Sosteniamo Cgil e Inca (e gli immigrati) contro quella tassa ingiusta

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Il decreto 6 ottobre 2011 «Contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno», firmato dagli ex ministri Tremonti e Maroni, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale a dicembre dello stesso anno, è entrato in vigore lo scorso 31 gennaio.

Si tratta di una tassa che varia a seconda della durata del permesso di soggiorno da rinnovare: 80 euro se è valido per meno di un anno e prezzi intorno ai 200 euro per il rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo. Un costo da sommare a quello che già viene pagato per le spese amministrative che il rinnovo comporta e che confluisce per il 50% nel “Fondo rimpatri”. Una tassa che ha inoltre reso felici i suoi promotori, il partito politico che li sostiene e forse pochi altri ma, di certo, non il sindacato Cgil e il patronato Inca. I due enti hanno così presentato ricorso al Tar del Lazio per dimostrare che il «contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno» non è linea con la Costituzione, perché – come si evince dalle argomentazioni presentate dagli avvocati Vittorio Angiolini, Luca Santini e Marco Cuniberti, che seguono la vicenda – «è del tutto sganciato dalla capacità contributiva dei richiedenti, ed essendo di ‘indole tributaria’, viola il principio dell’art. 53 della Costituzione, che stabilisce che tutti debbono concorrere alla spesa pubblica in ragione della loro capacità contributiva». Ma non è questo l’unico punto contraddittorio. Viene criticato anche il contributo destinato al Fondo rimpatri poiché, come definito dalla Convenzione Oil, «in caso di rimpatrio il lavoratore e la sua famiglia non devono sostenere i costi».
Alla luce di tutto ciò, Inca e Cgil chiedono che in attesa del parere del giudice sia sospeso il decreto che istituisce la tassa in questione (6 ottobre 2011). Una richiesta plausibile, da appoggiare.
l'Unità, 28-02-2012

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