Presto, fate presto!

Valentina Brinis
Sette giorni fa il quotidiano l’Unità ha raccontato la vicenda dei 245 profughi – eritrei e somali – trasferiti da un campo libico ad un altro, da Misratah a Braq in cui sono attualmente rinchiusi in condizioni disumane.
Uno spostamento effettuato in risposta a una rivolta originata, secondo il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito, da un “equivoco”. Ai detenuti infatti era stato sottoposto un questionario per poter aver accesso a “lavori socialmente utili” confuso con quello che prevedeva invece l’espatrio forzato. Da qui la tragedia definibile tale per le condizioni disumane in cui si sono svolti i fatti e in cui si trovano ora queste persone. 

“Siamo allo stremo e impotenti” racconta uno dei detenuti in una intervista via telefono ad Alessia Gizzi del Tg3. Ma questa non è l’unica testimonianza. Molte altre ne sono state raccolte, sempre attraverso telefonate, da operatori di associazioni italiane. Così è cominciata la maratona per diffondere e approfondire i fatti di Braq, per coinvolgere e sensibilizzare organi di stampa,autorità politiche, istituzioni e cittadini comuni affinché rimanga alta l’attenzione sulla vicenda. La richiesta è che la sorte, probabilmente  drammatica, di quei 245 non resti in balia delle autorità di un paese, la Libia, che, non avendo sottoscritto la Convenzione di Ginevra, non riconosce loro lo status di rifugiato e non garantisce di conseguenza la loro incolumità. Ecco motivata l’esortazione “presto, fate presto” espressa nel corso della conferenza stampa organizzata dall’associazione A Buon Diritto, presieduta da Luigi Manconi, a cui hanno preso parte alcuni parlamentari (Fabio Granata Jean Leonard Touadì Flavia Perina Savino Pezzotta Livia Turco) e il condirettore dell’Unità Gianmaria Bellu. Dagli interventi è emersa la necessità di trovare una comune linea di azione che abbia come fine la tutela dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Ed è stata espressa con forza l’esigenza di riempire quel vuoto normativo in materia di diritto d’asilo in conformità con l’articolo 10 della Costituzione per cui: “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.

Tra quei 245 quanti si sarebbero potuti appellare a quell’articolo? E quanti hanno cercato di farlo tentato di sbarcare sulle Coste italiane?


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