiscono non solo le pratiche della sanatoria e dei decreti flussi (sono all'esame ancora domande del 2007) ma anche quelle dei ricongiungimento familiare, del rinovo dei permessi di soggiorno, delle richieste di cittadinanza. Senza il rinnovo dei contratti gli uffici rischiano la paralisi.
I numeri 2010
Secondo Ismu al 1 ° gennaio 2010 gli immigrati regolari e irregolari presenti in Italia sono 5,3 milioni (di cui 5,1 milioni provenienti
dai Paesi a forte pressione migratoria), circa 500mila  in più rispetto al 2009. Un numero sempre importante (pari nel complesso agli abitanti del Lazio) che tuttavia ha conosciuto una battuta d'arresto legata alla congiuntura economica. Il saldo dei nuovi iscritti in anagrafe nel primo semestre del 2010 si è attestato infatti a  100mila unità in meno (-40%) rispetto allo stesso periodo del 2007, prima della crisi economica. Interessante la radiografia Ismu sul lavoro degli immigrati: nonostante la crisi economica si e registrato un aumento dell'occupazione di 183mila unità (+10% rispetto al 2009, +14% per la componente femminile). Nello stesso periodo, però, è cresciuto anche il tasso di disoccupazione passato dal 10,5% del primo trimestre 2009 al 13% del 2010. In calo i tassi di criminalità: secondo elaborazioni della Fondazione il numero dei denunciati stranieri è diminuito del 13,9% passando dai 302.955 del 2008 ai 260.883 del 2009. Gli stranieri regolari hanno tassi di delittuosità totale superiori, ma prossimi, a quelli degli italiani, mentre tra irregolari si riscontrano tassi molto superiori.



Dalla colf al muratore, porte aperte ad altri ottantamila stranieri

Pronto il nuovo decreto flussi del governo. Gli ingressi nel 2011. I posti: 30 mila per le badanti, 50mila per le nazionalità privilegiate
la Repubblica, 14-12-2010
VLADIMIRO POLCHI
Dalla colf al muratore, porte aperte ad altri ottantamila stranieri
ROMA - L'Italia riapre le sue porte. Per migliaia di extracomunitari riparte la "lotteria delle quote": entro fine mese verrà, infatti, approvato il decreto flussi 2010. Una sorpresa, dopo due anni di chiusura totale. I posti in palio? Ottantamila, di cui 30mila per colf e badanti e 50mila per i lavoratori delle nazionalità privilegiate.
Con il decreto flussi l'Italia fissa ogni anno le quote di extracomunitari, che possono entrare per motivi di lavoro subordinato o autonomo. Insomma è rivolto a chi si trova all'estero e vuole venire nel nostro Paese a lavorare. In realtà, come sanno bene gli immigrati e i datori di lavoro, il decreto è da anni (vista la rarità delle sanatorie) l'unica chance per uscire dalla clandestinità e mettersi in regola. L'iter però non è semplice, né privo di rischi: si presenta domanda d'assunzione, si rientra nelle quote, si esce dall'Italia col nulla osta e si rientra con un visto d'ingresso. Insomma, si esce clandestini, si rientra regolari. Sempre che, attraversando le frontiere, non ti venga consegnato un foglio d'espulsione. A vincere la lotteria sono però in pochi. Di fronte ai ridotti posti in palio, infatti, le domande sono sempre una valanga. Un esempio? Nel 2007 su 170mila quote, le richieste d'assunzione presentate sono state oltre 740mila.
L'ultimo decreto flussi risale al 2008: 150mila i posti messi allora a disposizione. Poi sono seguiti due anni di black out: nessuna quota. Stop agli ingressi. Un'apertura parziale è arrivata
con la sanatoria 2009, limitata però a colf e badanti: 294mila le domande presentate, di cui 180mila per colf e 114mila per badanti. Ora a sorpresa il governo riapre i cancelli del Paese. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, qualche giorno fa aveva infatti annunciato "ingressi limitatissimi e solo per colf e badanti". E così i tecnici del Viminale si sono messi al lavoro.
Il nuovo decreto flussi è pronto. Sarà datato 2010, scritto e approvato entro fine dicembre, salvo sorprese. La pubblicazione in Gazzetta ufficiale dovrebbe però slittare agli inizi del nuovo anno. Le quote? Basse: dovrebbero essere limitate a 80mila lavoratori subordinati o autonomi. Così divisi: 30mila posti per colf e badanti, 50mila per i lavoratori provenienti da quei Paesi che hanno sottoscritto accordi di cooperazione con l'Italia. Verranno inoltre convertiti in permessi per lavoro subordinato 5/6mila permessi di soggiorno per studio.
Non è tutto. Anche quest'anno tutta la procedura sarà esclusivamente on line: nessuna fila alle questure insomma. Il click day dovrebbe essere a febbraio 2011. La corsa alle quote è assicurata. Il tempo di smaltimento delle pratiche, meno: colpa del taglio dei lavoratori a tempo determinato del Viminale, annunciato per fine dicembre. Ieri i 650 "precari dell'immigrazione" hanno scioperato: sono loro a mandare avanti il lavoro degli sportelli unici per l'immigrazione nelle prefetture. Ma, salvo proroghe, nel 2011 andranno tutti a casa.
Il nuovo decreto piace alle associazioni. "Che si faccia è sicuramente una buona notizia, che aspettavamo da tempo e risponde a una logica di buon senso - afferma Andrea Olivero, presidente nazionale Acli - è la conferma che la presenza degli immigrati è una risorsa necessaria per il Paese, per il mondo produttivo e per le famiglie. Speriamo che le vicende politiche di queste ore, comunque si risolvano, non compromettano il lavoro fatto. Certo i numeri sembrerebbero limitati, se confrontati con quelli degli scorsi anni. Probabilmente si vuole colmare la differenza con gli immigrati già presenti in Italia, che hanno perso nel frattempo il lavoro a causa della crisi. A questo punto sarebbe coerente prolungare per loro i tempi di scadenza del permesso di soggiorno, per consentirgli di non perdere la condizione di regolarità".



Linea dura del governo
Calano i clandestini e il pizzo  L'Italia un po' meno Gomorra

Libero, 14-12-2010
CATERINA MANIACI

ROMA - Meno immigrati, meno clandestini: per la prima volta il flusso immigratorio inverte la tendenza. Complice, certo, la difficile congiuntura economica, ma anche la politica del governo, soprattutto con il blocco degli arrivi irregolari. La stessa volontà di combattere l'illegalità che sta dando notevoli frutti nella lotta alla criminalità organizzata, come dimostra anche l'ultima operazione "addio pizzo", che a Palermo ha portato all'arresto di 63 perone.
Ci sono allora centomila immigrati in meno (-40%) in arrivo in Italia ed iscritti all'anagrafe nel primo semestre 2010 rispetto a quanto è stato registrato nello stesso periodo del 2007. Un notevole rallentamento dei flussi è dunque quello rilevato dall'Ismu (Iniziative e studi sul¬la multietnicità) nel XVI rapporto sulle migrazioni 2010, ma che non toglie comunque forza al fenomeno: al gennaio 2010 gli immigrati in Italia risultano 5,3 milioni di unità (regolari e non), di cui 5,1 milioni provenienti dai così detti Paesi a forte pressione migratoria, circa 500mila in più rispetto al 2009. La diminuzione dei flussi rilevata nei dati anagrafici si segnala a partire dalla primavera del 2008, riduzione che ha riscontro in un saldo migratorio con l'estero per l'anno 2009 inferiore del 12% rispetto a quello del 2008 e del 36% rispetto a quello del 2007. Dimuiscono anche gli irregolari.
Insomma, tra politiche immigratorie più severe (con i respingimenti, con gli accordi come quello con la Libia, con controlli interni più frequenti) e crisi economica, sembra che il Belpaese non sia più così attraente per gli immigrati. Eppure, sempre secondo il rapporto Ismu, nel 2030 Italia potrebbe essere meta di un boom di immigrazione dall'Africa. Si segnala in particolare il caso della Nigeria: il paese più popoloso dell'Africa, con 150 milioni di abitanti, e anche quello con uno dei tassi di crescita della popolazione più alti al mondo (circa il 4% l'anno). Se il mercato del lavoro, attualmente con una disoccupazione del 10%, non dovesse assorbire il surplus di forza lavoro, la disoccupazione aumenterebbe e con questa la naturale spinta a emigrare.
L'ASSE CON TRIPOLI
E proprio dall'Africa arrivano i segnali più inquietanti. Tripoli torna a battere cassa con l'Europa, in cambio del respingimento di migliaia di persone in procinto di fuggire dall'Africa. «Senza soldi non vi sarà sicurezza, non vi saranno guardie ai confini», ha avvertito il ministro per la Sicurezza pubblica libico, Abdalfatah Yunes Elabedi. La somma chiesta dalla Libia per proseguire nel "blocco" è di 5 miliardi di euro. «Se l'Unione Europea fa ciò che deve fare, gliene saremo grati. Altrimenti, si assumeranno la responsabilità delle conseguenze», ha detto il ministro, senza troppi giri di parole. Da più di un anno Tripoli intercetta centinaia di migranti, gran parte dei quali in fuga da guerre e violenze. I Paesi europei vedono arrivare meno immigrati sulle loro coste, ma il rischio è che si chiudano gli occhi sul loro destino finale. Molti di questi disperati infatti, secondo le organizzazioni umanitarie, marci-scono prima nelle carceri libiche e poi nel deserto o finiscono nelle mani dei trafficanti di esseri umani. È il caso terribile di diversi eritrei che volevano imbarcarsi per l'Italia e, sorpresi dagli agenti libici, sono finiti nel gruppo di 250 migranti poi sequestrati sul Sinai da rapitori che chiedono 8.000 dollari di riscatto per ciascuno.
COLPITA COSA NOSTRA
Spostando l'attenzione ad un altro fronte caldo, quello della lotta alla mafia, è stata conclusa con successo l'operazione "Addiopizzo 5", condotta dalla sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo, culminata dall'arresto di 63 persone e che ha azzerato l'esercito del pizzo e dello smercio di droga. Gli ex superlatitanti di mafia Salvatore e Sandro Lo Piccolo volevano monopolizzare il mercato palermitano del traffico delle sostanze stupefacenti, invadendolo con la cocaina proveniente dal Sudamerica tramite i porti olandesi, avvalendosi delle loro folte truppe di affiliati. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha commentato con soddisfazione l'esito dell'operazione. «Con l'ultima tornata di arresti odierni», ha detto, «si conclude a Palermo la storia mafiosa del clan Lo Piccolo e del criminale giro di estorsioni nel quale erano rimasti impigliati numerosi commercianti e imprenditori del palermitano».



Immigrati, la crisi in Italia ne ha respinti oltre lOOmila

La Libia: «Se la Ue non paga, meno impegno contro i clandestini»
Il Messaggero, 14-12-2010
CARLO MERCURI
ROMA - Più della Libia potè la crisi. Nell'ultimo anno ci sono stati 100 mila immigrati in meno in Italia (saldo netto, tra arrivi e partenze, positivo per 300 mila unità contro le 400 mila del 2009) e, secondo Gian Carlo Blangiardo dell'Università "Bicocca" di Milano, la ragione è appunto che
stranieri per i prossimi 20 anni è destinata a scendere a 187.000 unità, contro le 431 unità degli ultimi 7 anni. In calo i flussi dall'Est Europa, si prevede invece un boom di immigrati provenienti dall'Africa subsahariana.
Un nuovo viatico alla ripresa delle migrazioni dall'Africa verso l'Italia lo ha giusto dato il ministro libico della Pubblica sicurezza, Abdalfatah Ynes Elabedi. «Se non ci sono soldi -ha detto - non ci sarà sicurezza e non ci saranno guardie». La qual cosa significa che, se la Ue non risponderà alle richieste di fondi avanzate da Tripoli, la Libia diminuirà gradualmente il suo impegno per fermare l'immigrazione illegale verso l'Europa.
Ricordiamo che Gheddafi minacciò, nell'agosto scorso a Roma, che l'Europa sarebbe divenuta «nera» se Bruxelles
non avesse sborsato 5 miliardi di euro per arginare i flussi di clandestini. Usò parole forti, allora, Gheddafi:«Non sappiamo - disse - quale sarà la reazione degli europei, bianchi e cristiani, di fronte all'afflusso di africani ignoranti e affamati. Non sappiamo - concluse - se l'Europa resterà un continente avanzato e coeso o se si distruggerà come avvenne con le invasioni barbariche». I più si limitarono a considerare folkloristiche le affermazioni del leader libico, ma ecco che a distanza di qualche mese quelle stesse analisi si ripropongono. Il fatto è che l'Europa ha già risposto al colonnello libico ma lui non se ne dà per inteso.
Il portavoce della Commissione europea, Matthew Newman, bollò subito come «sproporzionata» la richiesta di Gheddafi, ritenendo che la cooperazione con la Libia potesse   avviarsi  e procedere «con una quantità di finanziamenti dì molto inferiore a
quella evocata dal colonnello Gheddafi». Infatti. Bruxelles ha recentemente dato il via libera a uno stanziamento di 60 milioni di euro in tre anni, dal 2010 al 2013, in tranches annuali da 20 milioni,Ma Gheddafi non gradisce.



Immigrati, bene gli accordi  Ma se l'Ue non collabora...

la Padania, 14-12-2010
I flussi migratori verso il nostro Paese sono in calo: un po' per il fatto che la crisi scoraggia gli stranieri a partire in cerca di un lavoro che probabilmente non troveranno, ma anche per il successo che la rete di accordi, fortemente voluta dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, con i Paesi nordafricani dirimpettai, da cui partono i barconi di clandestini, sta avendo successo.
Gli unici problemi sono stati sollevati dalla Libia, che minaccia di diminuire gradualmente il suo impegno per fermare l'immigrazione illegale verso l'Europa, se l'Unione Europea non risponderà alle richieste di fondi avanzate da Tripoli. Lo si apprende da fonti governative libiche.
Adempiente ed efficace si è invece dimostrata la Tunisia: trentasei giovani migranti algerini diretti in Sardegna sono stati intercettati e arrestati l'altro giorno dalla Guardia costiera tunisina, mentre altre 100 persone che tentavano di raggiungere la Spagna
sono state fermate in mare nell'ovest dell'Algeria.
Le famiglie degli "Harraga", letteralmente "chi brucia le frontiere", riporta la stampa algerina, erano alla ricerca dei figli salpati martedì scorso dalla spiagge vicino ad Annaba, 600 km a est di Algeri, da dove partono i viaggi dei migranti diretti in Italia. Le due piccole imbarcazioni artigianali con a bordo il gruppo di migranti sono andate alla deriva e sono finite nelle acque territoriali tunisine, dove appunto sono state tratte in salvo dalla Guardia costiera.
Nell'ovest del Paese, punto di partenza per la costa spagnola, in una settimana sono state intercettate circa 100 persone. Tutti erano partiti nel giorno dell'Awal Muharram, il capodanno musulmano, nella speranza che in un giorno di festa i controlli fosse meno serrati.
Si è aperto intanto a Tripoli, senza il ministro dell'Interno Roberto Maroni, trattenuto a Roma da "impegni concomitanti" - ovviamente i voti di fiducia in Parlamento - la settima riunione dei ministri dell'Interno dei Paesi
rivieraschi del Mediterraneo "Dialogo 5+5".
All'incontro, dedicato al tema "Lo sviluppo come alternativa alle misure di sicurezza", l'Italia è rappresentata da una delegazione
guidata dall'ambasciatore italiano a Tripoli Vincenzo Schioppa.
Gli altri Paesi partecipanti sono Francia, Spagna, Portogallo e Malta per la sponda Nord del Mediterraneo, e Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Mauritania per la sponda Sud.
L'incontro si protrarrà fino a quest'oggi, giorno in cui in Italia si vota la fiducia al Governo.
Nel corso della riunione di Tripoli, si parla di immigrazione clandestina, crimine organizzato, terrorismo e droga, e, in particolare, di come favorire lo sviluppo dei Paesi meno avanzati arginando così la diaspora. Verranno poi passate in rassegna le raccomandazioni prese nelle sessioni precedenti in vista della definizione dei meccanismi da adottare. Un ultimo punto all'ordine del giorno sarà l'allargamento del Dialogo 5+5 ad altri due Paesi, Grecia ed Egitto.
Come detto, però, è anche per la crisi economica che gli ingressi di stranieri si sono sensibilmente frenati.' i regolari iscritti all'anagrafe nel primo semestre del 2010 sono lOOmila in meno (meno 40%) rispetto all'epoca pre-crisi (primo semestre 2007).
È l'ultimo Rapporto della Fondazione Ismu sulle migrazioni 2010, presentato ieri a Milano, ad aggiornare il quadro e a registrare la prima battuta d'arresto nei flussi netti di immigrati in arrivo in Italia.
Per i regolari già presenti in Italia è andata invece bene, con un aumento, nonostante la congiuntura, dell'occupazione. I posti di lavoro sono aumentati di un 10% in più nel 2010, in controtendenza rispetto agli italiani. E nel contempo è diminuito il tasso di criminalità". nel 2009 (ultimi dati disponibili del ministero degli Interni) il numero dei denunciati stranieri è diminuito del 13,9% rispetto al 2008.



A Tripoli l'incontro informale tra i paesi del dialogo 5 + 5
La Libia chiede all'Europa il controllo dell'immigrazione
Radio Rai, 14-12-2010
5 miliardi di Euro in cambio di un sistema di monitoraggio delle frontiere. Per il sottosegretario Mantica, interpellato a Bruxelles, la richiesta è eccessiva, anche se il controllo dell'immigrazione è stabilito dal trattato bilaterale Italia-Libia
Immigrati
TRIPOLI - La Libia torna a battere cassa con l'Europa: Tripoli chiede all'Unione Europea 5 miliardi di Euro, in cambio del mantenimento di una politica di controllo dell'immigrazione illegale che dall'Africa cerca di raggiungere l'Europa. Lo ha ribadito il ministro libico della pubblica sicurezza, al margine dell'incontro informale fra i paesi del dialogo 5 + 5 che si è svolto ieri a Tripoli. Per il sottosegretario agli esteri Alfredo Mantica, interpellato a Bruxelles, la richiesta libica è eccessiva, ma la realizzazione di un sistema satellitare di controllo delle frontiere, "al quale l'Unione europea si è impegnata a dare il suo contributo, non è una cosa di poco conto da realizzare". Mantica ha anche ricordato che il trattato bilaterale Italia-Libia, riconosciuto dall'Ue, prevede la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere, "che include anche un contributo economico da parte dell'Europa". "Non so dire quanto questo sistema costa, pertanto non so dire se la richiesta libica di 5 miliardi di euro è giustificata, ma di certo non è robetta di poco conto", ha commentato ancora Mantica.



Libia: nessuna sicurezza ai confini senza soldi dell'Europa

Italia-nesws.it, 14-12-2010
Libia: nessuna sicurezza ai confini senza i soldi della UE(IAMM) Il ministro libico per la Sicurezza, Yunes Elabedi, ha dichiarato che non sarà garantita sicurezza ai confini senza i 5 miliardi di euro annui stanziati dalla UE. Il ministro, all'apertura della settima riunione dei ministri dell'Interno del Mediterraneo a Tripoli, ha così ribadito quanto sostenuto da Gheddafi sulle difficoltà di contrastare l'immigrazione illegale dalle sue coste.
Al summit il ministro Maroni non era presente per impegni concomitanti a Roma.



Eritrei, dal Sinai silenzio assordante

Avvenire, 14-12-2010
Ilaria Sesana
Hanno scritto al governo egiziano, a quello italiano e ai parlamentari europei. Hanno informato l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e le altre agenzie delle Nazioni Unite, Amnesty International e Human rigths watch. Lo stesso Benedetto XVI ha lanciato un appello per la liberazione dei profughi imprigionati da quasi un mese nel deserto del Sinai. Eppure, nulla si è mosso, duecento vite si stanno spegnendo nell’indifferenza più totale.
«Perché nessuno interviene? Perché si sta perdendo tempo?»: l’ennesimo, disperato appello raccolto ieri dall’instancabile don Mosè Zerai, direttore dell’agenzia Habeshia: «L’immobilismo del governo egiziano è incredibile: le autorità sono informate da almeno una settimana eppure non succede nulla», commenta. Sabato pomeriggio due giovani diaconi della chiesa ortodossa erano stati uccisi, di fronte ai 150 profughi ancora detenuti a Rafah. Animavano il gruppo nella preghiera ed erano visti un po’ come i leader del gruppo. I trafficanti di Abu Khaled li hanno accusati di aver lanciato l’allarme e uccisi.
«Almeno queste due morti si sarebbero potute evitare, se il governo egiziano si fosse mosso tempestivamente – commenta don Zerai –. E invece, stando a quello che riportano i media egiziani, le autorità locali continuano a sostenere di non avere informazioni».
Si muove, intanto, anche il Parlamento europeo che giovedì voterà, su proposta del capo delegazione Pdl, Mario Mauro, una risoluzione urgente sulla questione. «Il Parlamento deve chiedere subito all’Ue di intensificare le pressioni sul governo egiziano per salvare queste vite – ha detto Mauro –. Non possiamo tollerare che una banda di trafficanti di esseri umani possa tenere in ostaggio, torturare e uccidere donne incinte e bambini». Mentre i due vicepresidenti italiani all’Europarlamento, Gianni Pittella (Pd) e Roberta Angelilli (Pdl) chiedono che «l’Alto rappresentante per la politica estera della Ue intervenga immediatamente perché sia posto fine al calvario di queste persone indifese».
Giorno dopo giorno, la situazione dei 150 profughi ancora detenuti a Rafah si fa sempre più drammatica. Mentre non si hanno notizie da giorni del gruppo, formato da un centinaio di uomini e donne, che venerdì scorso è stato trasferito e nascosto in una località ancora sconosciuta. E così, stanchi di rimbalzare contro un muro di gomma e di indifferenza, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, si stanno preparando a partire per il Sinai. Già in settimana, potrebbero prendere un volo per il Cairo: «Abbiamo contattato l’ambasciatore italiano in Egitto, Claudio Pacifico, che ci ha garantito il massimo supporto – spiega Roberto Malini –. Vorremmo portare le autorità direttamente alla porta del covo dei trafficanti». Un’operazione che comporta un alto grado di rischio e che quindi può essere condotta solo con lo stretto supporto delle autorità governative del Cairo.
La gravità della situazione viene ribadita, qualora ce ne fosse ancora bisogno, da un rapporto diffuso nel fine settimana dall’associazione umanitaria "Medici per i diritti umani-Israele" che gestisce una clinica all’interno dell’Università di Tel Aviv. Qui, tra gennaio e novembre del 2010, 1.303 donne di origine africana sono state sottoposte a trattamenti ginecologici, la maggior parte dei quali si sono resi necessari a causa delle violenze subite nel Sinai. Altre 80 hanno perso il bambino che portavano in grembo. Per 367 persone sono state necessarie cure ortopediche e altre 225 sono state sottoposte a sedute di fisioterapia per curare le lesioni provocate dalle violenze dei trafficanti.



«Gli eritrei prigionieri a Rafah L'italia sa tutto, deve salvarli»

l'Unità, 14-12-2010
UMBERTO DE GIOVANNANGELI

ROMA - Il suo nome è Abu Khaled. È lui il capo della banda di predoni che da oltre un mese tiene in ostaggio 250 eritrei, somali, uccidendoli uno dopo l'altro se non pagano 8mila dollari a testa. La città-prigione è nota alle cronache (di guerra) internazionali: Rafah, tra Egitto e la Striscia di Gaza. «Ho fatto nomi e località a funzionari della Farnesina che a loro volta mi hanno assicurato di averli trasmessi all'Ambasciata italiana al Cairo...Ma le autorità egiziane continuano a sostenere di non saperne nulla, per loro quelle persone sembrano non esistere..», dice a l'Unità don Mussie Zerai, sacerdote eritreo e presidente di Hadashia, l'Ong che si occupa dell'inserimento dei migranti africani in Italia».
TRAGEDIA INFINITA
La mattanza continua. Nell'inerzia del Governo egiziano. E nell'immobilismo della Comunità internazionale. Sono almeno 8 gli ostaggi finora uccisi. Gli ultimi erano due «diaconi»: «Li chiamavano così -spiega don Zerai - perché erano gli animatori del gruppo, coloro che organizzavano le preghiere collettive, leggevano la Bibbia...Li hanno prima picchiati selvaggiamente e poi li hanno uccisi». L'ultimo contatto telefonico risale a sabato pomeriggio: «Su molte persone - riferisce il prelato - grava anche la minaccia dell'espianto di organi per pagare il loro riscatto». «Altri ostaggi - aggiunge - sono in fin di vita dopo essere stati picchiati selvaggiamente sabato pomeriggio, mentre da qualche giorno viene negata loro l'acqua da bere e vengono costretti a bere la loro urina». Quello che sta accadendo è una barbarie», sottolinea il sacerdote chiedendo ancora una volta che «la comunità internazionale condanni tutto ciò e richiami il Governo egiziano ad intervenire con decisione per sottrarre queste vite umane dalle mani dei trafficanti e il loro complici in quella regione del Sinai». «Non si possono più aspettare i tempi della diplomazia - insiste il missionario eritreo -perché la gente sta morendo a causa della fame e della sete quando non è massacrata di botte. Al Governo italiano torno a chiedere, a implorare un suo intervento sul Governo egiziano perché intervenga con decisione per sottrarre queste vite umane dalle mani insanguinate dei trafficanti e dei loro complici nel Sinai». Don Zerai non lo dice, ma fonti bene informate rivelano a l'Unità che i predoni godono di protezione tra la polizia di Rafah.
ROMA COLPEVOLE
Dal Cairo, il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abul Gheit si è detto nuovamente «sorpreso» delle affermazioni «europee» circa questo gruppo di eritrei che si presume sia tenuto in ostaggio in Sinai e su cui il dicastero dell'Interno «non ha alcuna informazione». Dal punto di vista egiziano è certo solo che un gruppo di eritrei ha tentato di arrivare in Italia e che, dopo essere stato fermato, ed è stato rimandato in Libia; almeno 83 di loro si sono infiltrati in Egitto ed hanno cercato di attraversare il canale di Suez, senza però riuscirvi. Nell'affermarlo, Abul Gheit ha aggiunto che ci sono tentativi per fare entrare clandestinamente immigrati nel Sinai per arrivare in Israele, ma che il Governo egiziano fa del suo meglio per prevenire questo fenomeno.
I REDUCI DA BRAK
Secondo la ricostruzione di padre Zerai molti di quegli 80 suoi connazionali sarebbero stati respinti dall'Italia (dove avrebbero avuto di-
ritto di asilo) in Libia nel 2009, quindi rinchiusi nel carcere di Al Brak.
Dopo qualche mese gli 80 escono a seguito di una amnistia. Si disperdono nel deserto, non potendo tornare in Eritrea dove verrebbero incarcerati nuovamente e molto probabilmente giustiziati. Sono intrappolati: l'Italia li ha respinti, la Libia se ne è lavata le mani. Riescono a mettersi in contatto con un gruppo di trafficanti che promettono, per 2.000 dollari a testa, di farli arrivare nel Sinai
e di lì in Israele. Il destino di questo gruppo di eritrei è comune a decine di altri immigrati provenienti da vari Paesi africani che tentano di raggiungere Israele risalendo l'Africa, attraversando il Mar Rosso e tentando di risalire il Sinai fino ad arrivare alla frontiera. Proprio per arginare questo fenomeno Israele ha cominciato, il 22 novembre scorso, a costruire una barriera anti immigrati clandestini lunga 240 chilometri per rendere la sua frontiera con l'Egitto impermeabile a uomini, ma anche a traffici di altro genere. Secondo stime della stampa israeliana, dall'inizio del 2010 sono entrate illegalmente nel Paese 12mila persone e il numero mensile di ingressi è in aumento costante. Trasportati su camion cisterna o per il bestiame, gli immigrati arrivano nel Sinai e devono pagare 1.000 dollari ai trafficanti, spesso armati, che percorrendo i sentieri montagnosi del Sinai li avvicinano al confine con Israele.
Spesso vengono presi in ostaggio. E se non pagano altre migliaia di dollari, uccisi.*   



Il fuoco multiculti

La Svezia   "il maggior successo che il mondo abbia conosciuto". Oggi si è risvegliata coi kamikaze
Il Foglio, 14-12-2010
Roma. Faceva sul serio il jihadista che si è fatto saltare in aria nel centro di Stoccolma. Ci ha ricordato che la minaccia islamista all'occidente non è un flatus vocis e che si nutre delle contraddizioni del multiculturalismo europeo. Il Global Peace Index addita la Svezia, assieme a Danimarca e Olanda, tutti e tre paesi europei molto vessati dalla minaccia islamista, come un modello mondiale di pace, uguaglianza, pari opportunità, alfabetizzazione, prosperità, integrazione e welfare state. Non è un caso che Taimour al Abdaly, il kamikaze di Stoccolma, provenisse diagli stessi sobborghi inglesi dei kamikaze del 7 luglio 2005, i "macellai con lo zaino", come li definì il Sun. In Svezia si era ben integrato Mohammed Moumou, il numero due di al Qaida in Iraq, noto anche come "il terrorista dagli occhi blu". 0 al Skani, lo Svedese. Aveva diretto il centro islamico di Brandbergen, il più grande di Stoccolma, che si vantava di promuovere il multiculturalismo.
Questi terroristi si fregiano di combattere per il Profeta e stanno portando avanti un'azione volta a colpire e, negli obiettivi, a spazzare" via le libertà individuali in nome di un regime che cancella i valori occidentali. Il Londonistan è vivo e fermenta di culto della morte. In svedese si nutre del "folkhemmet'Vla casa di tutto il popolo, l'ideologia scandinava multiculturale su cui Stoccolma ha costruito per decenni il proprio modello di integrazione (un paese che ama definirsi "superpotenza morale" per la propria filantropia). L'illusione era che una società pasciuta, indifferente alla religione, ideologicamente tollerante, avrebbe sanato anche i traumi dell'integrazione islamica. Peggio per quel piantagrane di Lars Vilks, autore di caricature su Maometto, obiettivo dei terroristi. La ricetta svedese di "solidarietà più prosperità", dopo il comunitarismo londinese, sembra avviarsi al tramonto. Come a Londra, anche a Stoccolma si registra un boom di "delitti d'onore" legati alla sharia. Anche in Svezia ci sono aree "segregate", i ghetti multiculturali. Pallido ricordo di una società che il Guardian ebbe a definire "il maggior successo che il mondo abbia mai conosciuto".









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