Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

13 ottobre 2014

L'Articolo3-Rapporto sui diritti in Italia

                                   L’articolo 3
  Al Salone dell’Editoria Sociale (Roma 16-19 ottobre)
                 Primo Rapporto sullo stato dei diritti in Italia
Promosso da A Buon Diritto. Associazione per le libertà. A cura di Stefano Anastasia, Valentina Calderone, Lorenzo Fanoli
                         Prefazione di Luigi Manconi
                   Roma, domenica 19 ottobre, ore 18.00
Salone dell’Editoria Sociale, Sala B, Porta Futuro (Testaccio), via Galvani 106
                                     Intervengono
Luigi Manconi, Antonio Marchesi, Stefano Rodotà, Ivan Scalfarotto
                           Modera Valentina Calderone
La tutela e l’effettività dei diritti umani non è affare esotico che riguarda lande e continenti lontani.
Al contrario, è bene partire da noi, prima di andare in giro per il mondo a predicarne il valore e l’urgenza. L’articolo 3 è un resoconto e un progetto politico. Il progetto politico della Costituzione repubblicana
e del principio d’uguaglianza scritto in nome della dignità e dei diritti di ogni essere umano
(dalla prefazione di Luigi Manconi).
Arriva il primo rapporto periodico sullo stato di attuazione dei diritti fondamentali della persona e delle garanzie poste a protezione delle minoranze. Pensato per valutare e misurare il riconoscimento e l’attuazione dei diritti e delle garanzie correlati al pieno esercizio delle prerogative fondamentali della persona: dalla libertà personale alla libertà di movimento, dalla libertà religiosa alla libertà sessuale, alla libertà dalle discriminazioni e dalle violenze.
Tra i temi trattati, disabilità, omosessualità e diritti, il pluralismo religioso, minoranze, migrazioni e integrazioni, profughi e richiedenti asilo, giustizia e garanzie, libertà di espressione e informazione, dati sensibili, riservatezza e diritto all’oblio. E ancora: la tutela dei minori, l’istruzione e la mobilità sociale, la libertà femminile e l’autodeterminazione, il diritto alla salute e la libertà terapeutica, le garanzie del lavoro e quelle del reddito, la protezione dell’ambiente.
Scritti di: Daniela Bauduin, Valentina Brinis, Valentina Calderone, Valeria Casciello, Angela Condello, Ulderico Daniele, Angela De Giorgio, Silvia Demma, Valeria Ferraris, Domenico Massano, Caterina Mazza, Ezio Menzione, Paolo Naso, Giovannna Pistorio, Federica Resta, Mauro Valeri. Contributi e approfondimenti di: Alessandro Leogrande, Eligio Resta.

 

Ius Migrandi vs Mos Maiorum - L’Europa oltre l’Europa è tutta da costruire
Le polizie di tutta Europa sulle rotte dei migranti. migliaia di persone mobilitate per proteggerli
Melting Pot Europa, 12-10-14
Alessandra Sciurba, Nicola Grigion
Mos Maiorum, strano nome per un’azione di polizia europea che apre la caccia a chi “attraversa illegalmente i confini”. Eppure si chiama così l’operazione che, dal 13 al 26 ottobre, vedrà impegnati sulle rotte dei migranti 18.000 poliziotti di tutti gli Stati membri UE sotto il coordinamento del Ministero degli Interni italiano ed il patrocinio di Frontex. Strano nome, ma forse solo fino a un certo punto.
Cos’è il Mos Maiorum? È ciò che si potrebbe tradurre con i “valori degli antenati”, ovvero l’etica e la morale che la cività romana classica patriarcale assumeva come fondamento, la stessa che legittimò le conquiste e l’espansione dell’Impero Romano come opera di “civilizzazione” del mondo. Mos Maiorum è così il richiamo al nucleo fondamentale dei costumi e delle tradizioni. Un richiamo che mette in guardia, che mira a preservare, che immediatamente proclama la superiorità di chi lo assume nei confronti di chi e di ciò che sta fuori dai confini dell’Impero.
Non si tratta certo della prima operazione di questo tipo. Con cadenza regolare l’Europa mette in campo continui tentativi di scandagliare il territorio per gestire, controllare, indagare ed arrestare i movimenti di chi sfida i suoi confini. E visti i risultati, non é certo azzardato dire che c’é poco da andarne orgogliosi. In nome della lotta ai trafficanti, un dispiegamento eccezionale di intelligence e pattugliamenti delle frontiere finisce puntualmente per regalare esiti sorprendentemente drammatici. Mentre inarrestabilmente le persone fuggono dalle zone di guerra, o semplicemente ricercano un nuovo progetto di vita, spostandosi, esercitando la loro libertà di movimento, le polizie europee, grazie ad operazioni come queste, disegnano e rilanciano le loro strategie. E’ stato così anche con la precedente operazione Perkunas che ha rilevato la propensione a presentare domanda di protezione internazionale da parte dei "soggetti" privi documenti incappati nei controlli. Perkunas conclude così il suo rapporto ipotizzando che esista un "abuso" delle garanzie previste dalle procedure d’asilo. Nessuno dice invece, in quel documento, che la domanda d’asilo, proprio per sua natura, si presenta, come é ovvio che sia, al momento dell’ingresso, in assenza di visto, e che in ogni caso si può presentare in ogni momento. Nessuno dice che chi viola le frontiere e viene all’occorrenza chiamato "clandestino", sono le stesse donne e uomini che muoiono nel mare, che abbandonano i centri di accoglienza della città di Milano, sono i migranti che arrivano ai porti dell’Adriatico, i diniegati dalle commissioni o quelli che hanno perso il lavoro, gli stesso che ritroviamo nei campi dello sfruttamento, quelli cpstretti a pagare per tutto, quelli che vengono ingustamente bloccati alle frontiere interne UE. Intanto le barche affondano, le tasche dei trafficanti si gonfiano e milioni di vite sono costrette a rimanere nell’ombra dell’assenza di diritti.
Ma forse, a guardare bene l’Europa che oggi conosciamo, così incapace di affrontare ciò che sta accadendo a ridosso dei suoi confini geografici, impantanata com’è nell’impervido vortice dell’austerità, della dittatura della finanza, degli egoismi nazionali e delle paranoie sulla sicurezza, non dovrebbe stupirci così tanto quel richiamo al Mos Maiorum che assomiglia ad un tentativo di ritrovare una strada, una ricerca disperata di una presunta identità perduta a cui ancorarsi. In fondo, come dare torto alle autorità europee. Quella che si presenta ai nostri occhi è da sempre l’Europa delle ambivalenze che fatica a riconoscersi: insieme gabbia e potenzialità, spazio di diritti e loro negazione, capace di piagere i morti e perseguire i vivi, in grado di condannare l’Italia per i respingimenti, la mancanza di accoglienza e le disinfestazioni del Cpsa di Lampedusa, ma insieme di promuovere Frontex Plus, di imporre il Regolamento Dublino, i CIE, la violenza del confine. L’Europa che include voracemente ed allo stesso tempo esclude senza pietà e che ha bisogno di inventare il suo Mos Maiorum per sopravvivere.
Non sappiamo chi sia il fantasioso paroliere che si diverte a rispolverare i suoi studi classici per battezzare, di volta in volta, le varie campagne delle politiche migratorie italiane ed europee (a proposito anche alle destre neo-fasciste europee piace molto la virtus romana da opporre alle “razze” inferiori).
Ciò che invece sappiamo con certezza è che le lacrime versate per l’anniversario del 3 ottobre sembrano essersi asciugate in fretta. Gettati i fiori in mare, le stesse mani che hanno commemorato i morti di Lampedusa, sono pronte ad armarsi contro chi da quel mare non viene inghiottito. D’altronde, se le 368 vittime del 3 ottobre sono un commovente ricordo, altre 4.000 persone da quel giorno del 2013 ad oggi, hanno continuato a lasciare la loro vita nelle acque del Mediterraneo.
Per chi sopravvive, per chi fugge dalle tante "nuove e vecchie guerre" alle porte dell’Europa (sempre più “civili”, sempre più pervasive e diffuse) c’è invece Mos Maiorum). I suoi obiettivi non sono altro che le migliaia di famiglie, donne, uomini, bambini, ragazzi che commuovono e animano il pubblico di Io sto con la sposa. Siriani, iracheni, palestinesi, in fuga dalla barbarie di luoghi che richiamano immediatamente le responsabilità degli stessi governi che si trincerano lungo i confini, oppure somali, eritrei, donne e uomini di tutti quei paesi dove vigono ancora dittature sanguinarie che gli stati coloniali hanno lasciato come eredità.
Ed è contro di loro, o meglio, contro quelli tra loro che non hanno perso la vita durante la rotta, che questa Europa, con questa operazione di polizia resuscita i suoi Mores Maiorum.
E allora, se latino deve essere, giochiamo anche noi a questo gioco, ricordiamo al fantosioso paroliere delle operazioni di polizia europea che al suo Mos Maiorum vi sarà chi non esiterà ad opporre lo "Ius gentium", quel diritto che non è concesso da nessuno ma è connaturato alla ragione umana, (naturalis ratio) e che viene in eguale misura osservato da tutti gli uomini, presso tutti i popoli: il diritto di cui si servono tutte le genti. Proprio a partire dallo Ius migrandi, inizialmente invocato per giustificare la strategia coloniale, ma nel tempo riconosciuto come diritto di ogni individuo ad abbandonare il proprio paese, affermato anche (non solo) dall’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
E se quello di fuga è un diritto incompiuto, a cui non corrisponde un pieno diritto ad essere accolti, tocca a noi renderlo effettivo e tradurlo in libertà: quella di restare, di muoversi, di scegliere del proprio futuro (come scritto nella Carta di Lampedusa).
E’ questo #iusmigrandi che, dal 13 al 26 ottobre, in contemporanea con l’operazione Mos Maiorum, sarà il centro di una pratica collettiva, il comune obiettivo di un’altra "maxi-campagna" che attraverserà ogni confine dell’Europa.
Già negli scorsi giorni migliaia di persone, realtà, collettivi, associazioni, hanno dato vita ad un tam tam che ha attraversato ogni angolo del "Vecchio continente". Altrettante saranno pronte nei prossimi giorni a proteggere chi le polizie europee vorrebbero arrestare, controllare, studiare, offrendogli sostegno, assitenza, informazioni, supporto, disconoscendo così quel richiamo all’obbedienza che Mos Maiorum vorrebbe affermare. Numeri di allerta (come quello offerto da Watch the Med) per chi attraversa le frontiere, imponenti volantinaggi (in centinaia di città), una massiccia campagna in rete e nelle strade, animata da chi ogni giorno costruisce accoglienza, sportelli, battaglie, progetti, iniziative culturali, studi, mobilitazioni e tanto altro , sono già un’altra Europa che prende forma, da Nord a Sud, da Ovest ad Est ed oltre.
 Non ci saranno forse flash e troupe televisive ad immortalare quell’infinità di momenti. La celebrazione di Lampedusa, le polemiche che l’hanno preceduta, attraversata e seguita, sono già un semplice amaro ricordo.
Noi, insieme a tanti altri, abbiamo già l’Europa, oltre l’Europa, da costruire.



Gli immigrati a Quartucciu e Monastir "Carcere minorile a Buoncammino"
Le proposte del Ministero della Giustizia per ospitare il Cspa-Cara (ora all'interno dell'aeroporto militare di Elmas).
L'Unione sarde, 12-10-14
I nuovi centri sarebbero realizzati nella scuola di Polizia di Monastir e nell'istituto penitenziario per minori di Quartucciu. Il carcere minorile verrebbe così trasferito a Buoncammino.
Il centro di prima accoglienza per immigrati e migranti di Elmas trasferito nei locali che attualmente ospitano la Scuola di Polizia di Monastir e il penitenziario per minori di Quartucciu. Non solo: il carcere minorile verrebbe trasferito nel penitenziario di Buoncammino. Lo comunica il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia alla Prefettura di Cagliari, al dipartimento per le libertà civili e immigrazione del Ministero dell'Intero, al dipartimento giustizia minorile del Ministero della Giustizia e all'agenzia del demanio di Cagliari. A Buoncammino andrebbero inoltre gli uffici del provveditorato regionale dell'ufficio esecuzione penale esterna (oggi ospitati in locali in affitto).
IL SINDACATO - La notizia è stata diffusa dal sindacato di polizia penitenziaria Ugl Sardegna. "Siamo contrari", sbotta il segretario regionale Alessandro Cara. "Ci chiediamo quale possa essere l’utilità di un calderone dantesco simile". Secondo l'Ugl queste ipotesi sono irrealizzabili: "Violerebbero una serie di normative e soprattutto il risparmio è da verificare. Inoltre chiediamo agli autori di tale scempio: dove i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria faranno la formazione e l’aggiornamento professionale?" Alessandro Cara annuncia un possibile esposto alla Corte dei Conti: "Ricordiamo che all’interno della struttura della scuola di polizia penitenziaria è presente l’unico Poligono di Tiro chiuso di tutta la Sardegna, perfettamente funzionante e operativo della regione, che tutte i corpi di polizia ci invidiano, che permette il regolare addestramento di tutti i poliziotti penitenziari della Sardegna. Ricordiamo ancora che all’interno della struttura è presente un monumento dedicato ai Caduti del Corpo di Polizia Penitenziaria". Il messaggio è chiaro: "Giù le mani dalla scuola di formazione e aggiornamento della polizia penitenziaria di Monastir e dell'istituto penitenziario minorile di Quartucciu".
LE REAZIONI - La notizia, resa nota dal sindacato di polizia penitenziaria Ugl Sardegna, ha scatenato le immediate proteste. Il deputato Mauro Pili ha parlato di "comunicazione folle da parte del ministero della Giustizia che assesta tre colpi durissimi alla Sardegna. Chiude la Scuola di Polizia di Monastir per farne un centro per immigrati. Si tiene il carcere di Buoncammino per fare uffici e trasferire il carcere minorile di Quartucciu. Chiude il carcere minorile di Quartucciu. Stanno mettendo un atto senza precedenti che incrementerà costi e oneri gestionali. Siamo dinanzi ad un atto politico del governo Renzi contro la Sardegna senza precedenti". Critica anche da parte di Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme: "la determinazione lascia perplessi anche perché sembra escludere il Comune di Cagliari da qualunque possibilità di utilizzo museale dell'edificio ubicato sul colle di S.Lorenzo".



Venti peofughi: ondata di arrivi in città e provincia
Non si arresta il transito di stranieri provenienti dalle zone di guerra Solidarietà, ma anche insofferenza e preoccupazione dei residenti

Il Gazzettino Padova, 13-10-14

Nuovi arrivi di profughi in provincia. Tra l'altra notte e ieri mattina ne sono giunti una ventina.
A Montagnana è arrivato un gruppo di cittadini siriani che sono stati portati nelle prime ore del mattino nell'hotel Maxim's, l'unica struttura della cittadina deputata a ricevere ospiti nel programma stilato dalla prefettura. Quattro giovanissimi partiti dalla Siria sono giunti nell'albergo, che sorge a poche decine di metri dalla cinta muraria montagnanese, e sono subito ripartiti. «Provenivano salla Siria - conferma Sergio Enzini, gestore dell'albergo - sono rimasti poco, poi se ne sono andati alla ricerca di parenti o altri contatti. Succede quasi sempre così, sono pochi a rimanere più di qualche giorno».
Qualche mese fa l'hotel e il suo titolare erano finiti nel mirino di un gruppo venetista, che aveva dato vita a una manifestazione di protesta legata alla presenza dei profughi. Il presidio si era chiuso con un lancio di uova verso l'albergo, la cui facciata era stata ripulita dagli stessi ospiti il mattino sucessivo.
Nell'appartamento gestito dalla cooperativa sociale Ecofficina, a Battaglia, in viale Roma 28, sono arrrivati tre profughi siriani. Stanchissimi, hanno manifestato il desiderio di riposarsi e farsi una doccia. Fino ad ora nella struttura di accoglienza della cittadina termale sono passati oltre 200 migranti. Quasi tutti se ne sono andati dopo un paio di giorni, prendendo il treno dalla stazione di Battaglia. «Ci dicono di voler continuare il loro viaggio verso il Nord Europa - commenta Gaetano Battocchio, vicepresidente di Ecofficina - Non possiamo certo trattenerli qui con la forza. Sono liberi di fare quello che vogliono».
In paese non si sono mai verificati problemi di ordine pubblico. «La convivenza è tranquilla - aggiunge il vicepresidente della cooperativa Dirò di più: diversi residenti ci hanno chiesto se avevamo bisogno di vestiario o altri materiali. Da parte dei battagliensi abbiamo trovato grande disponibilità». Nell'appartamento è sempre presente, ventiquattro ore su ventiquattro, un operatore o un volontario di Ecofficina.
Nella casa di accoglienza internazionale per bambini San Domenico Savio di Rovolon i profughi sono arrivati l'altra notte. Sono state accolte tre donne provenienti da Eritrea, Somalia e Siria, e cinque bambini.
Ad occuparsi di loro l'associazione "Per un sorriso Onlus" di Padova che ha in comodato d'uso la struttura proprietà della parrocchia. Il gruppoto di otto profughi è il primo che viene accolto nella casa che si trova in centro a Rovolon, da quando meno di un mese fa è stato avviato il progetto di accoglienza in accordo con la prefettura. La donna eritrea ha con sè il figlio di 17 anni, l'unico che parla correttamente inglese e che ha aiutato gli operatori dell'associazione nel comunicare con gli altri profughi, e i due figli più piccoli di 7 e 8 anni. La donna giunta dalla Somalia è una ragazza di 19 anni, mentre la rifugiata giunta dalla Siria ha con sè le figlie di 12 e 5 anni.



Profughi, martedì sopralluogo al Cie di via Corelli
Avvenire, 12-10-14
Ilaria Sesana
Almeno il 30% dei profughi arrivati a Milano nel corso dell'ultima settimana è stato identificato. Sono gli effetti della circolare diffusa ai primi di settembre dal ministero dell'Interno e che ha dato un giro di vite all'accoglienza di siriani ed eritrei. «Ma anche se sono stati segnalati, molti raggiungono Milano perché vogliono tentare ugualmente di raggiungere il Nord Europa», spiega l'assessore Marco Granelli.
A preoccupare il Comune e tutto il mondo del privato sociale che in questi mesi ha assistito i profughi siriani ed eritrei è la crescente diffidenza. «La voce di possibili identificazioni gira, iniza a esserci meno fiducia e molti cercano di scappare affidandosi a trafficanti e passeurs», spiega Granelli. l centri d'accoglienza, tuttavia, restano affollati, anche se si sono accorciati i tempi di permanenza, al massimo due o tre giorni. L'identificazione di un gruppo di donne eritree ospitate nel dormitorio dei Fratelli di San Francesco in viale Isonzo ha fatto crescere la preoccupazione. «L'Europa ci chiede di osservare le normative inmateria di asilo e di effettuare il fotosegnalamento - osseina Granelli -. Ma sono essenziali altri due interventi: un corridio umanitario e la ridistribuzione dei profughi trai vari Paesi dell'Unione».
Milano ha accolto, in questi mesi, circa38milaprofughi siriani ed eritrei. Oltre alle incognite relative all'identificazione restano aperte alcune questioni riguardo l'accoglienza e soprattutto l'apertura del Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli che, temporaneamente, dovrebbe essere adibito a centro d'accoglienze per i profughi e hub per lo smistamento. Di questi temi si parlerà martedì, nel corso di un incontro conil sottosegretario delministero degli Interni, Domenico Manzione. «Il fatto che venga a Milano è un fatto positivo - sottolinea Granelli -.Ci sono molti temi aperti su cui è urgente avere risposte».



Promuoviamo l’immigrazione! Specialmente quella di cervelli!
Wired.it, 13-10-14
Un articolo su TechCrunch di questa settimana mi ha particolarmente colpito. Racconta come l’immigrazione sia stata una fonte di ricchezza e innovazione per la Silicon Valley.
Uno studio dell’università di Duke e di Berkeley dell’Ottobre 2012 dimostra che in America, il 24% delle società innovative, nella tecnologia o ingegneria, sono state fondate da uno o più immigrati. Nella Silicon Valley questa percentuale raggiunge il 44%. Se questi dati sono veri, allora le politiche d’immigrazione Americane hanno contribuito a portare un grandissimo valora all’economia e hanno creato nuovo lavoro per gli Americani.
Nel 2012 le società in America con un fondatore immigrato hanno portato più di mezzo milione di nuovi posti di lavoro e oltre $63 miliardi di fatturato. Ecco alcuni esempi:
 – Intel è stata fondata da Andy Grove, che a vent’anni si è trasferito in America dall’Ungheria. La società oggi vale oltre $100 miliardi e a fine 2013 contava 107,600 dipendenti, il 51% di questi in America.
РIl fondatore di Ebay, Pierre Omidyar ̬ trasferito negli Stati Uniti quando era un bambino. Ebay ora vale $70 miliardi e conta 33,500 dipendenti nel mondo.
 – Yahoo è stata co-fondata da Jerry Yang, Taiwanese di nascita che si trasferì negli Stati Uniti quando aveva 10 anni. Yahoo oggi vale $27 miliardi e impiega 12,300 persone.
– Il noto co-fondatore di Google, Sergey Brin, è nato nell’Unione Sovietica, e immigrato in America all’età di 6 anni. Oggi Google vale quasi $400 miliardi e ha 52,070 dipendenti di cui oltre il 60% in America, maggiormente nei campus di Mountainview in California e New York.
– Arianna Huffington è nata in Grecia ed è diventata una cittadina degli Stati Uniti nel 1990. La sua società Huffington Post viene venduta ad AOL a $315 milioni.
– Il fondatore di Tesla, e co-fondatore di Paypal, Elon Musk, è nato in Sud Africa e immigrato in America all’età di 21 anni. Paypal è stata comprata da Ebay  per  $1.5 miliardi nel 2002. Tesla oggi ha 6,000 dipendenti quasi esclusivamente negli Stati Uniti, e ha un valore di $22 miliardi.
– Come ultimo esempio, Jan Koum, nato in Ucraina e trasferito in America a 16 anni, ha dovuto inventare un modo per continuare a comunicare con la sua famiglia. Così nasce WhatsApp, recentemente venduta a Facebook per $19 miliardi.
Non è una coincidenza che la Silicon Valley è diventata il posto preferito per immigrare per tutti gli imprenditori nel mondo tech. Possiamo presuppore che questo sia grazie all’ecosistema che permette agli immigrati le stesse possibilità di costruire società di successo come se fossero nativi Americani.
Per dimostrare questa politica Americana come fattore decisivo per la creazione d’impresa da nativi stranieri, prendiamo in considerazione un paio di statistiche interessanti. InterNations, un’organizzazione internazionale per Expats (espatriati) nel mondo ha condotto uno studio sulle più popolari destinazioni per emigrare. Lo studio ha osservato vari indici inclusi la qualità  della vita, facilità nell’ambientarsi, nel trovare lavoro e nel crescere una famiglia. Mentre l’America si colloca al quinto posto, l’Italia si trova al 53esimo su 60.
Il famosissimo studio Ease of Doing Business, si concentra invece sui fattori economici che facilitano l’apertura e la crescita di un’impresa. Il mondo è diviso per colori, dove gli stati in verde sono i migliori e quelli in rosso quelli peggiori. Anche qui gli Stati Uniti si aggiudicano il quarto posto, solamente preceduti da Singapore, Hong Kong e la Nuova Zelanda. L’Italia invece è al 65esimo posto nel mondo ma in ultima insieme alla Grecia e alla Repubblica Ceca, nei paesi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).
Per aiutare la nostra economia, non pensiamo solo a politiche per il ritorno dei cervelli Italiani, ma a quelle per l’inserimento di tanti cervelli stranieri che possono aiutare il paese sviluppando un ecosistema innovativo che porterà lavoro e un grande aiuto al PIL.
Prendiamo un esempio molto più vicino, Berlino, votata “Europe’s hottest startup capitals” da Wired UK. La sua vivacità culturale, i supporti statali e il basso costo della vita hanno permesso alla capitale tedesca di attirare sempre più immigrati, che si lanciano in startup e nuove imprese, facilitati da un ecosistema di venture capital e acceleratori. Si contano in queste statistiche sui comuni Italiani che ci sono 42,500 tedeschi in Italia, mentre il numero di italiani immigrati in Germania supera i 665,000, con un incremento del 24% dal 2006. Diciamo che non è difficile vedere il problema… per oggi Germania vs. Italia si chiude 1-0.

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